Meduse: gli aquiloni del mare
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Meduse: gli aquiloni del mare

Alberto Prandi

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Meduse: gli aquiloni del mare

Alberto Prandi

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La notte porta consiglio… infatti, è proprio di notte che l'autore di questa raccolta ha trovato ispirazione per lasciarsi travolgere dai ricordi e dalle sensazioni che il suo viaggio intorno al mondo gli ha donato. Un'avventura che lascia in eredità un'inestimabile ricchezza: il fascino dei luoghi, la loro storia, l'infinita bellezza della gente che vi si incontra.

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Information

Publisher
Kimerik
Year
2019
ISBN
9788855160896
Subtopic
Poetry

Cenni salienti ai luoghi visti,
alla posizione geografica delle poesie naturaliste
In alcuni luoghi sono avvenuti fatti storici risalenti al passato, in altri il tempo è rimasto pressoché immutato, lasciando i territori in uno stato primordiale, come a Komodo, o come a Pitcairn dove avvenne l’ammutinamento del Bounty.
Inizio da Israele, con due poesie che mi piacciono molto.
Tralascio Gerusalemme, Betlemme e Tel Aviv, viste in altre occasioni anche se molto interessanti, mi sono concentrato sulla valle che dal sud di Israele va verso il Mar Morto partendo da Eilat.
La fortezza di Masada, con la sua storia, è stata per me un’emozione fortissima, stessa suggestione per Petra in terra giordana, lungo la valle di Mosè, e il deserto rosso Wadi Rum, spettacolare.
I due territori confinano, e morfologicamente hanno una differenza enorme, per avere poi in comune il Mar Morto.
Sensazionali sono i colori e gli scenari di queste due terre, che scorrono fianco a fianco da sud verso nord.
Israele con un paesaggio lunare verso il Mar Morto, la cui depressione è unica al mondo, l’altra desertica, differente per scenario, sale lungo un’ampia valle in direzione della Strada dei Re, passa a fianco di un deserto di colore rosso mattone, tono che accompagna lo spettatore fino ai monti, dove le valli sono di roccia d’arenaria dal color cannella e miele dorato, il tutto illuminato dal sole che fa risplendere ogni cosa rendendola una magia in uno spettacolo unico.
Ci s’innamora al mattino quando viene l’alba e al tramonto quando viene sera, la vista è beata dai giochi cromatici che non passano inosservati.
Masada, baluardo su cui era edificata la storica fortezza fatta costruire dal re Erode, doveva essere la sua dimora inattaccabile, dal torrione ancora ora si domina la valle del Mar Morto, una terra arida e massacrata da temperature elevatissime.
La fortezza, genialmente costruita, ha cisterne d’acqua scavate nelle rocce molto capienti, se ne contano ben cinque enormi, riserva essenziale per la vita, e poteva contenere immense quantità di cibo per resistere ad assedi lunghissimi.
Accadde che Masada fu difesa dagli Zeloti, una frangia di combattenti israeliani, ribelli all’Impero Romano, molto preparati e determinati a combattere e lì furono assediati dalla legione romana condotta da Lucio Flavio Silva.
Nel 66 d.C. Masada fu presa da un migliaio di Sicarii che vi s’insediarono con donne e bambini; quattro anni più tardi gli ultimi guerrieri, gli Zeloti che combatterono a Gerusalemme si rifugiarono nella fortezza.
Gerusalemme fu conquistata dall’Impero Romano nel 70 d.C., ed Elazare, comandante ribelle che capeggiava la rivolta contro Roma, riparò trovando rifugio in una fortezza a Masada con il suo gruppo militare.
Accolto dai Sicarii, tutti quanti resistettero all’assedio romano per quasi tre anni al comando di Elazare, gli Zeloti capitolarono dopo anni d’assedio.
Allo stremo della resistenza, vista l’imminente sconfitta da parte dei legionari romani, nella fortezza fu presa una decisione tragica e molto dura, loro stessi decisero la loro fine. Infatti si compì il massacro di Masada, compiuto quindi con ragione per non cadere nella vergogna della schiavitù, e tortura certa per donne e bimbi, cosicché si uccisero tra loro.
I Sicarii trucidarono le loro mogli e i loro figli, e quando, rimasti in dieci, tra i più valorosi, sorteggiarono la loro morte, seguendo l’ordine del sorteggio esalarono l’ultimo respiro accanto ai corpi
delle loro donne e bambini. Immagino che l’ultimo guerriero rimasto si tolse la vita conficcando l’elsa della spada al muro, in una fessura tra due sassi, e gettandovisi contro, come se fosse caduto in battaglia.
Quando entrò all’alba il comandante romano Silva, non trovò che corpi stesi a terra ancora sanguinanti, lui non ebbe l’onore nella battaglia e qui, io credo abbia pianto rendendo onore ai combattenti Zeloti.
Il tutto avvenne nella notte del 16 aprile del 73 d.C. Ora Masada è simbolo di culto e patriottismo israeliano e i militari nel giuramento di fedeltà alla patria ripetono le parole “Masada non cadrà mai più”.
Le due poesie che fanno riferimento a questi fatti sono Tragedia – Masada l’ultimo guerriero; Elazar.
Al confine di Israele, partendo da Aqaba a fianco di Eilat, la terra di Giordania, con paesaggi desertici dai colori fantastici, il Wadi Rum il pianeta della luna, percorrendo la Strada dei Re si giunge a Petra, ovvero a Reqem, ‘la screziata’ in lingua aramaica, fu abitata da un popolo ora scomparso, i Nabatei, che lasciarono in eredità agli uomini una bellezza sconvolgente: il Wadi Musa, ovvero il fiume di Mosè abilmente incanalato, erano maestri in quest’arte.
Il popolo era dedito agli scambi commerciali, su quel territorio passavano, attraversandolo, provviste alimentari come i datteri, frutta della regione, granaglie, particolarmente fiorente era il commercio degli incensi, provenienti da Yemen, Oman e Sud Arabia, usati per riti religiosi, quindi beni di particolare valore come la Mirra.
Quello dei Nabatei fu un popolo di pace, non risulta che mossero guerra contro altri popoli, comunque sapevano difendersi, possedevano una grande quantitĂ  di cammelli, e alla vista, chi li vedeva da lontano immaginava che avessero un esercito di molti uomini, in quelle zone gruppi di persone appartenenti alla stessa stirpe usavano razziare, quindi evitavano di affrontare gruppi piĂš numerosi di loro. I Nabatei davano sepoltura ai loro re con un rito propiziatorio, e questo valeva per le genti beduine.
I cortei funerari accompagnavano la salma da seppellire lungo una stretta e tortuosa gola con pareti altissime, il ventre della madre terra. Se si volge lo sguardo al cielo, s’intravvede la luce solare che entra e regala ancor oggi giochi cromatici con effetti di...

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