Soluzione Carrero
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Soluzione Carrero

Un nuovo inizio

L.T. Marshall, Stefy Ma

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Soluzione Carrero

Un nuovo inizio

L.T. Marshall, Stefy Ma

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SINOSSI
Un nuovo inizio
Capitolo finale della trilogia dedicata a Emma e Jake.
Jake Carrero ed Emma Anderson, il capo e la sua assistente, sono passati dall'essere colleghi e amici a innamorati. Ora stanno soffrendo molto a causa dello stupido errore commesso da Jake.
Nella loro relazione c'è così tanto che non è stato ancora risolto o detto. E nessuno dei due sa se il danno potrà essere riparato e se troveranno un modo per tornare insieme.
Non solo la loro relazione è imperfetta e ha bisogno di basi migliori, ma su di essa incombe ancora un problema di nome Marissa Hartley. E infine, ci sono i loro amici dal cuore spezzato e la madre di Emma che non fa altro che deluderla.
Questa è l'ultima puntata della storia di Emma e Jake. Sarà la fine della loro relazione?
I personaggi di questo romanzo vi faranno ridere, piangere, sussultare e forse proverete nei loro confronti anche un po' di affetto.
I contenuti e il linguaggio sono adatti a un pubblico adulto.

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Information

Year
2020
ISBN
9781071573396
Subtopic
Drama
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Capitolo 1

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Sono rannicchiata a letto, intorpidita dal continuo singhiozzare e da un dolore lacerante. Non so da quanto tempo sono qui mentre il sangue defluisce dalla mia testa e il cuore auto implode nel mio corpo. Sono solo un guscio vuoto e silenzioso, stanco e dal cuore spezzato, infranto all’inverosimile. Gli ho urlato contro, l’ho colpito, spinto con ogni briciolo di forza che avevo in corpo, ma lui cercava sempre di toccarmi.
Il mio Jake, il mio corpo, la mia anima, è diventato il mio distruttore. Gli ho detto di non toccarmi, di non sfiorarmi mai più, di andare via, di sparire. Ho urlato e pianto e sono andata in pezzi ai suoi piedi. Le sue parole mi risuonavano intorno come un rumore che non riuscivo a comprendere, essendo consumata dal dolore.
È stato solo dopo che ho pianto e l’ho implorato di lasciarmi in pace che mi ha ascoltata, andandosene via e io mi sono rifugiata nella solitudine della mia stanza... la nostra stanza. La sua.
L’ho escluso e tagliato fuori. Non posso più permettergli di starmi accanto, di toccarmi o guardarmi.
Ciò che avevamo è andato perso; il suo tradimento ha segnato il nostro destino e il mio mondo è andato in frantumi in modo devastante. Penso che non sarò mai più la stessa.
Penso continuamente alla sua bocca su quella di lei, e questo mi strazia il cuore. Lui ha baciato la donna che più odio al mondo e non immagina neanche il danno profondo che ha fatto tradendomi con lei. Non ha idea di quanto mi abbia ferita.
Ha baciato un’altra. Non una persona qualsiasi, ma lei, la causa del mio odio e della mia sofferenza negli ultimi mesi. La donna che un tempo possedeva il suo cuore, l’unica donna che lui abbia mai amato in passato e che ora porta in grembo suo figlio. Marissa Hartley. Come posso passarci sopra o credere che i suoi sentimenti per lei siano chiari come pensavo?
Il suo nome è una freccia nel mio cuore, una ferita che brucia e mi fa male e dalla quale non mi riprenderò mai.
Perché Jake? Perché? Perché eri così sicuro che ti avrei tradito? Forse eri insicuro a causa del mio rifiuto di venire a vivere con te o di accettare la tua proposta?
Forse sono stata una sciocca a farti credere che ti avevo tradito dopo un banale litigio?
Eravamo così fragili che è bastato una cosa così banale per separarci?
C’è un’ombra accanto alla porta, il respiro mi si blocca e il battito mi si ferma. La sua vicinanza continua ad affliggermi anche a distanza, e il mio corpo lo sente nell’aria e trema.
«Emma?» La voce di Jake, roca e selvaggia, mi provoca un dolore acuto al petto. Scivolo dalla mia parte del letto per scacciarlo via, mi copro le orecchie e mi rannicchio, travolta da una nuova ondata di dolore opprimente. Lacrime silenziose mi rigano il viso. Vorrei che questo dolore la smettesse di divorarmi.
«Emma, per favore. Lasciami entrare,» mi supplica, la sua voce è così diversa da quella del mio Jake, diversa dal solito e questo mi dilania l’anima. Anch’io mi sento diversa e ho paura che non riuscirò più a riprendermi. Chiudo gli occhi e li strizzo forte con la speranza che lui sparisca. Non riuscirei a parlare neanche se lo volessi. È così duro e doloroso che è difficile da mandare giù dopo aver pianto come una disperata.
C’è un lieve bussare alla porta che cigola sotto la pressione di un corpo. Il rumore di qualcosa di leggero e pesante scivola piano a terra dall’altra parte.
«Non andrò da nessuna parte, piccola. Resterò qui finché non mi permetterai di vederti. Voglio vederti, Emma. Sto impazzendo qui fuori.» La tristezza nella sua voce mi addolora. Sembra affranto quanto me. La sua voce baritonale e roca sembra stanca e afona; l’emozione traspare da ogni parola dolorosa.
Mi ha lasciato in pace per permettermi di calmarmi, ma non potrò chiuderlo fuori per sempre. Questo è il suo appartamento. Non più il mio. Devo alzarmi, prendere le mie cose e lasciarlo. Lui non mi ha lasciato altra scelta se non quella di andarmene. Qui non c’è più nulla per noi.
Una nuova ondata di emozioni mi colpisce, squarciando il mio silenzio con un singhiozzo. Non ce la faccio a pensare di lasciarlo, non ora, non quando il mio corpo vorrebbe restare e morire qui. Il dolore è così forte che non riesco a respirare.
«Ti prego. Ti prego, piccola. Mi uccide stare qui fuori e sentirti piangere. Fammi entrare. Fatti abbracciare.» La sua voce si spezza; l’emozione è travolgente. Non riesco a immaginarlo accasciato contro la porta, con le ginocchia sollevate e le braccia strette intorno al corpo, forse a reggere la testa, mentre è affranto e devastato quanto me. Provo a scacciare la sua immagine dalla mia testa, le lacrime mi consumano; quel pensiero mi addolora in un modo inimmaginabile. Non riesco a sopportare l’idea che lui sia addolorato quanto me, che stia soffrendo fuori dalla porta della sua camera. Sono confusa, ma non riesco a tollerare l’idea di farlo avvicinare. Pensare al suo tocco mi fa pensare a lui e lei, a Jake che la tocca, che la guarda negli occhi e la bacia. Quell’immagine mi colpisce come un attizzatoio rovente, torturandomi nel profondo.
Che cosa ci ha fatto?
«Io... Io... non posso,» ansimo tra le lacrime, incerta se lui mi abbia sentita.
La mia voce è flebile e fragile, un’eco del tono che ho di solito.
«Emma, non ti toccherò. Lo giuro. Mi terrò a debita distanza. Ho solo bisogno di vederti... di guardarti,» mi implora. Lo sento spostarsi verso la porta per ascoltare la mia risposta e questo mi fa stare ancora più male.
Non mi piace vederlo così. Lui è il mio Carrero forte e autoritario, sempre così sicuro, determinato e controllato.
Non sopporto questa versione silenziosa e triste che mi implora mentre se ne sta seduto lì fuori e mi chiede di poter entrare in una stanza del suo appartamento.
Questo non è il mio Jake. Lo rivoglio indietro. Voglio il Jake di una settimana fa, quello che non mi avrebbe mai tradita o lasciata in questo modo. Il Jake che avrebbe smosso mari e monti per proteggermi, e non questo qui fuori che è così diverso da quello che pensavo di conoscere.
«Non ci riesco. Non ce la faccio ad alzarmi.» È la verità, poiché non ho la forza di arrivare alla porta. Piagnucolo sommessamente, le lacrime scendono liberamente e fuori controllo. Riesco a stento a sollevare la testa, mi sento così svuotata che non ce la faccio a muovermi. La stanchezza fisica ed emotiva mi sta prosciugando. Non so che ore sono, mi sembra di essere qui da giorni.
«Dimmi solo se posso aprire la porta e lo farò.» La sua voce è tesa, lui sta aspettando e sperando che io non lo lasci fuori, sta ancora chiedendo il mio permesso.
Ma, anche se desidero ardentemente lasciarlo lì fuori, non posso farlo. Lui è la causa del mio dolore lacerante, ma anche l’unica persona che vuole aiutarmi. È la mia tortura. Il mio salvatore e il mio aguzzino. Quando sono devastata, il mio cuore spezzato cerca l’unica persona che mi protegge e mi fa sentire al sicuro.
«È casa tua,» sussurro, non decidendo al suo posto. Dopo qualche minuto sussulto sorpresa e mi stringo le braccia intorno al corpo, perché lo vedo aprire la porta con un calcio, esercitando una forza naturale. Il telaio si squarcia e i cardini cigolano violentemente; la luce filtra dall’altra camera e la sua forte corporatura si staglia sulla soglia.
Mi rannicchio ancora di più su me stessa come quando ero una bambina, coprendomi il viso con le braccia per difendermi. Il dolore che mi causa la sua vicinanza è più straziante di qualunque cosa abbia mai provato. Lo sento avvicinarsi, sento il materasso affondare sotto il suo peso ma si tiene a distanza. Sospira pesantemente. Riesco a sentire ogni grammo della sua forte energia vibrare da lui; sento la sua disperazione, il rimorso e che ha il cuore spezzato come me.
«Ti amo, piccola. Posso sistemare tutto. Voglio farlo. Voglio che tu... Quello che ho fatto mi sta uccidendo. Mi fa male averti ferita, sapere che ti ho perso.» La sua voce trasuda dolore e trema, il bisogno di voltarmi e rintanarmi tra le sue braccia forti mi travolge, ma so che non troverei il sollievo che cerco disperatamente.
Il suo tocco causerebbe solo altra devastazione al mio cuore.
Marissa, con la sua espressione cattiva e gli occhi malvagi si palesa nella mia mente e sogghigna, mi deride. Riesco quasi a sentire la sua soddisfazione. Ha vinto. È riuscita a portarmelo via nel peggiore dei modi.
«Non so se potrò superarlo. Mi serve tempo per respirare, pensare,» sussurro per paura che dicendolo ad alta voce, la mia anima potrebbe lacerarsi ancora di più.
«Non voglio che tu te ne vada,» gracchia provando a guardare il mio viso avvolto dalla penombra, si avvicina ancora e io sento il suo calore corporeo inondarmi. Mi sta intrappolando senza toccarmi, e io trattengo il fiato.
«Non posso restare.» Mi rannicchio ulteriormente su me stessa nascondendomi dall’uomo che ho amato di più al mondo; l’unica persona che ha cambiato in meglio la mia vita ma allo stesso tempo ha distrutto tutto in un colpo solo.
«Farò qualunque cosa, tutto ciò che vuoi, Emma, ma ti prego, non lasciarmi.» La sua voce è flebile, lui sembra senza fiato.
Tira su col naso, e so che le lacrime gli rigano le guance. Sto male, ma nonostante quello che mi ha fatto, non voglio che lui soffra. Non l’ho mai visto piangere e non voglio vederlo ora, non riuscirei a sopportarlo.
«Devo andare. Ho bisogno di stare un po’ di tempo lontano da te. Mi fa troppo male averti accanto. Non so se posso perdonarti adesso che la situazione è così ingarbugliata ed è successo tutto di recente. Ho bisogno di tempo e spazio per pensare.»
Vorrei sembrare convinta della mia richiesta, invece sembro solo patetica e fragile; è come se gli stessi chiedendo il permesso di andarmene.
Esala un respiro strozzato nel tentativo di soffocare le emozioni che minacciano di consumarlo, cerca di non perdere il controllo, ma mi accorgo di tutto ciò che fa. Il suo rimpianto è l’unica cosa che mi impedisce di impazzire ora, il dolore evidente per ciò che ci ha fatto è l’unico balsamo nel disastro che resta della nostra relazione. L’unica cosa che tiene a bada la mia rabbia. Lui resta in silenzio, sento il letto muoversi mentre stringe le lenzuola, le sue mani si aggrappano disperatamente a esse mentre riflette. Vedere Jake in subbuglio mi devasta l’anima.
«Dirò a Jefferson di accompagnarti nel Queens o dovunque tu voglia andare,» pronuncia quelle parole ansimando, come se l’avessi appena pugnalato al cuore.
Se è successo, allora devo aver pugnalato anche il mio e ora sto morendo dissanguata.
«Penso che sia meglio che vada appena mi sarò ripresa.» Non credo che sia possibile in questo momento, il mio corpo è distante e fuori uso, si muove a stento per nascondere il mio dolore, figuriamoci se riesco ad alzarmi. Il cuore mi fa male così tanto che mi rimbomba nel petto e nello stomaco. Sto male. Mi sento la testa leggera e annaspo per lo sforzo di respirare. Non riesco più a farlo attraverso il naso e ho la gola secca e irritata.
«Non posso. Non ci riesco, Emma!» La sua voce ha riacquistato improvvisamente la sua potenza, le sue mani mi attirano a sé in un battibaleno facendomi gridare per la sorpresa. Affonda il viso tra i miei capelli e mi avvolge nel suo abbraccio esternando il dolore che sta trattenendo. Non avrei mai immaginato di vedere Jake piangere ed è la cosa più orribile che io abbia mai visto. Ho il cuore diviso in due. È lo stesso sentimento che si prova nel vedere uccidere qualcuno che ami mentre tu non puoi fare nulla per salvarlo.
Piango stretta al suo corpo mentre cerco disperatamente di scacciare via l’idea di andarmene che continua a tormentarmi. Mi irrigidisco, perché ho paura che lui riesca a trattenermi o mi lasci andare via, che il pensiero di loro due insieme mi faccia impazzire. Ho paura di abbandonarmi a lui o che ciò che è successo possa consumarmi.
«Per favore, lasciami andare,» piango sommessamente, supplicandolo di non peggiorare la situazione. Lui non immagina neanche l’agonia che mi provoca o il dolore che mi infligge quando mi tocca. Quando percepisce la mia rigidità, si ricompone e allenta la presa, lasciandomi andare. Si alza e si volta, respirando a fatica. La sua postura indica sconfitta e disperazione.
«Ti lascio andar via, Emma, ma ti prometto che non rinuncerò mai a te, anche se dovrò inseguirti per il resto della mia vita. Non smetterò mai di volerti riconquistare.» Si ritrae lentamente. Credo che tema di fare qualcosa che possa allontanarmi ulteriormente. Si ferma vicino alla porta gettando un’ultima occhiata alla mia figura scarmigliata che giace immobile sul letto. Quando i nostri occhi si incontrano, provo un dolore lacerante poiché vedo nei suoi tanta tristezza e la mia stessa sofferenza.
Perché devi uccidermi così?
«Se dovrò passare i prossimi sessant’anni implorandoti, lo farò, Emma. Sei l’unica donna per me. L’unica! Ti amo con tutta la mia anima, piccola. Non smetterò mai di rivolerti nella mia vita, di riconquistare il tuo cuore, perché ho bisogno di te.» Gettandomi un’altra occhiata dolorosa, lascia la stanza e attraversa l’appartamento dirigendosi in una delle tante camere per gli ospiti inutilizzate per lasciarmi un po’ di spazio. Vorrei che le sue parole mi dessero un po’ di conforto, ma non è così, anzi fanno in modo che il mio cuore addolorato venga sopraffatto dalla rabbia.
Se significavo così tanto per lui non avrebbe dovuto toccarla.
* * *
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Quando finalmente il mio corp...

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