DDR - Dominio Della Resa
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DDR - Dominio Della Resa

Francesco Pala

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Francesco Pala

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Berlino est, anni Ottanta: dentro palazzi dalla forma squadrata e dalle mille finestre, lungo vie spoglie e plumbee, sotto l'occhio della polizia segreta, Klaus ed Irene vivono la loro passione "sbagliata".
Sotto lo stesso cielo livido si muove Immanuel che, vent'anni prima, condannato come dissidente, ha dovuto abbandonare la figlia quando era solo una bambina e adesso non smette di cercarla tra i volti sconosciuti della metropoli, immerso in una solitudine attenuata solo da Tania.
Sogni taciuti, amori silenziosi, desideri di fuga, chiusi dentro l'orizzonte di un Muro invalicabile che segna il confine tra la Germania comunista e la vita.

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Information

Year
2018
ISBN
9788869344091


Seconda parte

– 1 –

Fino ad allora non aveva fatto altro che inanellare una sequenza di gesti sempre uguali: alzarsi presto, prendere la gamella con il pasto preparato da Tania – in genere una Soljanka molto acquosa – , andare al lavoro e chiudersi da solo nella stanzetta. Poi, con la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera, giunse anche per Immanuel la possibilità di lasciare la piccola stanza in cui era stato relegato.
Prima di lasciare quella specie di isolamento ricevette la visita domenicale di un funzionario locale della SED. Quando l’uomo si presentò a casa della vedova Bachmann, Immanuel dormiva. Il funzionario entrò nella stanza da letto, spalancò le finestre, prese un foglio e lo lesse a voce alta: «Considerata la condotta esemplare, le buone referenze espresse dal compagno operaio Muller e l’indice di produttività, il professor Immanuel Junger è ammesso al lavoro nel reparto revisioni.»
Dopo una stretta di mani aveva lasciato l’appartamento con una busta di ortaggi preparata nel frattempo da Tania.
Immanuel aveva ricevuto a letto la visita del funzionario del partito perché la domenica era abituato a riposare fino a tardi, aveva un sonno pesante che neanche le amiche di Tania riuscivano a scalfire. Era un gruppo fisso, sei donne chiuse nella cucina a parlare di Cristo e della fede e a lavorare a maglia. Erano luterane e preferivano non andare direttamente in Chiesa per evitare problemi con gli uomini del partito. Professare la religione luterana era una colpa meno grave di tante altre, però se fatto in maniera indiscreta o esibita poteva condurre come minimo a ritardi nell’assegnazione della casa o nell’ordinazione di un’auto o del televisore. C’era chi aveva dovuto accontentarsi di un appartamento senza bagno per il solo fatto di essersi mostrato troppo in vena di fare proseliti per la causa protestante.
Immanuel, dopo che il funzionario se ne fu andato, lasciò scorrere la domenica come tutte le altre, poi, durante la cena, decise di parlare a Tania dei rischi a cui andava incontro con quelle riunioni, sforzandosi di vincere l’imbarazzo per la poca confidenza e la naturale propensione al silenzio: «Correte più rischi a vedervi di nascosto, in casa, dovreste andare in Chiesa, farvi vedere da tutti.»
«Siamo solo un gruppo di donne che si vede per lavorare la lana e trasformarla in maglioni per bambini» disse Tania, sorpresa per il modo in cui Immanuel aveva scelto di uscire dalla consuetudine del silenzio.
«Chi ti garantisce che tra le tue amiche non ci sia un’infiltrata? Basta un niente per trasformare le vostre preghiere in incontri sediziosi» rispose Immanuel con tono duro.
«Se io posso ospitare te significa che si fidano» replicò Tania senza guardare Immanuel e sostenendo il tono dell’uomo.
«Proprio perché qui ci sono io potrebbero infiltrarsi, basterebbe infilare un registratore in un cappotto e tutti i vostri salmi finirebbero sul tavolo del Ministero per la sicurezza dello Stato.»
«Tu non hai fatto niente di male e ti stai comportando da socialista modello, io con te qui non ho niente da temere, so che non faresti mai nulla che potrebbe mettermi in difficoltà» chiuse il discorso Tania alzandosi da tavola e ristabilendo silenzio e distanze.
Tania aveva ragione su entrambe le cose. Immanuel nel passato recente non aveva fatto niente che potesse valergli menzioni particolari nelle stanze degli uffici ministeriali e aveva meritato quel periodo di rieducazione solo per l’attenzione speciale che gli addetti alla sicurezza dedicavano agli intellettuali, a maggior ragione se incaricati di funzioni di insegnamento. Inoltre, il provvedimento nei suoi confronti era a tempo, non definitivo, ed era stato attivato solo perché Immanuel aveva scelto di mostrarsi poco entusiasta verso lo stato socialista e la sua dottrina. Tania non poteva sapere, però, se nel passato meno recente di Immanuel c’erano stati episodi che non facevano dormire sonni tranquilli agli uomini della STASI. Lui sull’argomento non aveva speso neanche una parola e lei non aveva voluto sapere niente.
Di sicuro non si sbagliava sull’affetto silenzioso che Immanuel nutriva per lei. Dopo i primi giorni di diffidenza, i loro ritmi avevano trovato il giusto affiatamento e l’ombra di ogni distanza iniziale si era dissipata. Le loro vite si sfioravano senza mai toccarsi e un’armoniosa geometria delle distanze scandiva due esistenze parallele. Li accomunava un’inclinazione per il tacere e il ritiro dal mondo. Nessuno dei due avrebbe sfigurato in un monastero, prigioniero della consegna del silenzio.
Tania era di Potsdam, aveva fatto pochi studi e si era impiegata molto giovane come sarta in una piccola industria pubblica. Aveva aiutato la madre a crescere le tre sorelle più giovani, poi aveva assistito il padre durante il decorso di una malattia rapida e implacabile. Nella sua famiglia tutti potevano vantare un maglione tessuto da lei e una parola di conforto nei momenti difficili. Il suo mistero era la fede, un segreto di cui solo il padre si era reso conto prima di morire, quando si era risvegliato dal torpore di una nottata di dolori e sudore, e aveva trovato la figlia ai piedi del letto assorta in preghiere.
Si era fatto promettere dalla ragazza di non professare mai in pubblico la propria fede e qualche giorno dopo era morto. Lei aveva pregato tutto il tempo della cerimonia laica, senza mai ascoltare l’elenco dei meriti conquistati dal padre nella difesa della “Patria socialista e nell’orgogliosa esemplificazione vivente dell’abnegazione della classe operaia”. Sentiva il vuoto e la fredda asprezza di quelle frasi in confronto con l’accoglienza e l’amore di ogni parola recitata nelle sue preghiere.
Dopo la morte del marito la madre della giovane Tania si era rassegnata alla prospettiva di invecchiare con la ragazza in casa. Le sorelle erano cresciute e ciascuna aveva iniziato a darsi da fare per ingrossare le fila della gioventù socialista. Tania no, lei badava solo al lavoro, alla tenuta del piccolo appartamento e di un minuscolo appezzamento di terra che in passato era stato coltivato dal padre.
Poi, quando aveva già 29 anni, ogni cosa cambiò. Nel settembre del 1969 fu scelta, insieme ad altre dieci donne, per rappresentare il settore tessile femminile di Potsdam in occasione della festa della Nationale Volksarmee. Seguì un rapido percorso di formazione sui rudimenti del socialismo e sulla biografia rivoluzionaria di Walter Ulbricht(12).
Si ritrovò con una piccola bandiera della DDR al centro di Berlino, di fronte al palco delle autorità, in compagnia di tante altre donne che rappresentavano diversi settori produttivi di altri luoghi. Aveva addosso un cappotto pesante e, sotto, un paio di maglioni di lana. Ebbe un mancamento e fu rapidamente affidata ad un gruppo di militari che presidiavano il punto in cui si trovava.
Quando si risvegliò era distesa su una panchina non molto lontano dal punto in cui si era sentita male. Aveva un panno bagnato in testa e, di fronte, un uomo molto alto che portava in testa un colbacco con l’effige della Germania comunista. Farfugliò qualcosa sulla bellezza luccicante del simbolo, il militare non la capì. Chiuse gli occhi per riposare un altro po’ e prima di riaprirli si rese conto di essere in apprensione per la speranza di veder comparire un’altra volta il soldato di prima.
Quando aprì gli occhi lui...

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