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Stupor Mundi Federico II
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1194. Nella piazza principale della cittadina di Jesi, in provincia di Ancona, sotto una tenda, nasce Federico II, un personaggio che sarà stimato come uno tra i più carismatici della Storia. Il lettore si ritrova immediatamente immerso in un Medioevo che ruota attorno alla figura dello Stupor Mundi, che attraverso il suo incredibile carisma si è fatto innovatore del suo tempo. In una trattazione in cui Storia e leggenda si intrecciano, sorgono domande a cui soltanto il lettore, attraverso l'immaginazione, può rispondere.
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Information
IV. Federico II di Svevia, protagonista controverso di tutto il medioevo europeo
Federico II (Jesi, 26 dicembre 1194 - Fiorentino di Puglia, 13 dicembre 1250) apparteneva alla nobile famiglia Sveva degli Hohenstaufen. Nacque a Jesi nelle Marche (provincia di Ancona), due giorni dopo che il padre, l’Imperatore Enrico VI di Svevia, era stato incoronato a Palermo Re di Sicilia. Il piccolo Federico rimase orfano del padre a tre anni e della madre a quattro anni, ma essere nato come nipote in linea diretta di due grandi sovrani quali Federico Barbarossa e Ruggero il Normanno segnò sin dall’inizio il suo destino.
Significativo è il fatto che a quattro anni di età, nel maggio del 1198, fu incoronato a Palermo Re di Sicilia. Costanza morì il 27 novembre 1198 dopo aver posto il figlio sotto la tutela del Papa Innocenzo III e aver costituito a favore del Papa un compenso fisso di trentamila talenti d’oro per l’educazione.

Innocenzo III (1198-1216) mirava a concentrare nelle sue mani sia il potere temporale sia quello spirituale. Il Papa avviò una politica volta ad affermare il controllo del papato in Italia e a fare della Chiesa una potenza internazionale. In quegli anni, a Palermo, Gualtiero di Palearia, vescovo e cancelliere del regno, fu il tutore del piccolo
Federico. Il suo primo insegnante fu frate Guglielmo Francesco, che rispondeva al vescovo Rinaldo di Capua, il quale, a sua volta, informava costantemente il Papa. Il piccolo sovrano risiedette nel Palazzo dei Normanni e nel Palazzo della Favara.
Federico. Il suo primo insegnante fu frate Guglielmo Francesco, che rispondeva al vescovo Rinaldo di Capua, il quale, a sua volta, informava costantemente il Papa. Il piccolo sovrano risiedette nel Palazzo dei Normanni e nel Palazzo della Favara.
4.1. Cosa sappiamo dell’opulenza di Palermo?
Se diamo uno sguardo alla dominazione araba in Sicilia, il cronista dell’epoca Ebn Haucal (943) scrisse sull’opulenza di Palermo con queste parole: “Palermo aveva conseguito un alto grado di prosperità e vantava oltre duecento moschee che servono di radunanza agli uomini istruiti nelle scienze del paese, che vi si adunano per comunicarsi i propri lumi e accrescerli”.
Secondo i canoni ormai consacrati, gli arabi, per la fertilità del suolo, consideravano Palermo “di sapere albergo” e “Conca d’Oro”.
La cosa interessante è che Palermo nascondeva anche un volto ludico, sorridente, il volto dei bambini che giocavano, delle donne che danzavano, dei cavalieri che deponevano le armi per i dadi e dei monaci che, nonostante l’austerità della regola, vivevano anch’essi momenti di divertimento. Su quest’insolito panorama di uomini e donne, fondamentalmente gravati dal dovere e per i quali il “tempo libero” era un privilegio nella quotidianità, aprirò una finestra per vedere come lo svago s’inseriva. Le origini sono emotive. I giochi dei fanciulli erano simili ai nostri: trottole di legno, bambole, fischietti in terracotta simili a ocarine, archi e spade di legno. Altre forme ludiche erano il salto della cavallina, il lancio del rocchetto, la corsa
con i sacchi e la giostra dei nastri. I fanciulli erano soliti costruire delle palle con strati di pelle e stracci, o delle ruzzole, dischi di legno attorno ai quali sulla loro circonferenza venivano avvolte delle corde che servivano per lanciare il legno più lontano possibile. E i paggi, seguendo i consigli di un valoroso cavaliere, si allenavano a combattere senza paura con piccole spade di legno. In inverno, quando si ammazzava il cinghiale, i ragazzi gonfiavano la vescica della bestia uccisa come fosse un palloncino, sfidandosi a diversi tipi di gioco. Il divertimento per gli adulti era in genere rappresentato dalle feste durante le quali si poteva assistere al Torneo, scontro fra due cavalieri, o alle “Battagliole”, scontri con armi finte fra gruppi nativi.
con i sacchi e la giostra dei nastri. I fanciulli erano soliti costruire delle palle con strati di pelle e stracci, o delle ruzzole, dischi di legno attorno ai quali sulla loro circonferenza venivano avvolte delle corde che servivano per lanciare il legno più lontano possibile. E i paggi, seguendo i consigli di un valoroso cavaliere, si allenavano a combattere senza paura con piccole spade di legno. In inverno, quando si ammazzava il cinghiale, i ragazzi gonfiavano la vescica della bestia uccisa come fosse un palloncino, sfidandosi a diversi tipi di gioco. Il divertimento per gli adulti era in genere rappresentato dalle feste durante le quali si poteva assistere al Torneo, scontro fra due cavalieri, o alle “Battagliole”, scontri con armi finte fra gruppi nativi.
Le fanciulle giocavano a mosca ceca e con le bambole di terracotta: si lanciavano la palla e volteggiavano in piacevoli girotondi creando un allegro clima d’innocenza e spensieratezza.
Palermo nascondeva anche il gioco d’azzardo dei dadi nelle sue varie forme e la perdita dava origine anche a sfoghi rabbiosi e liti fra i giocatori che inveivano e bestemmiavano. A tale proposito a partire dal ‘300 le autorità religiose pubblicarono precise indicazioni sui peccati originati dal gioco d’azzardo: avarizia, furto, usura, menzogna, blasfemia, corruzione del prossimo, scandalo, disprezzo dei divieti della Chiesa e ozio [Fonte: F. Lepore].
4.2. Federico a Palermo, in Germania e in Puglia
Mancano notizie precise sulla bella vita di Federico, solo alcune date sono stabilite con precisione, mentre per il resto ci dobbiamo appoggiare su congetture. La teoria secondo
la quale Federico si sarebbe aggirato per i vicoli e i mercati di Palermo, che gli avrebbero offerto molteplici stimoli in una sorta di autoformazione, è frutto della fantasia di autori moderni [Fonte: Sturner]. Certo è che Palermo offriva le primizie della natura e dell’operato umano, ed è il probabile che Federico beveva alle fonti d’acqua salubre, apprendeva i giochi dei ragazzini e transitava nei vicoli, nelle piazze, e tra le pianure che altro non sono che la Conca d’Oro.
la quale Federico si sarebbe aggirato per i vicoli e i mercati di Palermo, che gli avrebbero offerto molteplici stimoli in una sorta di autoformazione, è frutto della fantasia di autori moderni [Fonte: Sturner]. Certo è che Palermo offriva le primizie della natura e dell’operato umano, ed è il probabile che Federico beveva alle fonti d’acqua salubre, apprendeva i giochi dei ragazzini e transitava nei vicoli, nelle piazze, e tra le pianure che altro non sono che la Conca d’Oro.
Federico, dunque, ricevette la sua prima e fondamentale educazione in Sicilia, e vi passò la sua infanzia fino al 1212, anno in cui partì per la Germania, lasciando la moglie Costanza come reggente del regno. Il 9 dicembre 1212 Federico venne incoronato Imperatore nel duomo di Magonza dal vescovo Sigfrido III di Epstein, ma la sua effettiva sovranità doveva ancora essere sancita. Il 12 luglio 1213, con la cosiddetta Bolla Aurea (o “promessa di Eger”), Federico promise di mantenere la separazione fra Impero e Regno di Sicilia [Fonte certa].
A soli vent’anni, Federico II poté essere riconosciuto unico pretendente alla corona imperiale solo dopo il 27 luglio 1214 quando, nella battaglia di Bouvines, Filippo Augusto Re di Francia, alleato di Federico, sbaragliò Ottone IV, alleato degli inglesi.
Nel 1215 conquistò ...
Table of contents
- Prefazione
- Note biografiche
- Antefatto
- Cronologia
- Introduzione
- I. La missione del cavaliere Girolamo
- II. Costanza d’Altavilla
- III. Francesco e Federico: affinità elettive
- IV. Federico II di Svevia, protagonista controverso di tutto il medioevo europeo
- V. Le quattro mogli di Federico II
- Conclusione
- Appendice I
- Appendice II
- Appendice III
- Appendice IV
- Appendice V
- Postfazione
- Nota bibliografica