Il profumo rosa degli asfodeli
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Il profumo rosa degli asfodeli

Marella Giovannelli, Lilli Sanna, Maria Giuliana Campanelli, Giuseppina Carta, Monica Orrù, Fulvia Tolu

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Il profumo rosa degli asfodeli

Marella Giovannelli, Lilli Sanna, Maria Giuliana Campanelli, Giuseppina Carta, Monica Orrù, Fulvia Tolu

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La parola poetica è una sostanza capace di combinarsi con gli elementi primordiali, acqua, terra, aria, fuoco. Predomina una fantasia pittrice del paesaggio che si esprime in una sovrabbondanza di aggettivi e avverbi per esaltare la molteplicità dei toni coloristici e sonori.
La poesia dice di un viaggio, per chiedersi da dove vengono le parole e dove vanno.
Barchisio Bandinu

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Information

Publisher
Kimerik
Year
2019
ISBN
9788893759342
Subtopic
Poesia

Prefazione
La poesia, forse, non conosce la differenza di genere, tuttavia il femminile ha una sua propria tensione emotiva, una sua particolare sensibilità. Gode di uno specifico tratto dell’eros.
Il corpo della donna è ciclico, un perenne moto di marea, ha un’esperienza organica del flusso e del ritmo del tempo: un tempo lunare che non è ordinabile dalla legge del tempo maschile. Donna come abbondanza e mancanza incolmabile, squarcio e sutura.
Il filosofo dichiara: “Il femminile è un modo di essere”.
Sei poetesse compongono e regalano versi secondo una esperienza d’amore e di abbandono, di speranza e di attese, di sconfitte e riprese. Itinerari differenti, eppure tesi a esprimere mondi vitali e male di vivere, per raccontare la pienezza e l’essere, il vuoto e il nulla.
In questa raccolta poetica c’è un percorso del desiderio intensamente vissuto nella violenza e dolcezza e che pure sfuma nella prospettiva di una perdita. Nell’itinerario, qualcosa viene meno suscitando il rimpianto di ciò che poteva essere e non è stato. Un flusso desiderante che incontra l’esperienza di una mancanza.
Mistero, sogni, immaginazione non comportano una perdita della valenza percettiva, sensoriale, immaginativa. La parola è presa in immagini corporee, ora tessitura, ora collage.
Ricorre la metafora del tempo come esperienza vissuta tra luci e ombre, declinante nell’ultima stagione: un passato di carezze e di ferite, un presente di costrizioni e libertà, la faticosa lotta per una propria identità. Fiori di primavera e solarità d’estate culminano in una traiettoria d’autunno. Ed è la pelle a testimoniare l’inesorabile logica del tempo nell’affiorare di una ruga. Volto segnato dall’azione del vento che ha spirato come brezza e come tempesta. Eppure il tempo delle promesse che sfioriscono non declina in lamenti disperati, si dissolve invece in accenti di malinconia.
Non è un tempo di continuità e di durata, precipita in istanti, in tagli e congiunzioni, in pieni e vuoti. È l’erranza a caratterizzare il viaggio lungo sentieri interrotti, percorsi labirintici. Nessuna strada maestra orientata da sicura segnaletica: il rischio del viaggio sperimenta scorciatoie o allungamenti, sviamenti e percorsi carsici.
Sa femina est comente su tempus: variabile e imprevedibile come la tensione poetica. Vive la prospettiva dell’attesa, carattere ricorrente del tempo femminile. In questa antologia poetica, la donna è acquatica: recepisce gli influssi della luna e del vento, la dimensione umbratile delle notti e dei sogni. Il corpo della donna possiede in sommo grado l’umore, la materia magmatica, torbida e cristallina.
La cultura sarda ha sviluppato una forte rielaborazione dell’idea di madre, più che di quella di donna. In questa raccolta emerge invece una donna indomestica, non appare come vestale della domus, nel ruolo di mere de domo e neppure nella dimensione della maternità, bensì come donna nella sua libertà e nella sua dignità di donna. L’eros non è dentro il circolo di una economia interna alla casa e alla famiglia e sfugge all’ordine conformista della comunità, anche se ne soffre il contesto opprimente. Desiderio di libertà senza fune e senza pastoie.
Non appaiono come veneri seduttrici, né come menadi invasate e neppure come amazzoni guerriere: è la donna nell’esperienza quotidiana, nel drammatico far fronte alla realtà della vita, nell’inquieta relazione con l’uomo e col tempo.
Traspare in tutte le composizioni poetiche un segreto rapporto con la natura: natura come energia vivente e traboccante, come forza vitale. Natura è il nome dell’utero in lingua sarda. Con la natura ha affinità e intime corrispondenze, connessioni segrete: una particolare tensione dei sensi per captare odori e sapori, per avvertire ciò che è assente e cogliere messaggi imperscrutabili. Tatto, gusto, profumo.
La parola poetica è una sostanza capace di combinarsi con gli elementi primordiali, acqua, terra, aria, fuoco. Predomina una fantasia pittrice del paesaggio che si esprime in una sovrabbondanza di aggettivi e avverbi per esaltare la molteplicità dei toni coloristici e sonori.
La poesia dice di un viaggio, per chiedersi da dove vengono le parole e dove vanno.
Giuseppina Carta canta la fugacità del tempo che invita a cogliere istanti intensamente vissuti nel monotono scorrere dei giorni: bisogna scavare in profondità per restituire alla presenza le pieghe e i misteri di esperienze che la polvere del tempo sbiadisce.
La vita, nel precipitare degli eventi, lascia un resto che non entra nell’economia del consumo, allora bisogna saper vivere quella percentuale che l’esistenza concede. Forse questo è l’essenziale. La pienezza del tempo promesso declina nella provvisorietà e mostra la sua mancanza. I giorni della memoria felice si nascondono nei fugaci istanti di esperienze intense, in percorsi di fuga lontani dal mutismo dell’indifferenza. Anche un filo di rossetto può aprire un itinerario di libertà. La pelle mostra il tracciato della memoria che dona luci di magia anche se ogni sospiro è tempesta. Vivere intensamente l’incontro nella corrispondenza d’amore svela il miracolo della profondità degli occhi che mostrano un cielo capovolto in cui perdersi: allora prepotente urla il diritto alla felicità.
La poesia ha la virtù di rendere chiare le parole complesse per coglierne il senso: la parola nasconde la sua identità più vera nel fondo e sa entrare nella segreta dimora dell’anima per scoprire la scena nascosta. Canta la nostalgia dell’ultima stagione per una carezza sulle rughe, tracciato di ricami per raccontare il vissuto intenso dell’esistenza.
Con Fulvia Tolu, la provvisorietà dell’amore è una fiammata: di quel vissuto consumato nei sensi non rimane alcuna traccia. Allora ancor più cresce il bisogno d’amare, le illusioni del cuore spinte dal desiderio invocano l’intimità di corrispondenze che aprono braccia accoglienti, capaci di carezze.
Il senso della vita è nei frammenti, in istanti che vanno e vengono e imprimono orme nei sentieri del cuore. Ogni calcolo fallisce perché i numeri sono dispersi ed è impossibile metterli in colonna per fare il totale. È difficile la contabilità dei giorni perché gli istanti si librano nel gioco dell’apparire e dello sparire. La rimembranza getta un raggio di luce sulle orme che il tempo non ha potuto cancellare: questa luce della memoria scuote il cuore assopito. È al tramonto che si fa più chiaro il senso della vita, come se emergesse un tessuto, seppure a brandelli, che racconta il lento lavoro di ordito e trama. Anche l’apparire di una lucciola può risvegliare sogni perduti. E seppure la vita lascia solo stracci, basta salire sul tetto e aprire le braccia per un bagno di luna. Uno spicchio di cielo per tornare a vivere.
La poesia di Lilli Sanna è nella tensione di una scrittura per comunicare con l’amato.
C’è un Tu che sta di fronte con cui dimorare, lottare, gioire per vivere insieme ogni stagione della vita. Sempre presente anche nella solitudine che riapre le ferite dell’anima: rimpianto che risveglia il desiderio e dà la forza di vivere. Donarsi nella nudità dell’abbandono per essere la sua luna nella mutevolezza delle sue fasi per trovare la dimora sospirata. È nella tempesta la ricerca della serenità. E sempre incombe il fantasma di perdere l’oggetto d’amore.
La contesa per aggrapparsi alla vita si gioca tra il buio del nulla e la volontà di essere: stringersi a sé per...

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