Il presente è il vero tempo di Dio
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Il presente è il vero tempo di Dio

About this book

Una raccolta di testi pubblicati dal sacerdote gesuita ceco Adolf Kajpr (1902-
1959), pensatore acuto e dal talento straordinario, coraggioso predicatore e articolista,
morto a seguito degli stenti patiti nei campi di concentramento nazisti e
nelle carceri comuniste. È considerato testimone di un cristianesimo assoluto ed
è accompagnato da fama di martirio. Nel 2019 è stato iniziato il suo processo di
beatificazione, che dal 2021 è entrato nella fase romana.
Kajpr era costantemente impegnato nell’intensa ricerca di Dio in tutte le cose e,
con ciò, anche di modalità per diffondere la fede in Gesù Cristo tra i propri contemporanei,
specialmente tra quelli dalla fede tiepida. Proprio per questo, con
eccezionale capacità di discernimento, mostrò la luce che il cristianesimo gettava
sulle vicende del tempo nella vita sociale e quale atteggiamento adottare verso di
esse. I suoi testi erano espressione di interesse per le questioni pubbliche e per il
bene materiale, così come per la salvezza eterna di tutte le persone.Ciò lo portò
appunto a criticare le tendenze totalitaristiche della sua epoca, cosa di cui dovette
pagare le conseguenze con le sue sofferenze e la sua morte. Le sue qualità fanno
di lui un rappresentante del rinnovamento cattolico preconciliare.

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1. BIOGRAFIA

La nascita e l’infanzia

[1] Adolf Kajpr nacque il 5 luglio 1902 nel villaggio di Hrˇedle, a sud-ovest di Beroun. Suo padre, Adolf Kajpr senior (1859-1906), veniva da Bratronice, a sud-ovest di Kladno, dove aveva conosciuto sua moglie Anna (nata Kytková, 1861-1905). Prima della fine del secolo, insieme al primogenito Josef (1893-1965), si trasferirono a Hrˇedle, dove presero in affitto una locanda e una macelleria. Qui la coppia concepì un figlio che fu partorito morto, il 4 aprile 1900. Due anni più tardi nacque il loro terzo figlio, che fu battezzato il 12 luglio 1902 nella chiesa di san Lorenzo, nella parrocchia di Žebrák. Gli venne dato il nome Adolf Karel, come suo patrono fu scelto sant’Adolfo di Tecklenburg, vescovo di Osnabrück († 1224).
Poco dopo, la madre Anna si ammalò e morì il 3 maggio 1905. Il padre tornò coi figli a Bratronice, ma lui stesso sarebbe morto di lì a poco, il 18 dicembre 1906. Josef, di tredici anni, e Adolf, di quattro, erano rimasti orfani. Da allora, per tutta la vita li avrebbe uniti un forte legame fraterno. Crebbero nella povera famiglia della sorella del padre, Klára, che aveva sposato il muratore Josef Bu ˚žek. A lei Adolf dovette la propria educazione e fu da lei che imparò la fede in Dio. Negli anni 1908-1916 frequentò la scuola comunale di Bratronice. Era un ottimo scolaro, a casa leggeva molto. Tuttavia, per motivi economici, dovette rinunciare a ulteriori studi. Nel 1916 fu assunto come apprendista presso il mulino Rouc ˇmída, poco lontano da Bratronice, di proprietà dei fratelli Adolf e Vilém Hoffmann. Qui Kajpr rimase come aiutante fino al 1924. Le sue doti e i suoi interessi però, portavano in altre direzioni. Da autodidatta – con l’aiuto di Adolf Hoffmann, laureato in filologia classica alla Facoltà di Filosofia dell’Università di Carlo – si preparava per studiare al ginnasio.

Gesuita e sacerdote

Negli anni 1924-1926 svolse il servizio di leva nell’esercito cecoslovacco. All’età di ventiquattro anni fu ammesso al quinto anno del ginnasio Arcivescovile di Praga. I suoi voti erano ottimi. Il ginnasio era diretto dai gesuiti, coi quali Kajpr venne qui in contatto e di cui scelse di fare proprio lo stile di vita. Dopo il sesto anno entrò quindi nella Compagnia di Gesù. Trascorse gli anni di noviziato, 1928-1930, a Velehrad e a Praga, dove si preparò per l’esame di maturità. Il 15 agosto 1930 prese i voti nell’ordine. Era sua convinzione che «la vita religiosa, se realizzata nella sua autenticità, è l’esperienza “totale” della vita cristiana», scelta da quelle «persone sulle quali si riversa, con tutta la propria bellezza ultraterrena, la luce di Cristo, a tal punto che esse gli si consegnano totalmente e la loro unica passione diviene seguirLo, essere simili a Lui, vivere e lavorare per Lui». Per i gesuiti nello specifico ciò significa «amare tutte le creature in Dio e in tutto, in ogni creatura, cercare e amare Dio» e portare tutti a Lui, non fuggire dal mondo, bensì «usare tutto ciò che di buono vi è in esso per costruire il regno di Dio in mezzo a noi» [2] .
Negli anni 1930-1932, Adolf Kajpr studiò filosofia nel collegio dell’ordine a Eegenhoven, vicino Lovanio (Belgio). Per tutta la sua vita sarebbe stata evidente nelle sue riflessioni l’influenza del professore Joseph Maréchal SJ (1878-1944), qui incontrato. Negli anni 1932-1936 studiò poi teologia presso la facoltà di teologia di Innsbruck (Austria), diretta dai gesuiti. Qui entrò inoltre in contatto coi primi motivi della cosiddetta teologia kerigmatica che gli furono introdotti da Josef Andreas Jungmann SJ (1889-1975). Ciò sancì la sua presa di distanza da una concezione apologetica della teologia e la sua propensione a comprendere l’annuncio cristiano come volto a svelare agli sguardi dei credenti che Gesù Cristo è il fondamento e l’apice dell’intera vita umana, in tutti i suoi ambiti – da quelli strettamente religiosi a quelli più quotidiani, da quelli personali a quelli sociali, culturali ed economici. Nel corso dei suoi studi diede prova di facoltà intellettuali eccezionali. Il 26 luglio 1935 ricevette a Innsbuck la consacrazione sacerdotale. Dopo gli esami finali, nell’anno 1936-1937, fu inviato per la terza probazione a Paray-le-Monial (Francia). Con ciò si concluse la sua formazione religiosa ed egli poté fare ritorno in patria.

L’attività prima della guerra

I suoi superiori decisero che sarebbe stato inserito nella residenza di sant’Ignazio a Praga [3] . Qui svolgeva le proprie mansioni all’interno della comunità religiosa ed era attivo nella pastorale. La sua fama di ottimo predicatore si accrebbe in fretta. Va menzionata anche la sua dedizione nel seguire le congregazioni mariane o i gruppi di credenti (i cosiddetti gruppi di sodali, maschili e femminili) che in queste associazioni approfondivano la propria fede, mettendola così in pratica con un efficace coinvolgimento nell’attività apostolica della Chiesa. A Kajpr furono man mano affidate le congregazioni degli accademici, delle donne e delle ragazze, delle insegnanti. Un’altra sfera significativa della sua attività pastorale era rappresentata dalla collaborazione con la Congregazione della gioventù cattolica ( Sdružení katolické mládeže, abbreviato in SKM – N.d.T.), strumento unitario di pastorale giovanile in tutte le terre ceche. Gli venne qui assegnato il ruolo di redattore del periodico dell’associazione e, dal 1940, la funzione di consulente spirituale generale.
Dal momento che i gesuiti intendevano fondate un Istituto di filosofia cristiana e sociologia che fungesse da università ecclesiastica, nell’ottobre 1937 si iscrisse alla Facoltà di Filosofia dell’Università di Carlo per studiare sociologia. Dovette però abbandonare nel semestre invernale 1938/1939, probabilmente a causa della mole di mansioni e anche in concomitanza con la situazione politica, che vide nel settembre 1938 l’annessione dei Sudeti alla Germania di Hitler e, nel marzo 1939, la creazione del Protettorato di Boemia e Moravia. In tali circostanze, Kajpr insegnò per un semestre, dal febbraio 1939, etica filosofica allo Studium catholicum, scuola privata ecclesiastica che offriva agli studenti universitari una formazione supplementare in discipline che ne plasmassero la Weltanschaung cattolica. Nell’anno accademico 1940/1941 insegnò poi filosofia cristiana all’istituto del Seminario Arcidiocesano, fondato dall’arcivescovo praghese cardinale Karel Kašpar (1870-1941) dopo che, il 17 novembre 1939, era stata forzatamente chiusa, insieme a tutte le università ceche, anche la Facoltà di Teologia dell’Università di Carlo. Tale esperienza di insegnamento fu interrotta dalla sua incarcerazione.
L’attività di Kajpr dalla più ampia portata era quella nell’ambito redazionale. Su incarico dei superiori dell’ordine divenne redattore di quattro riviste: Obrození [ Risorgimento], il cui scopo era la diffusione del movimento eucaristico e legato agli esercizi spirituali (1939-1940); Posel Božského Srdce Páneˇ [ Messaggero del Cuore Divino del Signore] (1937-1941), che doveva contribuire alla conoscenza di Gesù Cristo, diffondere la devozione per il Suo Cuore e l’Apostolato della preghiera; Dorost [ Giovani] (1939-1940) e Nové smeˇry [ Nuove direzioni] (1940-1941), che erano mezzi di comunicazione rivolti alla gioventù cattolica. Tutti questi periodici erano inizialmente di poche pretese, ma sotto la guida di Kajpr divennero riviste avvincenti, in cui il loro redattore – e anche autore principale – commentava alla luce della fede cristiana gli avvenimenti di attualità in modo tale che entrambe le realtà diventassero in gran parte tutt’uno, partendo dalla salda convinzione che Cristo è il fondamento e il fine di tutto ciò che pertiene alla vita umana. Dagli articoli di Kajpr è evidente il rifiuto, motivato cristianamente, di ogni razzismo, antisemitismo e nazionalismo, vale a dire del fascismo e del nazismo, sia prima della seconda guerra mondiale, che durante il suo corso, con la Cecoslovacchia occupata dalle truppe tedesche. A causa di ciò, la pubblicazione della rivista Posel Božského Srdce Páneˇ fu cessata su ordine degli organi del Protettorato nel febbraio 1941. Il Dorost invece aveva suscitato le antipatie della gerarchia occupante già nel 1939. I redattori erano stati interrogati dalla Gestapo, intimiditi e invitati a collaborare, anche tramite promesse lusinghiere. Nell’aprile 1940 la rivista fu vietata. Il capo-redattore Alois Kolác ˇek SJ (1887-1970) fu arrestato nel mese di marzo del 1940. Kajpr, che gli succedette come consulente spirituale generale della SKM, incominciò a pubblicare senza un’approvazione ufficiale la circolare Nové smeˇry, che fu chiusa alla fine del marzo 1941.

Prigioniero del nazismo

Alcuni giorni prima, il 20 marzo 1941, Kajpr veniva arrestato dalla Gestapo. Ciò a causa della sua attività redazionale e del suo modo di scrivere: quella che fu definita «pubblicazione di articoli faziosi in riviste cattoliche». Già dal 1939 era stato ripetutamente interrogato, minacciato ed esortato a collaborare. L’ultima goccia, prima di venire internato, fu il fatto che Kajpr prese pubblicamente le distanze dall’interpretazione distorta con cui Wolfgang Wolfram von Wolmar (1910-1987), ufficiale delle SS e direttore del cosiddetto “ufficio stampa” presso il dipartimento culturale-politico del Protettorato del Reich, leggeva la figura di san Venceslao, principale patrono delle terre ceche. Durante la guerra infatti gli occupanti e i collaborazionisti presentavano il rapporto del principe ceco col re dei franchi orientali Enrico I l’Uccellatore come un esempio di quella «mitezza cristiana» che gli abitanti del Protettorato di Boemia e Moravia avrebbero dovuto mostrare nei confronti del terzo Reich tedesco [4] . Contro una simile visione, Kajpr sottolineava che nel caso di Venceslao si era trattato di un «professare la propria appartenenza alla comunione dei popoli cristiani, una professione di unità nel cristianesimo» e che «il legame più forte allora» era «la fede cristiana, con il proprio messaggio di sostanziale uguaglianza di tutte le anime umane dinanzi a Dio e con la viva persuasione che nella persona di Dio stia il vero arbitro delle sorti dei popoli. Un simile legame noi oggi non l’abbiamo» [5] . Queste parole ebbero come risultato il suo arresto e l’indagine condotta da Kurt Oberhauser (1903-1947), Untersturmführer delle SS e segretario generale delle carceri presso la Gestapo praghese, tristemente noto per i brutali maltrattamenti cui sottoponeva gli indagati (in seguito sarebbe stato condannato a morte). Per suo decreto Kajpr fu deportato nei campi di concentramento, dove figurava in qualità di Schutzhäftling, cioè detenuto in via precauzionale per tutelare la sicurezza del Reich, per il quale non valevano i diritti garantiti dalla costituzione tedesca, e dunque in balia dell’arbitrio dei propri aguzzini.
Dal 20 marzo al 4 maggio 1941 fu detenuto nel carcere di Praga Pankrác. Dal 5 maggio 1941 fu spostato nella Piccola fortezza, il carcere della polizia di Terezín, nella cella numero 11. Dal 12 maggio al 12 luglio lavorò con il cosiddetto commando di uscita a Nová Hut’ (l’odierna Nižbor), vicino a Beroun. Dal 12 luglio al 13 settembre fu nuovamente ricollocato nella Piccola fortezza, questa volta nella cella numero 9. Dopo un temporaneo soggiorno a Pankrác, ebbe luogo, nei giorni tra il 15 e il 26 settembre 1941, la sua deportazione verso il campo di concentramento di Mauthausen. In seguito, nelle proprie memorie, avrebbe menzionato le procedure all’arrivo, la fame terribile (uno dei temi ricorrenti dei suoi brevi resoconti sui campi di concentramento), il lavoro spossante nella cava di pietre e le attese infinite durante le adunate, le esperienze positive e quelle negative coi compagni di detenzione, la deliberata persecuzione contro i cechi nel periodo dell’attentato a Heydrich e altro ancora. Non mancano nemmeno ricordi agghiaccianti circa l’incontro quotidiano con la morte e situazioni in cui la sua stessa vita fu minacciata.
Infine, il 29 maggio 1942, Kajpr fu deportato a Dachau, un altro «luogo di terrore e miseria, dove l’uomo cessava esteriormente di essere uomo, dove non aveva alcun diritto, vestito di ridicoli cenci ridotti a brandelli, col taglio di capelli dei delinquenti, in un luogo dove lo attendevano in agguato tanti pericoli, dove a digrignargli contro i denti vi era innanzitutto la bestia umana, sguinzagliata: persone che avevano smarrito il senso della propria vita e lo cercavano in un folle annientamento del prossimo» [6] . A condividere con lui queste condizioni di vita e simili avvenimenti c’erano in particolare, tra gli altri detenuti, sacerdoti di diverse nazionalità, nella cui compagnia si facevano coraggio l’un l’altro. Ricordi e testimonianze descrivono la sua devozione e la sua partecipazione alla difficile e ostacolata vita liturgica del posto; il suo impegno lavorativo nelle cosiddette Piantagioni – soprattutto a quella che veniva chiamata «la macina del pepe», dove collaborava a fabbricare miscele destinate a produrre vitamina C –, il suo ruolo nel gruppo dei sacerdoti, in particolare tra i cechi, e in quello internazionale dei gesuiti. La fine di questo difficile periodo fu sancita dalla liberazione del campo il 29 aprile 1945 e dal suo rimpatrio, il 21 maggio di quello stesso anno [7] .

L’attività del dopoguerra

Poco dopo, il 15 agosto 1945, nella chiesa di sant’Ignazio, Adolf Kajpr prese il quarto voto divenendo così a tutti gli effetti membro della Compagnia di Gesù. Si ingaggiò immediatamente anche nella vita della comunità gesuita praghese e nella pastorale. In quanto «partecipante alla lotta nazionale per la liberazione», il 12 agosto 1947 ricevette due onorificenze statali da parte del presidente della Repubblica: la medaglia militare cecoslovacca al merito di primo grado e la croce di guerra cecoslovacca del 1939. Non avrebbe ricordato le vicissitudini del periodo passato se non sporadicamente. Si concentrò consapevolmente sul presente. Riprese nuovamente i propri ruoli nella comunità religiosa e le attività pastorali: si dedicava ai giovani e agli intellettuali, conduceva ritiri ed esercizi spirituali, in particolare per seminaristi, sacerdoti, religiosi e religiose. Insegnò brevemente anche religione a un ginnasio.
Adolf Kajpr raggiunse una grande fama come predicatore. Le sue omelie non avevano carattere politico: introducevano le verità della fede e infondevano un risoluto fervore a vivere la vita di fede intensamente. I testi delle omelie che ci sono pervenuti contengono, oltre alle tematiche legate alle singole occasioni, anche cicli tematici dedicati alla spiegazione approfondita dei testi della santa messa (1947-1949) o alle cose ultime (1949-1950) [8] . Nel primo trova espressione la convinzione di Kajpr che il rinnovamento della vita umana nella sua interezza, e di conseguenza anche di quella sociale, sia possibile solo con il rinnovamento del rapporto dell’uomo con Dio in Gesù Cristo, che il cristiano raggiunge soprattutto rinnovando la propria comprensione della santa messa e il proprio modo di viverla – cioè la propria comprensione e il proprio modo di vivere la partecipazione al sacrificio pasquale del Figlio di Dio incarnato. Il secondo ciclo dava voce alla consapevolezza che la principale differenza tra il cristianesimo e l’ateismo sta nella speranza in...

Table of contents

  1. Copertina
  2. IL PRESENTE È IL VERO TEMPO DI DIO
  3. Indice dei contenuti
  4. ADOLF KAJPR SJ – APOSTOLO E MARTIRE
  5. 1. BIOGRAFIA
  6. 2. APOSTOLATO IN REDAZIONE
  7. 3. NOTA DEL CURATORE
  8. PROLOGO
  9. [1]
  10. CRISTO, TUTTO IN TUTTO
  11. [2]
  12. [3]
  13. [4]
  14. [5]
  15. [6]
  16. [7]
  17. [8]
  18. [9]
  19. [10]
  20. [11]
  21. [12]
  22. [13]
  23. [14]
  24. [15]
  25. [16]
  26. [17]
  27. [18]
  28. [19]
  29. LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE E L’APOSTOLATO IN REDAZIONE
  30. [20]
  31. [21]
  32. [22]
  33. [23]
  34. [24]
  35. [25]
  36. [26]
  37. [27]
  38. [28]
  39. [29]
  40. [30]
  41. [31]
  42. [32]
  43. [33]
  44. [34]
  45. [35]
  46. [36]
  47. [37]
  48. [38]
  49. [39]
  50. [40]
  51. [41]
  52. [42]
  53. [43]
  54. [44]
  55. [45]
  56. [46]
  57. [47]
  58. [48]
  59. IL RAPPORTO DEL CATTOLICO COL POTERE STATALE
  60. [49]
  61. [50]
  62. [51]
  63. [52]
  64. [53]
  65. [54]
  66. [55]
  67. [56]
  68. [57]
  69. [58]
  70. [59]
  71. [60]
  72. [61]
  73. [62]
  74. [63]
  75. [64]
  76. [65]
  77. [66]
  78. [67]
  79. [68]
  80. [69]
  81. LA CONCEZIONE CRISTIANA DELLA SOCIETÀ
  82. [70]
  83. [71]
  84. [72]
  85. [73]
  86. [74]
  87. [75]
  88. [76]
  89. [77]
  90. [78]
  91. [79]
  92. [80]
  93. [81]
  94. [82]
  95. [83]
  96. [84]
  97. [85]
  98. [86]
  99. [87]
  100. [88]
  101. [89]
  102. [90]
  103. [91]
  104. [92]
  105. [93]
  106. [94]
  107. [95]
  108. [96]
  109. [97]
  110. [98]
  111. [99]
  112. [100]
  113. ATEISMO, LIBERALISMO, COMUNISMO
  114. [101]
  115. [102]
  116. [103]
  117. [104]
  118. [105]
  119. [106]
  120. [107]
  121. [108]
  122. [109]
  123. [110]
  124. [111]
  125. [112]
  126. [113]
  127. [114]
  128. [115]
  129. [116]
  130. [117]
  131. [118]
  132. [119]
  133. [120]
  134. [121]
  135. [122]
  136. [123]
  137. [124]
  138. [125]
  139. RAZZISMO, ANTISEMITISMO, NAZIONALISMO
  140. [126]
  141. [127]
  142. [128]
  143. [129]
  144. [130]
  145. [131]
  146. [132]
  147. [133]
  148. [134]
  149. [135]
  150. [136]
  151. [137]
  152. [138]
  153. [139]
  154. [140]
  155. [141]
  156. LA TRADIZIONE DI SAN VENCESLAO
  157. [142]
  158. [143]
  159. [144]
  160. [145]
  161. [146]
  162. [147]
  163. [148]
  164. FRAMMENTI DI VITA DELLA CHIESA
  165. [149]
  166. [150]
  167. [151]
  168. [152]
  169. [153]
  170. [154]
  171. [155]
  172. [156]
  173. [157]
  174. [158]
  175. [159]
  176. [160]
  177. [161]
  178. [162]
  179. [163]
  180. [164]
  181. [165]
  182. [166]
  183. [167]
  184. [168]
  185. [169]
  186. [170]
  187. [171]
  188. [172]
  189. [173]
  190. [174]
  191. EPILOGO
  192. [175]
  193. CULTURA STUDIUM