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Il profumo del cuore
Informazioni su questo libro
Questo libro è nato da un incontro di anime, di storie di vita, di emozioni e sentimenti condivisi all'interno di riunioni tra donne, ospiti di una Comunità educativa mamma/bambino.
Un lavoro terapeutico a più mani per riuscire a conoscere e capire una parte di sé, per tentare di elaborare i propri vissuti e procedere verso il futuro con l'anima più lieve.
Un interessante esempio di forza e amore verso i figli che non può lasciare indifferenti e incoraggia a non arrendersi mai! a cura di M. Blascovich, D. Venturini, E. Pistollato, G. Greifenberg
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Informazioni
Tu sei dentro me

LA BAMBINA SOLA
I miei genitori si sono conosciuti 22 anni fa, lavoravano insieme alle poste. Hanno fatto amicizia si sono innamorati e dopo 2 mesi mia mamma è rimasta incinta. Per questo hanno deciso di sposarsi quando mia mamma era al settimo mese di gravidanza. E poi sono nata io.
Mia mamma è una donna magra, capelli castani, un bel viso ma perennemente triste, con due occhi scuri con lo sguardo sempre perso nel vuoto. È molto nervosa e nevrotica, non è mai felice di niente e si lamenta continuamente di tutto, dipende molto dai suoi genitori, i miei nonni.
Mio papà invece è un uomo alto, un po’ grosso, capelli e occhi neri, di carattere più sereno di mia mamma, ha un sacco di amici, ha l’hobby della lettura e di scrivere lettere.
Però insieme i miei genitori litigavano tanto.
Della mia infanzia ricordo tanta solitudine. Era sempre un litigio continuo tra i miei e spesso mettevano in mezzo anche me. Mia mamma non era responsabile, era troppo occupata a litigare con qualcuno, per me ci sono sempre stati i nonni e la pro-zia, mi aiutavano a fare i compiti, mi coccolavano, si occupavano di tutto quello che mi serviva. Mia mamma era quella cattiva che mi urlava sempre, mi diceva sempre “mi fai schifo disgraziata”. Non mi ha mai curata, raramente mi coccolava, spesso volevo abbracciarla ma lei mi respingeva come se fossi un’estranea e mi sono sentita non voluta da lei. Spesso mi guardava male come se fosse in competizione con me e parlava male di me alle mie spalle con i miei parenti, cioè i nonni e la pro-zia. Non vedevo l’ora di andare da lei che era sorridente buona e soprattutto mi viziava comprandomi sempre tanti giocattoli e dolci, e poi io sentivo che lei mi voleva bene, e anch’io le volevo un sacco di bene! Ho tantissimi bei ricordi con lei e con mia sorella che ha quattro anni meno di me, con la quale ricordo che litigavamo spesso da piccole ma poi si faceva la pace e giocavamo assieme, voglio molto bene a mia sorella anche se con il tempo le nostre strade si sono divise. La zia non ha avuto figli, né compagno, e credo che sotto sotto per lei ero come una figlia che non ha mai avuto.
Ogni domenica sera andavo da lei a mangiare. Come era bello gustarsi una bella cenetta senza urla, porte sbattute e parolacce. In casa mia la situazione era sempre difficile. Appena c’era un po’ di tranquillità all’improvviso uno dei due si arrabbiava e in un secondo scoppiavano le urla, poi porte sbattute, ogni tanto mio papà picchiava violentemente la mamma, lei piangeva e lui urlava esausto che non ce la faceva più di lei e che voleva andarsene. Ma non se ne andava.
Ogni sera a letto non riuscivo a dormire perché i miei litigavano anche di sera in soggiorno, si rinfacciavano un sacco di cose, mia mamma diceva che il suo lavoro (lavorava come bidella) faceva schifo, che i suoi colleghi facevano schifo, e anche la sua famiglia fa schifo. Lui rispondeva con un mare di parolacce e continuavano così tutta la serata. Quando i miei andavano a letto e li sentivo russare allora riuscivo ad addormentarmi in pace, circa alle 2 di notte, la mattina alle 7 mi svegliava la nonna che veniva a casa mia tutte le mattine perché i miei lavoravano.
La nonna era molto nervosa e mi metteva fretta e ansia per andare a scuola, mangiavo pochissimo e molto assonnata e con lo stomaco che mi faceva male per la fame, andavo a scuola.
La scuola, quanto ho odiato la scuola. Mi ricordo che avevo paura di tutti, ero timidissima e non parlavo mai, avevo paura degli altri bambini, non erano come me, erano felici e sorridenti, non avevano genitori che urlavano sempre, le loro mamme non dicevano “fai schifo” mi sentivo diversa, forse con una marcia in meno. Non avevo amici, non parlavo mai e andavo male nelle materie di studio, per questo quando avevo otto anni, su consiglio degli insegnanti, i miei mi hanno mandato da un pedagogo, andavo una volta alla settimana, ricordo che mi faceva fare dei giochi, io giocavo e lui mi osservava o disegnavamo insieme, però mi metteva un po’ di soggezione e non parlavo neanche a lui, mi fu diagnosticato un “mutismo con chiusura elettiva e relazionale”. La mia famiglia mi ha sempre trasmesso paure, angoscia e sfiducia nel prossimo, io questo ho assimilato. L’unica persona con cui mi trovavo bene era mia zia, a un certo punto stavo così male a casa mia e così bene con lei che le dicevo che avrei tanto voluto che lei fosse mia mamma, e volevo andare a vivere da lei, lo pensavo davvero ma non potevo farci niente.
Poi è successa una cosa bruttissima, avevo circa 9-10 anni, mia mamma rimase incinta, aspettava 2 gemelli. Ero felicissima dei nuovi fratellini! Ricordo che la mamma piangeva sempre, non era felice. La zia e i nonni erano agitati e parlavano continuamente sottovoce di non so di cosa. Un giorno chiesi tutta felice a mia mamma “allora quando nascono i fratellini ?” E lei mi urlò rabbiosa - non ci sono più i fratellini lasciami in pace - ed è corsa in camera sua sbattendo la porta. Ho avuto un colpo al cuore, come non ci sono più? Poi con il passare del tempo non ci ho più pensato. Ora lo so, me l’ha detto mio papà, ha deciso di abortire perché litigavano troppo e i parenti l’hanno convinta ad abortire. Però dopo questo i miei non si sono lasciati. Sono andati avanti anni e anni a litigare perfino i vicini di casa ci detestavano per le urla continue che sentivano.
È stato duro il periodo dopo l’aborto di mia mamma, ricordo che era molto dimagrita e piangeva sempre ed era particolarmente “irascibile”. Poi quando io avevo 11 anni rimase nuovamente incinta, questa volta fu una bella gravidanza e nacque mio fratello, che ora ha 11 anni, come era piccolo e bello appena nato! Gli ho voluto bene fin dal primo momento che l’ho visto all’ospedale, ma mia mamma non me lo lasciava prendere in braccio. Con il tempo si è creato un legame molto forte tra mia sorella e mio fratello. Voglio molto bene a mio fratello anche se ha un carattere un po’ ribelle; ricordo che quando ero incinta litigavamo parecchio però la cosa più importante è che deve sapere che gli voglio bene anche se abbiamo un rapporto difficile.
Cominciavo a crescere e non ce la facevo più. A 14 anni sono scappata di casa, e sono andata via per qualche mese, non andavo a scuola, non volevo. Dai nonni cominciavo a stare meglio però non facevo niente, non andavo a scuola, non avevo amici, non avevo nessun impegno. Così i miei parenti ai quali ormai ero affidata hanno deciso di mandarmi, con il mio consenso, dalla psicologa. Ci andavo una volta alla settimana e devo dire che mi sono subito trovata bene. La dottoressa era una donna dolce con la quale mi sentivo di sfogarmi su tutto, mi sono molto aperta con lei, e lei mi ascoltava e mi sapeva dare i consigli giusti. L’ho vista per 4 anni fino ai 18 anni quando ho deciso di non vederla più perché mi sentivo più matura pronta per farcela senza i suoi consigli. Durante questi 4 anni, stavo dai nonni, poi mi sono trasferita dalla pro-zia e infine sono tornata da mia madre.
IL TEMPO DELLE MELE
Avevo 14 anni quando sono tornata da mia mamma e mia sorella. Mio papà abitava a casa di sua mamma, visto che i miei genitori si erano lasciati. In questo periodo ero più socievole, aperta di più, mentre prima ero chiusa in me stessa. Sentivo che da bambina stavo diventando adolescente, che stavo crescendo, era un periodo particolare in cui sentivo dentro di me che stavo cambiando. In questo periodo ho conosciuto il mio primo ragazzo, Mirco, un ragazzo serbo di 16 anni e ci siamo innamorati. È stato il mio primo amore, forse anche l’unico. Siamo stati insieme circa tre anni e mezzo. Era un rapporto difficile, lui veniva a casa mia e facevamo sesso, mi usava, stava un po’ in camera e poi andava via, non andavamo mai da nessuna parte. Per tre anni è stato così. Forse c’era anche del sentimento altrimenti non sarebbe durata tanto. Ci volevamo bene ma eravamo mentalmente immaturi. È l’unico ragazzo per il quale ho sofferto per amore. Molto spesso lo aspettavo a casa e speravo che venisse, se non veniva ero triste e piangevo. Lui non avvisava quando veniva, ci provava con tante altre ragazze. Io mi sono sentita tradita e l’ho tradito a sua insaputa con altri ragazzi stranieri in modo occasionale. Lo facevo per fargli vedere che anche io potevo tradirlo. Ci siamo lasciati tante volte, lui andava via da casa mia, poi tornava, c’era sempre un tira e molla. Fino a che ho iniziato ad avere molti ragazzi con i quali stavo fuori anche di notte. Spesso tornavo la mattina. Mia mamma e i miei parenti erano preoccupati. Con mia mamma stavo male perché era sempre nervosa, nevrotica, non riusciva ad essere soddisfatta di niente, vedeva tutto nero, aveva un carattere che non vedeva niente di positivo, era cresciuta così, era abituata a vedere le cose in modo negativo, al mattino si alzava male e cominciava: il lavoro faceva schifo, la casa faceva schifo, io facevo schifo, usava sempre le parola “che schifo”. Cercavo di tirarla su di morale ma lei mi respingeva sempre. Mi ricordo che un giorno, avevo 15 anni, era tornata a casa dal lavoro, e disse “fai schifo, va via brutta disgraziata”, perché non facevo niente, non lavoravo e non andavo a scuola. Lei pretendeva che io facessi le pulizie ma lei non mi aveva mai insegnato. Io avevo paura a chiedere come fare, perché lei mi aggrediva. Mi trattava male se le chiedevo di insegnarmi a fare qualcosa. Quella mattina mi ha urlato in faccia, sono scappata di casa, sono andata dalla psicologa da cui andavo da tre anni e le ho detto di non voler più tornare a casa. La psicologa ha contattato i servizi sociali, una persona mi ha raggiunto e insieme siamo andate alla Polizia di Venezia per chiedere di essere inserita in una Comunità. Ma la polizia ha detto che non c’era posto e ha deciso di riaccompagnarmi a casa con la volante. Mia mamma non ha detto niente, sembrava che non fosse una cosa importante, ha dato la colpa a me, non è stato bello. Continuavo a vedere Mirco, a quel tempo, perché mi ero affezionata. C’era il progetto di inserirmi in una comunità per minori. A un mese da questo episodio, la dottoressa dei servizi sociali voleva inserirmi in una delle comunità Papa Giovanni XXIII. La comunità era in aperta campagna, gestita da una coppia di sposi con tante ragazze come me, con tanti problemi, sono andata a vedere il posto con la dottoressa. Non c’erano regole o obblighi ma io non volevo separarmi da Mirco perché ero affezionata a lui e anche ai miei parenti. Non sono stata salutata da nessuno e il giorno prima di andare in Comunità, mia mamma si è preoccupata solo che avessi gli assorbenti. Il fatto che non mi abbiano salutata mi ha impedito di separarmi da loro. Ho sentito che per loro non era un bene che andassi, così non andai. La mattina che sono venuti a prendermi, io mi sono chiusa in camera e sono rimasta a casa. Però le cose non sono migliorate, purtroppo, perché continuavo a frequentare ragazzi stranieri e ad avere con loro rapporti occasionali, era una cosa solo fisica. Inoltre vedevo ancora Mirco. Avevo deciso di non vedere e sentire mio papà. Non l’ho visto per due anni. Ho deciso io di interrompere i rapporti. Lui mi mandava delle lettere in cui diceva che non capiva perché non poteva vedermi. Ogni tanto veniva e litigava con mia mamma perché pensava che fosse colpa sua. Quando veniva io avevo paura e mi chiudevo in bagno. Lui una volta ha cercato di entrare per picchiarmi e urlava. Ho bloccato la porta con una sedia e la chiudevo con tutte le mie forze. Lui ha aperto un po’ la porta e mi ha sputato in faccia. Io avevo tanta paura e gridavo “mamma” ma lei era chiusa in cucina e non ha fatto niente per difendermi. Avevo tanta paura. Poi è andato via.
C’era anche mia zia che in modo positivo era molto presente nella mia vita. Era sensibile, attenta e per lei ero la figlia che non ha mai avuto, perché non ha mai avuto una famiglia sua. Credo che senza di lei mi sarei persa completamente vivendo in questo contesto. Quando andavo da lei mi sentivo al sicuro perché mi sapeva trasmettere cose positive, era intelligente. Io non avevo amiche ma avevo mia zia. Ogni volta che volevo parlare c’era mia zia presente ed è stato un importante punto di riferimento.
Poi è successo un fatto molto brutto che mi ha sconvolto. Avevo conosciuto un ragazzo albanese, avevo già avuto rapporti con lui in precedenza. Lui mi ha invitata a casa sua, era con due ragazzi stranieri. Prima sono stata in camera con lui da sola, abbiamo fatto sesso e poi sono andata in bagno con lui. Mentre ero in bagno ha bussato un altro ragazzo. Questo ragazzo con cui ero stata è uscito e ne è entrato un altro ubriaco che voleva fare sesso con me. Era bruttissimo e mi faceva schifo. Mi è preso il panico e non riuscivo a respirare così mi ha fatto uscire dal bagno. L’altro ragazzo mi ha urlato che dovevo fare sesso, le pulizie e da mangiare per loro altrimenti mi ammazzavano. Avevo tanta paura e sono scappata a piedi nudi per le scale. Il portone del condominio era chiuso e non riuscivo ad aprirlo. I ragazzi mi hanno raggiunto e mi volevano chiudere in cantina. Mi sentivo in pericolo come non mi ero mai sentita prima ed ero impotente, tremavo, il ragazzo con cui ero stata mi ha aperto e sono scappata. Questo ragazzo poi si è scusato tanto e mi ha detto che i suoi amici erano ubriachi. Mi ha invitato a tornare da lui ma non ho voluto, sono tornata a casa sconvolta. In quel periodo durante la giornata non facevo niente, la mattina facevo ginnastica: la ruota, la spaccata, e correvo per la stanza, attività che mi facevano stare meglio con me stessa. Poi questi esercizi sono diventati obbligatori e se non li facevo sentivo che la mia giornata era vuota, è diventata un’ossessione. La mattina mi svegliavo sempre più tardi e questi esercizi li facevo dalle 2 alle 3 tutti i giorni. Dovevo farli, se no mi sentivo male. Dopo qualche tempo ho deciso di non fare più questi esercizi ma facevo dei mov...
Indice dei contenuti
- Copertina
- IL PROFUMO DEL CUORE
- Ringraziamenti
- Indice dei contenuti
- PREFAZIONE
- NOTE INTRODUTTIVE
- Cuore di Donna
- Lo sguardo che parla nel silenzio
- Le paure e le ansie di una mamma
- Tu sei dentro me
- A mio figlio
- Un sorriso nel dolore
- Accettare il passato per andare avanti
- Dall'abisso alla luce