Le case editrici italiane.
Schede monografiche
Dai fratelli Treves a Jeff Bezos
A.F. Formiggini Editore
Anno di fondazione | 1908
Periodo di attività | 1908-1938
Sede | Roma, Genova
Fra gli autori pubblicati | M. d’Angoulême, Petronio, G. Prezzolini, F. Rabelais, J. Swift, A. Tassoni
Riviste pubblicate | “L’Italia che scrive”
La storia della casa editrice Formiggini, che si identifica con quella del suo fondatore, è particolarmente amara, oltre che significativa del clima e della situazione storico-politica dell’Italia sul finire degli anni Trenta.
Angelo Fortunato Formiggini nasce vicino a Modena nel 1878, rampollo di una ricchissima famiglia ebraica, che con il commercio di preziosi e il prestito del denaro ha accumulato una ingente fortuna già a metà Settecento e poi in età napoleonica.
Dopo studi regolari nella sua città, si iscrive a Giurisprudenza a Modena, dove si laurea nel 1901. In seguito frequenta la facoltà di Lettere a Roma, dove però non porta a termine gli studi, e infine Filosofia a Bologna, dove si laurea per la seconda volta. Da questi lunghi anni da studente universitario vissuti con goliardica spensieratezza riporta diversi interessi, specialmente per il settore della comicità e dell’umorismo.
Nel 1908 avvia le prime pubblicazioni come editore, sotto la supervisione del Pascoli, che gli fa da mallevadore nel mondo della letteratura. Queste ottengono un certo successo e lo spingono a proseguire nell’attività editoriale, tanto che nel 1912 nasce la sua collana più famosa e prestigiosa, quella per la quale è ricordato anche ai nostri tempi, “Classici del ridere”, una raccolta di testi comici e umoristici di autori di assoluto valore, fra i quali Petronio, Boccaccio, Rabelais e altri.
Durante gli anni della Prima guerra mondiale, dà vita a un’altra iniziativa editoriale, che avrà poi un lungo e proficuo seguito. Fonda un periodico “L’Italia che scrive”, un mensile di informazione libraria, in cui si riportano una miriade di notizie sulla produzione libraria e sui vari scrittori. Lui stesso lo dirigerà fino alla morte, dedicandogli particolare attenzione, convinto che la conoscenza di questo settore rivesta una grande importanza non solo per il ristretto mondo dei bibliofili, ma per l’intera cultura nazionale.
Poco dopo fallisce, per opposizione di Gentile, un ulteriore progetto, cui Formiggini si era dedicato con passione: la creazione di una enciclopedia italiana. Il progetto sarà realizzato, più o meno nei termini che lui aveva ideato, da Giovanni Treccani, sotto la guida e l’auspicio dello stesso Gentile. Una vicenda che lascia profondamente amareggiato il Formiggini.
Egli comunque non si arrende e dà vita ad altre collane di libri, che trattano un aspetto particolare della vita e della cultura, come “Apologie” nella quale compaiono i profili di religioni e filosofie, con autori del calibro di Ernesto Bonaiuti per il cattolicesimo, Giuseppe Tucci per il taoismo, Dante Lattes per l’ebraismo e altri ancora.
Altra collana è “Medaglie”, incentrata sul profilo di personaggi noti del periodo. Questi incontrano la dura opposizione del regime quando è ritratto un personaggio ritenuto scomodo, come Giovanni Amendola, Filippo Turati o don Luigi Sturzo.
Sono da ricordare fra le varie collane anche “Lettere d’amore”, “Polemiche”, “Aneddotica”, “Chi è?”, che riscuotono un buon successo di pubblico, a riprova dell’inventiva e della genialità del loro ideatore.
Gli anni nel frattempo passano e si arriva alla fine degli anni Trenta, quando si scatena la polemica e la caccia contro gli ebrei. E Formiggini, nonostante non abbia manifestato sino ad allora tendenze particolarmente antifasciste, anzi, abbia talvolta palesato, specie nei primi tempi, vaghe simpatie per il regime e soprattutto per il suo capo, non può nascondere la sua origine. In un primo momento cerca di superare le disposizioni della legge cambiando nome e proprietà alla sua casa editrice, approfittando delle scappatoie che la stessa legge offre in determinate circostanze. Ma risulta tutto inutile, e allora decide di suicidarsi. La mattina del 29 novembre 1938 si getta dalla torre del duomo di Modena “con le tasche piene di soldi perché i fascisti non potessero dire che si fosse ucciso per motivi economici”, come scrive pochi giorni prima di uccidersi a un editore amico. La stampa cerca di passare sotto silen...