Miti e contromiti
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L'Urss nella Seconda guerra mondiale

Vladimir Medinskij

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L'Urss nella Seconda guerra mondiale

Vladimir Medinskij

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In ambito accademico, mediatico ed editoriale si tende sempre più a mettere sullo stesso piano la Germania di Hitler e la Russia di Stalin, il nazismo e il comunismo. L'autore si oppone al mainstream storiografico e ripercorre le tappe più importanti della guerra, dalla decisiva battaglia di Stalingrado alla vittoriosa marcia verso Berlino. Medinskij evidenzia il ruolo decisivo di Mosca nella sconfitta del nazismo, costato ben 27 milioni di morti, oltre la metà dei caduti su tutti i fronti della Seconda guerra mondiale. Ma, soprattutto, rivendica l'ineluttabilità del Patto Molotov-Ribbentrop, diretta conseguenza del tradimento di Francia e Gran Bretagna, che rifiutarono di creare con l'Urss una coalizione antifascista e sottoscrissero invece nel 1938 gli accordi di Monaco con Hitler e Mussolini.

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Information

Year
2021
ISBN
9788831492355
Topic
History
Index
History
III. TANTO SANGUE PER LA PROPRIA TERRA
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14. Leningrado, 31 dicembre 1941. Cittadini in coda per l’acqua nella città assediata.(Archivio commons Ria Novosti)
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15. Stalingrado, 2 febbraio 1943. Soldati sovietici nella città appena liberata. (Archivio commons Ria Novosti)0
16.webp
16. 26 marzo 1943, Lipnicki, Polonia orientale.Identificazione delle salme dopo la strage compiutadalle formazioni del’Oun-Upa di Stepan Bandera. L’eccidio fu perpetrato nel corso dell’operazione di pulizia etnica contro la popolazione polacca, conosciuta come massacro di Volinia.
III.I. la crociata contro lurss
GUERRA AL COMUNISMO
[Il comunismo] non è nient’altro che una forma patologica e criminale di follia, creata e
promossa dagli ebrei, che mirano a distruggere i popoli civili dell’Europa.
Joseph Goebbels1, Sul bolscevismo
Con l’inizio della Guerra fredda, storici, giornalisti e uomini politici occidentali promossero l’idea di una presunta equivalenza tra Hitler e Stalin. Per molto tempo, questa tesi raccolse scarso successo presso l’opinione pubblica europea, ma dopo il crollo dell’Urss si è affermata, divenendo un assioma comunemente accettato in molti paesi. A mio giudizio, equiparare Stalin a Hitler è come mettere sullo stesso piano lo sceriffo e il bandito; entrambi impugnano una pistola, ma i loro ruoli e i loro fini sono completamente diversi. Potrei dilungarmi oltre, ma in questa sede è importante rilevare come l’idea dell’equivalenza politica e morale tra Stalin e Hitler sia usata per accreditare la tesi che la guerra tra Urss e Terzo Reich sarebbe stata un conflitto eminentemente ideologico.
«Non fu una vittoria del Bene sul Male, non si trattò della difesa della libertà della Russia e nemmeno della liberazione dell’Europa. Fu la vittoria, ottenuta a prezzo di sacrifici immani, di un regime tirannico su un altro simile, anzi per certi versi perfino migliore»2. Questa citazione, tratta da un sito internet molto seguito, esprime bene il senso di questa tendenza interpretativa. Voglio citare anche un altro episodio. Nel 2009 il giornalista Aleksandr Podrabinek, tanto critico della Russia di oggi quanto lo fu dell’Urss, suscitò lo sdegno dei veterani. «Voi siete convinti che il vostro riposo sia meritato e onorevole, siete convinti di godere della stima di tutti, ma il vostro tempo è finito. La vostra patria non è la Russia, ma l’Urss, voi siete veterani sovietici e sono già 18 anni che il vostro Paese, per fortuna, non esiste più». Podrabinek si spinse oltre: «Nell’Urss oltre a voi c’erano altri veterani, dei quali non si voleva parlare, veterani della lotta contro il potere sovietico, contro il vostro potere. Essi […] lottarono contro i comunisti nei boschi della Lituania e dell’Ucraina occidentale, sui monti della Cecenia e nelle sabbie dell’Asia centrale». Dunque, i veri eroi sarebbero le Waffen SS del Baltico, le SS ucraine della divisione Galizia (Dyviziya Halychyna), i seguaci di Bandera3, i basmač4 e i membri dei reparti collaborazionisti.
Il presupposto di questa tesi è che non fu una guerra tra due paesi, ma una guerra tra nazisti e comunisti. Tale lettura ideologica fu promossa inizialmente da Goebbels. Il ministro della propaganda sapeva quanto fosse importante confondere le idee e disse che l’invasione tedesca non era contro la Russia, ma solo contro il suo governo, cioè contro il comunismo. Insomma, si trattava di una guerra di liberazione del popolo sovietico, Berlino non aveva secondi fini. «Questa guerra non è solo una lotta armata, è lo scontro tra due visioni del mondo»5. Questa citazione del piano Barbarossa è diventata un luogo comune, ripetuto da molti, perfino in Russia. Le conclusioni sono ovvie; se si trattò dello scontro tra due ideologie, egualmente inumane, la vittoria spetta di diritto alla terza ideologia, quella giusta, la democrazia rappresentata dagli Usa e dall’Europa occidentale. Tale vittoria ha dovuto attendere, ma nel 1991, con la disgregazione dell’Urss, è stata finalmente conseguita. Questo revisionismo storico ha un obiettivo concreto ed evidente: riversare sulla Russia di oggi le “colpe” dell’Unione Sovietica, per legittimare le ambizioni egemoniche di Usa, Ue e Nato.
GERARCHIE RAZZIALI
Oggi gli estremisti islamici che combattono contro di noi in Iraq sono
convinti del proprio obiettivo proprio come lo erano i nazisti, gli imperialisti
giapponesi o i comunisti sovietici. Li aspetta la stessa sorte.
George Bush jr., Discorso alla Conferenza dei veterani di guerra, 2007
Per smentire l’idea che si trattò di una guerra puramente ideologica, basterebbe ricordare che ai soldati tedeschi sul fronte orientale veniva consegnato L’addestramento al combattimento delle truppe, un manuale in cui si sosteneva:
Ricordati della grandezza della Germania, abbi sempre davanti agli occhi la vittoria. Per la tua gloria personale devi uccidere almeno 100 russi. Non hai né cuore né nervi: in guerra non servono. Annulla in te la pietà e la compassione, uccidi tutti i russi. Non fermarti, anche se di fronte a te troverai un vecchio, una donna, una ragazza o un bambino. Uccidi! Così ti salverai dalla rovina, darai un futuro alla tua famiglia e ti assicurerai la gloria nei secoli.
Questo libretto esortava a uccidere non solo i commissari politici, per i quali era prevista l’immediata fucilazione6, ma tutti i russi, donne, vecchi o bambini che fossero. Non era destinato alle SS, né a reparti specializzati nella repressione, ma a normali soldati. Berlino pianificò la guerra sul fronte orientale su linee diverse rispetto a quelle adottate sul fronte occidentale. Quando un soldato tedesco entrava in una città francese o danese si doveva attenere a disposizioni rigide, comportarsi in modo corretto nei confronti degli abitanti. Sul territorio sovietico, invece, era ufficialmente sollevato dalla responsabilità per qualunque atto contro la popolazione. Ad esempio stuprare una donna, una ragazza o una bambina sovietica non era considerato reato.
A Ovest vivevano popolazioni civili, quasi germaniche, quindi si evitava di uccidere sul posto perfino gli ebrei, che venivano deportati a Est. I sovietici, invece, erano Untermenschen, “subumani”. Il comandante delle SS, Himmler, lo disse chiaramente: «Un popolo di 180 milioni di persone, una commistione di razze e popoli, i cui nomi sono impronunciabili e la cui essenza fisica è tale che l’unica cosa che ci si può fare è sparargli, senza nessuna pietà e misericordia». L’obiettivo dei nazisti era dunque l’eliminazione dei sovietici come popolo, fossero russi, slavi, tatari, o uzbechi, erano tutti subumani, portatori per giunta di una sindrome di origine occidentale, il comunismo.
Nel sistema del “nuovo ordine mondiale”, agli europei erano assegnati ruoli differenti, in conformità alla teoria delle razze. Per la categoria A, quella dei popoli nordici, si prevedeva una germanizzazione progressiva, con successiva assimilazione al popolo tedesco. La teoria del nazismo considerava quasi ariani scandinavi, danesi e olandesi. Quegli stessi popoli forse non erano d’accordo, ma sotto occupazione riconoscersi “semiariani” offriva garanzie di salvezza. Con alcune riserve, invece, i nazisti sopportavano i soggetti di categoria B+, cioè gli anglosassoni (erano comunque sassoni, quindi di origine germanica) e quelli di categoria B-, ossia i francesi (gli antichi franchi risalivano a una stirpe germanica).
Le cose andavano diversamente per la categoria C, considerata geneticamente diversa dagli “ariani”. Quanti appartenevano a questa categoria erano destinati a essere servi, bestie da soma. Dunque, dire che Hitler combatteva il comunismo è quantomeno riduttivo. La Polonia era un normale Stato borghese, privo di tentazioni comuniste, eppure l’occupazione per il popolo polacco fu molto più dura che per i francesi e i danesi. Tutto questo era stato pianificato chiaramente e “scientificamente”. I polacchi dovevano essere servi della gleba, ai cechi veniva invece offerto di germanizzarsi, o di essere relegati nelle campagne, senza istruzione. Degli ebrei suppongo sia superfluo parlare. Per loro c’era un programma, teorizzato e praticato con precisione teutonica.
IL PIANO GENERALE OST
Se parliamo di guerra, noi dobbiamo uccidere dai 3 ai 4 milioni di russi all’anno.
Hitler7
Konrad Meyer era un impiegato del Commissariato per il consolidamento della nazionalità tedesca, fece carriera nelle SS, giungendo fino al grado di Oberführer. Dopo la disfatta della Germania, fu imputato al processo di Norimberga, d...

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