Genitori 2.0
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Genitori 2.0

Educare i figli a navigare sicuri

Giuseppe Maiolo

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Genitori 2.0

Educare i figli a navigare sicuri

Giuseppe Maiolo

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Ci troviamo dentro una vera e propria rivoluzione culturale. Immersi in una realtà "liquida" stiamo trasformando il nostro modo di vedere la realtà e i nostri rapporti. I bambini e gli adolescenti vivono come una "doppia vita" che influenza il processo di sviluppo e di individuazione: una reale dove fanno le esperienze comuni e si confrontano con il principio di realtà e una virtuale che consente altre esperienze e rapporti con se stessi e con gli altri. I "pollicini" cioè quelli che digitano solo con i pollici, altrimenti chiamati "nativi digitali", nati dalla fine degli anni Novanta in poi sono cresciuti con Internet e il nuovo modo di interagire. Comunicano, scrivono, parlano, hanno gesti e ritualità che le generazioni precedenti non conoscevano e che gli adulti di oggi, i "tardivi digitali", non comprendono. Riflettere su questi aspetti è una necessità. Perché è importante cercare di capire cosa sta accadendo a noi e ai nostri figli e interrogarci su cosa serve sapere e fare oggi dal momento che, per i nativi digitali, "on line" e "off line" non sono mondi separati e distinti come rette parallele ma realtà sovrapposte.Questo libro è pensato come una "guida" per i genitori di oggi spesso smarriti di fronte alle emergenze e ai fatti di cronaca. Essere Genitori 2.0 significa saper valorizzare le opportunità e le enormi potenzialità del mondo tecnologico ma soprattutto saperlo governare e non esserne governati. Serve anche per evitare che i nuovi "pollicini", lasciati soli da noi adulti nella scoperta di questi nuovi mondi e modi, si perdano nel bosco e si debbano arrangiare da soli ad uscirne o difendersi dai lupi. Se non ci siamo noi adulti e genitori alla guida di questo viaggio è partita persa per loro e per noi!Buon lavoro!

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Information

PARTE PRIMA Conoscenze
Cose su cui riflettere
Siamo tutti “naviganti” e ci troviamo, per definizione, sulla stessa barca che ci sta portando verso terre in gran parte sconosciute. Il viaggio, come qualsiasi viaggio, ha bisogno di un progetto e anche di un tempo per pensare e immaginare dove andremo.
Per questo motivo prima di tutto riflettiamo, poi studiamo quello che c’è bisogno di sapere e prepariamo la rotta o le possibili rotte.

Come stanno le cose

Siamo immersi in una realtà “liquida” che ci avvolge e influenza il nostro modo di essere e di agire. È necessario essere consapevoli che siamo alle soglie di una “mutazione antropologica” simile a quella che ebbe inizio con l’invenzione della scrittura.
Di fatto i nuovi strumenti della tecnologia informatica ci stanno mettendo di fronte ad un nuovo modo di “scrivere” le relazioni e di vivere i rapporti, di comunicare tra noi e costruire la nostra identità. Tutto è diverso da un tempo, ma soprattutto veloce, fluido e mutevole.
L’espressione che sintetizza di più questa trasformazione è stata data da Zygmund Baumann, il grande sociologo recentemente scomparso, quando definì “liquida” la società di oggi, ovvero caratterizzata da comportamenti e saperi fluidi in continua trasformazione. Il che significa che la liquidità produce pensieri e azioni veloci, inarrestabili, che si riproducono in innumerevoli forme e infiniti linguaggi.
Dobbiamo allora considerare la realtà nella quale viviamo come una grande occasione ricca di positività da scoprire, dove al primo posto vi è la perdita di un sapere consolidato ma ingombrante e riservato ad alcuni in favore di conoscenze e competenze distribuite e patrimonio di tutti.
In secondo luogo la trasformazione del concetto di distanza sta annullando sia lo spazio fisico che mentale al punto tale che tutto si percepisce vicino e possibile. Così il carattere “liquido” della vita che stiamo vivendo, sta generando mutamenti alla nostra struttura cerebrale e profondi cambiamenti nell’elaborazione del pensiero.
Non si tratta solo di multitasking ma, come qualcuno sostiene, di “mente allargata” che si amplia e si costruisce in base alle interazioni con gli altri. Del resto lo stesso Baumann ipotizza che la “liquidità” potrà rafforzare il nucleo profondo della nostra identità di individui, sempre più capaci di scegliere e orientarci in una infinita molteplicità di segni.
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Interrogativi e domande

Le perplessità sono tante. Gli interrogativi ancora di più. Le certezze dobbiamo costruircele perché c’è ancora molto da capire e parecchio da scoprire della tecnologia digitale che sta facendo parte sempre di più della nostra quotidianità.
Come accade in tutti i momenti di passaggio, siamo di fronte ad un orizzonte distante, dai confini labili. È un tempo di grande ansia che si accompagna a innumerevoli interrogativi. In molti ci chiediamo se la tecnologia digitale che ci ha reso tutti iperconnessi servirà a facilitare o complicare l’esistenza sia per noi che per le nuove generazioni.
Oppure ci domandiamo se questo mondo globalizzato composto da cinque miliardi di individui che sono costantemente on line, si è già reso incapace di contenere la pervasività della rete.
Aboliti i confini e superate le distanze, eccitati dalle innumerevoli possibilità di conoscere e conoscersi, forse, senza esserne consapevoli, stiamo già gravitando in una diffusa dipendenza dal web e in molti casi ci stiamo esponendo a nuove forme depressive che sembrano originarsi non tanto da perdite reali quanto da vuoti virtuali e carenze di contatti o di like sui Social.
Stiamo assistendo ad una vera e propria trasformazione del modo di pensare ma anche del modo di stare insieme, coltivare i rapporti e vivere le relazioni affettive. Da una parte abbiamo la convinzione che le interazioni e le comunicazioni tra gli individui siano maggiori e dall’altra che tutto diventi sempre più sincopato e insufficiente, ma soprattutto, rimanga troppo superficiale. Al modo tradizionale di comunicare si è sostituto quello virtuale delle email e delle chat, degli sms, e delle videochiamate. Il che favorisce la possibilità per ciascuno di noi di fare più cose in tempi rapidi. La nascita dei Social ci ha fatto conoscere la possibilità di ampliare facilmente la nostra rete di conoscenze e sviluppare conoscenze e competenze nuove grazie all’accesso semplificato alle fonti di informazione.
Invece il disagio appartiene anche a questo processo di trasformazione. È quello relativo alle difficoltà ad orientarsi nel mare magnum di continue comunicazioni a volte di segno opposto, verificare e l’affidabilità degli interlocutori e la veridicità delle informazioni, difendersi dagli imbrogli e dalle truffe di chi si nasconde dietro l’anonimato possibile, difendere noi stessi e i minori affidati dal pericolo di adescamento. Ma è disagio anche il percepire che sul versante tecnologico per la prima volta ne sappiamo meno dei nostri figli. Oppure che a noi adulti tocchi l’esperienza frustrante di sentirci sempre eterni studenti, incapaci di mettere a frutto le competenze acquisite. La percezione è quella di non sentirsi sufficientemente gratificati dall’acquisizione di sapere, perché la liquidità della tecnologia rende rapidamente obsolete le conoscenze che gli adulti di questo tempo ipertecnologico.
Afflitti dalla continua necessità di aggiornare le nostre competenze come accade per le tante App dei vari dispositivi che usiamo, sperimentiamo costantemente sentimenti di inadeguatezza e provvisorietà che alimentano insicurezze e precarietà.
Poi sul piano educativo, si gioca una partita ancora più significativa: quella di sentire carente la funzione di adulto di riferimento, assolutamente importante nella relazione con i bambini e con gli adolescenti. Per la prima volta nella storia dei rapporti intergenerazionali, i grandi ne sanno meno dei piccoli e con grande visibilità rivelano consistenti carenze di autorevolezza che un tempo serviva da guida alle nuove generazioni e che oggi invece manca.

Internet delle cose

Si parla di Internet delle cose, cioè di quella interazione preziosa tra noi e gli oggetti che ci circondano e ci fa godere dei vantaggi della tecnologia moderna. Sapendo dosare bene le risorse non saremo governati dalle cose ma gli oggetti si parleranno tra loro e si prenderanno cura di noi, ci faranno risparmiare tempo, sapranno capire le nostre necessità e reagire ai nostri movimenti quando abbiamo bisogno di informazioni. Saremo attorniati da oggetti dotati di intelligenza che potranno lavorare anche al nostro posto e con i quali potremo migliorare la nostra attività o anche risparmiare.
Si tratta sicuramente di prepararsi adeguatamente ad entrare in un mondo nuovo, dalle potenzialità infinite. Già possiamo apprezzare il fatto che i dispositivi di cui disponiamo e che ci accompagnano dappertutto, le numerose app che ci aiutano a restare in contatto, siano capaci di darci informazioni in tempo reale e in grado di velocizzare le risposte che cerchiamo. È fuor di dubbio che nel prossimo futuro questa tecnologia ci fornirà stimoli nuovi e strumenti utili a sviluppare competenze e creatività, ci porterà a conoscere noi stessi e gli altri sempre di più attraverso questi strumenti.
È questione, allora, di imparare a gestire la tecnologia digitale e includerla nella nostra vita reale, perché sarebbe illusorio immaginare di arrestare l’evoluzione generale dei comportamenti e in particolare il sistema di comunicazione. È fondamentale invece cercare di mantenere attivi tutti i linguaggi e saperli usare indifferentemente.
Acquisire i nuovi senza rinunciare a quelli tradizionali. Educare al multilinguismo comunicativo è imperativo categorico, necessità irrinunciabile e dovere educativo.
Contemporaneamente gli adulti e in particolare quelli con funzioni educative hanno il compito di conoscere quali sono gli aspetti negativi e i lati oscuri della Rete. Perché sappiamo benissimo che, oltre ad essere strumento di comunicazione e di interazione, il web è fatto di territori nascosti e pericolosi.

I Social

Una rivoluzione nella rivoluzione. La nascita dei Social che si fa coincidere solitamente con la nascita di Facebook, ha sicuramente modificato profondamente le relazioni umane o quanto meno il modo di sviluppare e mantenere rapporti interpersonali.
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Si calcola oggi che i Social media abbiano ormai superato per attività i siti pornografici e i dati statistici confermano (2015) che sono circa 28 milion, pari a circa il 60%, gli italiani che ogni giorno accedono regolarmente ai social network e 24 milioni (2016) quelli che si collegano ad essi con un dispositivo mobile. Facebook rimane il social più utilizzato seguito da Instagram, Google Plus e Twitter.
Facebook la rete sociale più famosa e più frequentata, fondata nel 2004 da Mark Zuckerberg ha dato origine ad un nuovo modo di usare Internet e connettere gli individui. È stata la “madre” di una serie di Social che si sono andati sviluppando attorno all’idea di fare rete con gli “amici” con i quali si vogliono condividere pubblicamente e privatamente interessi, conoscenze, informazioni e quant’altro uno desidera mettere in comune.
Luogo di comunicazione per eccellenza i Social, sono uno strumento per incontrare e conoscersi e rappresentano simbolicamente la piazza dove, una volta, fisicamente si andava e ci si incontrava tra amici e conoscenti. La funzione era quella di avere contatti sociali, commerciali o semplicemente intrattenersi pubblicamente con altri oppure dare bella mostra di sé. I Social hanno ricostruito virtualmente lo stesso spazio che potremmo dire è andato perduto nella realtà.
Così un social si costruisce a partire da un profilo personale che serve per mettere in evidenza se stessi, i propri interessi, le competenze professionali e non. Profilo che ha la funzione di presentare e mostrare informazioni private o pubbliche, indicazioni riguardanti i nostri interessi, passioni, desideri o timori alla cerchia dei nostri amici o di quelli che ci seguono (followers). Il grande merito dei social è quello di facilitare i contatti e costruire relazioni, diffondere informazioni e ampliare le conoscenze. Accanto a questi aspetti, vi sono però anche elementi di trasformazione profonda del nostro modo di percepire e vivere i rapporti umani e le relazioni. Sono mutate e continuano a cambiare le nostre abitudini influenzati da questo nuovo modo di comunicazione che caratterizza ormai la quotidianità: ad esempio postiamo le nostre emozioni per comunicare agli altri con una faccina quello che sentiamo o twittiamo i nostri dubbi invece di parlare direttamente.
C’è chi dice che questo modo nuovo di relazionarsi con gli altri sta allontanandoci dalla vita reale e in alcuni casi genera dipendenza. Certamente, secondo alcuni studi scientifici, i social e l’utilizzo continuo di essi può produrre modificazioni importanti al cervello e alla struttura neuronale. Alcune sicuramente positive altre meno o ancora non sufficientemente definibili. Ci sono ricerche che ad esempio dimostrano come le relazioni interpersonali sviluppate sui social siano più solide e stabili di quelle nate nella vita reale. Sul versante negativo potremmo invece trovare il pericolo di dipendenza da questo genere di contatti virtuali o intensi stati ansiosi collegati alla paura di essere tagliati fuori dai contatti o dimenticati dagli altri come viene indicato dall’acronimo FOMO che significa Fear of missing out (ovvero paura di esser tagliati fiuori o di non essere accettati) di cui parleremo più avanti.

Il Web sommerso

Il Deep Web è la rete “sommersa” dove si svolgono le più disparate attività tra cui quelle illegali e discutibili che vanno dalla vendita di armi e documenti illegali al commercio di materiale pedopornografico. L’accesso a questo web non si effettua dai normali motori di ricerca, ma richiede qualche competenza particolare e sistemi di navigazione come la rete TOR che permettono di rimanere anonimi e nascondere la propria identità in Rete.
Poi è necessario avere ben chiaro quali sono le situazioni o le condizioni attraverso le quali è possibile essere in pericolo e, soprattutto per i minori, rischiare di essere imbrogliati, truffati oppure adescati, catturati nella rete perversa degli abusanti o dei pedofili. Di certo oggi una certa ingenuità di pensiero può essere di per sé pericolosa, tuttavia dobbiamo sapere che Internet permette a chi ha intenzioni truffaldine di nascondersi facilmente e camuffarsi al punto tale da oscurare abilmente la propria vera identità. Questo fa sì che i bambini fin da piccoli devono essere messi in guardia e attrezzati a riconoscere i possibili soggetti pericolosi o quegli atteggiamenti che possono suscitare legittimi dubbi relativamente all’identità reale delle persone conosciute sul web. È necessario educarli a contenere bisogni eccessivi di protagonismo e visibilità che forse alimentano non poco quella relazione così intensa con il mondo virtuale. Bisogna attrezzarli a governare le pulsioni e non esserne condizionati.
Significa quindi non essere in balia di chi fa proposte strane e di quei malintenzionati che ti chiedono di mandargli una foto o esibirti in performance sessuali davanti alla webcam solo per provare l’ebrezza della cosa proibita e testimoniare agli altri la propria presenza. Serve molto sapere che per tutti è facile cadere nel morboso piacere di inviare offese o far girare nascostamente materiale pornografico sfidando i divieti e spacciandosi per un’altra persona. È facilissimo con un dispositivo in mano tutto il giorno, divertirsi a fare il bullo, a mobbizzare gli altri perché non si vedono fisicamente le reazioni, non vi è contatto diretto e il processo empatico e assai limitato.
Ma tutto questo è possibile anche perché sembra esserci un gran vuoto di prescrizioni e di limiti dati dagli adulti che faticano molto in questo tempo a mantenere una corretta funzione normativa.
Per questo cyberbullismo e sexting, grooming, false identità, dipendenza da questi utili, utilissimi dispositivi, sono destinati a crescere e a catturare i giovani (ma non sono loro), soprattutto se continueranno ad essere carenti le nostre funzioni educative e la nostra adultità.

Dal cellulare allo smartphone

Tutto cambia in continuazione. Prendiamo lo smartphone che ha fatto la sua comparsa nel 2007 e ha generato una serie incredibile di trasformazioni. Il suo avvento è stato epocale. Non si è trattato solamente del cambiamento del nome, da telefonino smartphone, ma è mutata totalmente la sua funzione. Se prima avevamo in mano un dispositivo per comunicare a voce, ora custodiamo nel palmo di una mano un piccolo computer con cui possiamo fare in modo “semplice e intelligente” una quantità di cose. Una vera e propria rivoluzione della comunicazione globale e non solo nel modo di telefonare, come pensava il suo inventore Steve Jobs.
Prolungamento digitale della nostro esistere, lo smartphone ha modificato il modo di agire, muoverci, guardarci e trovarci. Secondo alcuni sociologi siamo arrivati all’homo smartphonensis che torna a cammina...

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