Vita activa e contemplativa: lâumanesimo civile di Salutati
Claudio Fiocchi
Coluccio Salutati, uomo politico e intellettuale fiorentino, potrebbe essere definito un âfilosofo della libertĂ â: egli sostiene infatti con forza la libertĂ dellâuomo contro ogni forma di determinismo, esalta le opere umane, difende il valore della libertĂ politica contro la tirannia. A questi temi si uniscono lâamore per le lettere, lo studio e la diffusione delle opere degli antichi. Tutto ciò fa di Salutati uno dei padri dellâumanesimo.
Tra attivitĂ politica e studio
Salutati incarna un modello di intellettuale diffuso in etĂ umanistica, diviso tra attivitĂ politica e studio. A rendere ancora piĂš emblematico Salutati, è lâesaltazione che egli fa della vita attiva contrapposta a quella contemplativa, la difesa della libertĂ come caratteristica dellâuomo e come condizione politica, di cui individua il modello nellâantica Roma.
Nato nel 1331 a Stignano in Valdinievole, compie studi notarili e di retorica a Bologna, allâepoca ancora uno dei centri principali per lo studio del diritto, dove era riparata la sua famiglia. Lascia Bologna nel 1351; esercita lâattivitĂ notarile in vari centri della Toscana e è cancelliere a Todi e a Lucca. Nel 1374 diviene cancelliere della Repubblica fiorentina, una carica che tiene fino alla morte. Si batte con forza per la libertĂ di Firenze dallo Stato di Milano, allâepoca in piena espansione territoriale. Nel contesto di questa lotta elabora la sua dottrina della libertas fiorentina. MorĂŹ nel 1406.
Salutati umanista
Salutati è un convinto assertore del valore dello studio degli antichi. Egli ritiene che debba essere la base di ogni attivitĂ umana, che fornisca una formazione utile in ogni campo, che indichi valori fondamentali come quello della libertas. Queste convinzioni, che ne fanno uno dei primi umanisti, emergono in molte sue scelte. Egli fa istituire nello Studio fiorentino una cattedra di greco, alla quale chiama il bizantino Manuele Crisolora (1350 ca. - 1415), contribuendo alla riscoperta in Italia della lingua di Platone (428/427 a.C. - 348/347 a.C.) e Aristotele (384 a.C. - 322 a.C.); va egli stesso alla ricerca di opere degli antichi romani, recuperando le Lettere ai familiari di Cicerone da manoscritti di Vercelli e Verona. Contro questa diffusione del sapere degli antichi si scagliano quanti, come il cardinale Giovanni Dominici (1357-1419), appartenente allâordine dei Domenicani, giudicano tale studio una causa di corruzione morale. Per Salutati, al contrario, proprio la lettura degli antichi favorisce il consolidarsi dei valori morali, primo fra tutti quello dellâimpegno nella dimensione della civitas. Lâopera di Salutati ha unâimportanza cruciale per lo sviluppo dellâumanesimo: al suo insegnamento e al suo esempio si ispirano Poggio Bracciolini (1380-1459) e Leonardo Bruni (1370 ca. - 1444).
Uno degli aspetti in cui si manifesta lâinteresse per gli studia humanitatis e che unisce insieme lâinteresse per la parola scritta e per le azioni umane riguarda la poesia. Salutati in questo contesto mette lâaccento sul valore della poesia, che inserisce tra le arti del linguaggio, facendole spazio allâinterno del trivio. Il compito del poeta, scrive nel De laboribus Herculis, è lodare o criticare gli uomini e le loro gesta. Il poeta deve essere un uomo di grande moralitĂ per valutare le azioni altrui.
Lâattenzione per la parola conduce Salutati lontano dalle prassi universitarie, dalle dispute e dallâastrattezza dei termini. Le parole, infatti, âsono nate insieme alle coseâ: occorre recuperare questo valore profondo che è stato perso o è mascherato degli usi dei termini. Conoscere bene le parole e il loro significato non solo è fondamentale per capire la parola di Dio, ma indica anche un orientamento della filosofia di Salutati, ossia la volontĂ di recuperare la concretezza dei discorsi e un rapporto piĂš stretto con le cose e con lâazione umane.
Vita activa e vita contemplativa
Le opere a cui Salutati pensa hanno a che fare con la grandezza della cittĂ , con la difesa della libertĂ , con la realizzazione terrena di grandi imprese e della virtĂš.
La valorizzazione delle opere umane si esprime in forma polemica nel De nobilitate legum et medicinae, dove contrappone il valore delle leggi a quello della medicina, ossia della ricerca naturale. Secondo Salutati le leggi possiedono un primato per molte ragioni. Innanzitutto esse possono essere conosciute pienamente, perchĂŠ sono state promulgate dagli uomini; le leggi della natura, studiate dalla fisica, sono invece incerte, dipendono dallâesperienza, che è fonte di inganno. Le leggi della cittĂ sono un mezzo fondamentale per regolare la vita degli uomini, per permettere la sopravvivenza della cittĂ e per raggiungere il bene comune. Proprio in quanto strumento per operare il bene, esse ci rendono dei collaboratori di Dio. Ă da aggiungere che Salutati ritiene che le leggi umane siano o debbano essere ispirate da Dio. Questa preferenza di Salutati segnala bene alcuni caratteri dellâumanesimo come il disinteresse per la ricerca naturale, il mettere al centro gli uomini e i problemi della convivenza: â⌠la vita attiva, in quanto si distingue dalla speculativa, è da preferirsi in ogni modo alla speculativa, cosĂŹ nel pellegrinaggio mondano come nella patria celesteâ (De nobilitate legum et medicinae, a cura di E. Garin, Vallecchi, Firenze 1947, pp. 191 e 193).
Inoltre Salutati si mostra convinto dellâimportanza dellâazione concreta e dellâoperositĂ umana, tanto per ottenere il bene comune in terra quanto per guadagnarsi la salvezza. Da questo punto di vista, Salutati non contrappone la vita attiva e lâinteresse per le cose di questo mondo ai temi religiosi della salvezza e dellâobbedienza a Dio, ma traccia invece una stretta connessione. Il bene comune da ricercare è un âbene divinissimoâ. Lâuomo saggio per Salutati è insomma un servitore di Dio che opera nel mondo e qui profonde i suoi sforzi. Il prototipo, benchĂŠ pagano, è Socrate (469 a.C. ca. - 399 a.C.), filosofo impegnato nella vita civile.
Il primato della volontĂ sullâintelletto
Il primato delle scienze pratiche su quelle teoretiche e della vita attiva su quella contemplativa trovano una rispondenza nella gerarchia che Salutati stabilisce tra la facoltĂ della volontĂ e quella dellâintelletto. Prendendo posizione su un dibattito che a partire dalla definizione del libero arbitrio di Pietro Lombardo (1095 ca. - 1160) come âfacoltĂ della ragione e della volontĂ â, aveva diviso i filosofi tra sostenitori del primato dellâintelletto (come Tommaso dâAquino, 1225-1274) e sostenitori del primato della volontĂ (come Duns Scoto, 1265-1308, e Guglielmo di Ockham, 1280 ca. - 1349 ca.), Salutati abbraccia questa seconda tendenza, affermando che la âvolontà è come lâimperatriceâ dellâanima. La volontĂ mette in moto le altre facoltĂ , e benchĂŠ ne riceva indicazioni su che cosa sia meglio fare, non è causata da esse: âla volontĂ dunque è piĂš nobile dellâintelletto per la dignitĂ del comandoâ (De nobilitate legum et medicinae, a cura di E. Garin, Vallecchi, Firenze 1947, p. 185). In questa presa di posizione si individua il progetto di valorizzare la libertĂ dellâuomo e la sua capacitĂ di modificare il mondo in cui vive.
Contro il determinismo astrologico
Nellâesaltazione dellâattivitĂ umana Salutati va a caccia delle dottrine che possano limitarla, come lâastrologia. Tale disciplina, infatti, presenta una forma di determinismo, perchĂŠ prevede eventi e comportamenti umani che dipendono allâinflusso sulla terra degli astri, i cui moti osserviamo nel cielo. Dal punto di vista di Salutati, che dedica alla sua critica il De fato, lâastrologia presenta due gravi difetti, uno di esattezza e lâaltro di principio. Il primo riguarda i molti errori che a partire dallo scienziato alessandrino Claudio Tolomeo (II sec.) in poi ci sono stati nella conoscenza degli astri. Questi errori mostrano lâinaffidabilitĂ della disciplina. Il secondo errore riguarda la pretesa stessa di fare previsioni che incatenano le scelte dellâuomo: secondo Salutati, non si può dimostrare con la ragione che lâuomo sia libero, ma lo si può provare mediante lâatto di volontĂ e la percezione che ne ha lâuomo stesso.
La vita monastica e la scelta della povertĂ
Dopo questa accentuazione della dimensione dellâimpegno, può stupire lâattenzione che Salutati dedica al tema della vita monastica. In uno scritto dâoccasione il De saeculo et religione, rivolto allâamico Niccolò da Uzzano (1359-1431) in procinto di entrare in monastero, egli mette in luce il valore di questa scelta come rinuncia attiva, accettazione delle prove del mondo, ricerca dellâincontro con Dio. La stessa scelta della povertĂ viene lodata. Se pure Salutati in molte lettere aveva celebrato i mercanti che trascorrono la loro vita a guadagnare denaro come motivo di grandezza per la cittĂ , aveva anche sottolineato come il mercante deve possedere unâetica, fondata sullâonore e sulla parola data: venire meno alla parola data significa ingannare gli altri uomini, ostacolare il commercio, impedire le relazioni sociali. La libertĂ nei commerci deve andare di pari passo con il mantenimento di un codice di comportamento.
La sete di ricchezza, infatti, può causare la rottura delle amicizie o arrecare una cattiva fama che si ripercuote sulla patria. In questa ottica la nozione stessa di povertĂ deve essere intesa in modo attento: non è giusto intendere la paupertas, la povertĂ , che si abbraccia insieme con la vita monastica come inanitas e carentia, ossia come mancanza e bisogno. Ă solo lâuso comune dei termini che le identifica, perchĂŠ la paupertas come scelta di vita, è anzi divitiae, ricchezza. Come si può essere poveri se la via che passa attraverso lâabbandono delle ricchezze è quella della perfezione? â sostiene Salutati. In pagine che hanno un forte sapore medievale, per la contrapposizione tra la vita secolare e quella monastica, tra la valorizzazione della ricchezza e la lode della povertĂ , emerge ancora il tema dellâimpegno e dello sforzo che caratterizza la vita activa in Salutati.
La libertĂ politica
Il pensiero politico di Salutati nasce dalla sua stessa attivitĂ di cancelliere. Buona parte delle sue considerazioni ruotano attorno al tema della libertas. Salutati ritiene che Firenze sia erede della libertas romana e debba difenderla contro i nemici, innanzitutto contro i Visconti di Milano, accusati di essere dei tiranni. La libertas è intesa da Salutati in un duplice modo. In primo luogo essa è lâautonomia rispetto a poteri esterni. Una cittĂ libera, come Firenze, ...