Vita di Galileo
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Vita di Galileo

Dramma

Bertolt Brecht, Emilio Castellani, Emilio Castellani

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  1. 152 páginas
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Vita di Galileo

Dramma

Bertolt Brecht, Emilio Castellani, Emilio Castellani

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Citas

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Frutto di diverse stesure, quest'opera teatrale nasce negli anni che precedono immediatamente la Seconda guerra mondiale e che vedono sperimentare e utilizzare a fini bellici la scissione dell'atomo, gli anni in cui si compie definitivamente una paurosa frattura tra progresso tecnico e progresso sociale. La figura di Galileo, lo scienziato che con le sue rivoluzionarie intuizioni rischia di mettere a repentaglio gli equilibri teologici e sociali del suo tempo e che si piega alla ritrattazione per timore della tortura e per mancanza di agonismo eroico, è la metafora dello scienziato moderno, dell'intellettuale perseguitato dall'inesorabile binomio scienza-fanatismo. Eppure, nonostante il suo intimo dissidio, la sua contraddittorietà, questo Galileo brechtiano è figura umanamente ricca, moderna proprio perché, pur asserendo in modo geniale la verità contro l'ignoranza, la superstizione e il conformismo, egli resta in bilico perenne e labile tra due fronti. Ma è altresí, come nota Ladislao Mittner, «un omaccione grande e grosso, che scoppia di salute e di energia: vuole e sa godersi la vita, ma vive poi soltanto per rendere con le sue scoperte scientifiche piú sopportabile la vita all'umanità [...]».

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Información

Editorial
EINAUDI
Año
2015
ISBN
9788858420676
Categoría
Letteratura
Categoría
Teatro
I.
Galileo Galilei, docente di matematiche a Padova, cerca le prove del nuovo sistema cosmico di Copernico.
Nell’anno milleseicentonove
splendé chiara la luce della scienza
da una piccola casa di Padova.
Galileo Galilei accertò coi suoi calcoli
che il sole sta fermo e la terra si muove.
Stanza di lavoro, miseramente arredata, di Galileo a Padova.
È il mattino. Un ragazzetto, Andrea, figlio della governante, entra recando un bicchiere di latte e un panino.
GALILEO (si lava a torso nudo, sbuffando allegramente) Posa il latte sul tavolo, ma non chiudermi i libri.
ANDREA La mamma ha detto che c’è da pagare il lattaio. Sennò quello, tra poco, girerà al largo della nostra casa, signor Galileo.
GALILEO Di’ meglio: descriverà un cerchio intorno a noi.
ANDREA Come volete. Se non paghiamo, descriverà un cerchio intorno a noi, signor Galileo.
GALILEO E invece il signor Cambione, l’usciere giudiziario, viene qui dritto: dunque, che linea sceglie fra due punti?
ANDREA (con un ghignetto) La piú corta.
GALILEO Bravo. Ho qualcosa da mostrarti. Guarda dietro quelle mappe stellari.
Da dietro le mappe Andrea tira fuori un grande modello in legno del sistema tolemaico.
ANDREA Cos’è?
GALILEO Un astrolabio: un aggeggio che fa vedere come si muovono gli astri intorno alla terra, secondo l’opinione degli antichi.
ANDREA E come?
GALILEO Esaminiamolo. Cominciamo dal principio: descrizione.
ANDREA In mezzo c’è un sassolino.
GALILEO La terra.
ANDREA Tutt’intorno, una sopra l’altra, tante calotte.
GALILEO Quante?
ANDREA Otto.
GALILEO Sono le sfere di cristallo.
ANDREA Alle calotte sono attaccate delle palline...
GALILEO Le costellazioni.
ANDREA E qui ci sono dei nastri, con dipinte sopra delle parole.
GALILEO Che parole?
ANDREA I nomi degli astri.
GALILEO Per esempio?
ANDREA La pallina piú in basso è la luna; c’è scritto su. Quella sopra, il sole.
GALILEO Avanti, fa’ muovere il sole.
ANDREA (muovendo le calotte) Bello. Ma noi siamo come intrappolati dentro.
GALILEO (asciugandosi) Già. Anche a me, la prima volta che lo vidi, fece lo stesso effetto. A certi, lo fa. (Getta la salvietta ad Andrea perché gli asciughi le spalle) Muri, calotte, ogni cosa immobile! Per duemil’anni l’umanità ha creduto che il sole e tutte le costellazioni celesti le girassero attorno. Papa, cardinali, principi, scienziati, condottieri, mercanti, pescivendole e scolaretti: tutti erano convinti di starsene immobili dentro questa calotta di cristallo. Ma ora ne stiamo uscendo fuori, Andrea: e ci attende un grande viaggio. Perché l’evo antico è finito e siamo nella nuova era. Da cent’anni è come se l’umanità si stia aspettando qualche cosa.
Le città sono piccole, le teste altrettanto: piene di superstizioni e di pestilenze. Ma ora noi diciamo: visto che cosí è, cosí non deve rimanere. Perché ogni cosa si muove, amico mio.
Io ho in mente che tutto sia incominciato dalle navi. Sempre, a memoria d’uomo, le navi avevano strisciato lungo le coste: ad un tratto se ne allontanarono e si slanciarono fuori, attraversando il mare.
Sul nostro vecchio continente allora si sparse una voce: esistono nuovi continenti! E da quando le nostre navi vi approdano, i continenti ridendo dicono: il grande e temuto mare non è che un po’ d’acqua. E c’è una gran voglia d’investigare le cause prime di tutto: per quale ragione un sasso, lasciato andare, cade, e gettato in alto, sale. Ogni giorno si trova qualcosa di nuovo. Perfino i centenari si fanno gridare all’orecchio dai giovani le ultime scoperte.
Molto è già stato trovato, ma quello che è ancora da trovare, è di piú. E questo significa altro lavoro per le nuove generazioni. A Siena, quand’ero giovane, una volta vidi alcuni muratori discutere per pochi minuti intorno al modo di spostare dei blocchi di granito: dopodiché, abbandonarono un metodo vecchio di mille anni per adottare una nuova disposizione di funi, piú semplice. In quel momento capii che l’evo antico era finito e cominciava la nuova era. Presto l’umanità avrà le idee chiare sul luogo in cui vive, sul corpo celeste che costituisce la sua dimora. Non le basta piú quello che sta scritto negli antichi libri.
Sí: perché, dove per mille anni aveva dominato la fede, ora domina il dubbio. Tutto il mondo dice: d’accordo, sta scritto nei libri, ma lasciate un po’ che vediamo noi stessi. È come se la gente si avvicinasse alle verità piú solenni e battesse loro sulla spalla; quello di cui non si era mai dubitato, oggi è posto in dubbio.
E il gran risucchio d’aria che s’è levato da tutto questo, non rispetta neppure le vesti trapunte d’oro dei principi e dei prelati; e mette in mostra gambe grasse e gambe magre, gambe uguali alle nostre, insomma. È risultato che i cieli sono vuoti: e a questa constatazione è scoppiata una gran risata d’allegria.
Ma l’acqua della terra fa girare le nuove conocchie, e nei cantieri, nelle fabbriche di sartie e di vele, cinquecento mani si muovono insieme, secondo un nuovo sistema di lavoro.
Io prevedo che noi non saremo ancora morti, quando anche sulle piazze dei mercati si discuterà di astronomia. Anche i figli delle pescivendole andranno a scuola. E gli abitanti delle nostre città, assetati di cose nuove, prenderanno gusto a una nuova astronomia che faccia muovere un po’ anche la terra. S’è sempre detto che le costellazioni sono fissate a una volta di cristallo, in modo che non possano cadere. Ma adesso abbiamo preso coraggio e lasciamo che si librino da sole, senza aggancio; e son tutte impegnate in lunghi percorsi, come le nostre navi: disancorate e in viaggio.
E la terra allegramente ruota intorno al sole, e insieme a lei ruotano pescivendole, mercanti, principi e cardinali e perfino il Papa.
Ma l’universo nel giro di una notte ha perduto il suo centro, e la mattina dopo ne aveva un’infinità. Da un momento all’altro, guarda quanto posto c’è.
Le nostre navi vanno lontano, le nostre costellazioni girano lontano nello spazio, perfino negli scacchi è un po’ di tempo che le torri si muovono liberamente per tutta la scacchiera.
Come dice il poeta? «O alba del mondo...»
ANDREA
O prima alba del mondo!
O soffio di vento che vieni
da lidi ancora ignoti...
E ora bevete il vostro latte, che poi viene un subisso di gente!
GALILEO Tu, intanto, hai capito quello che t’ho detto ieri?
ANDREA Cosa? Quella faccenda di Chippernico e della sua rotazione?
GALILEO Già.
ANDREA No. Ma perché vi ostinate a farlo capire a me? È difficile. Non ho ancora undici anni, li compirò in ottobre.
GALILEO Proprio questo voglio: che anche tu lo capisca. Proprio perché lo si capisca io sto lavorando tanto, e mi compro quei libri che costano un occhio, invece di pagare il lattaio.
ANDREA Ma io lo vedo che il sole, la sera, sta in un punto diverso che al mattino. Dunque non sta fermo! Mai e poi mai!
GALILEO Tu lo vedi! Ma che vedi, tu? Un bel niente. Guardi come un allocco: è molto diverso che vedere. (Spinge il portacatino di ferro al centro della stanza) Questo è il sole. Siedi. (Andrea si siede su una sedia. Galileo si mette dietro di lui) Dov’è il sole? A destra o a sinistra?
ANDREA A sinistra.
GALILEO E come può venirti a destra?
ANDREA To’! Se voi ce lo portate, si capisce.
GALILEO Si capisce? (Lo solleva con tutta la sedia e compie con lui un mezzo giro) Dov’è il sole, adesso?
ANDREA A destra.
GALILEO E chi si è mosso?
ANDREA Lui, no.
GALILEO E che si è mosso, allora?
ANDREA Io.
GALILEO (mugghiando) No! Stupido! La sedia!
ANDREA Ma io ci stavo sopra!
GALILEO Appunto. La sedia è la terra, e tu ci stai sopra.
SIGNORA SARTI (che è entrata per rifare il letto ed ha assistito alla scena) Si può sapere che state facendo con mio figlio, signor Galileo?
GALILEO Sto insegnandogli a vedere, si...

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