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Si è sempre detto, e la maggior parte degli scritti sull'argomento non si stanca di ripeterlo, che le donne nel Medioevo lavoravano, ma lavoravano in casa, tessendo e filando, magari alla luce di una candela ricordando il passato, come ce le dipinge in una lirica Ronsard. Potevano al massimo aiutare il marito nella sua attività , e proseguirla se vedove, ma erano retribuite meno rispetto agli uomini e incapaci di sopravvivere col proprio lavoro. Tutto questo secondo l'opinione tradizionale, viziata da preconcetti e da schemi attuali proiettati sul passato.
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Information
Topic
StoriaSubtopic
Donne nella storiaCAPITOLO 1
IL LAVORO FEMMINILE IN ITALIA
E IN EUROPA: UNO SGUARDO DâINSIEME
IL LAVORO FEMMINILE IN ITALIA
E IN EUROPA: UNO SGUARDO DâINSIEME
Solo recentemente il tema del rapporto tra donna e lavoro ha cominciato a riscuotere lâinteresse degli studiosi, limitandosi per il periodo medievale allâesame delle situazioni tedesca, inglese, francese e spagnola che annoverano sullâargomento fonti molto piĂš ricche di quelle italiane.25 CittĂ come Parigi, Colonia, e Rouen, dove lâesistenza di statuti corporativi femminili rende piĂš agevoli le ricerche, sono quelle che hanno offerto la maggiore quantitĂ di spunti. A Parigi, nellâultimo decennio del â200, ben sei corporazioni interamente femminili caratterizzavano il settore serico, oltre alle altre molteplici attivitĂ in cui le donne erano coinvolte (drappiere, cambiatrici di denaro, pittrici, letterate, medici, barbieri, cerusici, farmaciste).26 Alcune di queste associazioni professionali erano governate da femmes jurĂŠes, ovvero ufficiali corporativi incaricati della supervisione sui contratti di apprendistato, del controllo qualitativo del prodotto, e di far rispettare le ordinanze.27
A Rouen nei secoli XIV/XV esistevano â in particolare nel comparto tessile (lavorazione della seta, ricamo, confezione di biancheria) â sia corporazioni interamente femminili, sia associazioni di mestiere miste, di cui le donne facevano parte a pieno titolo, arrivando a conseguire il grado di maestre, dopo un apprendistato lungo quanto quello degli uomini, e come gli uomini, dovevano versare unâentratura. Lâappartenenza alle corporazioni comportava cioè una rigida disciplina, il versamento delle tasse, e lâobbligo di subire ispezioni periodiche da parte dei maggiorenti delle arti, cosa che le donne mal sopportavano, e che fomentava un forte spirito di corpo e numerose ribellioni.28
A Colonia lâesistenza, fin dalla metĂ del â300 e per tutto il â400, di corporazioni delle filatrici dâoro e delle lavoratrici della seta, permette di studiare agevolmente lâorganizzazione del lavoro femminile nella cittĂ ,29 dove fra 1437 e 1504 sono documentate almeno 116 maestre che utilizzarono nella lavorazione della seta ben 765 apprendiste. Si trattava nella maggior parte dei casi di imprese a base familiare in cui lâattivitĂ delle mogli integrava quella dei mariti battiloro o mercanti di seta che commercializzavano il prodotto.30 In molte altre cittĂ tedesche (Monaco, Augusta, Amburgo, Ulma, Strasburgo, Francoforte), durante il â400, un gran numero di donne era attivo in svariate attivitĂ , soprattutto nel tessile, anche se vennero progressivamente assoggettate a numerose limitazioni. Ad Ulma potevano persino sostenere lâesame per entrare nella corporazione dei tessitori di lino.31
A Zurigo e a Londra, nei secoli XIV e XV, il comparto tessile era completamente dominato da elementi femminili.32 In Inghilterra in particolare, sebbene non esistessero corporazioni di sole donne, esse erano formalmente escluse soltanto da cinque associazioni professionali su 500. A Londra quelle sposate potevano esercitare attivitĂ economiche autonomamente dai mariti, mentre di ancora maggiore indipendenza godevano nel â400 le lavoratrici londinesi della seta che mantennero fino alla fine del secolo il monopolio su tutte le fasi di lavorazione (in quellâepoca limitata nella cittĂ alle fasi preliminari, alla tessitura di passamanerie, e alla realizzazione di fiocchi, cordelle, acconciature). Si trattava di unâattivitĂ estremamente specializzata i cui segreti tecnici venivano trasmessi dalle maestre alle apprendiste, e in cui le donne erano proprietarie degli utensili, della bottega, ed investivano nelle materie prime ingenti capitali. In piĂš occasioni, tra il 1368 e il 1504, esse indirizzarono al parlamento inglese petizioni di vario genere per proteggersi dagli stranieri, e soprattutto dai mercanti âlombardiâ che nella seconda metĂ del â300 detenevano il monopolio della materia prima. Molte delle loro richieste vennero esaudite.33
Oltre che nel tessile, le donne erano attive ovunque in molti altri settori. A Londra, nel XV secolo, alcune di loro risultavano iscritte alla corporazione dei pro...
Table of contents
- INTRODUZIONE LAVORO FEMMINILE MEDIEVALE E PRECONCETTI ATTUALI
- CAPITOLO 1 IL LAVORO FEMMINILE IN ITALIA E IN EUROPA: UNO SGUARDO DâINSIEME
- CAPITOLO 2 LâAPPRENDISTATO
- CAPITOLO 3 LAVORO FEMMINILE, CORPORAZIONI, AUTORITĂ PUBBLICA
- CAPITOLO 4 AMBITI DI DIFFUSIONE, IMPRENDITORIA, MOBILITĂ SOCIALE
- CAPITOLO 5 LâITALIA MERIDIONALE E LE ISOLE
- CAPITOLO 6 IL LAVORO FEMMINILE NEI MONASTERI
- CAPITOLO 7 LIVELLI SALARIALI E PESO ECONOMICO DEL LAVORO FEMMINILE
- CONCLUSIONI
- BIBLIOGRAFIA