Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno
eBook - ePub

Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno

C.G. Croce, C. Scaligeri Della Fratta

  1. 281 páginas
  2. Italian
  3. ePUB (apto para móviles)
  4. Disponible en iOS y Android
eBook - ePub

Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno

C.G. Croce, C. Scaligeri Della Fratta

Detalles del libro
Vista previa del libro
Índice
Citas

Información del libro

Può un contadino brutto e rozzo diventare consigliere del re? Sì, se ha l'astuzia di Bertoldo. Le spassose vicende di Bertoldo, del figlio sciocco Bertoldino e del nipote Cacasenno.

Preguntas frecuentes

¿Cómo cancelo mi suscripción?
Simplemente, dirígete a la sección ajustes de la cuenta y haz clic en «Cancelar suscripción». Así de sencillo. Después de cancelar tu suscripción, esta permanecerá activa el tiempo restante que hayas pagado. Obtén más información aquí.
¿Cómo descargo los libros?
Por el momento, todos nuestros libros ePub adaptables a dispositivos móviles se pueden descargar a través de la aplicación. La mayor parte de nuestros PDF también se puede descargar y ya estamos trabajando para que el resto también sea descargable. Obtén más información aquí.
¿En qué se diferencian los planes de precios?
Ambos planes te permiten acceder por completo a la biblioteca y a todas las funciones de Perlego. Las únicas diferencias son el precio y el período de suscripción: con el plan anual ahorrarás en torno a un 30 % en comparación con 12 meses de un plan mensual.
¿Qué es Perlego?
Somos un servicio de suscripción de libros de texto en línea que te permite acceder a toda una biblioteca en línea por menos de lo que cuesta un libro al mes. Con más de un millón de libros sobre más de 1000 categorías, ¡tenemos todo lo que necesitas! Obtén más información aquí.
¿Perlego ofrece la función de texto a voz?
Busca el símbolo de lectura en voz alta en tu próximo libro para ver si puedes escucharlo. La herramienta de lectura en voz alta lee el texto en voz alta por ti, resaltando el texto a medida que se lee. Puedes pausarla, acelerarla y ralentizarla. Obtén más información aquí.
¿Es Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno un PDF/ePUB en línea?
Sí, puedes acceder a Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno de C.G. Croce, C. Scaligeri Della Fratta en formato PDF o ePUB. Tenemos más de un millón de libros disponibles en nuestro catálogo para que explores.

Información

Editorial
BUR
Año
2013
ISBN
9788858663134
LE SOTTILI ASTUZIE DI BERTOLDO

Proemio

Caro lettore, nelle pagine che stai per leggere non cercare fatti grandiosi, compiuti da personaggi celeberrimi. Non ti troverai infatti a tu per tu con il rapimento della bella Elena, con l’incendio di Troia, con gli avventurosi viaggi di Ulisse, con le subdole trasformazioni opera della maga Circe, con la distruzione di Cartagine, con le conquiste di Alessandro Magno, con le gesta di Scipione l’Africano, con le vittorie di Giulio Cesare, con le favolose cene di Lucullo, con la fortuna dell’imperatore Ottaviano Augusto ed altri argomenti simili.
Le pagine dei libri di storia ne sono piene; chi vuole, sfogliando, può trovare in essi l’episodio che gli interessa, con tutti i particolari e le considerazioni.
Qui invece, caro lettore, ti troverai in presenza di un villano brutto per non dire mostruoso, ma furbo e di finissimo ingegno. Si potrebbe paragonarlo ad un sacco di rozza tela, foderato (da fuori non si vede!) di seta a ricami d’oro.
Udrai dalla sua bocca motti arguti, proverbi e frasi degne di un sapiente. Assisterai a stratagemmi ingegnosissimi, che ti faranno stupire… Ma leggi, dunque, e buon divertimento.

Ritratto di Bertoldo

Nel tempo che Alboino, re dei Longobardi, era diventato padrone di quasi tutta l’Italia e teneva la corte nella reggia di Verona, capitò a palazzo un villano.
Si chiamavano villani, allora, gli abitanti della campagna ed anche della montagna: insomma, coloro che vivevano lontano dalle città e si potevano considerare quasi inselvatichiti.
Il nostro villano si chiamava Bertoldo. In quest’uomo l’intelligenza e la furbizia compensavano la bellezza, che mancava del tutto. A vederlo, infatti, mamma mia quant’era brutto!
Bassotto di statura, con la testa tonda e grossa, un vero pallone. La fronte, tutto un su e giù di rughe; sotto le sopracciglia cespugliose sbucavano degli occhi arrossati e sanguigni. A ornare il viso facevano bella mostra due orecchie asinine, una bocca grandissima, storta, col labbro inferiore pendente da far invidia a un cavallo e con i denti all’infuori, uso cinghiale. Una barba da caprone coronava il tutto.
I particolari migliori erano il naso a uncino dotato di narici larghissime, e tre o quattro gozzi: quando Bertoldo parlava questi gozzi andavano su e giù, come pignattoni in bollore.
E le gambe? Animalesche, come quelle dei Satiri, che sono creature boscherecce, un po’ uomini e un po’ capre. Però le gambe di Bertoldo non si vedevano alla luce del sole. Egli portava calze di grosso tessuto bigio piene di rammendi sulle ginocchia, scarpe alte con grossi tacchi e un ruvido saio, alla moda dei villani.
In testa, un cappellaccio dalla larga tesa, che dava a questo bell’insieme l’ultimo tocco di rozzo e di ridicolo.
A Bertoldo non faceva difetto la faccia tosta. Passò in mezzo alla piccola folla di signori e di baroni, deciso e tranquillo, finché si trovò proprio davanti al re che dava udienza. Non si sognò nemmeno di togliersi il copricapo o di fare un minimo gesto di riverenza, come chiunque avrebbe fatto trovandosi al cospetto di un sovrano; ma, come niente fosse, si mise a sedere vicino a lui, da pari a pari.
Re Alboino era di animo benevolo, curioso delle bizzarrie e disposto al sorriso e al divertimento.
“Chi sarà mai questo bel tomo?” pensò e, senza offendersi per il comportamento screanzato del nuovo venuto, gli rivolse pacatamente la parola: «Chi sei?» chiese, mentre i presenti, qualcuno allibito, qualcuno indignato, facevano tutti silenzio. «Quando sei nato? Di che paese sei?»
Sperava che in quel corpo tanto brutto la natura avesse infuso, come fa talvolta, delle doti particolari di ingegno.
Re Alboino non si sbagliava e se ne accertò ben presto.

Ragionamento fra il re e Bertoldo

Arrivò, senza esitazione, pronunciata chiara e forte, la risposta di Bertoldo: «Io sono un uomo. Nacqui quando mia madre mi fece e il mio paese è in questo mondo.»
«Chi sono gli ascendenti e i discendenti tuoi?» continuò il re senza batter ciglio.
«Sono i fagioli, che quando bollono sul fuoco, vanno ascendendo e discendendo su e giù per la pignatta.»
I presenti alla scena, che avrebbero dato chissà che perché il re si informasse personalmente dei loro antenati e della loro prole, a sentire quella risposta abbastanza insolente ebbero un fremito; cominciarono a pensare che Alboino stava perdendo il suo tempo prezioso con un mentecatto; ma il re non era di questo parere e continuò l’interrogatorio: «Hai tu padre, madre, fratelli e sorelle?»
«Li ho, ma sono tutti morti» rispose con un bel sorriso soddisfatto il villano.
Il re rimase perplesso: «Come fai a dire che li hai, se sono tutti morti?»
«Quando partii di casa, li lasciai che dormivano tutti: per questo ti dico che sono morti. Tra uno che dorme e uno che sia morto, io faccio poca differenza: il sonno è fratello della morte, dicevano gli antichi, e a me pare che sia così.»
Re Alboino a questo punto si aggiustò il mantello e si sedette più comodo. Le risposte del villano, veramente insolite, lo stimolavano a continuare. Riprese: «Sapresti tu dirmi qual è la cosa più veloce che ci sia?»
«Il pensiero.»
«E qual è il miglior vino?»
«Quello che si beve a casa d’altri.»
«Sai tu che vi sia un mare così vasto e profondo, che non si riempie mai?»
«C’è, o re, questo mare che tu dici. È l’ingordigia dell’uomo avaro.»
«Qual è la cosa più brutta in un giovane?»
«La disobbedienza.»
«Qual è la cosa più brutta in un vecchio?»
«Dare a un giovane il cattivo esempio.»
«Qual è la cosa più brutta in un mercante?»
«La bugia.»
«Qual è il fuoco più dannoso?»
«Quello appiccato dalle male lingue.»
«Quali sono le malattie incurabili?»
«La stoltezza, il cancro e i debiti.»
«Qual è quel figlio che brucia la lingua a sua madre?»
«Lo stoppino della candela.»
«Come faresti a portarmi dell’acqua in un setaccio senza spanderne nemmeno una goccia?»
«Aspetterei il tempo del ghiaccio e poi te la porterei.»
«Quali sono le cose che l’uomo cerca, ma non le vorrebbe trovare mai?»
«I pidocchi e i buchi nelle calze.»
A questo punto le risate dei signori e baroni che stavano attorno si fecero più fragorose e salirono fino al soffitto magnificamente decorato della sala. Che nuovo tipo di giullare era costui, arrivato chissà da dove? Mentre essi sconcertati se lo chiedevano, il dialogo continuava serrato, a botta e risposta.
«Come faresti» chiese allora il re «ad acchiappare una lepre senza correre?»
«Oh, bella! Aspetterei che fosse cotta e poi la prenderei.»
Alboino fissò Bertoldo e crollò leggermente il capo incoronato; questa volta gli uscì una considerazione, non una domanda: «Se almeno si potesse vederlo da fuori! Tu hai veramente un bel cervello!»
E Bertoldo di rimando, veloce come la saetta: «Se almeno tu non parlassi! Saresti veramente spiritoso!»
«Non farò caso alla tua insolenza, villano» disse re Alboino «e per dimostrarti la mia magnanimità ti esorto a chiedere un dono, quello che ti piace di più. Ti sarà concesso, qualunque cosa sia, per premiare l’arguzia di molte tue risposte.»
L’uditorio a queste parole fremette di gelosia. Un dono regale a quel buzzurro! Ma Bertoldo sorprese tutti, pronunciando una sentenza inaspettata: «Chi non ha del suo, non può dare ad altri.»
Il re corrugò le sopracciglia, chiedendo: «Cosa puoi tu desiderare, che io non sia in grado di darti?»
«Io vado cercando la felicità» spiegò Bertoldo «e tu non l’hai, perciò non la puoi dare a me.»
«Secondo te, dunque,» riprese il re «non sono felice io, che siedo su questo splendido trono, superiore a tutti?»
«Chi molto in alto siede, cade sovente precipitevolissimevolmente.»
«Ma perché dovrei cadere?» e il re fece un ampio gesto, indicando i presenti. «Guarda questa immensa sala. È tutta piena di signori, che accorrono qui ogni giorno solerti, e mi stanno attorno per obbedirmi e onorarmi.»
Rispose Bertoldo, sogghignando dopo aver fissato i gentiluomini in vesti sgargianti, che si erano fatti particolarmente attenti, perché avevano capito che ora si parlava di loro: «Anche i formiconi stanno attorno all’albero delle sorbole e gli rodono la scorza.»
Qualcuno dei presenti trovò più comodo far finta di non aver capito il paragone, ma la maggior parte sussultò. Serpeggiò un mormorio indignato e uno fece addirittura il gesto di sfoderare la spada e di avventarsi sull’audace zoticone. Il re però frenò tutti con un gesto e disse solennemente: «Io risplendo in questa corte, come il sole risplende in mezzo alle stelle, tanto più piccole di lui.»
«Tu dici la verità,» replicò Bertoldo «ma vivi in mezzo a chi ti loda con animo non sincero.»
Il re non smentì le parole di Bertoldo, anzi: «Della tua sincerità, villano, io sono sicuro. Orbene, ti faccio una proposta: vuoi diventare uomo di corte?»
A questa uscita regale i gentiluomini sentirono un brivido lungo la schiena: che enormità erano costretti a sentire! Ma fortunatamente per loro Bertoldo declinò l’invito: «L’uomo che vive in libertà, non deve cercare di legarsi.»
Il re incassò la risposta, ma volle spiegazione: «Ma allora, che cosa cerchi tu? Che cosa ti ha spinto a venire qui nella mia corte?»
«Mi ha spinto il credere che un re fosse più grande degli altri uomini, di dieci o dodici piedi. Avevo sempre pensato che superasse gli altri in grandezza, così come i campanili superano i tetti delle case. Ma ho visto che tu sei un uomo ordinario come gli altri, sebbene re.»
Alboino rimase alquanto impermalito, ma cercò di nasconderlo: ci teneva a mostrarsi magnanimo. Disse, sicuro di sé: «Sono ordinario di statura, sì, però in potenza e ricchezza avanzo sopra tutti non dieci piedi né dodici, ma ben altra misura. Ora vorrei sapere: chi è stato il tuo maestro?»
«L’asino del tuo fattore.»
«Questa volta hai sbagliato bersaglio: che cosa c’entra l’asino del fattore con la grandezza della mia corte?»
«C’entra moltissimo. L’asino ne sa più di tutti voi, perché prima che esistessi tu con la tua corte era maestro nel ragliare, e ciò da almeno quattromila anni.»
Il re, più o meno sincero che fosse, scoppiò a ridere e tutti lo imitarono, mentre Bertoldo li guardava imperturbabile; finché osservò: «Le risa abbondano sempre sulla bocca degli stolti.»
Alboino tornò serio: «Tu sei un villano pieno di malizia.»
«La natura mi ha fatto così.»
L’umore del re, forse per la stanchezza di tanto scoppiettare di battute, aveva cominciato a guastarsi. Il sovrano non era proprio adirato, ma credette che fosse giunto il momento di far sentire la sua autorità. Esclamò: «Orsù, ti comando di andartene dalla mia presenza. Ti conviene obbedire, se no ti farò espellere per forza, con tuo danno e vergogna. Che cosa decidi, villano?»
«Me ne andrò pacificamente con i miei mezzi,» si affrettò ad assicurare Bertoldo «ma debbo avvisarti, o re, che io sono come le mosche, le quali hanno questa caratteristica: cacciate via cento volte, per cento volte ritornano. Se tu mi farai cacciar di qua, tornerò di bel nuovo a infastidirti.»
Il re non voleva che Bertoldo avesse il vantaggio di dire l’ultima parola. Provò a metterlo in difficoltà: «Ora vai! Ma se tu non torni da me come fanno le mosche, avrai a pentirtene!»

Astuzia di Bertoldo

Bertoldo lasciò la reggia, ma non andò lontano. Sapeva dove trovare un vecchio asino, tutto scorticato sulla schiena. Lo prese, vi montò sopra e si diresse di nuovo là, da dove era appena venuto. L’asino era talmente pieno di mosche, attirate dalla sua sporcizia e dalle ferite, che anche chi lo cavalcava ne era avvolto e si vedeva appena.
«Eccomi ritornato, o re!»
La voce di Bertoldo uscì da quel nuvolo ronzante. Alboino lo riconobbe: «Non ti avevo detto di ritornare come fanno le mosche, altrimenti per te sarebbero stati guai?»
«Esatto. Le mosche non vanno forse sopra le carogne?»
«Sì, vi accorrono in gran numero» acconsentì il re.
«E io sono sopra una carogna: come chiameresti se no questa cavalcatura? Quindi ho mantenuto quel che promisi: sono tornato come fanno le mosche.»
Il re fece buon viso. Esclamò: «Tu sei un grand’uomo! Io ti perdono e voi, servitori, conducetelo nelle cucine e che mangi tutto ciò che desidera… Perché ti schermisci? Non ti alletta un buon pranzo?»
«Non mangia colui che ancora non ha finito l’opera.»
A questa affermazione il re guardò Bertoldo, stupito: «Perché dici così? Non ti sembra di aver parlato abbastanza? Hai forse qualcos’altro da dire?»
«Ma io veramente ho appena cominciato» dichiarò Bertoldo.
«D’accordo, caro villano, possiamo continuare, a patto però che tu mandi vi...

Índice

Estilos de citas para Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno

APA 6 Citation

Croce, CG., & Fratta, S. D. (2013). Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno ([edition unavailable]). BUR. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3379562 (Original work published 2013)

Chicago Citation

Croce, CG., and Scaligeri Della Fratta. (2013) 2013. Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno. [Edition unavailable]. BUR. https://www.perlego.com/book/3379562.

Harvard Citation

Croce, CG. and Fratta, S. D. (2013) Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno. [edition unavailable]. BUR. Available at: https://www.perlego.com/book/3379562 (Accessed: 16 June 2024).

MLA 7 Citation

Croce, CG., and Scaligeri Della Fratta. Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno. [edition unavailable]. BUR, 2013. Web. 16 June 2024.