Rumori di passi sull'erba

Ildo Cigarini

• Editore: Aletti Editore
• Anno: 2019
• Print ISBN: 9788859151425
• eBook ISBN: 9788859155515
• Argomento: Literature
• Categoria: Poetry

Ildo Cigarini è nato e vive a Reggio Emilia. È autore di nove libri di poesie (Gli stati dell'anima, Tracce, Libere Fiamme, Il canto capovolto, Varchi, All'ombra della storia, Incontri Inversi, Del tempo il vuoto è duro e L'improvvisa impazienza) e di un libro di aforismi (La pazienza dell'impiccato). È coautore di un prosimetro (Il campo antico) e con lo pseudonimo Ilma Derini di due raccolte di aforismi (Ciliegie sotto spirito e Spirito postumo).

Prefazione
di Guido Monti

Se dovessi definire con una parola il nuovo lavoro poetico di Ildo Cigarini, potrei pensare all’idea di frammento, non tanto riguardo alla questione stilistico formale che di seguito nel libro vedrete essere molto varia ed andare dalla parola essenziale in bilico tra lo spirito di un haiku silenzioso-meditativo e quello ungarettiano, alla discorsività poematico-narrativa di fiato più lungo, quanto a quella del substrato psicologico esistenziale. Il Rumore dei passi sull’erba difatti è una sorta di rerum vulgarium fragmenta di reminiscenza petrarchesca; un canzoniere che parte dall’esperienza personale ma al tempo totalizzante dell’io, con le sue lacerazioni ma anche illuminazioni, squadernata nella pagine, senza remore o timore di manifestarsi al lettore, con le sue antinomie, debolezze, sussulti amorosi: “...//Ho visto le mie mani farsi polvere/ E nella polvere il vuoto del nostro tempo//Ho visto la nebbia sul nostro cammino/E i nostri passi farsi vicini/...”. Una vita, verso dopo verso, ci si accorge mai del tutto afferrata dal poeta stesso proprio per questi suoi repentini cambiamenti esperienziali, sempre sfuggente, mai definibile quindi una volta per tutte; quasi che il profilo più intimo di Cigarini in raccoglimento si rivolga ad essa come ad una identità autonoma non più dominabile, da ascoltare di momento in momento, di volta in volta. Ecco dunque una scrittura dalla forma interrogativa, che ritorna come una cadenza tra un componimento e l’altro, quasi a dare al libro questo profilo di immensa domanda aperta, lasciata alle possibili risposte, se risposte potranno darsi, del lettore come intuiamo nella poesia dal titolo “Cosa sarà vero?”: “...//Il canto del poeta che resta libero anche/Quando la parola è negata dal coltello/Le voci spente dalla cenere dell’indifferenza/Il silenzio che non teme di restare solo/nella sarabanda di voci.../...”. Ma i piani della molteplicità esperienziale summenzionati, della variatio vitae mi verrebbe da dire, non riguardano solo il qui ed ora ma anche altre dimensioni molto presenti in questo libro; la prima è quella onirica che difatti in molte pagine si svolge parallelamente quasi sovrapponendosi a quella della quotidianità e l’autore con maestria, riesce a dare piena cittadinanza ai due piani, tanto che i punti della narrazione onirica si accendono freudianamente per il lettore in una realtà potenziata, nell’attimo del suo leggersi: “.../La mano sbucò dal fosso/Stringendo nel pugno/Un fiore rosso//Un fosso/Una mano e un fiore/E altro non videro i miei occhi/...//Mi avvicinai/Con il cuore in tumulto/Ma il fosso/Si fece più stretto/E la mano si ritrasse/Ma ancor prima di sparire/Lasciò cadere ai miei piedi/Il fiore rosso”. L’altra dimensione, che puntella ed arricchisce il libro, già molto approfondita dal poeta anche nei suoi ultimi studi, è quella degli eroi della grecità classica che qui sfilano in un corteo illustre uno dopo l’altro Orfeo, Icaro, Ulisse, Achille, Euridice, Prometeo, sembrano in una mimesi corale, rivivere tra le pagine della contemporaneità, mischiarsi col loro portato mitico dentro i nostri giorni, ammonirci a volte come ne “Il sogno di Ulisse”: “.../Ecco/il tempo era giunto/Itaca vicina/La casa e il cuore della vita/Erano vicini/Ancora uno sguardo/E mi apparirà/Nella roccia scura/.../Ma di Itaca gli scogli/Dal mare furono inghiottiti/.../Fra la schiuma bianca/Di un mare che mai vinto/Mi riportò lontano”. Quasi che come in un gioco diacronico, nell’esperienza dello scrivente, tutti i tempi confluiscano, in un sol attimo. Ildo Cigarini dunque in questa raccolta si interroga ed interroga il lettore sulle cose ultime o prime della vita a seconda dei punti di vista ma mai partendo da vuote teorie ed astrazioni, lo fa anzi chiamando in causa la storia di una esperienza individuale ed anche collettiva con i suoi fallimenti e miserie ma anche con i suoi picchi di luce dati magari, queste le sue vittorie, dalle piccole cose invisibili: una intimità di sguardo, una voce autentica. Ildo Cigarini con questo Rumore di passi sull’erba ci consegna una preghiera laica, accorata, di un uomo che mette a nudo il suo cuore per consegnare al lettore frammenti di vita che a rileggerli bene, sembrano quelli di ognuno di noi: “.../E cercando nel labirintico tempo un varco /Ho scoperto tra le pareti della memoria che i giorni /Possono vivere anche in un solo giorno/O forse anche in un solo istante/...”.

* * *

Per quei labirinti di tempo

I.

Respirando memoria io vivo.

O forse è il suo respiro

Spezzato e improvviso

Che risale dal passato

E si fa spazio nella mia mente.

Come un eco ritorna

In parte consumato dal vuoto

Il verso che non ha mai fine:

“Rinnovate l’aria! Pulite il cielo!

Purificate il vento!”

E nel solo gesto che si fa misura

Di un tempo nuovo

Respirando memoria, io vivo.

II.

Parole silenziose e senza tempo

Parole respiro dell’anima

Parole esiliate e senza ritorno

Parole che si nutrono della vita.

 

Parole inascoltate

Di voci sospese.

 

Il silenzio frattura la dura crosta

Avanza sotto la pelle

Nelle voci arrocchite dal fumo

Brucia, brucia senza tregua.

 

Parole attese

Da voci dimenticate.

 

Le parole del silenzio

Disarmate e senza fine

Ribelli e senza padrone si alzano

Sul rumore che offende.

III.

Luce e ombra ritornano

Come urticante memoria

Che punge per restare viva.

Il nostro viaggio riprende

Incerta è la direzione

Fra improvvis...

Indice dei contenuti

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