Lo Sviluppo della Coordinazione dei Movimenti nell'Ontogenesi
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Lo Sviluppo della Coordinazione dei Movimenti nell'Ontogenesi

Gianfranco Prencipe

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Lo Sviluppo della Coordinazione dei Movimenti nell'Ontogenesi

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La spiegazione del problema della coordinazione dei movimenti e delle abilità motorie rimane incompleta se non si approfondisce, anche se in forma sintetica, il problema della loro origine e del loro sviluppo nel singolo individuo.
La formazione della motricità, fino a raggiungere lo stadio di sviluppo proprio dell'adulto, si completa solo dopo la maturità sessuale, cioè molto dopo che, dal punto di vista anatomico, si è completato lo sviluppo del sistema nervoso centrale. Questa circostanza di per sé indica che la natura dello sviluppo della motricità nell'ontogenesi, in gran parte, non consiste nella maturazione, biologicamente determinata, dei substrati morfologici, ma nell'accumularsi delle esperienze individuali acquisite proprio attraverso e sulla base di questi substrati.

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Información

Editorial
Youcanprint
Año
2022
ISBN
9791220390750
Categoría
Medicina
Sviluppo della coordinazione nella prima ontogenesi.
Volendosi occupare dello sviluppo della coordinazione nell'ontogenesi, per prima cosa va ricordato che è opportuno che ciò venga fatto sotto tre diversi aspetti. In primo luogo deve essere trattato lo sviluppo della motricità di un soggetto, così come si svolge naturalmente nell'età infantile e giovanile. In secondo luogo nel concetto di ontogenesi del movimento rientra anche l'acquisizione di coordinazioni motorie determinate da azioni pedagogiche, cioè quanto viene definito dai concetti di allenamento moto- rio(training) ed elaborazione di abilità motorie. In terzo luogo ovviamente, anche la capacità di apprendimento e di addestramento dei vari movimenti ha uno sviluppo ontogenetico. Ciò che può essere appreso da soggetti di 13-15 anni non può essere appreso da un bambino di cinque anni. Ed inversamente ciò che deve essere insegnato dal settimo anno di vita in poi non dà alcun risultato se si inizia l'insegnamento solo nel quindicesimo o nel ventesimo anno di vita. E' quindi intenzione trattare di seguito questi tre aspetti.
Questa trattazione va preceduta da un'osservazione. L'ontogenesi naturale della motricità si compone di due fasi, cronologicamente molto diverse. La prima fase è la maturazione anatomica dei substrati nervosi centrali non è ancora terminata al momento della nascita e che per quanto concerne la mielinizzazione delle vie di conduzione si conclude solo nel secondo o terzo anno di vita. La seconda fase rappresenta la fase della maturazione funzionale e dell'ordinamento delle attività dei livelli coordinativi. In questa fase lo sviluppo della motricità non avviene sempre in modo direttamente progressivo: in alcuni periodi e per alcune classi di movimenti (cioè livelli) possono verificarsi stasi transitorie ed anche processi regressivi che provocano oscillazioni complesse nei rapporti e nell'equilibrio tra livelli coordinativi. Veraguth (1921) definisce in questo modo lo sviluppo motorio precoce del neonato: già i movimenti intrauterini rilevabili dal sesto mese di gravidanza indicano un'attività molto differenziata del sistema di comando che forma i riflessi del midollo spinale. I primi movimenti del neonato sono il respiro ed il pianto (strillo). Quando il lattante è messo al seno per la prima volta è già in grado di girare la testa in cerca del capezzolo. Da questo momento in poi hanno inizio i riflessi legati alla suzione ed al movimento della testa verso il dito che ne sfiora la guancia.
Nel lattante nei primi giorni dopo la nascita si osserva un'altra serie di riflessi coordinativi. Per esempio il bambino in posizione prona se punto nella schiena con uno spillo reagisce o con un lieve movimento laterale della colonna vertebrale per evitare lo stimolo, oppure con una contrazione improvvisa di stiramento dei lunghi muscoli dorsali (muscolo erettore del tronco).
Per capire la particolarità della successiva evoluzione motoria del lattante dobbiamo assolutamente considerare che sia i sistemi corticali motori che lo striato, al momento della nascita, non sono ancora mielinizzati per cui solo il talamo, il pallido, e le zone in posizione caudale rispetto ad essi, possono entrare in azione. Partendo dal massimo livello del quale dispone.
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- Riassunto dei risultati ottenuti stimolando i diversi punti della corteccia cerebrale (Foerster 1926).
Foerster definisce il neonato "un essere "pallido-talamico" che in molti tratti del suo comportamento e del suo portamento permette di riconoscere l'origine filogenetica da antenati simili alla scimmia. "Solo con la maturità dello striato, l'originaria funzione del pallido viene repressa, frenata e di essa, grazie ai meccanismi dell'inibizione elettiva, restano solo alcuni elementi. Così imbrigliato il pallido ora viene posto al servizio della motricità dell'adulto". (Foerster).
Quando si parla di un pallido "imbrigliato" ed inibito occorre ricordare che più volte è stata citata l'indiscutibile somiglianza tra i movimenti del neonato ed i movimenti patologici delle cosiddette atetosi (Maynert, Freud, Spatz 1927), che va attribuita indubbiamente al fatto che nell'atetosi (per una lesione dello striato) si verifica una "liberazione dei meccanismi motori filogeneticamente ed ontogeneticamente inferiori normalmente inibiti (Economo) attivati dal pallidum".
Per tutto il primo semestre di vita il neonato resta un essere pallido-talamico. In questo periodo il neonato si caratterizza per i suoi "movimenti massivi, indifferenziati a carattere automatico e di difesa, originati dal pallido" (Gurevic 1930). "Nei primi mesi di vita nel bambino predominano, come nella scimmia, i riflessi di prensione e di abbrancamento (riflesso di Moro), reazioni motorie primitive che nell'adulto sono inibite e si presentano solo in condizioni patologiche. Ne fanno parte anche i riflessi motori e di posizione mesencefalici di Mangus". Si presentano reazioni motorie massive, che per la loro natura alle volte ricordano elementi legati all'arrampicarsi ed alla prensione, movimenti espressivi elementari (reazioni indifferenziate di paura), (Peiper 1932); il riflesso di Babinski e di Moro; la posizione supinata dei piedi che solo gradualmente si trasforma in riflesso plantare e dorsale; movimenti atetoidi ecc." (M. O. Gurevic).
Veraguth in questo periodo rileva quelli che definisce "movimenti di sgambettio”: una rotazione interna delle spalle, la flessione e l'estensione alternate delle articolazioni dell'anca e del ginocchio. Queste sinergie motorie spesso sono accompagnate da movimenti nelle articolazioni distali, da movimenti prensili delle mani e da un movimento intenso delle dita dei piedi. Le vie attraverso le quali sono determinati questi movimenti sono la rubro e vestibolo-spinale, cioè le vie extrapiramidali inferiori. Gli stimoli che li determinano possono già essere stimoli propriocettivi prodotti da lievi spostamenti dei centri di gravità dei segmenti corporei.
Nel primo periodo postnatale dell'uomo manca un momento di rottura molto evidente nei mammiferi, ciechi alla nascita. Nei gatti, nei cani, appena nati, fino all'apertura degli occhi, manca completamente la regolazione subordinativa delle cronassie e del tono. Lo si vede chiaramente dai movimenti lenti, tremolanti, del corpo sulle zampe divaricate. La cronassia dei muscoli delle estremità in questo periodo si mantiene su valori estremamente alti. Il momento dell'apertura degli occhi coincide con un improvviso inserimento dei meccanismi subordinativi, con un rapido abbassamento dei valori della cronassia muscolare al livello normale (A. Ufljand) e con l'intervento, nell'attività riflessa, del sistema sensorio pro- priocettivo finora non funzionante.
L'avviamento relativamente lento della pro- priocettività del bambino rappresenta un'ulteriore contraddizione tra ontogenesi e filogenesi, dove la recettività propriocettiva (in alcune sue maniere di funzionare) fa parte delle qualità recettive più antiche.
Anche in questo caso si può riferire ad un esempio, estremamente significativo, che caratterizza lo sviluppo di una delle funzioni motorie più semplici dell'ontogenesi iniziale, cioè la presa di un oggetto. Nelle prime settimane di vita il bambino è in grado di tenere un oggetto che gli viene appoggiato sul palmo della mano, stimolandone le terminazioni tattili, piegando le dita. Dal quarto, quinto mese in poi hanno inizio i tentativi di afferrare un oggetto percepito visivamente (ad esempio un giocattolo variopinto che cada nel suo campo visivo). Questi tentativi appaiono come sincinesie diffuse e disordinate, un'esplosione di sgambetti, in cui tutte e quattro le estremità eseguono movimenti convulsi alternati nei quali sono coinvolti i muscoli facciali, del collo e del busto. Questa esplosione di un'eccitazione motoria diffusa può far sì che il palmo della mano venga incidentalmente a contatto con l'oggetto desiderato e che il bambino riesca bene ad afferrarlo e con ciò termina tutto. Se ciò non avviene, questo scoppio ansioso di movimenti scompare da solo, per riprendere allo stesso modo dopo 10-20 secondi. Nel secondo semestre di vita, durante questo tipo di sfogo ipercinetico, iniziano, semplici movimenti singoli e mirati della mano verso l'oggetto, inizialmente imprecisi, atattici e con errori frequenti, che però diventano sempre più precisi ed adeguati. Gli sfoghi motori sincinetici dello stadio precedente, non si trasformano in questo tipo di movimenti mirati, ma si alternano con essi, per scomparire gradualmente, venendo sostituiti da essi.
Così 1'esempio esaminato indica chiaramente come un processo motorio con un determinato contenuto nella prima ontogenesi si sposti attraverso i vari livelli strutturali del movimento seguendo la loro maturazione anatomica, gradualmente dal basso in alto fino a raggiungere il livello in cui questo processo si svolge anche nell'individuo adulto.
La presa di un oggetto visto da parte del bambino di cinque o sei mesi, con le irradiazioni e le ipercinesie descritte, si completa proprio in un periodo nel quale il movimento di introduzione in bocca di un oggetto afferrato viene eseguito come movimento semplice e unico, perfettamente coordinato. Ciò si spiega, probabilmente, con il fatto che...

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