Cabaret nel ghetto di Varsavia
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Cabaret nel ghetto di Varsavia

Melody Palace, teatro canzoni ed umorismo per sopravvivere all'inferno

Lazaro Droznes, Anna Rosa

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Cabaret nel ghetto di Varsavia

Melody Palace, teatro canzoni ed umorismo per sopravvivere all'inferno

Lazaro Droznes, Anna Rosa

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Descrizione del libro:
Cabaret nel ghetto di Varsavia.
Melody Palace
Teatro, canzoni e umorismo per sopravvivere all'inferno
Durante la Seconda guerra mondiale il popolo ebraico sviluppò un'intensa attività culturale nei campi di concentramento, nei campi di sterminio e nei ghetti. Teatro, musica, cabaret, opera sono stati gli assi della resistenza spirituale che ne hanno permesso sopravvivenza.
Questo libro è dedicato all'umorismo ed al cabaret ebraico, la forma teatrale che riunisce testi, canto e ballo in un unico spettacolo.
L'umorismo ebraico è un modo per elaborare il dolore e la sofferenza. In quell'istante magico in cui appare il lampo di una battuta, la fame scompare, scompaiono le mense popolari, il lavoro forzato, il tifo, i morti sui marciapiedi, il mercato nero, le tessere annonarie, le deportazioni verso Est e le infinite sofferenze vissute per un solo motivo: essere ebrei.
Attraverso l'umorismo, il popolo ebraico è stato in grado di preservare la propria dignità e sentire di essere ancora esseri umani nonostante tutti i tentativi nazisti di distruggere in loro tutte le tracce di umanità.
L'umorismo ha potuto trasformare il pessimismo in ottimismo. La rassegnazione in speranza. Il presente in futuro.
Attraverso l'umorismo il popolo ebraico ha compiuto il suo supremo lavoro di sabotaggio: la sopravvivenza. Ha impedito che le proprie debolezze fossero più forti dei punti di forza.
L'umorismo è l'arma segreta del popolo ebraico. I nazisti non hanno capito perché i nazisti non hanno avuto senso dell'umorismo. Perché il tedesco è uguale all'yiddish, ma senza senso dell'umorismo.
L'umorismo prima, durante e dopo la Seconda guerra mondiale è stato uno spazio di libertà all'inferno, in cui era possibile essere ottimisti e lasciare il pessimismo per tempi migliori.
Le persone che non ridono sono morte prima di morire. Il popolo ebraico ha potuto rider

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Information

Year
2019
ISBN
9781071526569
Subtopic
Drama
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LILI MARLEEN LILI MARLEEN

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Texte; Hans Leip Testo; Hans Leip
Musik: Norbert Schultze Musica: Norbert Schultze
  1. Vor der Kaserne Davanti alla caserma
Vor dem grossen Tor davanti al portone
Stand eine Laterne si trovava un lampione
Und steht sie noch davor che è rimasto lì tutt'oggi
So woll'n wir uns da wieder seh'n se ci volessimo rivedere
Bei der Laterne wollen wir steh'n potremmo ritrovarci vicino al lampione
Wie einst Lili Marleen. come una volta Lili Marleen
Wie einst Lili Marleen. come una volta Lili Marleen.
  1. Unsere beide Schatten Le nostre ombre si fondevano
Sah'n wie einer aus sembravano essere una sola
Dass wir so lieb uns hatten avevamo così tanto amore dentro di noi
Das sah man gleich daraus che si vedeva subito anche da fuori
Und alle Leute soll'n es seh'n e tutti lo potevano vedere
Wenn wir bei der Laterne steh'n quando stavamo vicino al lampione
Wie einst Lili Marleen. Come una volta Lili Marleen
Wie einst Lili Marleen. Come una volta Lili Marleen
  1. Deine Schritte kennt sie, Conosco i tuoi passi Deinen zieren Gang la tua bella camminata
Alle Abend brennt sie, tutte le sere mi brucia d’amore
Doch mich vergass sie lang ma nonostante ciò mi stava dimenticando
Und sollte mir ein Leids gescheh'n se qualcosa mi succedesse
Wer wird bei der Laterne stehen chi ci sarà ora vicino al lampione
? Mit dir Lili Marleen? Con te, Lili Marleen?
Mit dir Lili Marleen? Con te, Lili Marleen?
  1. Aus dem stillen Raume, Fuori dallo spazio silenzioso Aus der Erde Grund fuori da questa terra
Hebt mich wie im Traume mi fa volare come in un sogno Dein verliebter Mund la tua amata bocca
Wenn sich die späten Nebel drehn quando le tarde nebbie svaniranno Werd' ich bei der Laterne steh'n sarò sotto al lampione
Mit dir Lili Marleen? con te, Lili Marleen?
Mit dir Lili Marleen? con te, Lili Marleen?
Wenn sich die späten Nebel drehn Quando le tarde nebbie svaniranno Werd' ich bei der Laterne steh'n sarò sotto al lampione
Mit dir Lili Marleen? Con te, Lili Marleen?
Mit dir Lili Marleen? Con te, Lili Marleen?
3. Schon rief der Posten, La guardia ha chiamato
Sie blasen Zapfenstreich con l’ultimo fischio
Das kann drei Tage kosten ti può costare tre giorni Kam'rad, ich komm sogleich Compagno, arrivo
Da sagten wir auf Wiedersehen Lì ci siamo detti arrivederci Wie gerne wollt ich mit dir geh'n volentieri me andrei con te
Mit dir Lili Marleen. Con te, Lili Marleen
AIZIK SAMBERG
Un omaggio ai nostri contrabbandieri, che rischiano la vita perché tutti possiamo mangiare. E sono gli unici che possono pagare perché questo cabaret possa continuare la sua missione di speranza. A tutti voi, il mio omaggio ed i miei ringraziamenti.
A proposito di contrabbandieri, nel ghetto c'è un vecchio ebreo con un permesso di uscita che parte la mattina con una carriola vuota e ritorna di sera con la stessa carriola ugualmente vuota. Poliziotti ebrei, polacchi e tedeschi lo guardano stupiti mentre va e viene. Non potevano ricattarlo chiedendogliene una parte perché non avevano nulla da poter riscuotere. Un giorno, i tre, stufi, si avvicinano e lo affrontano. Mi dica, Jacobo, che diavolo sta contrabbandando? Jacobo sembra stupito e risponde "la carriola”.
Restando in argomento. Un poliziotto tedesco ha perso un occhio nella campagna russa e gli viene sostituito con un occhio di vetro. Ferma un contrabbandiere che cerca di corromperlo con una tangente. Il poliziotto rifiuta di accettarla e gli fa una proposta: se indovina qual è l'occhio di vetro, lo lascerà libero. Il contrabbandiere risponde
"quello sinistro".” Come lo hai capito? "." Perché ha uno sguardo umano
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Si sistema la fascia da braccio bianca con la stella di David.
Deve stare ben in alto. Altrimenti ti toccano tre giorni nella Gestapo. C’è una storiella che si racconta, Hitler muore e sulla strada per l'inferno vede Gesù in Paradiso. Chiede a San Pietro: cosa fa quell'ebreo senza fascia al braccio? San Pietro gli risponde “Non possiamo fare nulla. È il figlio del capo. "
Oggi è un giorno molto triste. Mercoledì 22 luglio 1942, nel nostro calendario è l’8 di Av del 5702. Sapete perché c'è così tanta differenza tra i due calendari? Perché noi ebrei paghiamo gli interessi. Gli ariani non li pagano. Chi sono quelli che riscuotono? I tedeschi, ovviamente. È un giorno tragico per l'umanità: è iniziato il trasferimento degli ebrei del ghetto verso Est. Ci sono 400.000 dei nostri che devono essere "trasferiti" al ritmo di 5.000 al giorno. Il nostro Judenrat, l'indimenticabile Adam Czerniakow, si è suicidato. Non poteva sopportarlo. Ha preferito morire con dignità.
Ieri sera Jacobo, mio fratello, ha fatto un sogno. Si è alzato cantando e ridendo come mai prima d'ora. Al mattino sua moglie, mia cognata, sorpresa, gli chiede:
-Cos’è successo?
-Ho sognato che i polacchi mi lanciavano pietre per la strada e mi gridavano “Ebreo di merda, assassino di Cristo".
-E perché sei così contento? –
-Perché ciò significa che i polacchi stanno di nuovo governando nel Paese. –
Ora rimpiangiamo tutti quei bei tempi dei pogrom dei Cosacchi. Quella era vita! Stavamo male. Ora sappiamo che possiamo stare peggio. Quanto rimpiangiamo quegli anni dolci in cui la guerra era solo qualcosa che si vedeva arrivare, ma che non arrivava mai! Quando l'antisemitismo era solo sentire “Ebreo di merda" e ricevere alcune pietre innocue sulla schiena. Era un antisemitismo dolce e premuroso.
Ci sono due fasi nella vita. Una in cui aspettiamo il futuro per stare meglio. Un’altra in cui abbiamo nostalgia del passato per quanto siamo stati bene. Se in quel momento avessi saputo di essere felice, lo avrei apprezzato molto di più. Non lo sapevo. Nessuno ci aveva avvisato. Vivere è debuttare senza fare le prove.
Come sapete, noi ebrei non possiamo suonare musica di nessun compositore tedesco o recitare opere di un tedesco. Fortunatamente Shakespeare non è tedesco e possiamo rappresentare legalmente il famoso monologo di Amleto:
L'attore Jonas Turkow presentato come Amleto entra in scena e tiene in mano un teschio:
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AMLETO
- Sopravvivere o non sopravvivere, questo è il problema! Prendere le armi per resistere alle ignominie ed agli insulti dei tedeschi invasori o accettare come pecore le quote stabilite dallo Judenrat e consegnare 5.000 ebrei, tra cui donne e bambini, ogni giorno alla stazione ferroviaria per il trasferimento?
Cosa è più nobile per un ebreo orgoglioso? Subire la sventura della deportazione all’est affrontando i suoi insondabili abissi o affrontare le disgrazie che sorgono per resistere con le armi entro i limiti del nostro ghetto?
Morire, dormire, non svegliarsi per un po', poter dire che tutto è finito; nel sogno seppellire per sempre i dolori del cuore, le mille fratture che la nostra carne ha ereditato.
Chi non vorrebbe finire così! Morire...dormire...forse sognare! Quando non percepiamo nemmeno una voce dal mondo, quali sogni arriveranno in questo sonno post-ghetto? Chi vorrebbe subire l'incessante punizione del tempo, l'ingiustizia del forte, il duro disprezzo del superbo, l'amarezza dell'amore disprezzato, i ritardi della legge, l'insolenza del kapo, le bugie dello Judenrat, le crudeltà delle SS, se non per tornare ancora una volta alla vita divina?
Chi vorrebbe continuare a portare il proprio opprimente fardello nella vita esausta ... se alla fine della giornata non ci fosse quel miserabile lettino per ospitare la nostra solitudine? E aspettare che arrivi lo Shabath per poter festeggiare con gioia nel cuore...
La solitudine, quel paese che ci molesta ogni giorno, paese nei cui oscuri territori nessun viaggiatore si è abituato a vivere, disturba la volontà e decide che noi tutti sopportiamo i mali che sappiamo che ci aspettano nei nostri trasferimenti.
Così, Oh solitudine! ci rendi tutti coraggiosi, e l’infuocata risoluzione originale si rinnova al pensiero delle aride terre che ci lasciamo indietro quando ci deportano all’Est. Quali terre sterili sono quelle di cui non abbiamo mai saputo nulla e il cui orrore è cresciuto incommensurabilmente nel nostro immaginario? Sarà tutto vero? O sarà semplicemente un’altra fantasia di catastrofe che a noi ebrei piace tanto accarezzare?
Pertanto, anche le aziende che danno maggiori incoraggiamenti ed importanza, per tale considerazione, focalizzano il loro ambito e passano ad avere hanno un nome d'azione: sopravvivere, sopravvivere, sopravvivere.
L’Usignolo Marysia Aizensztadt entra in scena ed inizia a cantare. JONAS TURKOW si precipita fuori tenendo il teschio sotto l’ascella.
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Vu nemt men a bisele mazl, Dove incontrare un po’ di fortuna
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Vu nemt men a bisele glik, Dove incontrare un po’ di felicità
Er reydl zol zikh iberdreyen La ruota che gira continui a girare
Un breyngen dos mazl tsurik. e torni di nuovo la mia fortuna.
Di velt iz bashafn far yedn, Il mondo fu creato
Bashafn far yedn va glaykh. Uguale per tutto il mondo
Oy, vu nemt men a bisele, Dove tr...

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