Dementia praecox o il gruppo delle schizofrenie
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Dementia praecox o il gruppo delle schizofrenie

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Informazioni su questo libro

Traduzione originale annotata.
Seconda edizione 2025.

Fino al 1952, anno della prima pubblicazione del DSM, esisteva il pensiero psichiatrico. Da allora, anche per l’urto della psicofarmacologia, ha cominciato a declinare e oggi ragionevolmente ci chiediamo quanto ne sopravviva.
Storicamente i pensieri psichiatrici sono stati due: quello francese e quello tedesco, spesso, se non in conflitto, almeno in contrapposizione. Il francese privilegiava i deliri cronici, sul versante paranoico, e gli automatismi mentali, mentre quello tedesco la demenza e la dissociazione.
Proporre la traduzione integrale di un classico tedesco come la Dementia praecox o il gruppo delle schizofrenie di Eugen Bleuler non è il prodotto della semplice nostalgia per un pensiero ormai obsoleto; non è una semplice operazione accademica di recupero storico. Significa andare alle fonti della meditazione occidentale sulla follia.
Per oltre trent’anni ha circolato in Italia una traduzione parziale, aggravata dalla pretesa di modernizzare un classico, una traduzione per sunto, che abbassava il classico a livello di manuale scolastico. La presente traduzione integrale del capolavoro di Bleuler ha conservato tutte le difficoltà, non ne ha censurata nessuna, nella convinzione che anche gli idiotismi, forse perché sono cosi singolari, celino verità ancora da svelare, dietro la veste dell’errore, dell’ideologia e talvolta del delirio. Quelli di Bleuler nella Dementia praecox sono stati spesso evidenziati con brevi note di traduzione, a volte necessarie per affrontare le asperità dell’idioma bleuleriano.

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Informazioni

Parte prima – La sintomatologia

Introduzione

Singoli sintomi schizofrenici sono presenti in ogni tempo e in ogni caso, anche se, come ogni altro sintomo morboso, devono raggiungere un certo livello di intensità per essere riconosciuti con sicurezza. Naturalmente, qui ci riferiamo solo ai grandi complessi sintomatologici. Per esempio, il caratteristico disturbo associativo è sempre presente, ma non ogni sua manifestazione parziale. L’anomalia associativa si manifesta ora con blocchi, ora con dissociazione delle idee, ora con qualsiasi altra fenomenologia schizofrenica.
Accanto a questi specifici sintomi durevoli o fondamentali troviamo una schiera di altre manifestazioni accessorie – idee deliranti, allucinazioni, sintomi catatonici – che possono mancare o temporaneamente o in tutto il decorso, mentre altre volte possono determinare il quadro fenomenologico continuativamente e da sole.
Per quanto ne sappiamo finora, i sintomi fondamentali sono caratteristici della schizofrenia, mentre gli accessori possono presentarsi anche in altre malattie. A ben vedere, spesso nella genesi o nel modo di manifestarsi di un sintomo si trovano particolarità uniche della schizofrenia; c’è da aspettarsi che diventi man mano sempre più riconoscibile la proprietà caratteristica della schizofrenia in un gran numero di questi sintomi accessori.
Naturalmente, la descrizione dei sintomi può basarsi solo su casi conclamati. È però molto importante sapere che si danno tutte le transizioni verso la normalità e che casi lievi di schizofrenia latente, con sintomi meno pronunciati, sono molto più numerosi dei casi manifesti. Inoltre, per le forti oscillazioni del quadro morboso schizofrenico, è impensabile di riscontrare sempre ogni sintomo.

Capitolo 1 – I sintomi fondamentali

I sintomi fondamentali sono formati dal disturbo delle associazioni e dell’affettività, dalla tendenza a sovrapporre la propria fantasia alla realtà, isolandosi da essa (autismo). Si può inoltre tener conto dell’assenza di sintomi che hanno un grande ruolo in certe altre malattie, per esempio: i disturbi primari della percezione, dell’orientamento, della memoria, ecc.

A. Le funzioni semplici

a) Le funzioni semplici alterate

α) Le associazioni
Prospetto generale
Le associazioni perdono connessione. Dei mille fili che reggono il nostro pensiero, la malattia ne interrompe irregolarmente qua e là ora alcuni ora gran parte. Perciò il pensiero risultante diventa strano e spesso logicamente falso. Inoltre le associazioni battono nuove vie, di cui finora conosciamo solo le seguenti: due idee, che si incontrano per caso, si legano reciprocamente in un unico pensiero, concatenandosi nella forma logica determinata dalle circostanze. Le associazioni sonore assumono un significato insolito e così pure le associazioni indirette. Due o più idee si condensano in una. La tendenza alla stereotipia fa sì che il corso dei pensieri o si fissi a un’idea o torni sempre sulle stesse idee. Di frequente la povertà di idee si spinge fino al monoideismo; spesso un’idea, in qualunque modo concepita, si impone al corso dei pensieri nelle forme di scongiuro, nominazione, ecoprassia. La distraibilità non è affetta in modo univoco nei diversi stati schizofrenici. I disturbi associativi forti portano alla confusione.
Per quanto riguarda l’andamento temporale delle associazioni conosciamo solo due disturbi speciali schizofrenici: la coazione a pensare, cioè un flusso patologicamente accresciuto di pensieri, e il caratteristico blocco.
***
Un giovane schizofrenico, che prima sembrava paranoide o ebefrenico e alcuni anni dopo divenne gravemente catatonico, scrisse spontaneamente quanto segue.
La fioritura dell’orticultura. Al tempo della luna nuova venere sta nel cielo d’agosto d’Egitto e illumina con i suoi raggi di luce i porti mercantili, Suez, Il Cairo e Alessandria. In questa storica città di califfi si trova il museo dei monumenti assiri della macedonia. Vi prosperano accanto al pisang granoturco, avena, trifoglio e orzo, poi banane, fichi, limoni, arance e olive. L’olio di oliva è una salsa di liquore araba con cui gli afgani, i mori e i musulmani allevano gli struzzi. Il pisang dell’India è il whisky del parso e dell’arabo. Il parso o caucasico ha tanto potere sul suo elefante quanto il mauro sul suo dromedario. Il cammello è lo sport degli ebrei e degli indiani. In India allignano molto bene l’orzo, il riso e la canna da zucchero, cioè il carciofo.1 I bramini vivono in caste nel Belucistan. I circassi abitano la Manciuria della Cina. La Cina è l’Eldorado del Pawnees.
Un ebefrenico, malato da 15 anni, ma ancora in grado di lavorare e pieno di desideri, alla domanda su chi fosse Epaminonda risponde verbalmente così:2
Epaminonda fu un potente, in particolare per mare e per terra. Condusse grandi manovre navali e battaglie navali contro Pelopida, ma durante la seconda guerra punica fu colpito alla testa dal naufragio di una fregata corazzata. Viaggiò per mare da Atene al boschetto di Mamre, vi portò viti e melograni della Caledonia e vinse i Beduini. Assediò l’Acropoli con delle cannoniere e fece bruciare i soldati della guarnigione persiana come torce viventi. Il Papa successivo Gregorio VII – beh – Nerone seguì il suo esempio e bruciò tramite i druidi tutti gli ateniesi, tutte le generazioni romano-germanico-celtiche, che non erano viste favorevolmente dai preti e questo accadde il giorno del Corpus Domini in onore del Dio del sole Baal. È questo il periodo dell’età della pietra. Punte di lancia di bronzo.
Le due performance mostrano il grado medio di intensità dei disturbi associativi schizofrenici; sono sorprendentemente simili, pur provenendo da pazienti con comportamenti diametralmente opposti. Dei fattori determinanti la direzione delle associazioni manca il più importante: la rappresentazione finalizzata allo scopo. Uno sembra voler scrivere sui giardini orientali – strana idea per il commesso che non ha mai superato i confini della sua piccola patria e da anni se ne sta seduto in ospedale con le mani in mano; l’altro, pur attenendosi formalmente alla domanda posta, in pratica non parla di Epaminonda, ma di un ambito concettuale molto più ampio.
Qui i pensieri sono tenuti insieme da una sorta di sovra-concetto, ma senza direzionalità o finalismo. Così sembra che i concetti di una determinata categoria – nel primo caso riferiti all’Oriente, nel secondo ai fatti della storia antica – siano buttati in una pentola e rimescolati, per poi estrarne alcuni ad arbitrio e casualmente, unendoli grazie a forme grammaticali e qualche rappresentazione ausiliaria. Comunque, alcuni concetti, infilati uno dopo l’altro, acquisiscono ex novo un certo legame comune, un po’ più stretto, che tuttavia è troppo labile per rappresentare un nesso logicamente utilizzabile: manovre navali – battaglie navali – fregata corazzata – acropoli – guarnigione persiana – bruciare – torce viventi – Nerone – preti – druidi – giorno del Corpus Domini – Dio del sole Baal ecc.
Analizzando i disturbi associativi, è necessario avere ben chiari gli influssi che dirigono propriamente i nostri pensieri. Naturalmente, da associazioni dovute puramente ad abitudine, somiglianza, subordinazione, rapporto di causa ed effetto non può emergere un processo ideativo fecondo; solo la rappresentazione finalizzata trasforma catene di concetti in pensieri. Anche questa non è qualcosa di unitario; è una gerarchia infinitamente complessa di rappresentazioni [finalizzate]. Elaborando un tema, il fine prossimo è formulare il pensiero parziale che vogliamo fissare e simbolizzeremo in generale nella frase che stiamo scrivendo. Un fine più avanzato e più generale sta nel paragrafo, questo a sua volta subordinato al capitolo e alla sezione, ecc.
Nel pensiero del contadino che lavora la terra non può mancare il fine principale: la fertilizzazione massima della terra; per quanto a un certo momento possa passare in secondo piano nella sua coscienza, questa rappresentazione determina tutte le sue associazioni. Infatti, potendo dimostrare che quel che sta facendo non serve allo scopo principale, lascerebbe immediatamente il lavoro. Lo scopo principale coordina sotto di sé una quantità di scopi collaterali: prepararsi a tempo debito per la semina; venire a compromessi con altre faccende che possono interferire: mangiare, dormire in certi momenti della giornata. Anche ogni singola azione che compone l’atto del seminare: preparare i semi, andare nel campo, gettare i semi, ha di nuovo propri fini specifici. La loro rappresentazione e la loro connessione devono continuamente incidere sulla sua azione e quindi, ancora prima, sulle sue associazioni.
Non solo le rappresentazioni finalizzate ma anche i concetti considerati semplici, con cui di solito operiamo, sono composti da diverse componenti, variabili da contesto a contesto. Il concetto di acqua è affatto diverso a seconda che lo si utilizzi in chimica, in fisiologia, in navigazione, a proposito di paesaggio, di un’inondazione o di fonti energetiche. Ognuno di questi concetti speciali è collegato alle restanti idee da fili del tutto differenti. Nessun individuo sano pensa all’acqua in forma cristallina, quando gli sta portando via la casa; nessuno pensa alla dislocazione delle navi, quando vuole dissetarsi.
Naturalmente anche il concetto più ristretto di “acqua” è di nuovo composto da rappresentazioni come liquida, vaporizzabile, umida, fredda, incolore. Di tutte queste rappresentazioni parziali nell’individuo normale vengono in primo piano sempre solo quelle appartenenti al contesto; le altre rimangono potenziali o almeno recedono fino a non esercitare più alcun influsso. Così, non solo forze singole, ma una quantità quasi infinita di influssi determinano la direzione delle nostre associazioni.
Tutti i fili associativi qui accennati possono rimanere senza effetto sul corso dei pensieri schizofrenici sia singoli sia associati. Alcuni esempi per dimostrarlo.
“Cara mamma, oggi mi sento meglio di ieri. Veramente non mi va per niente di scrivere; ma in fondo mi piace lo stesso parecchio scriverti. Posso ben fare due cose alla volta. Avrei gradito molto se ieri, domenica, tu, Luise e io avessimo avuto il permesso di andare nel parco. Da Stefansburg c’è una bella vista. In fondo, è molto bello al Burghölzli. Luise ha scritto Burghölzli sulle ultime due lettere, che ho ricevuto, voglio dire sulle copertine, no, sulle buste. Io, invece, ho scritto Burghölzli dove si mette la data. Al Burghölzli ci sono anche pazienti che dicono Hölzliburg. Altri parlano di fabbrica, che si può anche prendere per una casa di cura.
Scrivo su carta. La penna che sto usando viene da una fabbrica che si chiama Perry e Co. La fabbrica è in Inghilterra. Lo suppongo. Dietro il nome Perry e Co è incisa con uno scarabocchio la città di Londra, ma non la città. La città di Londra è in Inghilterra. Lo so dalla scuola. Mi è sempre piaciuta la geografia. Il mio ultimo insegnante di geografia fu il professor August A. Aveva gli occhi neri. Mi piacciono gli occhi neri. Ci sono anche occhi blu e occhi grigi e altri ancora. Ho sentito dire che il serpente ha gli occhi verdi. Tutti gli uomini hanno gli occhi. Alcuni sono ciechi. I ciechi sono guidati per il braccio da un ragazzino. Deve essere terribile non veder niente. Ci sono persone che non vedon...

Indice dei contenuti

  1. Presentazione
  2. Una malattia “essenziale”, essenzialmente non malattia
  3. Dementia praecox o il gruppo delle schizofrenie
  4. Bibliografia
  5. Indice dei temi
  6. Indice dei nomi