Walter Kasper
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Walter Kasper

Cattolicismo vivente sotto la parola di Dio

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Walter Kasper

Cattolicismo vivente sotto la parola di Dio

Informazioni su questo libro

Walter Kasper, uno dei più autorevoli teologi contemporanei, rappresenta una Chiesa che vuole essere solidale con (GS,n.1). Il suo cammino teologico sin dagli inizi, viene tracciato dal suo docente di dogmatica, J. R. Geiselmann, che lo introduce allo studio dei principali esponenti della Scuola cattolica di Tubinga. A questo insegnamento Kasper è sempre rimasto fedele e in questo grande alveo si collocano tutti i suoi testi, a cominciare dalla sua tesi di dottorato sulla Scuola romana di teologia e dal suo lavoro di abilitazione sull'ultimo Schelling. Questo discorso si risolve in una sistematica re-impostazione del metodo teologico e, di conseguenza, in un rinnovamento di tutti gli aspetti della teologia. Nel solco di queste posizioni Kasper ha elaborato una propria ecclesiologia, in cui ha accolto come l'idea di Chiesa come communio, sulla scia del Vaticano II e del dibattito teologico della prima metà del XIX sec. a cui ha contribuito soprattutto Henri de Lubac, con la sua teologia del soprannaturale, nel tentativo di colmare l'abisso che si era venuto creando tra l'annuncio evangelico e il mondo della vita, per trasformare l'uomo e rinnovare il volto della terra e così rispondere al segno dei tempi con una nuova incarnazione del Cristianesimo. L'intento fondamentale di questo volume e quello di ripercorrere e precisare, nei loro tratti essenziali, la caratterizzazione e lo sviluppo del suo pensiero, sottoponendoli ad un'opera di ricognizione storico-critica, a partire dagli anni della sua formazione universitaria, che danno significato effettivo a tutto il suo svolgimento, per poi trarre la consapevolezza del senso preciso del suo punto d'approdo.

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Informazioni

1. La patria sveva

Walter Kasper nasce il 5 marzo 1933 a Heidenheim an der Brenz, nella diocesi di Rottenburg-Stuttgart (Germania), da Franz Josef Kasper (classe 1901) e da Teresa Bacher (classe 1902), il giorno dell’elezione di Adolf Hitler. In quel tempo, il padre era maestro elementare e dirigeva anche il coro della locale chiesa di Burgberg, un piccolo borgo ai margini della Schwäbische Alb. A casa, il giovane impara, «come una cosa del tutto naturale i primi fondamenti della fede e le principali preghiere cristiane» [1] .
Quando Walter ha cinque anni e mezzo, la famiglia si trasferisce a Wäschenbeuren, a metà strada tra Schwäbisch Gmünd e Göppingen an der Fils.
Durante la guerra, il padre, Franz Josef, viene arruolato nella Wehrmacht, nella contraerea. Walter, per un anno e mezzo si reca a piedi ogni giorno da Wäschenbeuren a Göppingen an der Fils per frequentarvi le scuole medie. Riceve dalla madre, a casa, lezioni di catechismo perché a scuola viene soppresso l’insegnamento di religione. In questo contesto, «essere cattolici è e resta un elemento distintivo in un mondo in cui da molto tempo infuria anche una guerra culturale. «Dato che a scuola non c’è più l’insegnamento religioso, la madre tira fuori dal cassetto i libri del padre e fa lei stessa lezioni di religione al ragazzo. E lui impara molto presto: chi è cattolico, è contro Hitler» [2] . In questo modo, quindi, non si lascia mai trascinare in attività politiche filonaziste e, sempre per intervento della madre, riesce ad evitare di indossare l’uniforme della Hitlerjugend. «La madre esclude che Walter Kasper possa mai indossare un’uniforme bruna. È qualcosa che sua madre non pensa neanche lontanamente. Lo ha proibito e ha saputo farsi valere» [3] .
L’esperienza della guerra, i bombardamenti, le case in fiamme o quasi rase al suolo di Wäschenbeuren scuotono profondamente il ragazzo, lasciando in lui tracce indelebili. Dalla guerra, in Russia e in Crimea, poi, non ritornano più uno zio e un cugino di qualche anno più anziano, ma anche il giovane fidanzato di una cugina. Dopo la fine del conflitto, e il ritorno del padre da un campo di concentramento presso Amburgo, finisce l’incubo della guerra e la famiglia Kasper ritorna a Wangen im Allgäu (nell’Allgovia), paese natale del padre Franz Josef al confine con la Baviera. Qui, Walter frequenta il liceo classico prima a Göppingen an der Fils, poi a Wangen im Allgäu e Ehingen an der Donau, dove nel 1952 consegue la maturità. Durante questi anni aderisce con convinzione al movimento cattolico giovanile Neudeutschland ( Nuova Germania), che lo segna profondamente col suo programma di una «nuova forma di vita in Cristo». Viene incoraggiato in queste iniziative studentesche dal rettore del convitto, Franz Lenk, e ricopre ben presto anche ruoli direttivi nell’associazione, fino ad avere l’incarico di «comandante» della contea del Württemberg del sud ( Welfengau). Legge, poi, avidamente Il Signore, Lo spirito della liturgia e le Lettere dal lago di Como di Romano Guardini (1885-1968). Dopo l’esame di maturità, compie, con altri 20 membri del movimento, il suo primo pellegrinaggio a Roma, dove i giovani vengono ricevuti in udienza privata dal papa Pio XII. L’esperienza romana e l’incontro col pontefice lascia in lui una grande e profonda impressione. «Pio XII era per noi [come rievoca lo stesso Kasper] un’autorità intangibile, che si venerava. Non ci sarebbe mai venuto in mente di criticare il papa. Egli godeva, particolarmente da noi, in Germania, di un grande prestigio. Quando Pio XII muore, il 9 ottobre 1958 a Castelgandolfo, è considerato il più grande papa del XX secolo» [4] .
Questi avvenimenti sono tutti accumunati da un vivo sentimento di devozione religiosa, che impone la sua presenza nell’animo del giovane e viene a far parte, sin suoi primi anni di infanzia e in maniera del tutto naturale, della sua formazione: «è qualcosa in cui [egli] si sente a casa propria. La vita in famiglia scorre in armonia con la vita della chiesa nel ritmo dell’anno liturgico. Era particolarmente bello in inverno. La sera si cantavano insieme i canti d’Avvento e di Natale a tutti ben noti e poi, crescendo, cominciammo ad accompagnarli con il violino e il pianoforte. L’introduzione alla fede e alla vita di fede era qualcosa che procedeva di per se stessa» [5] . Si tratta di un vero e proprio elemento coesivo e uno sfondo tale da non rimanere senza conseguenze nell’ulteriore svolgimento del suo cammino.










[1] W. Kasper, Al cuore della fede. Le tappe di una vita, San Paolo, Cinisello Balsamo 2009, p. 11.
[2] Ibid., p. 14.
[3] Ibidem.
[4] Ibid., p. 28.
[5] Ibid., p. 20.

2. La Scuola cattolica di Tubinga

2.1. Programma e attualità della Scuola

Questa crescente e fervida partecipazione alla vita della chiesa, nei suoi vari aspetti, infatti, sfocia nella decisione di studiare teologia. A partire dal semestre estivo del 1952, Kasper entra così nel convitto teologico di Tubinga ( Wilhelmsstift), dove all’inizio alloggia con altri otto studenti nella stessa malmessa stanza e fino al 1956 studia prima filosofia e, poi, teologia a Tubinga, ma anche per un libero semestre a Monaco di Baviera. In particolare, viene introdotto dai suoi docenti J.R. Geiselmann, F.X. Arnold e H. Fries alla lettura degli autori della Scuola cattolica di Tubinga. Legge e approfondisce soprattutto alcune opere di Möhler, come ad esempio l’ Unità nella chiesa (1825) e la sua Simbolica (1832), che nel secolo XX sarebbe divenuta un punto di riferimento obbligato per la teologia ecumenica. [1] Questi testi verranno poi presi a termine di costante riferimento dal giovane, tanto che la sua produzione e il suo pensiero sono stati plasmati in maniera duratura dagli anni universitari, sulla cui linfa egli ha innestato tutta la sua produzione scientifica, così da diventare uno dei più noti e importanti nomi della scuola cattolica di Tubinga. Egli si è profondamente ispirato ad essa e le ha così dato un nuovo impulso creativo; «ha sempre messo in risalto le sue radici, non solo come insegnante di teologia, e membro del corpo docente di questa scuola, ma anche come vescovo» e cardinale [2] .
Questa fedeltà Kasper l’ha espressa e fissata in maniera esemplare, quasi come in una specie di ricapitolazione ed un bilancio, il 19 ottobre del 1997, ad esempio in occasione di una solenne commemorazione di Johann S. Drey:

La Chiesa e la teologia si sono evolute dopo Drey. Tuttavia – o forse proprio per questo – è possibile considerare il compito che Drey affida alla teologia ancor oggi come un segnavia. Proprio oggigiorno abbiamo tutti i motivi per ripensare di nuovo la coappartenenza dei tre citati principi della teologia, della sua ecclesialità, della sua scientificità e del suo esser riferita alla prassi. Le forze centrifughe, che minacciano di separare tra di loro i tre aspetti, sono forti.
Dobbiamo opporci ad esse in maniera decisa, perché l’ecclesialità della teologia senza una vera scientificità va a finire in un piatto conformismo.
La scientificità senza l’ecclesialità rende la teologia vacua, sradicata, priva di terreno nel vero senso del termine, inappropriata. Una teologia, che vuole riferirsi solo alla prassi, perde l’orientamento e finisce con l’essere attivismo. Dove si perde il riferimento alla prassi la teologia non ha più nulla dire.
Oggigiorno, le forze centrifughe diventano evidenti soprattutto, ma non soltanto, nella tensione tra teologia scientifica e magistero ecclesiale. Noi non dovremmo solo biasimare questa tensione, ma anche considerarla in modo positivo. Le tensioni sono anche – come seppero proprio i rappresentanti della Scuola di Tubinga – un segno della vita che si muove sempre attraverso tensioni. Le tensioni possono perciò essere anche un indizio del fatto che lo scontro per la corretta determinazione del rapporto tra i citati principi è in pieno corso di svolgimento, che c’è interesse a precisare e bilanciare di nuovo l’ecclesialità, la scientificità e il riferimento alla prassi della teologia di fronte a mutate condizioni. Lavorare su questi problemi è una sfida e per il magistero e per la teologia [...]
Sono convinto che la teologia accademica, così come la esercitiamo in Germania, nelle facoltà teologiche all’interno delle università statali, può dare un contributo essenziale alla soluzione di questi conflitti. Essa ha il vantaggio di essere al passo con il livello dello spirito e della scienza del tempo. Essa deve accettare la sfida spirituale del presente. E all’inverso ha la possibilità di influire nella vita dell’università e con ciò nella vita spirituale della società [...] Ho incominciato con un grazie. Vorrei concludere anche con un grazie. La teologia di Johann Sebastian Drey è un invito e un incoraggiamento per un pensiero teologico che è saldamente ancorato nella tradizione della Chiesa, ma che nello stesso tempo si trova nel fluire delle correnti del tempo e può mostrare le prospettive che indicano il futuro e conducono oltre. Considera la tradizione non come una grandezza in sé irrigidita e pietrificata, ma come un annuncio da trasmettere ulteriormente, che è vivente e vissuto, viene dalla vita, è responsabile di fronte alla ragione, promuove la vita e apre al futuro. Questo è ciò che a noi oggi spesso manca e di cui noi abbiamo urgentemente bisogno. Perciò ancora una volta il mio sentito grazie [3] .
Si tratta di un riconoscimento importante, di carattere fondamentale, che impone qualche cenno preliminare sulle origini e sul programma della scuola cattolica di Tubinga, prima di poter proseguire il discorso su Kasper. In particolare, occorre precisare, sia pure in modo sommario, con che modalità essa sorse, si manifestò, si sviluppò e quali ne furono i fini principali.
Sulle ceneri della Rivoluzione francese e dell’ ancien régime, con la messa in crisi della tarda Scolastica e del razionalismo, la scuola fu fondata nel XIX sec., nel contesto del «Deutsche Bewegung» (J.R. Geiselmann), e rappresentò una svolta radicale nella revisione dei principi e dei metodi della teologia, tanto da diventare espressione del più importante movimento di rinnovamento cattolico in Germania. Nel ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Walter Kasper
  3. Indice dei contenuti
  4. Lettera all'autore
  5. Prefazione*
  6. Introduzione
  7. Capitolo I: La formazione
  8. 1. La patria sveva
  9. 2. La Scuola cattolica di Tubinga
  10. Capitolo II: I primi scritti
  11. 1. Scuola di Tubinga e Scuola romana di teologia
  12. 2. La generazione del Concilio
  13. 3. Schelling e l’Assoluto nella storia
  14. 4. Per un rinnovamento del metodo teologico
  15. 5. La Scuola di Tubinga: ieri e oggi
  16. 6. Chiesa e teologia
  17. 7. Barth vs Scuola cattolica di Tubinga
  18. 8. Convergenza e dissenso di Kasper
  19. Capitolo III: Parola di Dio e tradizione
  20. 1. Scrittura e tradizione
  21. 2. Il dogma sotto la parola di Dio
  22. 3. Lutero e la parola di Dio
  23. 4. Il dibattito oggi
  24. 5. Schelling e il problema di Dio
  25. Capitolo IV: Il Concilio Vaticano II
  26. 1. Il Concilio e il rinnovamento
  27. 2. Sulla scia del Vaticano II
  28. 3. Una prospettiva pneumatologica
  29. 4. Il mondo come “luogo” del vangelo
  30. 5. L’incarnazione nella storia
  31. Capitolo V: La Chiesa
  32. 1. Alla scuola di Tubinga
  33. 2. Ecclesiologia come scienza della fede
  34. 3. Chiesa nel mondo di oggi
  35. Capitolo VI: Cristologia e antropologia
  36. 1. Libertà e diritti dell’uomo
  37. 2. Cristologia della kénosis
  38. 3. Schelling e la cristologia
  39. 4. Xavier Tilliette interprete di Schelling
  40. 5. Kasper interprete di Schelling
  41. 6. Cristologia e antropologia
  42. Capitolo VII: La missione della Chiesa
  43. 1. Chiesa come communio/koinonia
  44. 2. Congregatio fidelium e communio sacramentorum
  45. 3. Chiesa come popolo di Dio
  46. 4. Opzione prioritaria per i poveri
  47. 5. La missione della chiesa
  48. 6. Il dialogo ecumenico
  49. 7. Dialogo con l’Ebraismo
  50. 8. Kasper e l’Ebraismo
  51. 9. Dialogo col mondo e con gli uomini
  52. 10. La misericordia
  53. Capitolo VIII: In cammino con Papa Francesco
  54. 1. Il fondamento cristiano delle cose
  55. 2. La «mondanità spirituale»
  56. Conclusioni
  57. Bibliografia
  58. I. Scritti tradotti in italiano del Card. Walter Kasper
  59. II. Letteratura sul Card. Walter Kasper
  60. Walter Kasper: itinerario di una vita
  61. Avvertenza
  62. Appendici
  63. Abschrift
  64. Trascrizione