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L'arma più forte. Censura e ricerca del consenso nel cinema del ventennio fascista
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L'arma più forte. Censura e ricerca del consenso nel cinema del ventennio fascista
Informazioni su questo libro
Durante il ventennio fascista il cinema aveva lo scopo di riprodurre, valorizzare e diffondere fatti e circostanze, mirando ad esaltare le gesta di eroi e lo spirito dei molti, al fine di galvanizzare, affascinandolo, il pubblico italiano, per cui ci si trova in presenza di film finalizzati solo ed esclusivamente ad essere una sorta di auto-rappresentazione-celebrazione del regime fascista: una forma di totalitarismo cinematografico che aveva come sceneggiatore e regista Benito Mussolini. Immagini, suoni, protagonisti, dialoghi, gesta, rappresentavano per il Fascismo i mattoni su cui costruire progressivo consenso e pubblicità sempre più ampia; rappresentavano gli strumenti per trasmettere alla gente l’esempio di protagonisti-eroi e quindi la voglia di emulare, esaltando così il comportamento dell’Italia e del Duce.
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Informazioni
Argomento
ArtCategoria
PhotographyFascismo, cultura fascista e fabbrica del consenso
1. Il fascismo
La conclusione della prima guerra mondiale sembrava aver spalancato in Europa la strada verso la democrazia, ma purtroppo questo processo di crescita civile, politica, economica e culturale non trovò realizzazione, perché all’orizzonte incominciarono a presentarsi e progressivamente a consolidarsi tutte quelle premesse che poi causeranno lo scoppio del secondo conflitto mondiale, di gran lunga molto più dannoso del primo.

In Italia, dopo il primo grande conflitto, si affermava il fascismo, in Germania era ben saldo il nazismo, mentre in Russia vigeva il comunismo; inoltre, sulle società nazionali di quel periodo incombevano fortemente i gravi problemi del dopoguerra, aggravati dalla forte crisi economica, dalle pericolose aspirazioni imperialistiche, e soprattutto dal mancato rispetto dei diritti degli uomini e delle sovranità nazionali.
Questi sistemi politici si definivano tutti rivoluzionari; in realtà, erano regimi autoritari; il fascismo e il nazismo, ideologicamente contrapposti al bolscevismo, erano poi accumunati dalle caratteristiche che sono proprie del totalitarismo: partito unico, soppressione delle libertà politiche e sindacali, culto del capo, censura, repressione spietata degli oppositori (soprattutto dei rappresentanti delle forze politiche opposte), trasformazione della società in senso nazionalistico ed imperialistico.

L’ascesa al potere del fascismo, pertanto, era stata agevolata:
• Dalla crisi del sistema liberale
• Dalla debolezza del partito socialista
• Dall’appoggio massiccio e palese della borghesia, apertamente ostile al partito socialista e ai sindacati
• Dalla crisi economica seguita alla prima guerra mondiale
• Dal malcontento dei ceti più poveri, che reduci dalla drammatica esperienza bellica della prima guerra mondiale, dopo lunghi anni di sofferenze in trincea, si vedevano privati della meritata ricompensa
• Dal mancato risanamento delle finanze pubbliche
• Dall’aumento dei prezzi e della disoccupazione
• Dalla debolezza della classe dirigente di allora, incapace di garantire certezze economiche e sociali
• Dalla spinta reazionaria delle forze borghesi e conservatrici, che si presentavano fortemente deluse per la “vittoria mutilata” al termine del conflitto mondiale
• Dall’appoggio del patronato industriale e dei proprietari terrieri, intolleranti verso le forze socialiste e sindacali, ed apertamente disponibili ad appoggiare l’ascesa di un potere forte.
Alle elezioni del 1923 il partito fascista, consolidato il potere sottraendo autorità al parlamento, bloccando le agitazioni sindacali e limitando la libertà di stampa, otteneva la maggioranza in parlamento attraverso brogli e violenze elettorali, la cui esplicita condanna da parte del deputato socialista Giacomo Matteotti costò la vita a quest’ultimo: venne rapito ed ucciso a Roma dai fascisti.

Dopo le elezioni, il fascismo gettò definitivamente la maschera. Assunse la posizione di regime autoritario; si legittimò partito unico; impose “ufficialmente” la dittatura; trasformò il sistema elettorale in un plebiscito di approvazione di una “lista unica” imposta dal partito al potere (si poteva votare soltanto SI o NO ad una lista di candidati); il duce era responsabile soltanto di fronte al re; il parlamento venne svuotato di ogni potere; vennero soppressi il diritto di sciopero e la libertà di stampa; furono sciolti tutti i partiti tranne il PNF (Partito Nazionale Fascista); furono promulgate le leggi fascistissime; furono soppresse le organizzazioni sindacali, perseguitati gli antifascisti, istituita l’OVRA (Organizzazione Volontaria per la Repressione dell’Antifascismo), istituito il tribunale speciale per la difesa dello Stato(fascista), ripristinata la pena di morte, nelle elezioni comunali sindaco e consiglio comunale vennero sostituiti con la nomina del podestà e della Consulta.
In pratica, con l’affermazione della dittatura, con l’avvento del regime fascista, in Italia furono soppressi lo Stato di diritto, i fondamenti della libertà politica e la sovranità popolare.
Moltissimi oppositori al regime furono costretti a patire il carcere o a recarsi in esilio all’estero. Molti altri furono eliminati.
Obiettivo principale del fascismo fu la fascistizzazione dello Stato. Nella scuola furono introdotte due nuove materie (cultura militare e cultura fascista); si diede grande importanza all’insegnamento dell’Educazione fisica; gli italiani dovevano essere un popolo di atleti e di guerrieri; divenne ufficiale “il saluto fascista”; fin dalle prime classi il processo di formazione educativa doveva essere improntato al principio di “credere, obbedire e combattere”, finalizzato a fare del cittadino un “soldato” pronto a rendersi un esecutore delle direttive che venivano imposte dal Duce, considerato punto di riferimento per tutti, vertice della piramide politica e sociale, “luce” che illuminava l’Italia.

Firma dei Patti lateranensi
La retorica fascista pervase ogni aspetto della vita militare, politica, civile; venne creata una divisa per ogni cittadino, a partire dall’infanzia fino alla maturità: figli della lupa, piccole italiane, balilla, avanguardisti, giovani fascisti e fasciste, donne e massaie rurali. Tutti pronti a sfilare, a marciare al grido “viva il Duce”, a battere il passo romano.
L’obbedienza al fascismo doveva essere totale; era un obbligo, e per tale motivo la scuola era vista come strumento indispensabile per perseguire la fascistizzazione della gioventù. Ai professori universitari venne imposto il giuramento di fedeltà come condizione per poter mantenere la cattedra. Anche la stampa fu fascistizzata con cambi di proprietà, con l’allontanamento dei vecchi direttori, con la totale eliminazione di giornali ostili come L’Avanti e L’Unità, con la censura preventiva perché sulla stampa non potessero comparire notizie sgradite al duce (cronaca nera, disordini, scandali…), perché l’Italia doveva apparire all’interno e all’esterno un paese laborioso, tranquillo, onesto e limpido (senza crimini, delinquenza, scandali, brogli...). Lo stesso comportamento fu applicato, però in maniera più pesante, nei confronti della radio. Ciò consentì al regime di epurare da elementi antifascisti non solo la categoria dei giornalisti, ma anche tante altre masse di intellettuali e professionisti, trasformandole in categorie docili poste al suo servizio. Inoltre, venne stabilito che per partecipare a bandi pubblici bisognava essere iscritti al partito fascista.
Per acquistare prestigio, per darsi piena legittimità e procurarsi maggiore consenso, Mussolini praticò “il colpo da maestro”: portò a conclusione la soluzione definitiva della questione romana con lo Stato Pontificio, firmando nel 1929 i cosiddetti Patti Lateranensi, con cui si riconosceva Roma come capitale d’Italia, la sovranità del Papa nella Città del Vaticano (nuovo nome dello Stato Pontificio), la libertà al culto cattolico, l’obbligo dell’insegnamento religioso nelle scuole, la validità del matrimonio religioso.
In politica economica e sociale non mancarono interventi massicci del regime fascista, che, aboliti i sindacati, vietato il diritto di sciopero, posta in essere la Carta del Lavoro, ha inaugurato il corporativismo, mediante la creazione delle corporazioni come quelle delle arti e dei mestieri del Medioevo, nel tentativo di evitare conflitti sociali. Ben presto, però, il regime si trovò costretto a dover attivare strategie per fronteggiare l’indebolimento della bilancia commerciale e l’inflazione crescente, maturando la necessità di passare da una politica liberista ad una politica dirigista, mediante la quale lo Stato oltre al ruolo di garante ha assunto anche quello di principale protagonista ed organizzatore del ciclo economico.
Primo atto di tale politica fu la rivalutazione della Lira, che ha elevato il livello di prestigio dell’Italia, penalizzando però gli interessi economici degli industriali, il cui malcontento andò crescendo perché in tale contesto i prodotti italiani si trovavano ad essere meno competitivi sui...
Indice dei contenuti
- Introduzione
- Fascismo, cultura fascista e fabbrica del consenso
- CARATTERI DEL CINEMA FASCISTA