capitolo secondo
I cyborg nella realtà e nella finzione
Il termine «cyborg» è stato coniato nel 1960 da Manfred E. Clynes, che insieme a Nathan S. Kline cercava di definire un uomo «migliorato» in grado di sopravvivere in un’atmosfera extraterrestre: «I viaggi spaziali sfidano l’umanità non solo sul piano tecnologico ma anche su quello spirituale, poiché invitano l’uomo a partecipare attivamente alla propria evoluzione biologica»1. Clynes e Kline hanno individuato una serie di problemi fisiologici e psicologici suscettibili di danneggiare gli astronauti, ideando possibili soluzioni cyborghiane. Ecco alcuni esempi2:
Stato di allerta e stato vigile: in un viaggio spaziale sarebbe desiderabile che l’astronauta potesse rimanere sveglio per settimane o mesi. È possibile raggiungere questo obiettivo con la somministrazione di farmaci.
Conseguenze delle radiazioni: l’astronauta potrebbe disporre di un sensore in grado di rilevare livelli pericolosi di radiazione; con una pompa osmotica adattata all’organismo potrebbe ricevere iniezioni di sostanze chimiche in dosi appropriate per combattere le conseguenze delle radiazioni.
Problemi di metabolismo e controlli ipotermici: sarebbe auspicabile ridurre il normale consumo di combustibile di 10 libbre al giorno (2 di ossigeno, 4 di fluidi e 4 di cibo) mediante l’ibernazione, ovvero diminuendo la temperatura corporea per contenere al minimo il metabolismo.
Ossigenazione e riduzione del carbonio: la respirazione polmonare consuma ossigeno e produce biossido di carbonio, oltre a comportare una perdita di calore e di acqua. Nello spazio mancherebbe un sistema di respirazione in grado di ridurre il biossido di carbonio, eliminando così il carbonio e rimettendo in circolo l’ossigeno.
Entrata e uscita di fluidi: l’equilibrio dei fluidi potrebbe essere mantenuto collegando l’uscita dell’uretra con le vene attraverso un filtro per le tossine. Il dotto gastrointestinale verrebbe sterilizzato, e l’astronauta sarebbe nutrito per via endovenosa così da limitare la necessità di sbarazzarsi degli escrementi, che potrebbero a loro volta essere riutilizzati.
Sistema enzimatico: in condizioni di bassa temperatura alcuni enzimi resterebbero più attivi di altri. Occorrerà studiare l’effetto di questi enzimi e il modo di adattare il corpo ai loro cambiamenti.
Controllo cardiovascolare: è possibile modificare le funzioni cardiovascolari per adattarle ad ambienti differenti mediante amfetamine, epinefrina, reserpina, digitale, ecc.
Mantenimento muscolare: il sonno prolungato o un’attività limitata possono avere effetti nocivi sui muscoli; il tono muscolare potrebbe essere ...