La via dei re - Libro uno delle Cronache della Folgoluce
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La via dei re - Libro uno delle Cronache della Folgoluce

Brandon Sanderson

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La via dei re - Libro uno delle Cronache della Folgoluce

Brandon Sanderson

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Roshar è un mondo fatto di pietra e bufere. Tempeste furibonde spazzano il terreno roccioso, tanto da aver plasmato nei secoli il paesaggio e la civiltà. Gli animali si rifugiano nei loro gusci, gli alberi ripiegano i rami e l'erba si ritira nel suolo sassoso. Solo dove il terreno offre un rifugio ci sono città.

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Information

Publisher
Mondadori
Year
2022
ISBN
9788835716709
PARTE TERZA

Morenti

KALADIN – SHALLAN
29

ERRORGANZA

«Quelli di cenere e fuoco, che uccidevano come uno sciame, inarrestabili di fronte agli Araldi.»
Annotato in Masly, pagina 337. Confermato da Coldwin e Hasavah.
29. ERRORGANZA
Pare che tu stia entrando rapidamente nelle grazie di Jasnah, scrisse la distacanna. Quanto tempo prima di poter effettuare lo scambio?
Shallan fece una smorfia, girando la gemma sulla canna. Non so, scrisse in risposta. Jasnah tiene d’occhio con attenzione l’Animutante, come ci si può aspettare. Lo indossa tutto il giorno. Di notte, lo chiude nel suo scrigno e tiene la chiave attorno al collo.
Girò la gemma, poi attese una risposta. Era nella sua camera, una piccola stanza intagliata nella pietra all’interno degli alloggi di Jasnah. La sua sistemazione era austera: un piccolo letto, un comodino e la scrivania erano i suoi unici mobili. I suoi vestiti rimanevano nella cassapanca che aveva portato. Nessun tappeto adornava il pavimento e non c’erano finestre, dal momento che le stanze si trovavano nel Conclave kharbranthiano, che era sottoterra.
Questo lo rende problematico, scrisse la canna. Eylita – la promessa di Nan Balat – era quella che scriveva, ma tutti e tre i fratelli ancora in vita di Shallan sarebbero stati nella stanza a Jah Keved, a contribuire alla conversazione.
Suppongo che se lo tolga quando fa il bagno, scrisse Shallan. Una volta che sarà arrivata a fidarsi maggiormente di me, potrebbe iniziare a usarmi come attendente per il bagno. Questo potrebbe fornire un’opportunità.
Questo è un buon piano, scrisse la distacanna. Nan Balat vuole che faccia notare che siamo molto spiacenti di farti fare questo. Deve essere difficile per te stare via così a lungo.
Difficile? Shallan prese la distacanna ed esitò.
Sì, era difficile. Difficile non innamorarsi della libertà, difficile non rimanere troppo immersa nei suoi studi. Erano passati solo due mesi da quando aveva convinto Jasnah a prenderla come sua pupilla, ma si sentiva già timida la metà rispetto a prima e due volte più fiduciosa.
La cosa più difficile di tutte era sapere che sarebbe finito presto. Venire a studiare a Kharbranth era, senza dubbio, la cosa più meravigliosa che le fosse mai capitata.
Ci riuscirò, scrisse. Siete voi ad avere una vita difficile, mantenendo gli interessi della nostra famiglia in patria. Come sta andando?
A loro occorse del tempo per rispondere. Male, inviò infine Eylita. I debiti di tuo padre stanno scadendo, e Wikim riesce a malapena a mantenere i creditori distratti. L’altoprincipe è ammalato e tutti vogliono sapere qual è la posizione della nostra casata in merito alla successione. L’ultima delle cave si sta esaurendo. Se si viene a sapere che non abbiamo più risorse, andrà male per noi.
Shallan fece una smorfia. Quanto tempo ho?
Qualche altro mese al massimo, inviò Nan Balat tramite la sua promessa. Dipende da quanto dura l’altoprincipe e se qualcuno capisce o meno perché Asha Jushu sta vendendo le nostre proprietà. Jushu era il più giovane dei fratelli, appena più vecchio di Shallan. La sua antica mania per il gioco d’azzardo si stava effettivamente rivelando utile. Per anni aveva rubato cose da loro padre, per rivenderle e coprire le perdite. Fingeva di fare ancora quello, ma portava indietro il denaro per aiutare. Era un brav’uomo, malgrado la sua mania del gioco. E, tutto sommato, non gli si poteva proprio dare la colpa per molto di quello che aveva fatto. E questo valeva anche per gli altri.
Wikim pensa di poter tenere tutti a bada ancora per un po’. Ma la situazione si sta facendo disperata. Prima torni con l’Animutante, meglio è.
Shallan esitò, poi scrisse: Siamo certi che questo sia il modo migliore? Forse dovremmo semplicemente chiedere aiuto a Jasnah.
E pensi che lei lo concederebbe?, replicarono. Aiuterebbe una casata vediana sconosciuta e disprezzata? Manterrebbe i nostri segreti?
Probabilmente no. Anche se Shallan era sempre più certa che la reputazione di Jasnah fosse esagerata, la donna aveva in sé un lato spietato. Non avrebbe lasciato i suoi importanti studi per andare ad aiutare la famiglia di Shallan.
Allungò una mano verso la canna per rispondere, ma quella iniziò a scribacchiare di nuovo. Shallan, scrisse. Sono Nan Balat; ho mandato via gli altri. Siamo solo Eylita e io a scriverti ora. C’è qualcosa che è necessario che tu sappia. Luesh è morto.
Shallan sbatté le palpebre dalla sorpresa. Luesh, l’intendente di suo padre, era quello che sapeva come usare l’Animutante. Era una delle poche persone di cui lei e i suoi fratelli avevano stabilito di potersi fidare.
Cos’è successo?, scrisse lei dopo aver cambiato foglio di carta.
È morto nel sonno, e non c’è ragione di sospettare che sia stato ucciso. Ma, Shallan, qualche settimana dopo la sua dipartita, alcuni uomini hanno fatto visita qui affermando di essere amici di nostro padre. In privato con me, hanno lasciato intendere che sapevano dell’Animutante di nostro padre e hanno suggerito caldamente che io glielo restituissi.
Shallan si accigliò. Lei portava ancora l’Animutante rotto di suo padre nella tascasalva della sua manica. Restituirglielo?, scrisse.
Non abbiamo mai capito dove l’avesse preso, inviò Nan Balat. Shallan, lui era coinvolto in qualcosa. Quelle mappe, le cose che diceva Luesh, e ora questo. Continuiamo a fingere che nostro padre sia vivo e di tanto in tanto lui riceve delle lettere da altri occhichiari che parlano di non specificati “piani”. Penso che lui volesse tentare di diventare altoprincipe. E che fosse sostenuto da alcune forze molto potenti.
Questi uomini che sono venuti, erano pericolosi, Shallan. Il tipo di uomini a cui non vuoi tagliare la strada. E rivogliono il loro Animutante. Chiunque siano, sospetto che l’abbiano dato a nostro padre in modo che potesse creare ricchezza e proporsi per la successione. Sanno che è morto.
Credo che se non gli restituiamo un Animutante che funziona potremmo essere tutti in serio pericolo. È necessario che porti da noi il fabrial di Jasnah. Lo useremo rapidamente per creare nuove cave di pietra preziosa e poi potremo darlo a questi uomini. Shallan, devi riuscirci. Ero scettico su questo piano quando l’hai proposto, ma le altre strade vanno scomparendo rapidamente.
Shallan provò un brivido. Rilesse i paragrafi alcune volte, poi scrisse: Se Luesh è morto, allora non sappiamo come usare l’Animutante. Questo è problematico.
Lo so, inviò Nan Balat. Vedi se riesci a capire come fare. È pericoloso, Shallan. Lo so. Mi dispiace.
Lei trasse un profondo respiro. Dev’essere fatto, scrisse.
Ecco, inviò Nan Balat. Volevo mostrarti qualcosa. Hai mai visto questo simbolo? Lo schizzo che seguì era rudimentale. Eylita non era un granché come artista. Per fortuna era un disegno semplice: tre forme a diamante in uno schema curioso.
Non l’ho mai visto, scrisse Shallan. Perché?
Luesh portava un pendente con sopra questo simbolo, inviò Nan Balat. L’abbiamo trovato sul suo corpo. E uno degli uomini che sono venuti a cercare l’Animutante aveva lo stesso motivo tatuato sulla mano, proprio sotto il pollice.
Curioso, scrisse Shallan. Perciò Luesh…
, inviò Nan Balat. Malgrado quello che diceva, penso che debba essere stato lui quello che portò l’Animutante a nostro padre. Luesh era coinvolto in tutto questo, forse come collegamento tra nostro padre e coloro che gli stavano dando appoggio. Ho cercato di proporre che potevano appoggiare me al suo posto, ma quelli si sono limitati a ridere. Non sono rimasti a lungo né hanno dato un tempo specifico per restituire l’Animutante. Dubito che sarebbero soddisfatti se ne ricevessero uno rotto.
Shallan corrugò le labbra. Balat, hai pensato che potremmo rischiare una guerra? Se si venisse a sapere che abbiamo rubato un Animutante alethi…
No, non ci sarebbe una guerra, scrisse Nan Balat in risposta. Il re Hanavanar si limiterebbe a consegnarci agli Alethi. E loro ci giustizierebbero per il furto.
Meravigliosamente confortante, Balat, scrisse lei. Grazie tante.
Non c’è di che. Dovremo sperare che Jasnah non si accorga che hai preso l’Animutante. Pare probabile che riterrà che il suo si è rotto per qualche ragione.
Shallan sospirò. Forse, scrisse.
Abbi cura di te, le inviò Nan Balat.
Anche tu.
E fu tutto. Shallan mise da parte la distacanna, poi rilesse l’intera conversazione, memorizzandola. Quindi accartocciò i fogli e si diresse nel soggiorno degli alloggi di Jasnah. Lei non era lì – di rado Jasnah interrompeva i suoi studi – perciò Shallan bruciò la conversazione nel camino.
Rimase lì immobile per un lungo momento, guardando il fuoco. Era preoccupata. Nan Balat era capace, ma tutti loro portavano delle cicatrici per le vite che avevano vissuto. Eylita era l’unica scrivana di cui si potevano fidare e lei… be’, lei era incredibilmente gentile ma non molto sveglia.
Con un sospiro, Shallan lasciò la stanza per tornare ai suoi studi. Non solo l’avrebbero aiutata a distogliere la mente dai suoi problemi, ma Jasnah si sarebbe irritata se lei avesse oziato troppo a lungo.
Ornamento di separazione
Cinque ore più tardi, Shallan si domandò perché fosse stata così impaziente.
Le piacevano davvero le sue possibilità di erudirsi. Ma di recente Jasnah l’aveva messa a studiare la storia della monarchia alethi. Non era l’argomento più interessante che esistesse. La sua noia era aumentata dall’essere costretta a leggere un gran numero di libri che esprimevano opinioni che lei trovava ridicole.
Sedeva nel balcone di Jasnah al Velo. L’enorme parete di luci, alcove e misteriosi ricercatori non la meravigliava più. Quel posto stava diventando confortevole e familiare. Al momento era da sola.
Shallan si sfregò gli occhi con la sua manofranca, poi richiuse il libro. «Io» borbottò «sto davvero arrivando a odiare la monarchia alethi.»
«Ma davvero?» disse una voce calma da dietro. Jasnah le passò accanto, indossando un lucido abito violetto, seguita da un portatore parshi con una pila di libri. «Cercherò di non prenderlo personalmente.»
Shallan trasalì, poi arrossì furiosamente. «Non intendevo come individui, Luminosità Jasnah. Intendevo come categoria.»
Jasnah si accomodò in modo aggraziato al suo posto nell’alcova. Sollevò un sopracciglio verso Shallan, poi fece un gesto al parshi di posare il suo carico.
Shallan considerava ancora Jasnah un enigma. A volte pareva una studiosa severa irritata dalle sue interruzioni. Altre volte pareva esserci un accenno di umorismo beffardo dietro quella facciata austera. A ogni modo, Shallan stava scoprendo che si sentiva notevolmente a suo agio attorno a quella donna. Jasnah la incoraggiava a dire quello che pensava, qualcosa che Shallan era stata lieta di fare.
«Da questo tuo scatto desumo che questo argomento ti stia stancando» disse ...

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