Cose d'altri tempi 2
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Cose d'altri tempi 2

Frammenti di storia bolognese.

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Cose d'altri tempi 2

Frammenti di storia bolognese.

Informazioni su questo libro

Questo libro raccoglie gli articoli apparsi dalla fine dell'anno 2008 nella cronaca di Bologna del quotidiano "Il Resto del Carlino" nella rubrica "Cose d'altri tempi". Sono 122 articoli scritti con l'obiettivo di incuriosire, di offrire pillole di storia di Bologna e di bolognesi, di fare divulgazione delle vicende del nostro passato, nella convinzione che possano essere utili anche per meglio comprendere il presente. Si possono definire frammenti di vita bolognese, ma non sono e non vogliono essere un esercizio di elogio dei "bei tempi passati": piuttosto si propongono, in una società frenetica, propensa all'oblio e pressata da un'informazione aggressiva, di non far dimenticare, di far riscoprire, di recuperare la memoria storica del territorio in cui viviamo quotidianamente e, in alcuni casi, di far riflettere.
Un percorso nei secoli che non è mai frutto di fantasia ma è sempre sorretto da fonti storiche.

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Informazioni

eBook ISBN
9788873816515
Argomento
Historia
PERSONAGGI LUOGHI TRADIZIONI
CAMILLO BALDI, BOLOGNESE, PADRE DELLA GRAFOLOGIA
da “Il Resto del Carlino” Bologna, 6.2.2009
Camillo Baldi nacque a Bologna nel 1551. Si laureò in filosofia e in medicina e fu docente dell’Ateneo bolognese dove insegnò per ben 59 anni. Morì nel 1637. Scrisse numerose opere filosofiche ed anche politiche. Ma l’opera che lo ha reso più famoso fu il Trattato come da una lettera missiva si conoscano la natura e qualità dello scrittore, pubblicata nel 1622.
Dal modo di parlare si può risalire al luogo natale di una persona: anche Farinata degli Uberti riconobbe il fiorentino Dante Alighieri in quanto la tua loquela ti fa manifesto di quella nobil patria natìo..; ma, secondo Camillo Baldi, anche dal modo di scrivere, dalla grafia, si possono individuare le qualità di una persona. Insomma, come scrisse, dall’unghia si può riconoscere il leone.
Se qualcuno scrive con calcar di penna ciò significa che costui è pigro, di ingegno non brillante, dedito ai piaceri e in particolare al bere, uno che parla e promette assai, ma conclude poco. Chi ha carattere veloce, uguale e ben formato, di solito è persona che sa poco e poco vale. Se la grafia è brutta, torta, mal formata e quasi indecifrabile, si può dedurre che l’autore scrive da molto tempo e perciò è anziano; chi scrive con carattere molto piccolo o è di vista difettosa o è di scarso ingegno.
Con questa opera Camillo Baldi viene considerato il padre della grafologia. Tuttavia le osservazioni di Baldi non erano fondate su valutazioni scientifiche, su analisi approfondite, ma su una grande intuizione, su esperienze vissute, sull’osservazione diretta. Certo è che se vivesse oggi, Camillo Baldi avrebbe a che fare con lettere scritte a computer o a mail elettroniche e a ben poche “lettere missive”, scritte a mano!
GIACOMO BULGARELLI SIMBOLO DI UNA CITTÀ VINCENTE
da “Il Resto del Carlino” Bologna, 20.2.2009
Da sempre, gli atleti dei vari sport sono stati personaggi amati dalla gente.
Fino all’inizio del ‘900 il gioco del pallone a bracciale fu lo sport più popolare: prima alla Montagnola, poi dal 1821 allo Sferisterio, migliaia di spettatori pagavano il biglietto per prendere posto sulle gradinate. I campioni erano amati dal pubblico, ben pagati ed i loro nomi notissimi. Nel ‘600 vi erano giocatori che venivano ingaggiati dalle varie città, fra cui Bologna, per le sfide che si svolgevano nelle piazze o al chiuso di saloni come quello del Podestà.
Giacomo Leopardi dedicò una poesia ad un campione dell’epoca, Carlo Didimi, e Edmondo de Amicis scrisse un romanzo in cui il gioco del pallone ed i suoi campioni erano protagonisti. Non solo i popolani erano spettatori e tifosi: il nobile Giovanni Gozzadini si fece ritrarre con la tenuta da giocatore.
Anche i fantini che si esibivano alla Montagnola e poi nei vari ippodromi fino a quello dell’Arcoveggio, erano amatissimi.
Poi, dal 1909, con la fondazione del Bologna F.C., e soprattutto dal 1925, con la vittoria del primo scudetto, il calcio divenne lo sport di massa ed i bolognesi amarono i loro grandi campioni a partire da Schiavio e Biavati.
L’affetto di migliaia di bolognesi per il grande Giacomo Bulgarelli non deve, quindi, stupire: la gente ha amato il campione, l’uomo simbolo di una squadra che regalò alla città lo strepitoso scudetto del 7 giugno 1964. In più, a tanti di noi che eravamo in S. Pietro, quella bara e quei volti hanno suscitato il ricordo di un’epoca in cui c’era un’altra Bologna, una Bologna che vinceva le sfide, che guardava avanti con fiducia. Le lacrime per Giacomo Bulgarelli avevano anche questo significato.
QUANDO I BOMBOLONI CADEVANO DAL CIELO
da “Il Resto del Carlino” Bologna, 17.4.2009
Il Voltone del Podestà è un luogo carico di storia e di storie: lì sotto c’era una Madonna dipinta che faceva miracoli, lì si lasciavano morire poveri e vecchi ammalati, lì si commerciava e si commettevano atti impuri protetti dal buio.
Nel secondo dopoguerra era il luogo del mercato nero, delle sigarette di contrabbando agevolate dalla tolleranza di vigili e finanzieri.
Fino al 1960 fu anche un luogo di dolcezze: infatti nel braccio del Voltone che porta a piazza Nettuno vi era, al primo piano, un laboratorio di pasticceria che produceva i bomboloni alla crema, detti anche “krapfen” (per i bolognesi, crafen). Non era un negozio e per poter vendere gli squisiti bomboloni, il titolare calava un paniere da una finestrella. In seguito, visto il successo del prodotto, fu inventata una meravigliosa canaletta di cristallo luminosa che scaricava a getto continuo i bomboloni in un contenitore pieno di zucchero, il tocco finale per un vero “crafen”. La canaletta funzionava dalle 10 di mattina alle 2 di notte.
Quando poi la piazza, in occasione di elezioni, ospitava i comizi, il rotolare dei bomboloni accelerava e ne potevano scendere – a seconda del partito che teneva il comizio – fino a 2000!
Poi giunse il divieto da parte delle “Belle Arti” e la canaletta scomparve e l’ultimo “manovratore” di bomboloni, Salvatore Cannavò, ricorda ancora quegli anni con nostalgica…dolcezza, ma con la gioia di averli vissuti.
Fra i bomboloni, la Torinese con la sua cioccolata in tazza, il ristorante Giuseppe, i caffè e i contrabbandieri, sotto quel Voltone che sorregge la torre dell’Arengo e che è “sorvegliato” dai quattro santi protettori di Bologna, il popolo petroniano ha vissuto una stagione irripetibile.
GIOVANNI CUCCIOLI, MAESTRO DI DOLCEZZE
da “Il Resto del Carlino” Bologna, 1.5.2009
Bologna ha avuto nel secolo scorso grandi imprenditori nel settore delle “dolcezze”: basti pensare a Enrico Zanarini che in 40 anni di lavoro aprì 16 locali di caffetteria e pasticceria fra Bologna, Imola, Rimini e Riccione; oppure a Gennaro Fabbri che avviò un’azienda, ancor oggi florida, che ha per simbolo il famoso vaso dell’amarena; o ai discendenti di Francesco Majani che hanno concretizzato in una grande azienda ciò che il nonno aveva avviato in via Carbonesi.
Ci si dimentica, però, dei gelatai: il grande maestro dei gelatai fu Giovanni Cuccioli, nato il 6 giugno 1879 a Casamicciola di Ischia, l’isola colpita dal terremoto del 1883 che lo rese orfano. Dopo anni passati in un brefotrofio, e dopo tanti mestieri svolti, giunse a Bologna dove fu operaio presso la ditta Baschieri e Pellagri. Coi modesti risparmi, aprì un bar gelateria, il primo di altri locali simili che dagli anni ‘30 del secolo scorso portavano il nome di “Pasticceria-Gelateria Napoletana” del cav. Cuccioli. Padre di quattro figli, sopravvissuto ad un tumore alle corde vocali che lo rese afono, fu anche insignito del cavalierato.
I suoi locali più famosi furono il “Caffè del Teatro” in piazza Verdi, un locale nel palazzo degli “Strazzaroli” in piazza di porta Ravegnana, uno sotto il Voltone, detto anche il “Caffè dei Socialisti”. Fu Giovanni Cuccioli, nel 1946, ad aprire il laboratorio di pasticceria sotto il Voltone del Podestà dalla cui finestrella scendevano i bomboloni caldi. Fu il primo maestro gelatiere e dai suoi laboratori appresero l’arte il futuro titolare di “Pino” in via Castiglione e quello della “Gelateria Ugo” di via S. Felice. Morì all’età di 91 anni lasciandoci…dolci ricordi.
I 110 ANNI DELLA FARMACIA COOPERATIVA DI BOLOGNA
da “Il Resto del Carlino” Bologna, 21.8.2009
A Bologna vi sono farmacie che da secoli operano negli stessi luoghi originari, come la “Farmacia del Corso” in via S. Stefano, come la farmacia che a metà ‘700 era di Gaetano Sacchetti, nei pressi di S. Procolo in via D’Azeglio, come quella in S. Felice di fronte alla chiesa della Carità, come la “Farmacia della Morte” in via de’ Musei. Certo, a Bologna non c’è un caso da Guinness dei primati, come la farmacia, a Tallinn in Estonia, che dal 1422 è gestita dalla stessa famiglia. Tuttavia, una farmacia “da primato” ce l’ha anche Bologna: il prossimo 3 settembre la Farmacia Cooperativa, che oggi si trova nel complesso del “Centro Lame”, compie i suoi 110 anni di attività e, per la sua forma cooperativa, è la più antica d’Italia ancora in attività assieme a quella di Milano.
Il 3 settembre 1899 la Società Operaia di Bologna istituì la Farmacia Cooperativa non allo scopo di fare spietata concorrenza alle farmacie dei privati, ma di destinare gli utili all’erogazione gratuita dei medicinali ai soci infermi. Per realizzare la farmacia, che ebbe sede in via Oberdan, occorrevano fondi che la Società Operaia pensò di ottenere aumentando la quota sociale di una lira l’anno. La decisione fu assunta solo dopo un referendum fra i soci, che approvarono l’iniziativa. “Il Resto del Carlino” del 25 agosto 1899 diede la notizia col titolo Un referendum a Bologna: infatti fu il primo a svolgersi nella nostra città. Il referendum diede un risultato positivo, poiché il 90% dei votanti si espresse a favore della fondazione della Farmacia Cooperativa. Il capitale d’avvio fu costituito da 60 azioni da lire 50 ciascuna: la metà fu sottoscritta dalla stessa Società Operaia.
La Farmacia Cooperativa, fu una fra le tante iniziative solidaristiche avviate dalla Società Operaia, fondata l’11 dicembre 1861 da personalità laiche.
SALVADORI, 80 ANNI DI VIAGGI
da “Il Resto del Carlino” Bologna, 4.9.2009
Un’azienda che opera da 80 anni, con lo stesso nome e cambiando la sede una sola volta, è ormai un caso raro nella nostra città. Ci riferiamo all’agenzia “Viaggi Salvadori”, costituita nel 1929 e presente nel cuore di Bologna prima in via D’Azeglio, 8, poi, dal 1936, in via Ugo Bassi,11.
Furono Ettore ed Antonio Salvadori ad avviare la società, mostrando lungimiranza e coraggio: aprire un’azienda di turismo proprio l’anno della grande crisi economica, significava avere una buona dose di ottimismo. Ma erano anche gli anni in cui il regime fascista propugnava, attraverso i vari “dopolavoro” aziendali, il turismo, le vacanze per i bambini, le gite per i dipendenti; inoltre, con la campagna per la nuzialità, crebbe il numero dei viaggi di nozze. Non a caso, nel 1927, il Governo si impegnò per fondare la C.I.T. (Compagnia Italiana Turismo).
Anche per farsi meglio conoscere, i fratelli Salvadori pensarono di chiedere l’autorizzazione all’emissione di biglietti ferroviari, che ottennero nel 1930.
L’azienda crebbe assieme allo sviluppo del turismo interno ed estero, divenendo punto di riferimento per i cittadini e per le aziende che, per organizzare le gite per i dipendenti, si rivolgevano ai “Viaggi Salvadori”, certi di avere un servizio inappuntabile.
Decine di migliaia di bolognesi hanno conosciuto questa azienda o per un biglietto ferroviario, o per una gita, o per un viaggio, o per una crociera. E dunque, nei tantissimi clienti, dal 1929 ad oggi, c’è stato e c’è uno spazio di “bella memoria”, di quei ricordi che “restano” nella vita di ciascuno.
Dopo 80 anni di attività, Salvadori continua a “viaggiare”: i nipoti e i pronipoti dei fondatori puntano verso il traguardo del secolo.
LA COOPERATIVA RISANAMENTO COSTRUISCE CASE PER L’AFFITTO DA 125 ANNI
da “Il Resto del Carlino” Bologna
Il 23 marzo 1884, esponenti della Società Operaia, cattolici, massoni, nobili, liberali, decisero di dar vita alla Cooperativa Risanamento per costruire “case igieniche e a buon mercato” da destinare agli operai. L’iniziativa fu sostenuta da personaggi come Aurelio Saffi, Giosuè Carducci, Marco Minghetti, Quirico Filopanti, Giuseppe Ceri, Alfonso Rubbiani e tanti altri. Lo stesso Re Umberto I, nel 1885, divenne azionista della Risanamento e con lui decine di esponenti della nobiltà, professionisti, imprenditori.
Nonostante le prestigiose adesioni la Risanamento operò inizialmente fra scetticismo e senza aiuti da parte del Comune: acquistò, coi propri fondi, una grande area fra le vie A. Costa e Sabotino e in due anni costruì le prime case. Alcune furono cedute a riscatto, altre date in affitto.
Numerosi amministratori della Cooperativa furono assessori e consiglieri comunali, ingegneri, avvocati. Nel corso dei 125 anni non mancarono “incidenti di percorso”, sempre brillantemente superati.
In questa avventura, partner fondamentale fu la Cassa di Risparmio in Bologna che finanziò con mutui, spesso agevolati, le costruzioni. Il primo insediamento fu quello fra le porte S. Isaia e S. Felice (via Zambeccari, Pacchioni, Muratori, A. Costa), cui seguirono quelli nelle vie Cairoli e Rosselli, nella Bolognina (via Tiarini, Serra, Di Vincenzo, Zampieri) e nella Cirenaica.
Durante il fascismo la Risanamento fu rispettata e continuò ad espandersi.
Dopo 125 anni, la Risanamento ha 10.000 soci ed è il soggetto privato che a Bologna possiede il maggior patrimonio abitativo: 2223 appartamenti in affitto permanente e modico. Oggi come ieri, la Risanamento offre la certezza dell’abitare.
GUGLIELMO MARCONI, PRESIDENTE PERPETUO DELLA FAMÈJA BULGNÈISA
da “Il Resto del Carlino” Bologna, 11.12.2009
In occasione del centenario del premio Nobel per la fisica al grande bolognese Guglielmo Marconi, vale la pena di ricordare un episodio come prova del grande affetto dei bolognesi per lo scienziato.
Il 26 marzo 1930 Marconi aveva concluso positivamente l’esperimento col quale riuscì ad illuminare il Municipio di Sidney stando a Genova. La Famèja Bulgnèisa, il sodalizio fondato nel 1928, gli inviò un telegramma di felicitazioni: La Famèja Bulgnèisa, commossa e orgogliosa […] si onora salutarVi suo Socio Onorario. Marconi ringraziò con parole affettuose.
La Famèja, per dimostrargli la gratitudine di Bologna, decise di raccogliere le firme dei bolognesi. La raccolta iniziò il 29 marzo con il sostegno de “Il Resto del Carlino”. Firmarono l’arcivescovo di Bologna Nasalli Rocca, il prefetto Guadagnini, il rettore Albini, generali, magistrati, docenti, e 50.000 bolognesi: fu predisposto un elegante volume in cuoio con decorazioni, di ben 19 chili!
L’8 giugno una delegazione della Famèja si recò a Civitavecchia dove si trovava Marconi a bordo dell’Elettra e consegnò l’album allo scienziato che disse: Questa manifestazione, fra le moltissime ricevute da ogni parte del mondo… mi è la più gradita ed è quella che rimarrà più cara al mio cuore. Serberò questo volume come uno dei ricordi più cari e più preziosi… esso mi parlerà della mia città indimenticabile… Auguro al Sodalizio una sempre maggior fortuna per il bene di Bologna…. Al momento del commiato, Marconi donò una sua fotografia con dedica alla Famèja, che ancora è esposta nella sede di via Barberia, 11. Pochi giorni dopo, l’assemblea dei soci della Famèja acclamò Guglielmo Marconi suo Presidente Onorario Perpetuo.
I 135 ANNI DELLA DITTA MARCHESINI
da “Il Resto del Carlino” Bologna, 15.1.2010
Il 2010 è l’anno dei 125 anni de “Il Resto del Carlino”, ma anche l’anno dei 135 anni della “Tappezzeria Marchesini”, il negozio di via Carbonesi, 3/e.
Sono poche le aziende commerciali con una simile carta d’identità e ancor meno quelle che possono vantare la continuità della presenza nello stesso luogo. Infatti la ditta Marchesini, dal 1875, opera negli stessi locali di via Carbonesi.
L’immobile in cui si trova il negozio Marchesini...

Indice dei contenuti

  1. Cose d’altri tempi 2
  2. Titolo
  3. Copyright
  4. Indice
  5. INTRODUZIONE
  6. BOLOGNA RISORGIMENTALE
  7. FRA STORIA E CRONACA
  8. FRAMMENTI DI VITA BOLOGNESE
  9. LA BASILICA DI SANTO STEFANO
  10. PERSONAGGI LUOGHI E TRADIZIONI