Note
Prologo di Guido Bertagna, Adolfo Ceretti e Claudia Mazzucato
1 Cfr. Luigi Manconi, Terroristi italiani. Le Brigate Rosse e la guerra totale. 1970-2008, Rizzoli, Milano 2008, pp. 90-91.
2 Cfr. Giorgio Bocca, La cultura del vincitore, in la Repubblica, 14 ottobre 1984, http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/14/la-cultura-del-vincitore.html.
3 Da Camillo Sbarbarbo, Il mio cuore si gonfia per te. Terra: «I miei occhi son nuovi. Tutto quello che vedo è come non veduto mai; / e le cose più vili e consuete, / tutto mi intenerisce e mi dà gioia».
Breve storia di un lungo percorso di Guido Bertagna, Adolfo Ceretti e Claudia Mazzucato
1 Frutto delle riflessioni dei tre curatori, il testo è stato redatto congiuntamente da Guido Bertagna e Claudia Mazzucato. In particolare, Guido Bertagna è il principale autore dei paragrafi «Cenni metodologici 3, 4, 5». Claudia Mazzucato è la principale autrice della premessa («Un cammino “che si è imposto”») e dei paragrafi «Cenni metodologici 1 e 2».
2 Desmond Tutu, Non c’è futuro senza perdono, Feltrinelli, Milano 2001, p. 31. Sull’esperienza del Sud Africa, cfr. Adolfo Ceretti, «Per una convergenza di sguardi. I nostri tragitti e quelli della Commissione per la verità e la riconciliazione sudafricana», infra, pp. 219 sgg.
3 Cfr. infra, Claudia Mazzucato, «La giustizia dell’incontro. Il contributo della restorative justice al dialogo tra responsabili e vittime della lotta armata».
4 Cfr. Guido Bertagna e Giancarlo Gola, «“Credevi che io fossi come te?” Rîb e mišpat nella Bibbia», infra, pp. 305 sgg.
5 Per la definizione del concetto e per il ruolo che la parresia ha avuto negli incontri del Gruppo, cfr. Claudia Mazzucato, «La giustizia dell’incontro», infra, pp. 251 sgg.
6 Il lettore può leggerlo alle pp. 51-56.
7 Per una più compiuta narrazione di come il Gruppo è venuto formandosi si rinvia alla narrazione di Guido Bertagna, nell’e-book di materiali integrativi.
8 Brevi note biografiche di tutti i partecipanti all’esperienza sono reperibili nell’e-book.
9 Sul «testimone morale», cfr. Claudia Mazzucato, «La giustizia dell’incontro», infra, pp. 288-289.
10 Gherardo Colombo, Maddalena Crippa, Alessandra Dal Moro, Massimo De Luca, Luca Doninelli, Gabrio Forti, Chiara Giaccardi, Mauro Magatti, Valerio Onida, Antonia Spaliviero, Anna Maria Tulli e Gabriele Vacis – nomi noti nel campo della giustizia, dello spettacolo, della cultura e del giornalismo – sono stati «garanti» o, meglio, «testimoni» insieme ai «primi terzi» rispetto a chi ha percorso una strada che tutti avrebbero detto impossibile, invece è un fatto: «Testimoni di fronte alla società nel suo insieme, al mondo dell’informazione e alle coscienze dei cittadini, testimoni che proprio di questo si tratta: non di teorie sociali ma di un fatto».
11 La Voce della comunità benedettina di Viboldone si legge per esteso nella narrazione firmata da Guido Beragna, nell’e-book di materiali aggiuntivi.
12 Avishai Margalit, L’etica della memoria, trad. it. di Valeria Ottonelli, il Mulino, Bologna 2006, specialmente pp. 15 sgg., 29 sgg., 47 sgg.
13 Ivi, p. 49.
14 Ivi, rispettivamente pp. 44, 15.
15 Cfr. i già citati contributi di Adolfo Ceretti e Claudia Mazzucato, in questo volume.
16 Luc Dardenne, Dietro i nostri occhi. Un diario, trad. it. di Cinzia Poli, Isbn Edizioni, Milano 2009, p. 91.
17 Cfr. infra, p. 168.
18 Nuto Revelli, L’anello forte. La donna: storie di vita contadina, Einaudi, Torino 1998, p. IX.
19 A un certo punto, infatti, dietro suggerimento di un Garante, il Gruppo ha avvertito l’esigenza di documentare l’attività svolta, a beneficio della propria memoria e come esercizio autoriflessivo.
20 Nuto Revelli, L’anello forte, cit., p. IX.
21 Franco Fortini, I cani del Sinai, Quodlibet, Macerata 2002, p. 81.
22 Paul Ricœur, Ricordare, dimenticare, perdonare. L’enigma del passato, il Mulino, Bologna 2012, p. 54.
23 Ivi, pp. 52-53.
24 Ivi, p. 83.
Per una convergenza di sguardi. I nostri tragitti e quelli della Commissione per la verità e la riconciliazione sudafricana di Adolfo Ceretti
Dedica: Dedico i miei due saggi a Paolo Silva, che a Milano, il 12 dicembre 1969, ha perso suo padre mentre io camminavo, serenamente, per la strada. E a Maurizio Azzollini, che nel 1995 ho avuto la fortuna di incontrare sulla mia strada.
1 Questo testo riprende, ampliandole consistentemente, alcune riflessioni elaborate anni addietro insieme al magistrato milanese Alberto Nosenzo per una pubblicazione che non ha mai visto la luce. Cfr., comunque, Adolfo Ceretti e Alberto Nosenzo, «The Truth and Reconciliation Commissions. A Justice Looking Also to Future Generations», in Cahiers de défense sociale, 2002, pp. 201-260.
2 Cfr. supra, pp. 51-56.
3 Richard J. Goldstone, «Justice as a Tool for Peace-Making: Truth Commissions and International Criminal Tribunals», in New York University Journal of International Law and Politics, 1996, vol. 28, p. 485; Marcello Flores (a c. di), Verità senza vendetta. L’esperienza della Commissione sudafricana per la verità e la riconciliazione, trad. it. di Francesco Malgaroli, Manifestolibri, Roma 1999, p. 7.
4 Sul significato del concetto di compromesso e di virtù del compromesso, di convenienza, cfr. in questo volume il mio contributo intitolato: «Lotta armata, vittime, conflitti e dissidi. Un’ultima ricognizione».
5 Ruti Teitel, «Transitional Justice as Liberal Narrative», relazione presentata al convegno History, Truth and Justice. The 20th Century and Its Crimes, Siena, 16-18 marzo 2000; Anna Maria Gentili e Andrea Lollini, «L’esperienza delle Commissioni per la verità e la riconciliazione. Il caso sudafricano in una prospettiva giuridico-politica», in Giulio Illuminati, Luigi Stortoni e Maria Virgilio (a c. di), Crimini internazionali tra diritto e giustizia. Dai tribunali internazionali alle Commissioni verità e riconciliazione, Giappichelli, Torino 2000, pp. 163-215. Cfr. anche quanto scrive Brandon Hamber in «Dealing with the Past and the Psychology of Reconciliation», relazione presentata al 4th International Symposium on the Contributions of Psychology to Peace, Cape Town, 27 giugno 1995, p. 2, il quale ritiene che attraverso una ricostruzione degli abusi dei diritti umani commessi in passato è possibile favorire una riconciliazione individuale e collettiva, aiutando così i sopravvissuti ad accettare quanto è accaduto, e a convivere con le conseguenze delle proprie esperienze di sofferenza; inoltre, la ricostruzione dei fatti può aiutare a superare il senso di colpa che i sopravvissuti spesso provano dopo esperienze traumatiche.
6 Marcello Flores (a c. di), Verità senza vendetta, cit., p. 16.
7 Peter Parker, «The Politics of Indemnities, Truth Telling and Reconciliation in South Africa: Ending Apartheid Without Forgetting», in Human Rights Law Journal, 1996, vol. XVII, nn. 1-2, pp. 1-13.
8 Graeme Simpson e Paul van Zyl, «The Truth and Reconciliation Commission in South Africa», in Temps Modernes, 1995, n. 585, pp. 394-407.
9 Hugo van der Merwe, The Truth and Reconciliation Commission and Community Reconciliation. An Analysis of Competing Strategies and Conceptualizations, Centre for the Study of Violence and Reconciliation, Johannesburg 1999.
10 Graeme Simpson e Paul van Zyl, «South Africa’s Truth and Reconciliation Commission», cit.
11 Richard Wilson, The Politics of Truth and Reconciliation in South Africa. Legitimizing the Post-Apartheid State, Cambridge University Press, Cambridge 2001.
12 Marcello Flores, Verità senza vendetta, cit.; Alex Boraine, A Country Unmasked: Inside South Africa’s Truth and Reconciliation Commission, Oxford University Press Southern Africa, Cape Town 2000, p. 260.
13 Brandon Hamber e Steve Kibble, «From Truth to Transformation. The Truth and Reconciliation Commission in South Africa», relazione presentata alla conferenza From Truth to Transformation, Johannesburg, aprile 1998.
14 Promotion of National Unity and Reconciliation Act, n. 34, 1995, in http://www.justice.gov.za/legislation/acts/1995-034.pdf.
15 Ad hoc International Criminal Courts: Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia, con sede all’Aja; Tribunale penale internazionale per i crimini in Rwanda, con sede ad Arusha, in Tanzania.
16 Telford Taylor, Anatomia dei processi di Norimberga, trad. it. di Orsola Fenghi, Rizzoli, Milano 1993.
17 La Corte penale internazionale ha giurisdizione sovranazionale e può processare individui (non Stati) responsabili di crimini di guerra, genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di aggressione commessi sul territorio e/o da parte di uno o più residenti di uno Stato parte, nel caso in cui lo Stato in questione non abbia le capacità o la volontà di procedere in base alle leggi di quello Stato e in armonia con il diritto internazionale.
18 Jonathan Allen, «Balancing Justice and Social Unity: Political Theory and the Idea of a Truth and Reconciliation Commission», in University of Toronto Law Journal, 1999, vol. XLIX, n.3, p. 315.
19 È importante accennare molto brevemente anche a due ulteriori strumenti ai quali si è ricorsi, in diversi Paesi, nei periodi di transizione verso la democrazia: i Lustration Mechanisms e i rimedi di carattere civile. Il primo strumento è parte di un processo di «epurazione», adottato specialmente nei Paesi dell’ex blocco sovietico, attraverso il quale gli individui che hanno partecipato direttamente – o comunque appoggiato – le violazioni commesse dal passato regime possono essere rimossi dagli incarichi ancora svolti e interdetti dall’assumere nuove posizioni di autorità o elettive (Brandon Hamber e Steve Kibble, «Fro...