«Pantaloni neri?» chiese Hornblower interdetto.
«Naturalmente. Pantaloni e calze nere, e segni di lutto» disse il signor Pallender con solennità.
Era questi un uomo d’età, e benché il suo cranio fosse calvo al sommo, portava lunghi il resto dei suoi bianchi capelli raccolti dietro la nuca in una spessa e breve coda legata da un nastro nero. Aveva dei pallidi occhi azzurri, arrossati per l’età, e un sottile naso appuntito che nel freddo della stanza aveva una gocciolina sulla punta rossastra: forse ce ne aveva sempre una.
Hornblower prese nota sul foglio di carta che aveva innanzi dei pantaloni, delle calze nere e dei segni di lutto. Prese anche mentalmente nota che avrebbe dovuto procurarsi quelle cose anche per sé e si domandò dove avrebbe preso i soldi per farlo.
«La miglior cosa sarebbe» proseguì il signor Pallender «che il corteo attraversasse la City a mezzogiorno. Allora il popolino avrebbe più tempo per riunirsi e gli apprendisti potrebbero fare mezza giornata di lavoro.»
«Non lo posso promettere. Dipende dalla marea» disse Hornblower.
«La marea, comandante Hornblower? Dovete rendervi conto che questa è una cerimonia alla quale la corte e Sua Maestà stesso sono molto interessati.»
«Ma dipenderà lo stesso dalla marea» insisté Hornblower. «E anche persino dai venti.»
«Davvero? Sua Maestà sarà sdegnatissimo se le sue idee non saranno prese in considerazione.»
«Capisco» disse Hornblower.
Pensò di osservare che, sebbene Sua Maestà governasse le onde, non aveva sulle maree un maggior controllo del suo illustre predecessore il Re Canuto, ma credé meglio ripensarci. Il signor Pallender non era tipo da apprezzare scherzi sulle limitazioni dell’autorità regale. Invece Hornblower decise di imitare la solennità del signor Pallender.
«Poiché il giorno della cerimonia non è ancora stato stabilito» disse, «dovrebbe esser possibile scegliere il giorno in cui la marea serve meglio.»
«Credo anch’io» concesse il signor Pallender.
Hornblower prese nota della necessità di consultare immediatamente le tavole di marea.
«Il sindaco non sarà presente di persona ma si farà rappresentare» disse il signor Pallender.
«Ho capito.»
C’era un qualche piccolo sollievo a non dover rispondere della vita del lord Mayor, ma non tanto, visto che gli otto ammiragli più anziani della Marina sarebbero stati presenti e stavano per essere sua responsabilità.
«Siete certo di non voler provare un po’ di questo cognac?» chiese il signor Pallender, dando una spintarella alla bottiglia.
«No, grazie.»
Hornblower non aveva nessuna voglia di bere del cognac a quell’ora; ma adesso sapeva a che cosa attribuire la punta rossastra del naso del signor Pallender. Questi sorseggiò il suo bicchierino con aria d’intenditore prima di proseguire.
«Ora, per quanto riguarda le artiglierie leggere…»
Lungo il percorso del corteo c’erano quindici punti da dove quelle artiglierie dovevano sparare e Sua Maestà sarebbe stato in ascolto per vedere che fossero in orario. Hornblower coprì di note altri fogli di carta. Ci sarebbero state trentotto lance e maone nel corteo, da riunire nelle congestionate acque di Greenwich, da mettere in ordine e da condurre alle scalinate di Whitehall e da lasciare nuovamente libere dopo la consegna della salma a una compagnia d’onore riunita sul posto e che l’avrebbe scortata all’Ammiragliato per passarvi la notte prima della processione finale alla Cattedrale di St. Paul.
«Potete dirmi, signore» chiese Hornblower, «che specie di natanti sono le maone da cerimonia?»
Gli rincrebbe della domanda appena l’ebbe fatta; il signor Pallender mostrò sorpresa che ci fosse qualcuno cui le maone da cerimonia non erano familiari, ma quanto a sapere come erano maneggevoli in acque agitate o quanti remi per lato armassero, questo era naturalmente più di quanto ci si potesse aspettare da lui. Hornblower si rese conto che prima ne avesse presa una e l’avesse fatta vogare sul percorso del corteo nelle opportune condizioni di marea, meglio sarebbe stato. Continuò ad aggiungere note alle sue pagine mentre il signor Pallender proseguiva con quella che per lui era la cosa più importante: l’ordine di precedenza delle lance; come sarebbe stato presente l’intero College of Heralds, compreso il Norroy King of Arms e lui stesso, Blue Mantle Pursuivant; i Duchi reali e gli Ammiragli; le formalità da osservare all’imbarco e allo sbarco; il Chief Mournera, i paggi, i portatori del drappo funerario e la famiglia del defunto.
«Grazie, signore» disse infine Hornblower, raccogliendo le sue note. «Comincerò subito questi preparativi.»
«Vi sono veramente molto grato, signore» disse Pallender, mentre Hornblower prendeva congedo.
Quella era un’operazione complicata come lo sbarco di Abercrombie sulla costa egiziana, con la differenza che nel Mediterraneo non c’erano maree a complicare le cose. Trentotto lance con i loro equipaggi e vogatori; compagnie d’onore; gente al seguito del funerale e funzionari: agli ordini di Hornblower ci sarebbero stati almeno un migliaio d’ufficiali e di marinai. E il cuore di Hornblower si fece piccolo quando fu in grado di prendere una delle maone dalle mani degli operai che ci stavano attaccando i segni distintivi, all’arsenale di Deptford, e fare con questa le sue prove. Era uno scafo goffo, non molto più piccolo né più maneggevole di una bettolina da carico. A proravia, sulla prora scoperta, armava dodici remi; da mezza nave a poppa era coperta da un baldacchino di solida costruzione che offriva un’enorme presa al vento. La maona destinata al trasporto della salma (il signor Pallender aveva reso evidente nella loro conversazione l’importanza dell’iniziale maiuscola) era talmente coperta di piume che avrebbe preso vento come la vela di maestra d’una fregata. Bisognava assegnare a dei vogatori robusti il compito di portare la maona, e sarebbe stato bene tener pronto quasi un equipaggio completo di ricambio, da nascondere sotto il baldacchino. Ma siccome avrebbe dovuto essere in testa al corteo e fare da regolatrice alle altre imbarcazioni, bisognava che stesse attento a non strafare. Doveva sincronizzare tutto esattamente: risalire col flusso, arrivando alle scalinate di Whitehall precisamente a marea stanca di modo che le complicate manovre da fare là potessero svolgersi col minimo rischio, quindi tornare indietro con la marea calante, disperdendo maone e armamenti lungo il percorso secondo la convenienza.
«Mio caro» gli disse Maria in camera da letto al George, «temo di avere ben poco della tua attenzione in questo momento.»
«Come, cara?» disse Hornblower voltandosi dalla tavola dove stava scrivendo. Era sprofondato nei progetti di distribuzione di una solida colazione a mille uomini che avevano scarse probabilità di mangiare per tutto il resto del giorno.
«Ti stavo dicendo che oggi ho parlato alla levatrice. Sembra una brava donna. Si terrà libera da domani. Siccome abita nella via accanto non le sarà necessario prendere alloggio qui finché non arriva il momento, il che è una fortuna: sai come abbiamo pochi soldi, Horatio.»
«Sì, cara» rispose Hornblower. «Non sono stati consegnati i miei pantaloni neri?»
Era perfettamente naturale passare dall’imminente puerperio di Maria ai pantaloni neri di Hornblower, attraverso la questione denari, ma Maria si risentì della mancanza di cuore del marito.
«T’importa più dei tuoi pantaloni che di tuo figlio o di me?» gli chiese.
«Carissima» rispose Hornblower. Dovette posare la penna e alzarsi dalla sedia per consolarla. «Ho tante cose per la testa. Non posso dirti ora quanto me ne rincresca.»
Quella era proprio la verità. Gli occhi non solo di Londra ma di tutta l’Inghilterra sarebbero stati su quel corteo. Non sarebbe mai stato perdonato se ci fosse stato uno sproposito. Ma dovette prendere nella sua la mano di Maria e rassicurarla.
«Tu, mia cara, sei il mio tutto» le disse sorridendole negli occhi. «Non c’è nulla nel mio mondo che sia importante come te.»
«Vorrei esserne certa» disse Maria.
Lui le baciò le mani.
«Cosa posso dirti per rassicurarti?» domandò. «Che ti amo?»
«Sarebbe già qualcosa» disse Maria.
«Ti amo, cara» disse lui, ma non aveva ancora avuto un sorriso per lei e continuò: «Ti amo più teneramente persino dei miei nuovi pantaloni neri».
«Oh!» fece Maria.
Dovette faticare non poco per assicurarsi che lo avesse capito e che era al tempo stesso tenero e scherzoso.
«Più teneramente che mille paia di pantaloni neri. Può un uomo dir di più?»
Ora lei stava sorridendo, ritrasse le mani da quelle di lui e gliele posò sulle spalle.
«È questo un complimento per me da farne tesoro per sempre?» gli chiese.
«Sarà sempre vero, mia cara» le disse.
«Sei il più caro dei mariti» rispose lei, e il tremito della sua voce stava a significare che era sincera.
«Con la più dolce delle mogli. E ora posso continuare il mio lavoro?»
«Naturalmente, tesoro. Naturalmente. Ho paura d’essere egoista. Ma… ma… tesoro, ti amo tanto. Ti amo tanto!»
«Là, là» disse Hornblower carezzandole la spalla. Forse sentiva la cosa così fortemente come Maria, ma aveva tante altre cose a cui pensare sul serio. E se avesse sbagliato a prendere i provvedimenti per la cerimonia, il nascituro avrebbe dovuto campare a razione ridotta con la sua mezza paga per tutta la vita. La salma di Nelson era in quel momento deposta a Greenwich e dopodomani era la data fissata per i funerali, con la marea che cominciava a salire alle undici e c’erano ancora tante cose da fare. Fu lieto di tornare a scrivere i suoi ordini. Era lieto di tornare a bordo dell’Atropos e di immergersi nel servizio.
«Signor Jones, mi farà un gran favore se chiamerà i guardiamarina e i capicarico. Mi occorre una mezza dozzina di persone con una buona calligrafia.»
L’alloggio del comandante dell’Atropos prese l’aspetto di un’aula scolastica, con i guardiamarina seduti su sgabelli a delle tavole improvvisate, con calamai e penne, e Hornblower che andava dall’uno all’altro come uno scoiattolo in gabbia, a rispondere alle domande.
«Scusate, signore, non capisco questa parola.»
«Per favore, signore, qui devo cominciare un nuovo capoverso?»
Intanto era un mezzo di cominciare a conoscere i giovani ufficiali, di cominciare a distinguerli singolarmente da quella che sino allora era stata una massa informe d’ufficiali; c’erano quelli che chiedevano aiuto a ogni piè sospinto; quelli che riuscivano a dedurre qualcosa dal contesto; c’erano gli stupidi che scrivevano ordini senza senso.
«Ma accidenti» disse Hornblower, «come fa uno che non sia uscito da una gabbia di matti a dire una cosa simile; o peggio ancora a scriverla?»
«Così mi sembrava, signore» disse caparbiamente il guardiamarina.
«Dio ci assista» disse Hornblower in preda alla disperazione.
Ma quello era proprio l’uomo che aveva la miglior calligrafia; Hornblower lo mise a scrivere l’inizio d’ogni lettera.
HMS Atropos, Deptford
6 gennaio 1806
Signore,
In virtù dei poteri affidatimi dai lord commissari dell’Ammiragliato…
Da lì poterono andare avanti gli altri, con risparmio di tempo. Infine i diciannove diversi ordini scritti con le loro copie vennero ultimati; da varie destinazioni furono trovati gli equipaggi e i sottufficiali per ogni lancia che doveva prendere parte al corteo, furono distribuite le razioni e assegnati i posti in formazione: “Prenderete il diciassettesimo posto subito dopo la maona del comandante in capo del Nore, precedendo immediatamente quella della spettabile Compagnia dei Pescivendoli”.
Gli accordi finali furono presi con il signor Pallender alle due del mattino del giorno del corteo, e Hornblower, sbadigliando, poté pensare che non ci fosse altro da fare. Sì, restava un’ultima variante da apportare.
«Signor Horrocks, verrete assieme a me con la salma nella prima maona. Signor Smiley, voi comanderete la seconda col Chief Mourner.»
Horrocks era il più stupido dei guardiamarina e Smiley il...