SEZIONE VIII: I.M.I. (Internati Militari Italiani) - FONTI - RASSEGNA STAMPA ā RICERCHE ā STUDI ā SUSSIDI.
Introduzione a cura di Giovanni Pititto.
La storiografia italiana ĆØ particolarmente carente sulla ātipologiaā degli I.M.I. - Internati Militari Italiani e āCategorie assimilate ed assimilabiliā: i cosiddetti āSchiavi di Hitlerā. Se pur presenti gli studi sul fenomeno in via generale, particolarmente settoriali - se non in molti casi carenti o del tutto assenti (rimozione ?) - risultano gli elenchi nominativi. Ma - pur senza voler mancare nei confronti di altri - ĆØ del tutto doveroso segnalare che si sottraggono a questa carenza alcune particolarmente encomiabili iniziative che, per la massa dei dati cosƬ come per lāimpianto straordinariamente scientifico di alcune, offrono livelli particolarmente significativi allāesigenza di sottrarre allāOblio della Memoria il triste destino degli Schiavi di Hitler.
Di esse - e per particolare merito - si segnalano: Ministero della Difesa: Commissariato āOnorcadutiā; Archivio Segreto Vaticano: āInter Arma Caritasā; Materiali Generale Acquaviva; Materiali Commissione Vigoni.
āGli Internati Militari Italiani ā
Scriveva Giorgio Rochat nella prefazione al libro di Avagliano ā Palmieri: āLa rivendicazione della Resistenza antifascista si ĆØ ridotta per decenni al dibattito politico sulla guerra partigiana. Negli ultimi anni registriamo il recupero di una dimensione più ampia. Contiamo la Resistenza contro i tedeschi delle forze armate allā8 settembre. Poi la guerra partigiana e la deportazione politica e razziale nei lager di morte. La partecipazione delle forze armate nazionali alla campagna anglo-americana in Italia. E infine la Resistenza degli IMI (ndr. Internati Militari Italiani) nei lager tedeschi: le centinaia di migliaia di militari che invece della guerra nazifascista scelsero e pagarono la fedeltĆ alle stellette della patria. Le stellette a cinque punte sul bavero della divisa (piccoli pezzi di metallo povero o un quadratino di stoffa) sono il simbolo tradizionale dei militari italiani. La fedeltĆ alle stellette fu la motivazione più comune e diretta della grande maggioranza dei 650.000 militari italiani che preferirono la prigionia nei lager tedeschi al passaggio dalla parte nazifascista. Questi 650.000 prigionieri erano degli sconfitti che avevano vissuto il fallimento del regime fascista, la misera fine delle guerre di Mussolini, lo sfacelo delle forze armate allā8 settembre. Tutti avevano ragione di sentirsi traditi dal Re e da Badoglio, che li avevano abbandonati senza ordini agli attacchi tedeschi. Ciò nonostante, una grande maggioranza di questa massa di sbandati preferƬ la fedeltĆ alle stellette e la prigionia nei lagerā.
E Claudio Sommaruga, in: āUna storia affossata:
āAvevano poco più di ventāanni, erano più di 700.000 sparsi per mezza Europa, cintati da filo spinato, sottoposti a fame, malattie, schiavitù, violenza, minaccia delle armi e al lavoro forzato, eppure quasi tutti, soli con la coscienza e abbandonati da tutti, seppero dire per venti mesi NO a Hitler e a Mussolini: 50.000 morirono... gli altri furono ignorati in patria!
āLa gelida accoglienza in Patria - Gli IMI, reduci dai Lager, non si sentivano eroi - erano tanti e gli eroi non possono che essere eccezioni - ma erano fieri di aver compiuto fino ai limiti umani il proprio dovere patriottico, leali allāEsercito e allo Stato legalitario.
Ma a guerra finita, il ritorno di questa marea apolitica e traumatizzata di reduci fu accolto con gioia da milioni di mamme, spose, fidanzate, parenti e amici e con imbarazzo generale dagli italiani: con diffidenza dai politici (fascisti e antifascisti, monarchici e repubblicani, resistenti e attendisti, socialcomunisti e laico/cristiani) e con diffidenza e apprensione dalle autoritĆ , tanti più che gli IMI, per venti mesi, erano stati camuffati dalla propaganda repubblichina come ācollaboratoriā e, dallāagosto 1944, come ālavoratori liberiā volontari!
Comāerano visti dunque gli IMI ? Per i tedeschi e glāitaliani, nei lager e dopo i lager, gli IMI erano un rebus di difficile soluzione: di fronte ai tedeschi si dichiaravano āsoldati leali di Sua MaestĆ il Re dāItaliaā e ripudiavano coraggiosamente la loro gioventù fascista, ma in cuor loro i più giovani, dopo lāabbandono sabaudo / badogliano dellāā8 settembreā, covavano risentimenti verso la monarchia e segrete simpatie repubblicane! Gli italiani del Centro - Nord, ora tendenzialmente repubblicani, vedevano i reduci come relitti di un esercito monarchico, reo dāaver combattuto guerre perse fasciste!
I 560.000 reduci, ex IMI non optanti (lā86%, coi caduti, degli IMI del ā43), furono accolti da 28 milioni dāitaliani (sopra 17 anni) in unāItalia sinistrata e ingarbugliata, irriconoscibile da come la ricordavano e lāavevano sognata, tutta in macerie da ricostruire, come pure glāitaliani e amalgama di quattro Italie trasversali e di uno Stato ibrido, con vecchi apparati e funzionari in transizione da una monarchia a una repubblica, collassato da una guerra calda vinta e giĆ coinvolto in una guerra fredda! Un guazzabuglio che vale la pena di chiarire!
1) UnāItalia monarchica, con forse 5.000.000 milioni dāitaliani segretamente monarchici al Centro - Nord e 9.000.000 palesemente monarchici al Sud (per tradizione borbonica e sabauda), questi ultimi indifferenti agli IMI di cui conoscevano ben poco! Per i monarchici, se gli IMI erano i soldati fedeli del Regio Esercito, ora erano pure i testimoni imbarazzanti di guerre fasciste e tanto risentiti, verso il re e Badoglio che li avevano abbandonati e dimenticati, dallā ā8 settembreā, al punto che molti, tanto più i giovani, covavano ora simpatie repubblicane!
2) UnāItalia repubblicana fascista degli ex repubblichini, ostile al re e agli IMI traditori e nemici, con forse quasi 1.500.000 militanti (militari, GNR, āragazzi di Salòā, ex IMI optanti, nostalgici, congiunti e molti ex prigionieri fascisti, degli Alleati (con lāattenuante di non aver vissuto, in Italia, il post ā25 luglioā ).
3) UnāItalia repubblicana partigiana, anchāessa con forse 1,500.000 di militanti (partigiani, gappisti, patrioti, IMI, combattenti del CIL, civili superstiti delle stragi tedesche, ex cittadini delle 17 repubbliche autonome partigiane...). Per i partigiani, āresistenti con le armiā, gli IMI erano i fratelli minori āresistenti senzāarmiā ma anche dei potenziali concorrenti, ben più numerosi e da controllare che non facessero ombra, sulla scena, ai mitici partigiani, politicamente egemoni! Ma gli IMI, coi loro āNO!ā fin dallāā8 settembreā, erano i pionieri monarchici della Resi...