Contro la meritocrazia
eBook - ePub

Contro la meritocrazia

Nicola da Neckir

Share book
  1. Italian
  2. ePUB (mobile friendly)
  3. Available on iOS & Android
eBook - ePub

Contro la meritocrazia

Nicola da Neckir

Book details
Book preview
Table of contents
Citations

About This Book

"Questo nostro mestiere, che i grandi professori (non a caso chiamati maestri) hanno fatto con passione e rigore, è un compito sociale.Non siamo venditori della merce 'sapere' e neppure i fornitori di un servizio.Siamo, o dovremmo essere, parte di una comunità di liberi e uguali, che ha lo scopo, uno scopo che più degno e importante non si può: accompagnare giovani donne e giovani uomini a diventare cittadini colti e competenti, persone 'verticali', con la schiena dritta, capaci di pensare e di ribellarsi alle ingiustizie, e capaci di farlo perché competenti e istruiti, capaci di sviluppare le loro capacità, i loro talenti, di proteggere le differenze, le relazioni, la cura, e i cui risultati devono dipendere, in ultima istanza, dai loro meriti."Con il Piccolo Dizionario disperato e demagogico dell'Università curato da Giovanni Azzena e Marco Rendeli e le illustrazioni di Vinicio Bonometto.

Frequently asked questions

How do I cancel my subscription?
Simply head over to the account section in settings and click on “Cancel Subscription” - it’s as simple as that. After you cancel, your membership will stay active for the remainder of the time you’ve paid for. Learn more here.
Can/how do I download books?
At the moment all of our mobile-responsive ePub books are available to download via the app. Most of our PDFs are also available to download and we're working on making the final remaining ones downloadable now. Learn more here.
What is the difference between the pricing plans?
Both plans give you full access to the library and all of Perlego’s features. The only differences are the price and subscription period: With the annual plan you’ll save around 30% compared to 12 months on the monthly plan.
What is Perlego?
We are an online textbook subscription service, where you can get access to an entire online library for less than the price of a single book per month. With over 1 million books across 1000+ topics, we’ve got you covered! Learn more here.
Do you support text-to-speech?
Look out for the read-aloud symbol on your next book to see if you can listen to it. The read-aloud tool reads text aloud for you, highlighting the text as it is being read. You can pause it, speed it up and slow it down. Learn more here.
Is Contro la meritocrazia an online PDF/ePUB?
Yes, you can access Contro la meritocrazia by Nicola da Neckir in PDF and/or ePUB format, as well as other popular books in Education & Education General. We have over one million books available in our catalogue for you to explore.

Information

Year
2011
ISBN
9788861532243

LA MERITOCRAZIA

image
Si parla molto di meritocrazia, un termine che a me non piace: infatti l’unica “-crazia” che mi piace è la democrazia. Il termine meritocrazia è recente e ha una data di nascita e un padre: il 1958 e il sociologo Michael Young, il quale scrisse una satira sociale1, una sorta di distopia, che aveva la meritocrazia come bersaglio, cogliendone la natura perversamente classista e ingiusta.
Young è un interessante personaggio, purtroppo molto dimenticato; né poteva non essere dimenticato di questi tempi, visto che ha scritto:
Were we to evaluate people, not only according to their intelligence and their education, their occupations and their power, but according to their kindliness and their courage, their imagination and sensitivity, their sympathy and generosity, there would be no overall inequalities of the sort we have got used to. Who would be able to say that the scientist was superior to the porter with admirable qualities as a father, the civil servant to the lorry-driver with unusual skills at growing roses? A pluralistic society would also be a tolerant society, in which individual differences were actively encouraged as well as passively tolerated, in which full meaning was at last given to the dignity of man. Every human being would then have equal opportunity to develop his or her own special capacities for leading a full life which is also a noble life led for the benefit of others as well as the self2.
La spaventevole distopia della “meritocrazia in azione” è descritta, inconsapevolmente e con tragicomica inconsapevolezza, nel libro di Roger Abravenel, Meritocrazia3, ed è rappresentata dal fatto di prendere sul serio la demenziale equazione I + E = M, che è stata sì proposta da Young, ma da lui in termini satirici; Abravanel, invece, la prende sul serio e scrive (godetevelo):
Sir Michael Young, il laburista inglese che nel 1954 creò il termine “meritocrazia”, ha inventato l’“equazione del merito”: I+E = M, dove “I” è l’intelligenza (cognitiva ed emotiva, non solo l’IQ) ed “E” significa “effort”, ovvero gli sforzi dei migliori. La “I” porta a selezionare i migliori molto presto, azzerando i privilegi della nascita e valorizzandoli attraverso il sistema educativo: è l’essenza delle “pari opportunità”. La “E” è sinonimo del libero mercato e della concorrenza che, sino a prova contraria, sono il metodo più efficace per creare gli incentivi economici per i migliori4.
Ovviamente non tutti i “meritocratici” pensano in questo modo un po’ semplicistico, ma forse accoglierebbero la definizione che recita: “la meritocrazia è un sistema di valori che valorizza l’eccellenza” (qui eccellenza non va intesa nel senso di Sua Eccellenza, ovviamente5).
Sono del resto consapevole che molti usano il termine meritocrazia in un senso più generico, non in quello letterale di “potere al merito”, ma nel senso di “riconoscimento del merito come criterio unico, o largamente prevalente, per occupare delle posizioni o per fare carriera”; anche in questa concezione tuttavia – a mio avviso – la parola è un po’ pericolosa (a meno di non “stirare” troppo il concetto di merito) e comunque si può tranquillamente scrivere in questi casi: “riconoscimento del merito”, “premio a chi ha merito, è meritevole”, invece che usare la parola meritocrazia (anche l’uso di tali locuzioni comporta però il definire di che “merito” si tratti nel contesto dato).
Sottolineo che è scritto “come criterio unico o largamente prevalente”, perché – in moltissimi casi – dal merito non si può prescindere e – in alcuni casi – esso ha un ruolo preminente nello scegliere le persone cui affidare alcuni compiti.
Mi piace pensare che, dopo più di due millenni, si sia tutti d’accordo che il potere spetti al popolo, ovvero che, come dicevo, l’unica “-crazia” degna di essere ammessa sia la democrazia, magari nella versione radicale di Aldo Capitini dell’omnicrazia o onnicrazia6, e non spetti invece a chi ha meriti, eccellenza (aristocrazia7), denaro (timocrazia8 o plutocrazia9), facondia (logocrazia10), bellezza (callistocrazia11), convinzioni religiose (teocrazia12), apparati sessuali (fallocrazia13), conoscenze tecniche (tecnocrazia14), saggezza (noocrazia15), capacità di intimidazione di massa (oclocrazia16), diritto divino o altro principio analogo (autocrazia17), predominio di un’ideologia (ideocrazia18), delega assoluta (monocrazia19), conoscenza delle leggi (critocrazia20), controllo dell’organizzazione (burocrazia21), dominio o controllo delle opinioni (doxocrazia22), controllo nascosto, occulto del potere (criptocrazia23), privilegio di classe (oligarchia24), anzianità (tenurocrazia25, gerontocrazia26), giovinezza (neocrazia27) o estrema giovinezza (paidocrazia28), genere femminile (ginocrazia29), accesso o controllo dei media (teatrocrazia, videocrazia o telecrazia30), attitudine al furto (cleptocrazia31), origine meticcia o mulatta (pardocrazia, ovvero governo di chi ha la pelle scura32), pentitocrazia (governo basato sulla gestione dei “pentiti” 33), capacità di fare cose brutte e cattive (cacocrazia34), capacità di prostituirsi (pornocrazia35), influenza del sesso mercenario e dei suoi procacciatori (mignottocrazia, prossenetocrazia36), organizzazione politica (partitocrazia37), adesione alle scelte di un capo (leadercrazia38), ignoranza e rozzezza (onagrocrazia39).
È bene ricordare che non raro è il caso in cui forme diverse di governo si sono compenetrate o giustapposte, in modo regolato e istituzionalizzato o, all’opposto e più frequentemente, in modo informale basato, sulla negoziazione e sui rapporti di forza e quindi sui provvisori e precari equilibri da essi determinati.
Tra l’altro sono più belle le parole composte in cui i due termini usati derivano dalla stessa lingua (solo greco in questo caso, o – in altri – solo latino) e democrazia è tra queste, meritocrazia no.
Il merito è una delle qualità degli esseri umani che vivono in società (ce ne sono altri?) che vanno premiate, specie se è socialmente orientato, ma è una qualità da lodare e premiare assieme ad altre, ad esempio: la capacità di relazione, l’empatia, la solidarietà, l’umorismo, le doti organizzative, la facondia, la saggezza, la generosità, la bellezza (intesa soprattutto nel senso di “è una bella persona”), la capacità di far gruppo, la tenacia.
Non è, e non può essere, un feticcio, anche perché il merito è sovente un concetto sfuggente e non facile da definire. E tuttavia – è certo – i meriti devono essere una delle componenti alla base della selezione e delle progressioni di carriera dei docenti e della valutazione degli studenti.
Per gli studenti il merito è un criterio particolarmente rilevante quando sono all’università40, molto meno quando sono nella scuola secondaria, irrilevante nella scuola dell’obbligo. Ho scritto particolarmente rilevante, ma aggiungo non unico, infatti vi sono studenti particolarmente refrattari ai modelli culturali consolidati e dominanti, che hanno grandi qualità e spirito critico, ma non vogliono sottomettersi ai percorsi ufficiali e che tuttavia meritano di esserci e sono anche importanti, perché ci costringono a metterci in discussione e a ricordarci di essere sempre critici: saper fare i conti anche con questi studenti è un compito irrinunciabile dei docenti e dell’istituzione universitaria (magari li bocciamo, ma non dovremmo farne a meno).
Mi si consenta una nota personale: essere, come io sono, contro la meritocrazia, non vuol dire non rendere onore al merito: del resto amare la bellezza, non significa che vorrei dare il potere a Marilyn Monroe41 (per quanto!).
1. Cfr. Young M., The Rise of the Meritocracy, Penguin Books, Harmondsworth 1961.
2. “Se valutassimo le persone non solo sulla base della loro intelligenza ed educazione, le loro occupazioni e il loro potere, ma sulla base della loro gentilezza e del loro coraggio, della loro immaginazione e della loro sensibilità, della loro simpatia e della loro generosità, non avremmo nessuna disuguaglianza di quelle cui siamo abituati. Chi potrebbe sostenere che un scienziato sarebbe superiore a un facchino che ha la dote di essere un ottimo padre, il funzionario pubblico al camionista con un’abilità particolare per coltivare rose? Una società pluralistica dovrebbe essere una società tollerante, in cui le differenze individuali dovrebbero essere incoraggiate più che tollerate passivamente, in cui sia dato pieno significato alla dignità delle persone. Ogni essere umano avrebbe così uguali opportunità per sviluppare le sue speciali capacità per condurre una vita degna nell’interesse e in beneficio degli altri come di se stesso”. Young M., Equality and Public Service, Speech to Sociology Section, British Association for the Advancement of Science, 11 September 2000, Fabian Society.
3. Abravanel R., Meritocrazia, Garzanti, Milano 2008.
4. www.meritocrazia.com/index.php?option=com_content&view=article&id=62&Itemid=67. Per capire come e quanto Abravanel si appropri indebitamente della fama di Michael Young, basta leggere l’articolo di Young M., Down with Meritocracy: The Man Who Coined the Word Four Decades Ago Wishes Tony Blair Would Stop Using It, in “The Guardian”, Friday 29 June 2001. L’articolo è inoltre disponibile presso la pagina www.guardian.co.uk/politics/2001/jun/29/comment.
5. Mi permetto di citare questa piccola chicca da “Miti di oggi e miti di ieri” de “Il Sole 24 ore”: “Eccellenza. Una volta l’Eccellenza era Sua, ora di chi se la prende. Non è più una persona ma una condizione virtuosa nei secoli del virtuale. Essere vincenti, non serve. Dov’è la vittoria? È una realtà insopportabile per tutti gli altri. È giusto essere eccellenti. L’eccellenza è una convinzione di stato, una ricchezza gassosa, confermata dal vanto. Rare università, pochi centri di ricerca o di produzione, illuminate assise del sapere, in fase di proselitismo, vantano per sé l’eccellenza come un invidiabile fatturato. Tutti coloro che fanno spallucce e non riconoscono questa eccellenza si condannano da soli a non poter assaggiare nemmeno un briciolo di un’eccellenza qualsiasi. Gli increduli diventano all’istante come la casta degli intoccabili, la cui condizione non può che eccellere verso il basso. L’eccellenza però è più dicibile che (di)mostrabile, ma trionfa come un requiem sopra ogni possibile lutto di classe”. Tratto da Brusatin M., Eccellenza, in www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/dossier/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2008/miti-di-oggi/miti-lettori/miti-lettori-finale_2.shtml?uuid=0c8697a2-84bb-11dd-a8ca-1db806f95cce&DocRulesView=Libero. Sempre a Brusatin devo il ricordo di questa citazione tratta da Collodi, Le avventure di Pinocchio: “Pinocchio alla vista di quello spettacolo straziante, andò a gettarsi ai piedi del burattinaio, e piangendo dirottamente e bagnandogli di lacrime tutti i peli della lunghissima barba, cominciò a dire con voce supplichevole ‘Pietà, Signor Mangiafuoco!’ ‘Qui non ci son signori’ replicò duramente il burattinaio. ‘Pietà signor Cavaliere!’. ‘Qua non ci son cava...

Table of contents