Parole pregate
Prego meglio quando non prego.
Perché? La seconda volta
Io prego?
Non lo so.
So che quando mi butto per terra,
qualcuno mi prende,
mi solleva.
Invece quando prego, non prego,
sono ipocrita, beffardo.
Ci sono delle parole
che diventano ali,
e delle ali che diventano catene.
Quando prego, e so che prego,
mi pesa, mi provoca nausea,
bighellono per giornate
a cercarmi disgrazie.
Quando prego e non lo so, invece,
mi libro, volteggio.
Anche se ho fatto mille peccati,
sono angelo.
Qualcuno mi ha preso,
mi ha rimesso dentro al suo ventre…
Ma Dio ha un ventre?
E cosa succede quando si rientra
da vecchi (o da grandi)
nel ventre di Dio?
Ho perso i chiodi
Ti faccio ridere.
La preghiera è un’arte,
un esercizio di bellezza,
di liberazione interiore,
è impegno rigoroso
ma anche volo lieve
e libero dell’anima verso Dio.
Caro il mio Signore,
tutta questa ascesa dell’anima,
io me la sono persa.
Sono come quello scalatore
che scalando la parete,
non riesce ad attaccarsi all’ultimo chiodo… e precipita.
Io perdo tutti i chiodi migliori,
e le scalate, le vette, le estasi,
diventano sassi, burroni,
botte in testa, rottura di ossa.
Non ridere. Sono qui,
nel fondo della valle.
La vetta è là alta, luminosa,
che mi guarda, e io qua, rotto,
solo, stufo, distrutto, in fondo… in fondo.
Poiché c’eri, mi davi una botta in più
e così sia… Invece così è!
E hai sempre ragione Tu.
Poesia
Vorrei tanto che la mia prosa fosse poesia,
perché la poesia dice infinitamente di più delle poche parole scritte.
A me piacciono le poesie piccole, brevi,
fatte di una riga, due…
Il resto viene lasciato alla fantasia che loro alimentano.
La poesia è una porta, una scala, una nuvola, un aquilone. L’oggetto è minimo,
lo spazio è infinito.
La poesia è un’emorragia,
un’ubriacatura,
un’alchimia.
Il testo non coincide mai,
se lo leggi domani scatena altre emorragie,
tsunami, terremoti, apocalissi.
Il Vangelo, mi ha convertito
perché la poesia del figliol prodigo,
della pecorella, del ricco epulone… non è parabola letteraria,
ma parabola poetica.
Le parabole non coincidono con l’analisi logica.
Le parabole sono poesia:
quando si staccano,
una ad una,
volano…
Festa
Io voglio far festa,
sono stufo di piangere,
urlare,
sentirmi inutile…
Hai detto che sei lo sposo.
Ma che sposo sei,
se a me manca sempre il vino?
Ma che amore sei,
se l’amore gronda sempre dolore?
Ma che prete sono,
se i dolori me li cerco, per sentirmi qualcuno?
Nell’ultima cena,
anche se ti stavano tradendo,
Giovanni era sul tuo cuore…
E se non era Giovanni, ma la Maddalena,
ancora meglio.
Perché dove c’è amore,
fa festa anche il dolore!
Ha radici avvolgenti,
ferite tenere,
morti generanti.
Rosa
Non vi scappa da ridere,
se dopo averci tacciati come folli,
come gente sbilenca,
come credenti quasi eretici, troppo esposti
e politicamente allineati su fronti a rischio,
per recuperare pecore poco degne
di perdono...