Cina
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Cina

Una storia millenaria

Kai Vogelsang, Umberto Colla

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Cina

Una storia millenaria

Kai Vogelsang, Umberto Colla

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Leggi un estratto *** La storia della Cina si svolge tutta nella tensione tra unità e molteplicità. A un'infinita diversità di forme di vita, alle divergenze tra visioni del mondo inconciliabili e all'aspro contrasto fra ricchezza e miseria, si sente continuamente contrapporre l'orgogliosa affermazione: «Noi siamo una cosa sola. Una sola è la nostra tradizione, la nostra cultura, la nostra storia». L'attenzione di questa storia millenaria della Cina si rivolge, invece, proprio a queste tensioni, a questi conflitti. Descrive la dura vita dei Cinesi, le sue peculiarità e la straordinaria ricchezza delle creazioni culturali, e al tempo stesso segue tutti i tentativi di domare questa irrefrenabile molteplicità: dall'invenzione della tradizione confuciana alla creazione dell'impero unitario, fino agli spaventosi eccessi del totalitarismo e al nazionalismo dell'era presente. Solo chi conosca la molteplicità che si agita dietro alla facciata unitaria può intendere la Cina nella sua storia e nella sua realtà attuale.

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Información

Editorial
EINAUDI
Año
2017
ISBN
9788858426739
Categoría
History
Categoría
Chinese History

Il medioevo cinese (25-755).

L’epoca del buddhismo
Nel medioevo cinese, l’ordinamento basato su centro e periferia fu sostituito da un nuovo ordinamento per strati. Contemporaneamente, nuove religioni offrivano integrazione e promesse di salvezza individuale, al di là di famiglie, regioni e gerarchie. Mentre le grandi alleanze familiari diventavano dei veri potentati sul piano locale e le comunità religiose attiravano le masse, lo stato creava istituzioni volte a integrare entrambe.
La dinastia Han «posteriore» (25-220) non ebbe in comune con quella «anteriore» altro che il nome. Fin dall’inizio, gli imperatori Han dovettero fare i conti con i potentati locali, famiglie favolosamente ricche che controllavano vasti territori in modo simile ai signori feudali. Dopo un breve periodo di prosperità, quasi subito iniziò un inarrestabile declino della potenza imperiale. Nel II secolo, mentre a corte le famiglie delle imperatrici, gli eunuchi e i funzionari lottavano per il potere, alcune rivolte religiose scossero l’impero: erano movimenti millenaristici, che con le loro strutture ugualitarie offrivano un’alternativa all’ordinamento statale. Il primo impero unitario cinese tramontò poi definitivamente in seguito alla lotta per il potere tra i vari generali che finirono per eliminare anche gli ultimi imperatori fantoccio Han.
Dopo 400 anni di unità e stabilità, almeno apparenti, la Cina rimase quasi completamente divisa per i 400 anni successivi. Nell’epoca dei Tre Regni (220-280) e poi della lunga frantumazione dell’impero (IV-VI secolo) prese forma una società caratterizzata dalle famiglie nobiliari e dalle organizzazioni religiose. Spesso tale periodo viene chiamato l’epoca delle «Sei Dinastie» (liuchao). Di fatto, tra regni e dinastie ne furono fondati e rovesciati una trentina, senza che nessuno raggiungesse un’importanza duratura. Dapprima la Cina fu divisa, per 60 anni, negli eroici «Tre Regni», poi, dopo un breve periodo di unità, fu completamente spezzettata. In un lungo periodo di clima rigido, che in Europa portò a grandi trasmigrazioni di popoli, in Cina vasti movimenti di masse arrecarono guerra e miseria. Le antiche capitali caddero in rovina e «i Cinque barbari fecero precipitare la Cina nel caos». Per secoli, la piana della Cina settentrionale fu sotto il dominio di popoli non cinesi, mentre gran parte della vecchia élite fuggí verso il sud.
Se nell’epoca degli Han Anteriori solo il 10% dei Cinesi aveva vissuto a sud dello Yangzi, restando una minoranza in quelle contrade non ancora civilizzate e in mezzo ai popoli indigeni, nei secoli successivi quel territorio a poco a poco era stato acquisito. La calata dei Cinesi fu un processo silenzioso, ma ebbe conseguenze enormi: infatti, il sud era destinato a diventare il centro economico e demografico del paese, il vero e proprio baricentro della civiltà cinese.
Mentre la Cina era divisa tra «dinastie meridionali e settentrionali» (nanbei chao), a poco a poco iniziò a fiorire la vita religiosa: il daoismo si affermò come religione e il buddhismo conquistò la cultura cinese. Tra le religioni, ormai sempre piú organizzate, e gli stati si sviluppò un rapporto piuttosto complesso. Da un lato, le religioni mantenevano sempre un potenziale sovversivo che minacciava il potere statale, e sul piano economico i monasteri facevano concorrenza al fisco; dall’altro, le organizzazioni religiose ebbero un effetto stabilizzante, guidando su binari sicuri la molteplicità delle credenze, e divennero in tal senso un organo di controllo utile al sostegno del potere. Fu cosí che il medioevo cinese divenne la grande epoca degli imperatori buddhisti.
Questo «medioevo», nonostante la disgregazione politica, fu però tutt’altro che un’oscura e retriva «epoca di preti». Il buddhismo arricchí il mondo cinese, su tutti i piani. Esso diede la propria impronta alle espressioni letterarie e artistiche, alla politica, all’economia e ai comportamenti sociali. La religione che veniva dall’India rappresenta bene la cultura del tempo: non piú la cultura Han, ma una cultura mista, capace di mille arricchimenti. Seppe influenzare i popoli settentrionali delle steppe, quelli del sud e del sud-est asiatico, le culture centroasiatiche lungo la Via della seta cosí come, a est, la Corea e il Giappone; al tempo stesso, però, accolse anche influenze da tutte queste regioni. La cultura del medioevo fu multiforme, e proprio questa molteplicità la rese cultura cinese.
Tavola cronologica.
25 imperatore Guangwu: inizio degli Han Posteriori
65 prima menzione del buddhismo in Cina
100 Xu Shen termina il lessico Shuowen jiezi
169-184 dominio degli eunuchi, «divieto dei partiti»
175 Cai Yong fa scolpire su pietra i testi canonici
184-196 rivolta dei Turbanti Gialli
188-215 teocrazia della setta delle «Cinque staia di riso» nel Sichuan
189 massacro degli eunuchi di Yuan Shao
190 Dong Zhuo taglieggia Luoyang
208 Cao Cao diventa cancelliere; battaglia delle Scogliere Rosse
220-280 periodo dei Tre Regni: Wei (220-265)
Shu (221-263)
Wu (229-280)
239 prima ambasceria da Yamatai a Wei
265 Sima Yan fonda la dinastia dei Jin Occidentali
304-439 Sedici Regni dei Cinque barbari
311/316 conquista di Luoyang e Chang’an: fine dei Jin Occidentali
317 fondazione della dinastia dei Jin Orientali a Jiankang
366 costruzione delle grotte di Dunhuang
386-534 Wei Settentrionali
399-412 viaggio di Faxian in India
439 i Wei Settentrionali unificano il nord della Cina
460 inizia la costruzione delle grotte-tempio di Yungang
494 trasferimento dei Wei Settentrionali a Luoyang
502-557 dinastia Liang nella Cina meridionale
535 fondazione delle dinastie Wei Occidentale e Wei Orientale
552 fondazione dell’impero dei Turchi Gök
557 fine dei Wei Occidentali, fondazione della dinastia dei Zhou Settentrionali
577 i Zhou Settentrionali unificano il nord della Cina
581 fondazione della dinastia Sui
589 unificazione dell’impero da parte dei Sui; costruzione del Canale Imperiale
605-618 imperatore Yang: grandi opere pubbliche e campagne di guerra
618 uccisione dell’imperatore Yang; Li Yuan fonda la dinastia Tang
618-626 imperatore Gaozu
626-649 imperatore Taizong
630 Taizong diventa khan dei Turchi
649-683 imperatore Gaozong
690-705 Wu Zetian fonda la dinastia Zhou
712-756 imperatore Xuanzong
751 battaglia del fiume Talas: i Tang perdono i territori occidentali
755 rivolta di An Lushan: conquista di Chang’an, disgregazione dell’impero
L’abbondanza di nuove prospettive e possibilità di azione portò a una fioritura culturale quale per l’ultima volta in Cina si era vista nell’epoca Zhanguo, dal V al III secolo a.C. Ora per la prima volta nacque una filosofia «autentica», alla quale non interessava un orientamento pratico all’azione, ma la pura conoscenza. Fiorirono anche le arti: la calligrafia, la pittura, la poesia e la scultura. L’arte stessa, in quanto arte che non deve servire ad altro fine che a sé, nacque solo in quest’epoca. Se l’epoca Zhanguo aveva visto l’inizio della storia dello spirito cinese, quella della divisione dell’impero vide l’inizio della storia dell’arte cinese.
Come tutti questi campi della vita sociale, una volta liberati dal primato della politica, si emanciparono, allo stesso modo anche l’uomo ritrovò la via verso se stesso. Nel rivolgimento sociale dell’epoca degli Han Posteriori ci fu sempre piú spazio per forme espressive e vitali diverse, che non si adattavano piú alle gerarchie, ma seguivano regole proprie. Nel medioevo cinese, per la prima volta, l’uomo si sperimentò come individuo in grado di cercare una via di salvezza personale e di esprimere la propria autonoma idea del mondo: in letteratura, in pittura, o in un modo di vivere non conforme alle regole. I rappresentanti di quest’epoca non sono gli eruditi confuciani, e neppure gli imperatori e i generali, ma piuttosto i monaci, i poeti, gli eremiti e i tipi eccentrici.
La diffusione della carta nel medioevo da un lato ebbe come risultato che si scrisse piú che mai, dall’altro che di tutto questo non si conservò quasi nulla. Oltre ai ritrovamenti archeologici, le fonti di quest’epoca sono innanzitutto le grandi storie dinastiche: il Libro degli Han Posteriori (Hou Han shu), che risale al V secolo, è la fonte principale per i primi due secoli, mentre la maggior parte delle altre opere storiografiche fu compilata soltanto nel VII secolo, dall’Ufficio storiografico imperiale dei Tang. Sono esposizioni retrospettive e pesantemente ideologiche, che non testimoniano immediatamente degli eventi, ma recano pesantemente l’impronta dell’età in cui furono scritte.
Il nuovo impero unitario dei Sui (581-618) e poi dei Tang (618-906) segnò la fine del medioevo. Entrambe le dinastie appartenevano, dal punto di vista etnico, alla nobiltà guerriera cinese nord-occidentale dei Xianbei, e ne trasferirono istituzioni, organizzazione militare, sistema della divisione fondiaria e religione su un impero mondiale. I Sui avevano unificato la regione cinese originaria e avevano esteso la loro influenza nell’Asia centrale, in Indocina, Manciuria e fino al Giappone. I Tang integrarono nel loro impero tutto il bacino del Tarim con le sue città-oasi, assicurando in tal modo il legame con l’Asia centrale e l’India.
Ambasciatori e mercanti provenienti da ogni dove attraversarono l’impero mondiale dei Tang, praticando il commercio nelle loro ricche città e incontrandosi nella splendida metropoli di Chang’an. L’epoca Tang conobbe una creatività senza pari, in tutti i campi della vita. Mai prima di allora erano state scritte tante opere letterarie; il buddhismo produsse una mezza dozzina di nuove scuole; il daoismo si sviluppò in modo magnifico; la scultura e l’architettura raggiunsero la loro perfezione; in pittura vennero creati modelli destinati a durare in eterno; e la poesia lirica visse la propria età dell’oro. All’epoca degli imperatori Tang Taizong e Xuanzong, la società multiculturale del medioevo raggiunse il suo apogeo, prima di cedere, nell’VIII secolo, a un nuovo ordinamento.

1. Gli Han Posteriori (25-220).

Nella primavera del quarto anno dell’era Jianping, il 3 d.C., nell’impero Han era possibile assistere a scene spettrali:
Ci fu una grande siccità. Il popolo che stava a est del passo recava talismani della Regina Madre d’Occidente, attraversava regni e governatorati, e poi ancora il passo, per giungere alla capitale. Alcuni si radunavano per offrire sacrifici alla Regina Madre d’Occidente, alcuni salivano di notte con le fiaccole sui tetti, suonavano i tamburi, lanciavano grida tali da spaventarsi a vicenda … d’estate, poi, tutti si riunivano, nella capitale come nelle province, per le strade e nei campi … cantavano, danzavano, e offrivano sacrifici alla Regina Madre d’Occidente. E distribuivano uno scritto in cui si leggeva: «La Madre comunica al popolo: chi conserva questo scritto, non morirà!» … Tutto questo ebbe fine soltanto nell’autunno (Hanshu 11 e 27B).
I libri di storia dedicano soltanto poche righe a questi moti, evidentemente violenti, e però tali movimenti millenaristici erano un presagio di ciò che attendeva la dinastia degli Han Posteriori. Era iniziata un’epoca nuova, in cui il popolo non riponeva piú le proprie speranze nel potere e nella benevolenza dell’imperatore, ma piuttosto nei legami familiari, o nelle promesse di salvezza religiose.

1.1. La rinascita degli Han.

Per paradossale che possa sembrare, l’usurpazione di Wang Mang, che aveva posto fine alla dinastia Han, regalò ad essa anche un nuovo inizio. La concentrazione della proprietà terriera e la miseria dei contadini avevano avuto origine nell’epoca degli Han Anteriori, e certamente col tempo sarebbero divenute un grave pericolo per la dinastia. Però, per uno dei tanti casi della storia, la catastrofe naturale che doveva far traboccare il vaso colpí la regione soltanto due anni dopo la presa del potere da parte di Wang Mang. Questa catastrofe avrebbe senz’altro significato la fine degli Han, ma in questo modo invece la collera popolare si rivolse contro il regime dei Xin e condusse direttamente a una restaurazione degli Han: e «Rinascita» (Gengshi) fu infatti la parola d’ordine del primo imperatore dopo Wang Mang. In un primo tempo gli Han Posteriori conobbero effettivamente un’epoca di stabilità in politica estera e di pace all’interno. Il commercio estero fioriva, i Xiongnu non rappresentavano piú una seria minaccia e l’impero si espandeva verso il sud e il nord-ovest. Gli Han non introdussero riforme radicali: le strutture che avevano portato alla rovina di Wang Mang continuarono a resistere. Ma, dopo la catastrofe degli anni precedenti, la popolazione dell’impero si era molto ridotta: dai 57 milioni di contribuenti del 2 d.C. era passata ai 21 del 57 d.C. Anche se questo passo indietro in buona parte era da attribuire all’evasione fiscale, la pressione sui contadini autonomi era comunque considerevolmente diminuita. Gli Han conobbero una ripresa tale da entusiasmare anche chi era piú critico nei loro confronti:
I barbari di un tempo ora appartengono all’impero di mezzo; coloro che un tempo vivevano nudi, ora indossano gli abiti di corte; chi andava a capo scoperto, porta il copricapo del dignitario, e chi era a piedi nudi ora indossa alti sandali. Le pietraie di un tempo sono diventate campi fertili, e i furfanti buoni sudditi; ogni irregolarità è stata appianata, tutti i ribelli ora sono sudditi ordinati. Se tutto questo non è la pace perfetta, che cos’è? (Wang Chong, Lunheng 19).
Ma, sotto la superficie luccicante del benessere, che durò una sessantina d’anni, il mutamento sociale, che era iniziato sotto gli Han Anteriori e doveva infine portare a una società completamente nuova, stava proseguendo il suo cammino. Con gli Han Posteriori cominciò infatti una nuova epoca. La dinastia, a ben vedere, non aveva in comune con i suoi predecessori molto piú del nome, e anche le élite erano molto mutate. Quasi nessuna delle famiglie dei principi titolari e dei vecchi potentati regionali che avevano fatto parte della nobiltà della prima epoca Han era riuscita a mantenere la propria posizione. Ora, l’élite era costituita da altre «grandi famiglie»: erano unioni di parentela che avevano raggiunto localmente posizioni di potere grazie ai possessi fondiari e al commercio, e ora trasformavano la loro forza economica in potere politico. I figli diventavano alti funzionari, le figlie dame di corte, o addirittura imperatrici. Gli Han Posteriori erano una dinastia nuova, che governava su una società diversa.
Un simbolo del mutamento dei tempi fu lo spostamento della capitale. Dopo il crollo dei Xin, per primo era stato nominato imperatore un lontano parente dei vecchi sovrani Han a Chang’an. Subito dopo, però, s...

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