La natura dello Stato
“Se né [...] i filosofi diventano re degli stati, né i cosiddetti re e gli uomini violenti filosofano in maniera adeguata e meticolosa [...] gli stati non potranno riprendersi dal male.”
Platone
La Repubblica Federale Tedesca è uno Stato federale democratico. Tutto il potere dello Stato dovrebbe risiedere nel popolo. Viene esercitato dal popolo tramite elezioni e voti e da speciali organi di legislazione, potere esecutivo e giurisdizione.
Una democrazia qualificata (aristocrazia) è caratterizzata dal fatto che possono candidarsi le persone più ragionevoli, lungimiranti e talentuose. I rappresentanti del popolo hanno il compito e la facoltà di proteggere la libertà di tutti i cittadini. Il governo dovrebbe essere idealmente esiguo, competente, saggio, giusto, diligente, indipendente e disposto ad assumersi la piena responsabilità di tutte le proprie azioni. Platone riteneva che uno Stato sia ben governato solo se a controllarlo sono i filosofi.
Tuttavia, circa 700 anni dopo, Aurelio Agostino d’Ippona riconobbe che i filosofi, nonostante la loro ricerca spasmodica della verità, alla fine non trovarono la via della felicità.
Lo Stato è un rapporto di dominazione da parte di alcuni individui su altri individui, e perché esso esista, gli individui dominati devono sottomettersi all’autorità rivendicata da quelli che governano.
Ogni Stato è fondato sulla violenza. La fondazione del Reich tedesco nel 1871 è stata possibile solo attraverso la vittoria nella guerra franco-prussiana, che unificò i popoli tedeschi di Prussia, Baviera, Württemberg, Baden e Assia-Darmstadt. Al contrario, la Repubblica di Weimar fu il risultato di un colpo di Stato incostituzionale (cambio di regime) da parte dei socialisti e della Lega di Spartaco. Il 9 novembre 1918, grazie al sostegno delle potenze vincitrici, il politico dell’SPD Philipp Scheidemann e lo spartachista Karl Liebknecht non persero tempo a proclamare per ben due volte e senza autorità la repubblica. Il 14 agosto 1919, la Costituzione di Weimar sostituì ufficialmente la Costituzione imperiale di Bismarck risalente al 16 aprile 1871. L’impero sovrano, democratico e federale fu sostituito da una repubblica in mano al dominio straniero.
Quando nel 1918 a Württemberg venne richiesta l’abolizione della monarchia, i manifestanti riconobbero che il re Guglielmo II di Württemberg, molto stimato dai suoi cittadini, si fosse comportato in maniera costituzionale esemplare; ciononostante, uno dei portavoce, lo spartachista Seebacher, formulò le dimissioni richieste nel modo seguente: “È lunga la strada per il Sischteem” (“ma è colpa del sistema”).
La Repubblica Federale Tedesca del 1949 era, inoltre, uno stato fondato come risultato di un atto di violenza e di dominio straniero, ma non derivò in alcun modo dalla libera scelta del popolo tedesco. Pertanto, possiamo solo riconoscere che l’Impero tedesco dal 1871 al 1918 sia stato il primo e finora l’unico Stato costituzionale tedesco capace di trovare una risposta alla cosiddetta “questione tedesca” e che non fu mosso da una violazione della legge o da un atto di violenza contro i popoli tedeschi.
La violenza dalla quale emerga uno Stato viene regolamentata e predisposta negli Stati moderni da una Costituzione. Una democrazia fondata su un testo scritto presuppone una rigida separazione dei poteri. Ciò significa che i rappresentanti eletti del popolo non debbano mai essere al tempo stesso rappresentanti del governo, come avviene ora nella Repubblica Federale Tedesca, in cui cariche, mandati e partiti coincidono regolarmente.
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In qualità di legislatori, i rappresentanti del potere legislativo sono preposti a controllare gli organi esecutivi dello Stato (potere esecutivo), oltre a indicare loro quale strada intraprendere in termini di legislazione e fondi statali. Il terzo potere è giudiziario indipendente. Il suo compito è di garantire che entrambi i poteri operino nel quadro della Costituzione, senza ricevere alcuna istruzione dal parlamento o dal governo. Su suggerimento dell’SPD, Andreas Vosskuhle venne nominato giudice della Corte costituzionale federale nel Consiglio federale il 25 aprile 2008, per poi essere eletto come il più giovane Presidente della Corte costituzionale federale il 5 marzo 2010. Di conseguenza, possiamo dichiarare che parte della legislatura deliberi la composizione del potere giudiziario e, quindi, la sovranità dell’interpretazione dell’ordine costituzionale al quale essa stessa è legata.
Tuttavia, il potere esecutivo viene eletto anche dal potere legislativo, in una democrazia partitica in competizione, nota con la parola d’ordine “pressione parlamentare”. Inoltre, la guida degli organi esecutivi è spesso in mano alla legislatura, portandola ad abusare della propria autorità di organo di controllo.
Contrariamente all’ordinamento costituzionale, nel peggiore dei casi lo Stato si evolve in un’unione di poteri che minaccia la dittatura partitica.
Nel senso della divisione dei poteri, la democrazia dell’impero è stata molto più democratica dell’attuale Repubblica Federale. All’epoca, era vero che il rappresentante eletto dovesse rappresentare i propri elettori piuttosto che le organizzazioni di partito.
Quando fu fondato il Reich, c’erano 382 deputati provenienti da un numero di collegi elettorali altrettanto grande. Oggi esistono già 702 deputati solo a livello federale, dovuti a liste di partito e mandati in eccesso o di compensazione, per un territorio nazionale chiaramente ristretto. Tuttavia, secondo le Leggi Elettorali Federali, solo 299 vengono eletti direttamente dai collegi elettorali. I membri del parlamento che ricoprivano una carica statale più alta nel Reich o a livello statale dovevano abbandonare il parlamento al fine di garantire la separazione dei poteri. Al termine della propria funzione ufficiale, non si tornava automaticamente al Reichstag: l’ex funzionario pubblico doveva nuovamente candidarsi alle elezioni come un normale cittadino. Oggi, anche in caso di dimissioni o licenziamento, un membro del governo può tornare a dedicarsi al proprio mandato senza problemi e occupare un’altra carica politica alla prima occasione.
Un esempio lampante è quello di Ursula von der Leyen (nata Albrecht), che entrò nel Parlamento della Bassa Sassonia nel 2003 tramite un mandato diretto e subito dopo diventò il Ministro degli affari sociali, delle donne, della famiglia e della sanità della Bassa Sassonia. Successivamente, nel dicembre 2005, si unì al governo federale guidato dalla Merkel e si dimise dall’incarico nel Landtag. Nonostante le sconfitte alle elezioni federali del 2009, 2013 e 2017 a opera dei rivali dell’SPD, è sempre entrata nel Bundestag tramite la lista statale. Allo stesso tempo, dal 2005 fino alla sua nomina a Presidente della Commissione europea nel 2019, è stata membro del Governo Federale, prima come Ministro della famiglia, degli anziani, delle donne e della gioventù e poi Ministro del lavoro e degli affari sociali e Ministro della difesa. Il fatto che il suo curriculum politico venga considerato da molto modesto a desolato sembra non averne intaccato l’ascesa politica.
Il “libero” mandato, al servizio del partito, dimostra di avere una doppia valenza.
Lo stato federale noto come “Reich tedesco” aveva un presidente che non veniva eletto né dal popolo né dai suoi rappresentanti, cosa che non avveniva nella Repubblica Federale, bensì nella Repubblica di Weimar. Di conseguenza, la nomina del Presidente Federale sfociava anche in nomine errate e clientelismo. L’elezione diretta del presidente non veniva più contemplata poiché adesso nella Legge Fondamentale, la possibilità che le persone, in questo cosiddetto “governo del popolo”, influenzassero la politica era stata limitata ulteriormente. Non ci si voleva opporre al parlamento eletto direttamente con un Presidente Federale eletto direttamente. Inoltre, non solo venne abbassata l’età minima di voto in vari contesti dai 25 ai 16 anni, ma venne anche innalzata sempre più la soglia d’età del capo di Stato.
Quando nel 1918 a Württemberg venne richiesta l’abolizione della monarchia, i manifestanti riconobbero che il re Guglielmo II di Württemberg, molto stimato dai suoi cittadini, si fosse comportato in maniera costituzionale esemplare; ciononostante, uno dei portavoce, lo spartachista Seebacher, formulò le dimissioni, che erano state richieste, nel modo seguente: “ma non è la strada giusta per il Sischteem” (“ma è colpa del sistema”).
La Repubblica Federale Tedesca del 1949 era, inoltre, uno stato fondato come risultato di un atto di violenza e di dominio straniero, ma non derivò in alcun modo dalla libera scelta del popolo tedesco. Pertanto, possiamo solo riconoscere che l’Impero tedesco dal 1871 al 1918 sia stato il primo e finora l’unico Stato costituzionale tedesco capace di trovare una risposta alla cosiddetta “questione tedesca” e che non fu mosso da una violazione della legge o da un atto di violenza contro i popoli tedeschi.
La violenza dalla quale emerga uno Stato viene regolamentata e predisposta negli Stati moderni da una Costituzione. Una democrazia fondata su un testo scritto presuppone una rigida separazione dei poteri. Ciò significa che i rappresentanti eletti del popolo non debbano mai essere al tempo stesso rappresentanti del governo, come avviene ora nella Repubblica Federale Tedesca, in cui cariche, mandati e partiti coincidono regolarmente.
In qualità di legislatori, i rappresentanti del potere legislativo sono preposti a controllare gli organi esecutivi dello Stato (potere esecutivo), oltre a indicare loro quale strada intraprendere in termini di legislazione e fondi statali. Il terzo potere è giudiziario indipendente. Il suo compito è di garantire che entrambi i poteri operino nel quadro della...