Contro Saint-Beuve
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Contro Saint-Beuve

Marcel Proust

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Marcel Proust

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Contro Saint-Beuve è il libro ombra della Recherche. Prima di scrivere il suo capolavoro, Marcel Proust consegna alContro Saint-Beuve le sue considerazioni più profonde sulla necessità di scrivere. In questo libro straordinario si trova infatti l'impianto teorico della Recherche. Proust racconta il senso della sua scrittura: dare una forma alla memoria personale, farla emergere da oggetti altrimenti ordinari. Scrivere per dare un segno della propria esistenza che andrebbe altrimenti persa, nella convinzione che mai nulla del genere sia ancora stato scritto. Contro Saint-Beuve è un testo dalla straordinaria intensità, soprattutto per la sua forma diretta. A metà tra la critica letteraria e la confessione personale, è un documento unico della costruzione di un'opera immortale. Mentre nella Recherche, infatti, va in scena la mirabile costruzione artistica è solo nel Contro Saint-Beuve che si ha l'opportunità di ascoltare il lavoro del pensiero che si cela dietro il capolavoro.

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Información

Año
2019
ISBN
9788857559391

CONTRO SAINTE-BEUVE

ABBOZZI DI PREFAZIONE1

Ogni giorno attribuisco minor valore all’intelligenza. Ogni giorno mi rendo sempre più conto che è solo al di là di essa che lo scrittore può appropriarsi nuovamente di un riflesso delle sue impressioni, ossia di qualcosa di se stesso e della materia unica dell’arte. Quel che l’intelligenza restituisce sotto il nome di passato, non è tale. In realtà, come le anime dei trapassati nelle leggende popolari, così anche ogni ora della nostra vita, appena spirata, s’incarna e si cela in qualche oggetto materiale; e vi resta prigioniera, prigioniera per sempre, a meno di non imbattersi per caso in quello stesso oggetto. È attraverso lo scrittore che la riconosciamo, la chiamiamo, ed essa viene liberata. Potremmo non incontrare mai l’oggetto in cui si cela – o meglio, la sensazione, perché in rapporto a noi ogni oggetto è sensazione. Allo stesso modo, ci sono ore della nostra vita che non rivivremo mai più. Quell’oggetto è così piccolo, talmente disorientato nella sua irrisorietà rispetto al mondo che le probabilità che capiti sul nostro cammino sono davvero esigue! Ho trascorso molte estati della mia vita in una casa di campagna. Di tanto in tanto, pensavo a quelle estati; ma non esattamente a [loro].2 Nella mia mente potevano confondersi per sempre con l’oblio. Se sono sorte dalle ceneri del passato è perchè, come tutte le risurrezioni, un puro caso le ha risvegliate. L’altra sera ero rincasato intirizzito per via della neve, e non riuscivo a riscaldarmi: ero andato in camera a leggere, alla luce fioca di una lampada, e la mia vecchia cuoca si offrì di prepararmi una tazza di tè, abitudine che non ho mai avuto. Il caso fece sì che accompagnasse il tè ad alcune fette di pane abbrustolito. Inzuppai il pane nella tazza di tè, e, nel momento in cui lo portai alla bocca, lo sentii ammorbidirsi e impregnarsi del gusto del tè contro il palato, provai un forte turbamento, sentii odore di gerani, di aranci, una sensazione di luce straordinaria, di appagamento, di felicità. Rimasi immobile, per timore di dissolvere, con un sol gesto, quanto avveniva in me e che non riuscivo a comprendere, aggrappandomi a quel pezzetto di pane inzuppato che risvegliava in me così tante meraviglie, quando, d’improvviso, le porte serrate della mia memoria, così scosse, si dischiusero fino a spalancarsi; e nella mia coscienza fecero irruzione le estati trascorse nella casa di campagna di cui ho parlato, i mattini quieti, e insieme ad essi la parata incessante delle ore felici. Allora, i ricordi ebbero il sopravvento: ogni giorno mi vestivo di fretta e scendevo nella camera del nonno, che si era da poco svegliato e stava bevendo il tè. Stava intingendo un biscotto e me lo porgeva. E, trascorse quelle estati, la sensazione del biscotto intinto nel tè fu l’asilo delle ore morte – morte per l’intelligenza –, il loro rifugio, e che non avrei certamente rivissuto se, quella sera d’inverno, rincasato infreddolito dalla neve, la cuoca non mi avesse proposto quel tè cui per sempre ho legato questa risurrezione, in virtù d’un patto magico a me tuttora ignoto. Ma, non appena mangiai il pane abbrustolito, tutto un giardino, sino a quel momento indistinto e opaco, si profilò netto nella piccola tazza di tè, con i suoi vialetti dimenticati, con i suoi fiori, aiuola per aiuola, come quei fiori giapponesi che si rianimano soltanto nell’acqua.
Allo stesso modo, molte giornate di Venezia che neppure l’intelligenza aveva resuscitato in per me, riaffiorarono all’improvviso, l’anno scorso, quando, attraversando un cortile, mi fermai di colpo in mezzo alle lastre di pietra a dislivello e scintillanti. Gli amici in mia compagnia temevano fossi scivolato; ma feci loro cenno di andare avanti, perchè non avrei tardato a raggiungerli: un oggetto più importante catturava la mia attenzione, non sapevo ancora quale, ma sentivo riaffiorare dalle profondità di me un passato che non riconoscevo. Avevo provato quel turbamento semplicemente mettendo il piede su quel lastricato. Sentivo la felicità invadermi, e intuivo la pienezza che raggiungeva quella pura sostanza di noi stessi che è un’impressione passata, un po’ di vita pura conservata come tale (e che possiamo conoscere solo avendone cura, perché, nel momento in cui viviamo, essa non si presenta alla nostra memoria, ma mescolata a sensazioni che l’avvolgono) e [che] chiedeva soltanto di esser liberata, di contribuire ad accrescere i miei tesori di poesia e vita. Ma non sentivo in me il potere di liberarla. Avevo paura che quel passato mi scivolasse via dalle mani. In un simile momento, a cosa serviva l’intelligenza? Indietreggiai, per tornare di nuovo a quelle lastre a dislivello e luminose, e cercar di ritornare allo stato d’animo precedente. Di colpo, un fiotto di luce mi inondò. Era la stessa sensazione che avevo provato camminando sul pavimento liscio e un po’ diseguale del battistero di San Marco! L’ombra che c’era, quel giorno, sul canale dove mi aspettava una gondola, tutta la beatitudine, tutto il tesoro di quelle ore si riversò a seguito di quella sensazione, e quel giorno stesso si rianimò in me.
L’intelligenza non è di alcuna utilità in3 queste resurrezioni, e inoltre, quelle ore del passato si rifugiano solo in oggetti in cui4 l’intelligenza non ha cercato d’incarnarli. Gli oggetti attraverso i quali cercavate di stabilire in modo cosciente5 dei rapporti con l’ora che andavate vivendo non le daranno mai asilo. Non solo: nel loro esser contorti, se mai qualche altra cosa varrà a risuscitarli, gli oggetti saranno spogli di poesia, se con lei risorgeranno.
Ricordo che, durante un viaggio, dalla finestra di un vagone, mi sforzavo di cavare impressioni dal paesaggio che mi sfilava davanti. Scrivevo ogni cosa, al6 passaggio del piccolo camposanto di campagna; osservavo le strisce luminose del sole sulle piante, i fiori sulla strada simili a quelli del Lys dans la vallée. Più tardi, tentai più volte, ripensando a quegli alberi striati di luce, a quel piccolo cimitero di campagna, di rievocare quella giornata, intendo dire quella giornata stessa, e non il suo gelido fantasma. Non ci riuscii mai, e disperavo di riuscirvi, quando, l’altro giorno, a colazione, lasciai cadere il cucchiaio sul piatto; vibrò allora un suono identico a quello prodotto dal martello dei ferrovieri che battevano quel giorno sulle ruote del treno, nelle fermate. E, nello stesso minuto, rivisse per me l’ora bruciante e cieca, in cui quel rumore era risonato per me, e tutta quella giornata nella sua poesia, da cui restavan esclusi soltanto, acquisiti dall’osservazione volontaria e perduti per la risurrezione poetica, il camposanto del villaggio, gli alberi rigati di luce e i fiori balzachiani della strada.
Ahimè! Qualche volta l’oggetto lo incontriamo,7 la sensazione perduta ci fa trasecolare, ma il tempo è troppo lontano, non possiamo dare un nome alla sensazione, chiamarla, perchè essa non torna in vita. Mentre giorni fa passavo accanto alla dispensa, un pezzo di tela verde che chiudeva una parte della vetrata in frantumi, mi ha fatto fermare di colpo, per ascoltarmi. Un raggio estivo arrivava dritto a me. Perché? Cercai di ricordarmi. Vedevo delle vespe in un raggio di sole, sentivo un odore di ciliege sulla tavola; ma non riuscivo a ricordarmi. Per un momento, fui come quelle persone addormentate che, svegliandosi di notte, non sanno dove si trovano, cercano di prendere coscienza con il corpo del luogo in cui si trovano, non sapendo in quale letto, in quale casa, in quale luogo della terra, in quale anno della loro vita si trovino. Esitai così un istante, cercando a tentoni, intorno al quadrato di tela verde, i luoghi, il tempo in cui andava situato il mio ricordo, che a fatica si ridestava. Esitai tra tutte le sensazioni confuse, conosciute od obliate della mia vita; e tutto ciò non durò che un attimo. Ben presto non vidi più nulla, il [mio]8 ricordo si era assopito per sempre.
Quante volte i miei amici mi hanno [visto] così, durante una passeggiata, arrestarmi davanti a un viale che si apriva dinanzi a noi o a fianco a un gruppo di alberi; e chieder loro di lasciarmi un momento solo! Invano: per riacquistare un po’ di forze per la mia ricerca del passato, potevo sì chiudere gli occhi, non pensare più a nulla, poi riaprirli di colpo e cercare di rivedere quegli alberi come li avevo visti la prima volta: non riuscivo a ricordarmi dove li avessi visti. Riconoscevo la forma, la disposizione: la linea che quegli alberi disegnavano sembrava ricalcata su qualche ignoto disegno amato, che si agitava nel mio cuore. Ma non potevo dire altro: essi s...

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Estilos de citas para Contro Saint-Beuve

APA 6 Citation

Proust, M. (2019). Contro Saint-Beuve ([edition unavailable]). Mimesis Edizioni. Retrieved from https://www.perlego.com/book/1600257/contro-saintbeuve-pdf (Original work published 2019)

Chicago Citation

Proust, Marcel. (2019) 2019. Contro Saint-Beuve. [Edition unavailable]. Mimesis Edizioni. https://www.perlego.com/book/1600257/contro-saintbeuve-pdf.

Harvard Citation

Proust, M. (2019) Contro Saint-Beuve. [edition unavailable]. Mimesis Edizioni. Available at: https://www.perlego.com/book/1600257/contro-saintbeuve-pdf (Accessed: 14 October 2022).

MLA 7 Citation

Proust, Marcel. Contro Saint-Beuve. [edition unavailable]. Mimesis Edizioni, 2019. Web. 14 Oct. 2022.