Gli occhi della Gioconda
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Gli occhi della Gioconda

Alberto Angela

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Gli occhi della Gioconda

Alberto Angela

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In un affascinante viaggio nel Rinascimento, Alberto Angela racconta i segreti del quadro più celebre al mondo per svelare il volto dell'uomo che lo dipinse: Leonardo da Vinci. Scegliendo una chiave completamente nuova per indagare questo celebre dipinto, il divulgatore più famoso d'Italia lascia che sia la Gioconda stessa a raccontarci del suo creatore, dai dettagli del volto e dell'abbigliamento alle luci e all'ambientazione del quadro, svelandoci un Leonardo dalla personalità unica, fondamentale nella cultura del mondo e di tutti i tempi.

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Información

Editorial
RIZZOLI
Año
2017
ISBN
9788858689981
CAPITOLO I: La Gioconda o Monna Lisa
Immagine 1. CAPITOLO I: La Gioconda o Monna Lisa

Il quadro più famoso del mondo

La Gioconda di Leonardo da Vinci, conosciuta anche con il titolo di Monna Lisa, è il dipinto più famoso del mondo. Si calcola che ogni anno circa sei milioni di persone si accalchino per ammirarla (mediamente per quindici secondi!) nella sala del Museo del Louvre a Parigi in cui è esposta, rimanendo ammaliati dalla sua straordinaria bellezza, talmente straordinaria da avere in sé un che di misterioso.
È difficile trovare le parole adatte per iniziare ad accostarci a un simile capolavoro che analizzeremo in questo volume seguendo al tempo stesso la vita e le opere di Leonardo ma anche andando alla scoperta del mondo in cui è vissuto e ha espresso il proprio genio.
«Ciò che ci colpisce in primo luogo è l’intensa vitalità con cui Lisa ci appare: essa sembra veramente guardarci e pensare. Come un essere vivente, sembra mutare sotto i nostri occhi e risultare un po’ diversa ogni volta che torniamo a guardarla. … A volte Lisa sembra beffarsi di noi, ma ecco che di nuovo ci sembra di cogliere un’ombra di tristezza nel suo sorriso.» Così ha scritto un grande studioso di storia dell’arte, Ernst Gombrich.
Dunque, nella Gioconda anche Gombrich è colpito innanzi tutto da un qualcosa di inafferrabile. Questa impressione deriva forse dal contrasto con il paesaggio sullo sfondo, che è evanescente, o forse dalle sfumature agli angoli della bocca e degli occhi: «… sono principalmente queste parti che Leonardo ha lasciato volutamente indefinite … Ecco perché non siamo mai sicuri dello stato d’animo con cui Monna Lisa ci guarda». O forse è un altro ancora il segreto di questo meraviglioso, unico, ritratto di donna. Sono tutti aspetti che approfondiremo.
Partiamo quindi per questo lungo viaggio con una domanda molto semplice… ma a cui è tutt’altro che facile dare risposta: chi era Monna Lisa, nella realtà?

Racconta il Vasari

Come si può rispondere a una domanda così precisa su un passato lontano cinque secoli? Un trucco c’è. Ed è il punto di partenza di questa nostra investigazione. Come in un’indagine, infatti, bisogna trovare dei testimoni e ascoltare le loro parole. Esiste un testimone d’eccezione! È Giorgio Vasari, nato ad Arezzo e cresciuto a Firenze all’inizio del Cinquecento. Le sue parole sono preziosissime. In effetti, quando si vuole entrare nella vita e capire come siano nati i capolavori di un artista del Medioevo o del Rinascimento italiano, la prima fonte da consultare è il suo monumentale volume Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori e scultori da Cimabue insino ’a tempi nostri. Quest’opera (vedi), dedicata al granduca Cosimo I de’ Medici, fu pubblicata per la prima volta a Firenze nel 1550. Poi, visto il suo grande successo, uscì in una seconda edizione modificata e ampliata, nel 1568.
Il successo non fu casuale: eravamo ormai, a metà del Cinquecento, in un’epoca in cui il Rinascimento apparteneva già al passato e veniva considerato come un periodo di irripetibile splendore che non poteva più essere eguagliato, ma, al massimo, imitato e studiato. Le vite di Vasari sono una serie di più di centocinquanta biografie di artisti, ricchissima di notizie; è quindi la prima vera e propria “storia dell’arte italiana” e talvolta – per esempio, su opere oggi perdute – è l’unica fonte di cui disponiamo, anche se in alcuni casi gli storici successivi hanno accertato che non è sempre precisa e attendibile. Rimane di certo una fonte fondamentale.
Cosa scrive il Vasari della Gioconda? Leggiamo le sue parole in un italiano di allora: «Prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di Monna Lisa sua moglie, e quattro anni penatovi lo lasciò imperfetto, la quale opera oggi è appresso il re Francesco di Francia in Fontanableo».
Ecco perché il famoso dipinto di Leonardo da Vinci ha due titoli – Gioconda e Monna Lisa –: Lisa era la moglie del mercante del Giocondo.
Immagine 2. CAPITOLO I: La Gioconda o Monna Lisa

Lisa e Francesco

1503-1508

In questo nostro viaggio-indagine nel passato è il momento di incontrare le prime due persone che ruotano attorno alla Gioconda: il mercante fiorentino Francesco del Giocondo e sua moglie Lisa Gherardini.
Francesco, nato a Firenze nel 1465, era un borghese di umili origini, un mercante di seta con un volto sinistro: era anche prestatore a usura. I suoi affari andavano molto bene e aveva raggiunto una condizione agiata. Era in buoni rapporti, commerciali e politici, con la famiglia Medici, e nel corso della sua vita ricoprì alcune cariche nella Repubblica fiorentina: fu membro del consiglio dei Dodici Buonomini nel 1499 e priore nel 1512 e nel 1524.
Rimasto vedovo per due volte, nel 1495 Francesco sposò in terze nozze Lisa, figlia di Antonmaria Gherardini, di famiglia nobile e decaduta. Lei era nata nel 1479; perciò quando si sposò aveva solo quindici anni, quattordici in meno del marito.
Secondo il Vasari, Francesco del Giocondo avrebbe chiesto a Leonardo – in base ad alcune ricostruzioni, intorno al 1503 – di eseguire un ritratto della moglie Lisa. Secondo una fra le tante ipotesi, lo avrebbe fatto per festeggiare la loro nuova casa e la nascita del loro secondo figlio, Andrea.
Torniamo ancora a quanto racconta il Vasari sul ritratto di Lisa Gherardini. Ci offre una curiosità: mentre la ritraeva, Leonardo avrebbe radunato una piccola compagnia di musici, cantori e buffoni per farla stare allegra e «per levar via quel malinconico, che suol dar spesso la pittura a’ ritratti che si fanno»; anche da questo singolare accorgimento sarebbe nato il celebre e inspiegabile sorriso, quel «ghigno tanto piacevole che era cosa più divina che umana a vederlo».
Quanto al “destino” del quadro, Vasari scrive: «… e quattro anni penatovi lo lasciò imperfetto…».
Leonardo, dunque, avrebbe lavorato saltuariamente al dipinto per quattro anni senza terminarlo (Vasari, per esempio, non fa alcun cenno al paesaggio sullo sfondo), per poi – supponiamo – portarlo con sé a Milano quando vi si trasferì.
D’altro canto, sappiamo che Leonardo dipingeva molto lentamente, aveva continui ripensamenti, era un perfezionista; questa è una delle ragioni per cui molte sue opere sono rimaste incompiute.
Sembra inoltre che il quadro non sia mai stato consegnato al suo committente. Nemmeno i più accurati studi d’archivio hanno trovato alcuna nota di pagamento (che Leonardo era uso fare); inoltre, nel testamento dettato da Francesco del Giocondo nel gennaio 1537, non compare alcun accenno al famoso ritratto.
Immagine 3. CAPITOLO I: La Gioconda o Monna Lisa
Alberto Angela racconta
Perché Francesco del Giocondo avrebbe chiesto a Leonardo un ritratto della moglie Lisa?
Forse l’intenzione di Francesco del Giocondo era quella di far realizzare un doppio ritratto di sposi, come era di moda già dal secolo precedente: nel Quattrocento, infatti, alcuni ricchi borghesi italiani avevano preso l’abitudine di farsi “immortalare” dai valentissimi pittori fiamminghi. È il caso, per esempio, del mercante lucchese Giovanni Arnolfini e del banchiere fiorentino Tommaso Portinari con le loro rispettive mogli: il primo incaricò Jan van Eyck di raffigurarli nella loro casa, rappresentata secondo lo stile fiammingo fin nei minimi dettagli (vedi), per celebrarne il matrimonio e l’imminente nascita del figlio (1434); il secondo diede mandato a Hans Memling di realizzare due ritratti distinti a mezzo busto e di tre quarti per sé e per sua moglie Maria (1470-1480 circa). Ma l’usanza riguardava naturalmente anche la nobiltà: il più celebre doppio ritratto di coniugi italiano è di Piero della Francesca che dipinse il duca di Urbino Federico da Montefeltro e sua moglie Battista Sforza, entrambi di profilo (vedi); il fatto che forse, in origine, fosse costituito da un dittico pieghevole unito da una cerniera, sarebbe la prova che aveva un uso privato, così come un uso privato e funebre avevano i ritratti di Giuliano de’ Medici, ucciso nella congiura dei Pazzi, di Sandro Botticelli, e della sua amante Simonetta Vespucci, morta giovane di tisi, raffigurata di profilo e a seno nudo da Piero di Cosimo.
Immagine 4. CAPITOLO I: La Gioconda o Monna Lisa
Immagine 5. CAPITOLO I: La Gioconda o Monna Lisa
Alberto Angela racconta
Contabilità di un genio
Leonardo era molto scrupoloso nell’annotare spese e ricavi. Diversi documenti d’archivio ci suggeriscono la sua minuziosa attenzione ai limiti dell’ossessione.
In questa pagina autografa Leonardo appuntò, scrivendo come noto da destra verso sinistra: «Ricordo come addì 8 d’aprile 1503 io, Lionardo da Vinci, prestai a Vante miniatore ducati 4 d’oro in oro. Portogli Salai e li dette in sua propia mano. Disse rendermeli infra lo spazio di quaranta giorni». Nell’immagine in basso vediamo questa nota allo specchio, quindi per noi leggibile.
Immagine 6. CAPITOLO I: La Gioconda o Monna Lisa

Una Firenze decaduta

La Firenze in cui Leonardo si trovava a lavorare nei primi anni del Cinquecento – che vediamo in un’accurata pittura dell’epoca qui – mentre presumibilmente dipingeva la Gioconda, non era più la città splendida e fiorente che era stata nel recente passato, al tempo di Lorenzo il Magnifico. Ma che cosa era successo negli ultimi anni perché il centro-simbolo del Rinascimento decadesse?
Per capirlo, torniamo indietro ai suoi momenti di splendore, sotto la famig...

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