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Lo stile Vietri tra Dolker e Gambone
About this book
Il libro comprende due parti distinte: una narrativa e di critica filologica, l'altra illustrativa di approfondimento, ricca di ben 165 fotografie inedite suddivise in 75 tavole. L'autore ha inteso racchiudere in queste pagine la storia della ceramica di Vietri sul Mare: basate su testimonianze che mostrano il periodo tedesco (tra il 1922 al 1935) e quello successivo sfociato nello "Stile Vietri". Vengono inoltre sottolineate l'originalità e l'incisività di Riccardo Dolker, che ha pieno titolo è considerato il maestro del periodo tedesco; e la scintilla che ha acceso la personalità di Guido Gambone, artefice della felice simbiosi dell'iconografia nordica con quella mediterranea a cui si deve lo "Stile Vietri".
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Information
Topic
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Art General
CAPITOLO UNO
RICCARDO DÖLKER
INNOVATORE DELLA CERAMICA DI VIETRI
INNOVATORE DELLA CERAMICA DI VIETRI
Dall’ombra alla luce
La ceramica vietrese si arricchisce, nei primi decenni del novecento, dell'esperienza di un giovane tedesco, Richard Dölker, pittore versatile e di grandi doti immaginative, che giunse in Italia, richiamato dalle bellezze naturali e dalle vestigia del passato.
Da Schoemberg, un grosso centro presso Freudenstadt, nella Foresta Nera, dove era nato il 18 giugno 1896, ultimo di sette figli del pastore evangelico Georg Dölker con pochi mezzi finanziari, ma con un grande entusiasmo, viaggiando per lo più a piedi e dormendo all'addiaccio, attraversò tutta l'Italia dal 1921 al 1922 fino a raggiungere la Sicilia.
Avviato inizialmente dal padre agli studi ecclesiastici ad Esslingen, si rivelò ben presto inadatto, per la sua esuberante fantasia, a questo tipo di educazione, e si iscrisse più proficuamente alla Scuola di Arte Applicata di Stoccarda.1
Interruppe gli studi per partecipare alla prima guerra mondiale, subendo una grave lesione al braccio destro, poi li riprese nel
1919, disegnando con la mano sinistra, sino a conseguire il diploma di “Maestro d’Arte”.
Queste scuole di “arti e mestieri” erano sorte prima in Francia e poi in Germania alla fine dell'ottocento, nel tentativo di una rinascita qualificata dell’artigianato, messo in crisi dalla crescente industrializzazione, iniziata dalla metà del settecento, che aveva provocato una frattura sempre più insanabile tra attività artistica ed attività produttiva, causando di riflesso lo scadimento di una lunga tradizione artigianale.
I “maestri d'arte” dovevano rinnovare questa tradizione, specializzandosi nelle tecniche di tutti i materiali duttili, nel modellato, nel disegno e nella decorazione, oltre che nella tecnica pittorica; riguardo al contenuto, molta importanza veniva attribuita allo studio dei soggetti tratti dalla mitologia e dal medioevo, ed eguale importanza veniva data all’approfondimento dei temi di vita quotidiana.
Nella convinzione che ad una maturità tecnica-artistica dovesse corrispondere una

conoscenza più approfondita delle sottili ed impercettibili motivazioni di ogni poetica artistica, il giovane Dölker, appena venticinquenne, intraprese questo avventuroso viaggio in Italia, in cui, come egli stesso amava raccontare, per scarsità di mezzi economici, al sopraggiungere della notte, era costretto a rifugiarsi in grotte, oppure trovava ospitalità in conventi, dove si soffermava un po’ più a lungo a riposare, industriandosi a decorare pareti o a restaurare quadri in cambio. Nel convento di Materdomini di Nocera Superiore, aveva affrescato il refettorio, poi andato distrutto.
Richard era un giovane di grande comunicativa e generosità che, dovunque andasse, lasciava di sé un ottimo ricordo: infatti racconterà in una sua lettera Irene Kowaliska altra protagonista di questo periodo, che -du-
Non è difficile intuire come la personalità di questo artista tedesco sia indubbiamente prevalsa su quella degli altri operatori, che successivamente gravitarono nel comprensorio vietrese.
Sappiamo che, quando arrivò in Italia, Dölker non pensava ancora alla ceramica, ma si preoccupava di perfezionare uno stile espressivo proprio, per cui i viaggi effettuati dal 1921 al 1922 ( che lo portarono sino in
Il disegno - Valore concettuale di un’idea
te il suo viaggio in Sardegna, avvenuto nel 1932 - a Isili e a Desulo le chiedevano ancora notizie di “Riccardo” e del suo amico Georg Trump, “Giorgio”, chiamati confidenzialmente col nome di battesimo.
Riccardo, che aveva un religioso senso della vita, credeva nella spiritualità dell’arte contro il materialismo utilitaristico, rappresentando idealmente la figura dell’ artista-sacerdote, tanto cara alla poetica romantica di Schiller e Schelling. Come artista e come uomo fu sempre aderente a questi ideali, ispirato anche dall’amore verso gli animali, nella idealizzazione delle favole di Fedro e nelle raffigurazioni di soggetti religiosi, pervasi da un profondo misticismo, nella stilizzazione di processioni e feste popolari o di scene conventuali francescane.
Sicilia, la sua permanenza ad Anacapri, con continui spostamenti nell'area napoletana, la sua visita a Vietri e l’incontro con la tradizione locale della ceramica) e i successivi viaggi in Sardegna nel 1923/24 e in Tunisia nel 1925/26, segnarono gradatamente la sua formazione artistica, meticolosamente perseguita attraverso il costante intreccio del processo creativo con quello esecutivo; intreccio possibile solamente con il disegno, che è la fase

iniziale di ogni creazione artistica, ed è considerato il momento più elevato di ogni ricerca estetica.
Infatti Riccardo Dölker era un ottimo disegnatore, dalle capacità di sintesi spiccate, sì da fargli assimilare in breve tempo proprio quella vena mediterranea a lui tanto cara: nel blocco da disegno annotava diligentemente ciò che più lo colpiva.
Il suo tratto lineare, espressivo e dinamico, direi quasi lirico, ha l’immediatezza dell’intuizione e della sintesi, tale da costituire quel bagaglio di immagini e situazioni necessarie anche per chi, come lui, concepiva il disegno come valore concettuale di una “idea”; egli la tracciava, usando pochi segni, con leggere sfumature tonali, evocanti la realtà in modo immediato.
Con tratto sicuro, con pochi accenni di colore, sottile come ombra, delinea personaggi e figure, che rielabora dai suoi abbozzi di viaggio: i suoi soggetti preferiti sono gli animali, come il mansueto asino e la ieratica colomba, i contadini, le scene paesane e le processioni, nel contesto del paesaggio tipico, caratterizzato con l’essenzialità della sintesi.
Nell’eliminazione della prospettiva ottiene una rappresentazione bidimensionale su
vari piani, dove, con l'immediatezza di quel suo inimitabile tratto pittorico, le masse si fondono con la luce e l’atmosfera.
Grande importanza acquistano i disegni acquarellati eseguiti nella sua giovinezza, perché costituiscono i momenti basilari del1’ideazione, svelando il carattere formativo di una ricerca in continuo sviluppo, e sono altresì gli unici documenti autentici che preludono inequivocabilmente a quel bagaglio iconografico-simbolico, che poi l’autore trasferirà sul manufatto ceramico, dimostrando come un anonimo oggetto artigianale possa diventare prodotto artistico.
Tra i molti disegni dell’artista, abbiamo scelto quelli maggiormente rivelatori di quegli idiomi stilistici inconfondibili, che costituiranno il ricco e vasto repertorio formale che Riccardo Dölker riproporrà in seguito sul manufatto ceramico e che inevitabilmente sarà assimilato, se pure con varianti, dagli altri oper...
Table of contents
- Cover
- Frontespizio
- Indice
- INTRODUZIONE
- CAPITOLO UNO
- CAPITOLO TRE
- CAPITOLO QUATTRO
- CAPITOLO CINQUE
- CAPITOLO SEI
- CAPITOLO SETTE
- CAPITOLO OTTO
- CAPITOLO NOVE