Video Marketing
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Aumenta popolarità e clienti con i video online

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Video Marketing

Aumenta popolarità e clienti con i video online

Informazioni su questo libro

C’era una volta un ragazzo che sognava il posto fisso, oggi c’è un imprenditore

Questo libro è la storia di Luca Mazzucchelli, lo psicologo italiano più seguito del Web.

Come ha fatto? Come è riuscito, in pochi anni, a passare dall’anonimato dei palazzi di periferia dove per lavorare rischiava la vita, ad essere chiamato come giudice nei reality e salire ai vertici del suo ordine professionale?

Un giorno ha acceso una telecamera, ci si è messo davanti e ha iniziato a pubblicare video su Youtube e su Facebook. Lo ha fatto da principiante e commettendo degli errori, errori che, leggendo questo volume in cui racconta il suo percorso e le tappe del suo cammino verso il successo, voi potrete evitare.


Perché oggi per farsi conoscere, per far sapere al mondo che un’azienda esiste, un professionista è disponibile sulla piazza ci si deve mettere davanti a una telecamera e parlare.

Cosa dire? Come dirlo? Quando dirlo? A chi dirlo?

In questo libro ci sono tutte le risposte: tutti i consigli utili e semplici sa mettere in pratica per realizzare video da migliaia di visualizzazioni, aumentare clienti, popolarità e fare di voi degli imprenditori di successo!

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Informazioni

Anno
2016
eBook ISBN
9788889380864
Argomento
Business
Categoria
Pubblicità

CAPITOLO 1

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LA MIA STORIA

C’è una foto, a cui sono particolarmente legato, ritrae me e i miei amici il giorno della mia laurea. In quella foto ho un sorriso davvero soddisfatto: lo stesso sorriso che hanno tutti i neolaureati che si apprestano a entrare a passo deciso nel mondo della disoccupazione o, nel migliore dei casi, della precarietà.
Insomma, mi sono laureato in psicologia poco più di 10 anni fa, ho seguito tutto l’iter professionale previsto per chi sceglie di diventare uno psicoterapeuta: un anno di tirocinio, quattro anni di scuola di specializzazione in psicoterapia sistemico-relazionale, quindi ho deciso di frequentare anche una specializzazione con Giorgio Nardone1, visto che mi è sempre piaciuto approfondire la mia materia, ho ‘concluso’ il mio percorso formativo alla scuola di Giulio Cesare Giacobbe2. Diciamo che ad appendere titoli e certificati potrei tappezzare un’intera parete del mio studio, ma… diciamo pure che i titoli di studio, le molte specializzazioni, e la mia passione hanno rischiato, fino a qualche anno fa, di finire soffocate dall’ansia del lavoro che mancava e, se c’era, era comunque precario e mal pagato. Purtroppo questa è anche la storia di molte imprese e di molti giovani promettenti.
Il primo piede nella professione, operativamente parlando, l’ho messo come ‘operatore di strada’: praticamente, per conto di un’associazione, avevo il compito di avvicinare i senzatetto della mia città (Milano), instaurare un rapporto con loro e riuscire a convincerli a farsi aiutare. È stata una bella esperienza che mi ha insegnato molto sul disagio nel quale possono sprofondare le persone ma, se vogliamo parlare di disagio, allora la seconda esperienza che mi ha visto occupato è stata ancora più forte. Per 18 euro lordi l’ora lavoravo con i bambini di alcune famiglie rom e, durante quel periodo, mi sono trovato ad affrontare situazioni al limite del paradossale (e del pericoloso): dai ragazzini che mi facevano la pipì sulle scarpe per attirare la mia attenzione, a quelli che mi puntavano il coltello alla gola per provocarmi, fino alle donne che, dall’ultimo piano di un palazzo, tiravano bottiglie piene d’acqua (chiuse!) nel cortile dove mi trovavo con i loro figli. Sebbene sentissi che uno psicologo in quel contesto fosse assolutamente necessario e utile, ti confesso che avevo paura di andare a lavorare in quegli spazi, e soprattutto la vivevo male perché pensavo di non avere alternative. Mi sentivo una specie di ‘condannato’, anche se con il senno di poi sono molto grato a quell’esperienza perché ho imparato a stare nella paura. Paura non solo della precarietà, della progettualità instabile e del posto di lavoro ma anche per la mia incolumità fisica. Certo dopo quell’esperienza mi sono sentito molto più forte: non temevo più nulla.
Comunque a quei tempi, non avevo ancora imparato a promuovermi efficacemente, sentivo di non avere una moneta di scambio abbastanza forte per pretendere più di quel che avevo.
Lo pensai anche il giorno in cui il primario dell’ospedale dove avevo avuto un contratto mi chiamò e mi disse: “Mazzucchelli, guardi lei deve andare fuori Milano se vuole lavorare, qui da noi per lei non c’è posto”. Ciò che mi colpì di quel discorso, duro e onesto, fu che compresi per la prima volta che mi trovavo in una relazione in cui non avevo alcun potere. Non avevo, appunto, una moneta di scambio: la mia professionalità non bastava e mi sentivo inerme e impotente tanto quanto il mercoledì pomeriggio, quando mi trovavo dai ragazzi dei cortili di cui sopra con un coltello puntato alla gola.
Se ripenso a quei giorni, mi ricordo che avrei dato non so cosa per un posto fisso a 1200 euro al mese (che è più o meno quanto guadagna uno psicologo a Milano).
A posteriori, guardandomi indietro, non posso che ringraziare quel primario e anche quei ragazzini per due motivi.
Il primo ha a che fare con tutte le cose che ho appreso in quei contesti così estremi e che so per certo non avrei imparato da nessun’altra parte ma che mi hanno enormemente arricchito: gestire le emozioni, saperle esprimere, toccare con mano il limite di alcune dinamiche e comportamenti umani, le logiche di potere incomprensibili proprie della sanità pubblica e il modo di relazionarsi nelle strade abitate dalla criminalità minorile.
In secondo luogo anche perché è stata l’esasperazione per una vita che mi stava stretta a far scattare la prima (e fondamentale) molla per il mio cambiamento.
Cambiamento che iniziò a materializzarsi grazie al “cugino di Roberto Bonacasa”.

IL PRIMO PASSO VERSO LA MIA RIVOLUZIONE DIGITALE

Premessa: io non conosco il cugino di Roberto Bonacasa. Al tempo in cui ne sentii parlare durante un corso di marketing aveva 12 anni e due spiccate passioni: le scarpe da ginnastica e Internet.
Roberto, il relatore di quel corso a cui presi parte, raccontò che suo cugino, ogni volta che voleva comperarsi un paio di scarpe andava, come tutti, nei negozi della sua città: sceglieva il modello, provava il numero e tornava a casa senza avere comperato niente. L’acquisto lo faceva seduto davanti al computer, navigando tra vari siti di e-commerce, dove era sicuro di trovare le scarpe che voleva a un prezzo molto più basso. La lezione che mi diede quel ragazzino fu: “Nel terzo millennio se non esisti on line, non esisti proprio”. In altre parole: non potevo continuare a pensare che i pazienti, girando per strada e folgorati da un’illuminazione sulla via di Damasco, scegliessero di venire da me. Non sapevano neanche che esistessi. Dovevo trovare un modo, economico, per arrivare io da loro. Dovevo intercettarne i bisogni e gli interessi, parlare la loro lingua e attrarli a me.
In quel periodo, in effetti, decisi di creare un mio sito: uno spazio Internet in cui scrivere ogni tanto le mie riflessioni ed esperienze come psicologo. Inizialmente non che lo curassi più di tanto: lo aggiornavo più o meno mensilmente e, comunque, sempre con testi da leggere.
Con il passare del tempo mi resi sempre più conto del valore che questo avamposto virtuale portava alla mia vita lavorativa. Diventai molto attento alle novità tecnologiche che si ponevano al servizio di chi come me era appassionato della sua materia e aveva voglia di divulgarla.
Ebbi la possibilità di incontrare due personaggi particolarmente noti nel mondo del web: Robin Good e Marco Montemagno, verso cui nutro un grande debito di riconoscenza per l’aiuto ricevuto.
Confrontandomi sempre più serratamente con loro mi si accese nella testa un motorino che mi spingeva a pensare sempre di più alla possibilità di fare dei video. Certo non li faceva nessuno. E allora perché avrei dovuto farli io? paradossalmente il motivo per cui avrei dovuto farli era proprio questo: nessuno aveva ancora realizzato un canale Youtube di psicologia. Perché non buttarmi ed essere il primo?

IL MIO PRIMO VIDEO

“Tentar non nuoce” mi ripetevo mentre, sul divano di casa assieme al mio gatto Orazio, iniziavo l’avventura video provando e riprovando a filmarmi mentre parlavo di “come gestire l’ansia”.
Chiariamoci: anche per me, come per la maggior parte delle persone, l’idea di far vedere la mia faccia in un video non era proprio il massimo della vita. Diciamo, anzi, che il pensiero di apparire on line mi atterriva.
Così, dopo qualche insoddisfacente tentativo di registrazione con me a mezzo busto, pensai che non era proprio indispensabile ‘metterci la faccia’, o almeno, per iniziare potevo anche metterci solo la voce e registrare dei video in cui commentavo delle slide o delle infografiche3.
Orazio era lì al mio fianco, e ascoltava guardandomi di tanto in tanto con il suo muso mezzo bianco e mezzo nero, mentre io provavo e riprovavo a leggere con una intonazione decente la bozza di testo in accompagnamento alle slide. Continuavo a ripetere la mia parte perché non mi sembrava mai perfetta finché compresi che continuando a cercare la perfezione non avrei mai pubblicato alcun video.
“Basta Luca, chiudi gli occhi e clicca su pubblica”.
Il mio ingresso ufficiale nel mondo di Youtube avvenne il 4 aprile 2012 con un breve filmato che a oggi ha ottenuto 80mila visualizzazioni. Queste sono anche quelle che in media oggi totalizzo mensilmente sul mio canale Youtube… Tradotto sarebbe come dire che ogni mese la gente che passa sul mio canale è quella che riempie lo stadio di San Siro per un concerto di Vasco Rossi, e quando ci penso, lo ammetto, sento girare la testa!
Ancora non lo sapevo, ma quel giorno, era iniziata la mia nuova vita. Avevo intrapreso la scalata alla vetta, avevo allungato il primo passo verso un successo che, all’epoca, nemmeno immaginavo.

YES-WE-TUBE

Messi in rete i primi video mi accorsi che, tutto sommato non solo mi ero divertito a realizzarli, ma che c’erano state anche un po’ di persone che li avevano guardati, commentati e, in qualche caso, mi avevano anche contattato direttamente.
A questo punto non potevo che andare avanti: quello che mi si spalancava dinnanzi era un oceano blu, completamente inesplorato. Su Youtube si poteva trovare di tutto: dai canali specializzati in trucco e parrucco a quelli che spiegavano come realizzare il miglior soufflé di carote della storia, fino a quelli che insegnavano il modo migliore per appendere un quadro. Mancava uno spazio dedicato alla psicologia. O meglio: magari, navigando un po’ si potevano anche trovare alcuni video sporadici ma erano noiosi, con brutte grafiche, spesso sgranati e con audio pessimo… Mancava un vero e proprio canale tematico dedicato solo a ansia, depressione, disturbi alimentari & Co. Ma soprattutto volevo fare conoscere al mondo l’utilità della psicologia, non solo come strumento per la patologia anche come una scienza capace di rendere migliore la vita delle persone.
Mi feci carico di chiudere questo buco e offrire un servizio (non certo di consulenza psicologica in senso stretto) di approfondimento e di riflessione e qualche consiglio al quale tutti avrebbero potuto attingere.
Il caso volle che in quel periodo, grazie ai consigli dei miei mentori digitali e a quelli reperiti sui libri di testo di web marketing, avevo da poco iniziato a creare un elenco di indirizzi email delle persone con cui mi era capitato di lavorare. Di tanto in tanto inviavo loro qualche mio articolo di taglio psicologico per tenere calda la relazione, e ovviamente i miei primi video su YouTube andarono incontro alla stessa sorte.
Fu così che finirono nella casella di posta di Luca Pischedda, un mio ex-collega conosciuto facendo l’educatore, il quale si stava appassionando al tema dei video tanto che, assieme al suo socio Ciro, aveva allestito un vero e proprio set nello scantinato di casa di sua zia.

DALLA CANTINA (CON LIGUANA) ALLA TV

La prima volta che mi recai da Luca mi ricordo di questo spazio freddo e umido, che condividevamo assieme a un’iguana (protagonista di un video, non mio, in cui mangia un topolino vivo e al cui ricordo, ancora, inorridisco) ma che, almeno all’inizio, faceva proprio al caso mio.
Faceva al caso mio perché oltre all’aria fredda e umida, in quel posto, si respirava l’energia di chi aveva voglia di spaccare il mondo: Luca e Ciro, i due angeli custodi che hanno tenuto a battesimo i miei primi video, avevano la mia età e portavano avanti le loro due passioni con la medesima intensità che io provavo per la mia. Ciro era un mago di YouTube, conosceva a memoria tutti gli aspetti tecnici per “spingere” un filmato a dovere sul web, Luca invece era sempre dietro alle camere e curava in maniera quasi ossessiva il montaggio di tutte le varie scene.
L’incontro delle loro competenze tecniche con la mia volontà di divulgare in maniera costante la psicologia al grande pubblico ha creato qualcosa di magico da cui è nato il primo canale YouTube professionale di psicologia in Italia: “Parliamo di Psicologia”.
E con lui iniziarono ad arrivare le prime proposte di collaborazione: in testa a tutte proprio quella di YouTube che, valutato il successo che stavo ottenendo, mi chiedeva di diventare suo partner. Poi arrivarono le proposte assolutamente inaspettate delle case editrici e delle televisioni, locali e nazionali. Alcune multinazionali, incuriosite dalla grandezza e attivazione della community attorno ai miei canali social, hanno iniziato a chiedermi di parlare di tematiche di loro interesse o di intervistare loro esperti per posizionare poi questi video sui miei canali.
E poi i pazienti: dapprima 4 o 5 nuovi pazienti al mese che, dopo avere visto il mio canale, mi chiedevano di venire in studio per iniziare una terapia per poi arrivare oggi a circa 20 persone al mese che mi chiedono di iniziare un percorso. Se considero quello che mi disse Giorgio Nardone durante un’intervista che gli feci, e cioè che la media di persone che vanno settimanalmente da uno psicologo sono sei (e non si tratta di sei pazienti nuovi), si capisce come i video mi abbiano aiutato, e molto, ad avere un buon successo e a maturare precocemente un’ampia esperienza clinica.
Utilizzando correttamente i video online anche tu o la tua azienda potreste arrivare ad avere 5 o 6 volte il numero dei clienti che oggi contattano il tuo concorrente.

LA MORALE DELLA FAVOLA

In molti, quando ho iniziato a realizzare i primi video, mi chiedevano chi me lo facesse fare e perché, tra i tanti modi che avevo per farmi conoscere ne avessi scelto uno tanto ‘diverso’ e inaspettato, almeno per uno psicologo.
Il punto era che io volevo andare incontro al maggior numero di persone possibile, volevo offrire loro qualcosa di utile e fare in modo che potessero usarlo subito. Volevo che mi conoscessero ma non volevo ‘farmi pubblicità’ nel senso classico del termine: infatti prima di vendere me stesso io regalavo me e le mie competenze. E lo facevo con la massima serietà e professionalità di cui ero capace.
Questo è quello che anche ogni piccola o media impresa o professionista che voglia vendere se stessa dovrebbe fare.
Io offrivo un prodotto/servizio di qualità che ogni giorno mi impegnavo a migliorare. Proponevo video con consigli per affrontare situazioni particolari e interviste che realizzavo nel mio studio con personaggi di rilievo del mondo della psicologia.
La mia natura mi ha esposto certo a fallimenti: prima di arrivare ai video ho sperimentato di tutto e con scarso successo (dalla pagina Facebook in cui pubblicavo foto e aforismi, al blog, ai podcast fino ad arrivare alla progettazione di applicazioni per iphone di tipo psicoeducativo ecc…), ma è proprio grazie a questa mia natura che oggi sono diventato un punto di riferimento importante, e non solo per i pazienti, ma anche per i miei colleghi che, ormai due anni fa, mi hanno eletto alla vicepresidenza dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia.
E dunque la morale di questa storia (o almeno la morale fino a qui) è che io ci ho creduto, ho scelto di farlo al di là di tutto e prima di tutto. Perché qualunque sia la strategia che scegli per farti conoscere (e sarebbe bene averne una vincente) devi credere tu in ciò che fai.
Io ho creduto e contin...

Indice dei contenuti

  1. PREFAZIONE
  2. INTRODUZIONE
  3. CAPITOLO 1
  4. CAPITOLO 2
  5. CAPITOLO 3 - LA PREPARAZIONE MENTALE
  6. CAPITOLO 4 - SCRIVERE UN BUON VIDEO
  7. CAPITOLO 5 - CIAK, SI GIRA
  8. CAPITOLO 6
  9. CAPITOLO 7 - COME MONETIZZARE I TUOI VIDEO
  10. Ringraziamenti
  11. CONOSCI L’AUTORE!