Studium - religioni e letteratura: nuove intersezioni
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Una sezione monografica di grande interesse, sullo stretto legame tra letterature e religioni, con interventi di importanti studiosi italiani e stranieri: Danilo Marino (Il Corano nella letteratura araba premoderna), Emma Mason (L'ecologia francescana di Christina Rossetti),
Gonçalo Cordeiro (Harold Bloom e i limiti dello gnosticismo letterario), Rebecca Suter (La
trasformazione testuale di Amakusa Shir?).

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Religioni e letteratura: nuove intersezioni. A cura di Emilia Di Rocco e Elena Spandri

La scelta di proporre una sezione monografica di Studium dedicata alle intersezioni tra religioni e letteratura abbraccia molteplici prospettive. A sostenerla è innanzitutto la consapevolezza che la religione, nelle sue diverse accezioni, sia tornata a assumere un ruolo centrale nelle società contemporanee e nelle discipline accademiche. Il grande interesse per la religione espresso dagli studi letterari e, per converso, l’attenzione alla letteratura che emerge dagli studi teologici evidenziano l’esigenza di una riflessione sempre più attenta e approfondita sui loro rapporti, nonché sull’opportunità di considerare tali rapporti come uno campo di indagine intellettuale solido e fecondo. Fino a qualche decennio fa l’ambito privilegiato da questo tipo di ricerche era limitato all’Occidente giudaico-cristiano e alla letteratura euroamericana. È innegabile, cionondimeno, che la consapevolezza della pluralità religiosa ha rappresentato una delle traiettorie lungo le quali l’Occidente moderno ha costruito la propria identità culturale. L’espansione planetaria degli imperi europei ha determinato l’affermazione dello statuto universale del cristianesimo come summa delle religioni monoteiste, in contrapposizione al localismo politeista dei credi non europei. Parallelamente, il processo di universalizzazione del cristianesimo ha alimentato l’esigenza di un approccio sempre più aperto e pluralistico alle religioni del mondo e alle loro dinamiche di omogeneizzazione e di scambio.
Tutto ciò trova nella letteratura uno spazio privilegiato di accoglienza e elaborazione, reso possibile dalla vocazione sincretica e valoriale caratteristica del discorso letterario. Radicate come sono nell’immaginario e nell’inesauribile anelito umano a elaborare orizzonti di senso, religione e letteratura condividono a livello formale un orientamento squisitamente simbolico e narrativo. La narrazione, infatti, è il modo originario attraverso cui gli esseri umani conferiscono senso al mondo e dunque ciò che legittima l’accostamento, caro a molte tradizioni culturali, tra la figura dell’autore e quella del dio creatore. Analogamente alla religione, inoltre, la letteratura opera in accordo a orizzonti esistenziali di anticipazione e attesa, paura e speranza, che sono governati da un’idea di fede intesa come pratica del credere, o, come scriveva Samuel Taylor Coleridge all’inizio del XIX secolo, come “volontaria sospensione dell’incredulità” rispetto a tutto ciò che non cade nell’orbita dell’esperienza immediata e ordinaria del mondo. Da ciò l’idea un po’ paradossale, abbracciata anche da studiosi di impostazione intellettuale radicalmente laica e aconfessionale, secondo la quale, a dispetto di tutti i processi di secolarizzazione dei quali le opere letterarie recano traccia, e ai quali hanno esse stesse contribuito in larga misura, la letteratura non arrivi mai a disfarsi del tutto del nucleo mitico e teologico originario. Così come la fede religiosa, la “fede poetica” si esprime in una lingua caratterizzata da una spiccata dimensione sovrapersonale e dall’irriducibilità alle leggi e alla volontà di singole individualità. E, proprio come la religione, essa implica sempre un affidamento affettivo e una proiezione nel futuro che coinvolgono la dimensione etica e esistenziale delle persone.
Gli studiosi che hanno contribuito a questa sezione monografica lavorano tutti nell’ampio bacino scientifico-disciplinare che alimenta la riflessione sulle intersezioni tra religione e letteratura – dalla filosofia alla filologia, dagli studi culturali e comparati alla poetologia. Attraverso approcci teorici e metodologici diversi e complementari, i tre saggi qui presentati analizzano le modalità e i livelli di interscambio tra l’una e l’altra all’interno di tradizioni storicamente e geograficamente diverse e lontane. Il saggio di Danilo Marino analizza il rapporto complesso che lega la letteratura araba premoderna al Corano, attraverso una rigorosa indagine filologica condotta sulle teorie relative al dogma dell’inimitabilità del Corano, sulle osservazioni di poetica contenute nel testo sacro dell’Islām e nelle tradizioni profetiche e, infine, su citazioni e allusioni alle Scritture rintracciabili nella letteratura umoristica araba premoderna. Il saggio di Emma Mason identifica in Francesco d’Assisi una delle influenze più significative presenti nell’opera di Christina Rossetti, mostrando come la visione del mondo espressa dalla poetessa britannica ottocentesca fosse radicata nella fede in una continuità tra ecologia e religione, natura e grazia, alimentata dalla rielaborazione culturale della figura di Francesco d’Assisi, messa in campo da artisti e letterati nella Gran Bretagna nel XIX secolo in funzione ambientalista e anti-borghese. Infine, il saggio di Rebecca Suter si concentra sulle reinterpretazioni moderne del “secolo cristiano” in Giappone attraverso l’indagine sulle riconfigurazioni testuali di Amakusa Shirō, l’eroico condottiero dell’ultima rivolta cristiana assurto a icona pop nel periodo postbellico. Nel tracciare il percorso delle metamorfosi di Shirō, il saggio propone una significativa riflessione sulle modalità grazie alle quali il secolo cristiano opera da metafora delle negoziazioni culturali nel Giappone contemporaneo, offrendo allo stesso tempo una alternativa al modello egemonico della globalizzazione.

Emilia Di Rocco e Elena Spandri

DANILO MARINO. Il Corano nella letteratura araba premoderna: inimitabilità, citazione, influenza e trasformazione. Qualche osservazione sulla letteratura umoristica

Tra religione e letteratura esiste una profonda affinità a livello formale poiché entrambe hanno da una parte un orientamento narrativo, vale a dire entrambe raccontano ed evocano storie, trasformano in parole l’immaginario culturale e sociale, danno senso ai miti, stabiliscono o rompono valori e codici e danno struttura narrativa all’essere dell’uomo nel mondo. Dall’altra, religione e letteratura sfruttano il potere suggestivo della parola attraverso la selezione di un complesso apparato di figure di stile e meccanismi retorici. Alla radice di quest’affinità vi sono parametri tanto d’ordine strutturale che simbolico: poiché religione e letteratura hanno una concezione discorsiva dell’esistenza, entrambe operano seguendo orizzonti esistenziali di anticipazione e attesa ed esplorano allo stesso modo il mondo fenomenico e noumenico, anche attraverso processi alterni di deificazione e reificazione dell’esperienza sensibile e trascendente[1].
Discutere del rapporto tra letteratura e religione islamica e in particolare tra letteratura araba e Corano significa riflettere su una serie di questioni: 1) in che misura il Corano e in parte anche gli aḥādīṯ (plurale di ḥadīṯ), i detti e i comportamenti del Profeta tramandati dai suoi compagni e raccolti dai tradizionalisti islamici, possono essere considerati un prodotto letterario[2]; 2) quanto e in che modo la Rivelazione ha attinto al patrimonio letterario preesistente all’attività profetica di Muh.ammad, vale a dire che tipo d’influenza hanno avuto sul Corano testi religiosi e letterari giudeocristiani e la poesia preislamica in lingua araba; 3) che tipo di discorso il Corano e gli aḥādīṯ hanno utilizzato per riferirsi alla letteratura in generale ed in particolare ai poeti; ed infine, 4) che tipo d’influenza il Testo sacro dell’Islām ha avuto nello sviluppo della letteratura araba[3]. Ognuna di queste problematiche richiederebbe un’ampia discussione che i limiti di un articolo non permettono d’abbordare. Ho preferito allora concentrarmi sui due ultimi punti (3. e 4.) e indagare più in dettaglio dapprima il dogma dell’inimitabilità del Corano, in seguito la presenza del Testo sacro dell’Islām nella letteratura araba, e in particolare nella poesia e nell’aneddotica giocosa premoderna, per poi giungere a conclusioni d’ordine più generale sul rapporto tra letteratura umoristica, Islām e religione.
Un discorso a parte meriterebbero da un lato la poesia ascetica e dall’altro quella mistica. Quest’ultima è forse quella che più di ogni altra è rappresentativa del rapporto tra religione e letteratura, giacché l...

Table of contents

  1. Copertina
  2. RELIGIONI E LETTERATURA: NUOVE INTERSEZIONI
  3. Indice dei contenuti
  4. VINCENZO CAPPELLETTI. Una possente evocazione.
  5. IL PUNTO
  6. Religioni e letteratura: nuove intersezioni. A cura di Emilia Di Rocco e Elena Spandri
  7. FILOSOFIA
  8. DIRITTO E FAMIGLIA
  9. LECTURAE DANTIS VERSO IL 7° CENTENARIO DELLA MORTE
  10. OSSERVATORIO POLITICO. A cura di Paolo Carusi
  11. RASSEGNA BIBLIOGRAFICA-TEOLOGIA
  12. INTERVENTI CRITICI
  13. LA NOSTRA BIBLIOTECA