Il metodo scout
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Il metodo scout

Informazioni su questo libro

di Robert Baden-Powellcon una nota di Goffredo FofiNel 1908 Robert Baden-Powell pubblicò Scoutismo per ragazzi, un breve manuale da cui sarebbe nato il movimento delle guide scout, con centinaia di associazioni affiliate e milioni di aderenti in tutto il mondo. Lo scautismo è una proposta educativa che ha anticipato l'ecologismo e messo in luce l'importanzadella formazione del carattere nelle attività di gruppo e nella natura, delle abilità manuali, dell'attenzione alla salute del corpo e della mente non disgiunte tra loro, del distacco provvisorio dalle famiglie, del legame educativo che passa dai ragazzi più grandi a quelli più piccoli, del servizio al prossimo.In quest'antologia figurano i brani più significativi e più attuali dell'opera di Baden-Powell. La lettura di questi saggi è un'occasione per tornare a un classico della pedagogia moderna, liberi da ogni stereotipo e pregiudizio.Robert Baden-Powell (Londra 1857 – Nyeri 1941) educatore e scrittore inglese, ha fondato il movimento degli scout nel 1910. Le sue opere, universalmente note, restano un punto di riferimento indispensabile per chi lavora con i bambini e gli adolescenti.

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Informazioni

Capitolo 1 | Lo scautismo

Cos’è lo scautismo

Non uno tra mille nello stesso popolo inglese lo sa. Lo scautismo non è qualcosa che si possa insegnare descrivendolo in una conferenza o definendolo in un libro o in un articolo. La sua felice applicazione dipende esclusivamente dalla presa che lo spirito scout esercita sia sull’educatore che sull’educando. Cos’è questo spirito l’estraneo lo può comprendere solo quando vede che esso regola, come già avviene in larga misura, i pensieri e le azioni di ciascun membro della nostra fratellanza scout.
In tal modo ogni Capo e commissario sarà per gli estranei un apostolo dello scautismo, non solo per ciò che egli fa, ma per l’impressione che lascia e per il suo modo di esplicare la propria personalità.
Per questo egli deve anzitutto possedere una conoscenza reale degli ideali scout, dei metodi di cui ci serviamo per realizzarli e dei motivi che ne sono a fondamento. Circa questi ultimi egli si renderà conto, ad esempio, che:
- vi è urgente necessità che la società si liberi dal presente stato di squallida degradazione;
– il sistema educativo statale ha i suoi limiti per quanto concerne lo sviluppo del carattere, della salute, delle capacità tecniche e dello spirito di comunità cristiana, qualità tutte necessarie;
- lo scautismo può contribuire attraendo il ragazzo e la ragazza e aiutandoli ad acquistare questa qualità;
-questo lavoro non può esser fatto imponendo dall’esterno ai ragazzi un’istruzione artificiale, ma invece incoraggiandone dall’interno le tendenze naturali;
- questo lavoro è svolto dal Capo per mezzo del suo esempio personale e delle sue stesse doti di Capo, non per mezzo di pura istruzione;
– l’intelligente applicazione dello studio della natura e della scienza dei boschi fornisce i mezzi e l’incentivo per questo lavoro, mentre la Promessa e la Legge scout ne costituiscono la guida morale;
- lo sviluppo del movimento sia nel nostro Paese che in ogni altro Paese civile è un fenomeno eccezionale, non solo dal punto di vista numerico, ma anche perché si tratta di un’adesione competamente volontaria e interiore, non di una imposizione esterna;
- lo scautismo è fraternità: principio la cui applicazione concreta permette di superare ogni differenza di classe, di religione, di nazionalità, o di razza, per l’indefinibile spirito che lo pervade, lo spirito del “gentiluomo di Dio”.
Ora queste, direte voi, son cose vecchie, che è inutile ripetere. Esatto. Ma ciò che desidero è che le trasmettiate a coloro che non le conoscono.
(“Headquarters Gazette”, luglio 1920)

Cercasi fantasia (suggerimenti ai Capi)

La chiave del successo nella formazione scout risiede nello sviluppo e nell’applicazione pratica della vostra fantasia. Senza di essa le vostre attività saranno come ossa spolpate.
Ai ragazzi la fantasia e l’entusiasmo che la segue non mancano certo: agite in modo da esserne all’altezza, e avrete successo.
Ma via via che i ragazzi crescono e divengono uomini, la loro fantasia, come il loro spirito di osservazione, sembra quasi appiattirsi, schiacciata dal materialismo e dalla prosaica realtà di ogni giorno. L’uomo adulto che voglia ottenere il massimo dai ragazzi deve tornare all’atmosfera della fanciullezza. In ciò che per lui è un semplice frutteto dovrà invece vedere una foresta popolata da Robin Hood coi suoi Allegri Compagni. In ciò che gli sembra un comune porticciolo egli deve riconoscere i mari della Spagna coi loro pirati e corsari. Persino il parco municipale può divenire una prateria popolata di bufali e di Indiani, e il quartiere povero trasformarsi in una gola di montagna abitata da banditi e da orsi.
Una volta che si sia compreso questo punto, quale futile spreco deve apparire la facile abitudine dell’addestramento militare, cui l’uomo comune è portato a far ricorso nell’illusione di fare dei suoi ragazzi degli uomini!
Riflettete quali sono i punti in cui volete che i vostri ragazzi progrediscano, e poi inventate giochi e gare tali da adattarsi agli ambienti che vi circondano e inseriteli nelle vostre attività.
(Yarns for Boy Scouts, C. A. Pearson, Londra 1909)

Conoscere il ragazzo

Trattando della formazione del ragazzo potrei ragionevolmente addentrarmi nei vari aspetti dello scautismo che contribuiscono a fare ottenere buoni risultati: l’organizzazione, i campi, l’amministrazione del reparto, le finanze, il sistema delle pattuglie, il lavoro delle specialità, la scienza dei boschi, e così via. Potrei parlarvene per tutta la notte.
Vi risparmierò scegliendo quello che non posso fare a meno di considerare come di gran lunga l’argomento più importante: cioè il ragazzo stesso.
È ben strano che nella scelta e formazione degli insegnanti le nomine siano spesso fatte sulla base delle conoscenze scolastiche delle persone senza molta considerazione della loro conoscenza della psicologia del ragazzo. (È degno di nota il fatto che in qualche località le autorità scolastiche ricercano come insegnanti i dirigenti scout, per il fatto che essi sono “uomini-ragazzi”). Al fine di una mera istruzione la conoscenza delle singole materie da parte dell’insegnante può bastare, ma per l’educazione è il ragazzo la materia di studio più importante.
Il nostro scopo negli scoutS è di contribuire all’educazione del ragazzo. Perciò lo studio del ragazzo è la voce di importanza preminente. La psicologia del ragazzo è un soggetto abbastanza vasto e occuperebbe certamente un giorno intero di discussione. Una volta chiesi a un noto psicologo se avesse un libro da raccomandarmi in materia. Egli mi indicò un’intera biblioteca e disse che quello era il suo “libro”; ma aggiunse, con mio grande sollievo, che dopo esserselo studiato tutto era giunto alla conclusione che, benché uno studio accurato della psicologia di ogni singolo ragazzo fosse necessario prima di poter sperare di educarlo con qualche possibilità di successo, questo studio praticamente si risolveva in una specie di gioco di tracce: si trattava cioè di osservare con un atteggiamento di simpatia ogni dettaglio del temperamento del ragazzo, formando così la trama su cui tessere la tela del carattere.
Un processo piuttosto lunghetto, ma non di meno necessario. E serve per dimostrare il mio detto che un Capo reparto che intende formare più di trentadue ragazzi è un coraggioso. Io già molto tempo fa arrivai alla conclusione che il mio limite era di sedici.
(“Jamboree”, luglio 1928)

Il cerchio scout

Mi hanno chiesto di recente: “Perché gli Scout si radunano in semicerchio anziché in linea? È chiaro che se l’esercito, dopo secoli di esperienza, ha trovato che la formazione in linea è la migliore per porre tutti gli uomini sotto l’occhio e la direzione del comandante, deve essere quello il metodo migliore”.
La mia risposta è stata che avevo preso l’idea del ferro di cavallo dal cerchio dei guerrieri Zulù attorno al loro capo, e... dal buon senso. Il metodo dell’esercito è che la forza costituisce un meccanismo bene addestrato e disciplinato opportunamente schierato per obbedire agli ordini del comandante. L’idea che guida il raduno a cerchio è invece che in esso ciascun individuo è considerato un giocatore intelligente della squadra piuttosto che un semplice ingranaggio del meccanismo. e che egli ha il diritto di conoscere, insieme con i suoi compagni, lo scopo a essi proposto, per poterlo quindi perseguire al meglio delle sue capacità.
Il generale Goethals (1858-1928, ingegnere e generale del Genio americano, noto come costruttore del Canale di Panama) alla cui meravigliosa personalità, oltreché doti di ingegnere, deve praticamente oggi la sua esistenza il canale di Panama, ebbe a dirmi che il segreto del suo successo fu l’aver impiegato le sue maestranze come una squadra anziché come una macchina, cosicché non c’era un solo operaio che non fosse convinto che il successo dell’impresa dipendesse dal suo particolare lavoro.
Ebbene, è questo stesso tipo di spirito che vogliamo infondere negli Scout: la sensazione di ogni ragazzo che egli non è solo uno strumento cui si danno ordini, ma che gli si dà fiducia come membro di una squadra, che egli ha le sue responsabilità e che ci si attende da lui che faccia il suo dovere e che giochi il gioco al meglio delle sue forze. E questa è una migliore preparazione che non se lo abituaste a essere uno di un gregge, dipendente a ogni passo da ordini e direttive altrui.
(“Jamboree”, aprile 1923)

Al campo

Questo mese scrivo i miei appunti dal campo. Spero che molti Capi reparto avranno potuto, come me, passare le loro vacanze al campo. Se essi avranno apprezzato la vita di campo la metà di quanto la sto apprezzando io, sarà già più che sufficiente. Sono certo che una settimana o due di tale vita è la miglior cura di riposo e il miglior tonico che esista, sia per la mente che per il corpo, sia per i ragazzi che per i vecchietti! E per ambedue il campo è un grande educatore. Dicendo campo intendo dire il campo nei boschi, non l’accampamento di tipo militare che irreggimenta un gran numero di ragazzi insieme sotto le tende. Tra questo campo e quello che io consiglio c’è la stessa differenza che tra un maggiolino e un’oca.
Un campo scout, se deve avere un qualche effetto positivo sul piano educativo, deve appartenere al tipo di “campo nei boschi”. Molti campi di tipo militare, anzi la maggior parte di essi, son destinati a far più male che bene ai ragazzi, a meno che non siano eccezionalmente ben diretti e sorvegliati da vicino. Invece il campo dell’uomo nel bosco, se condotto come si deve, dà al ragazzo in ogni momento qualcosa da fare e gli insegna a trarsi d’impaccio per suo conto.
Un campo grande deve necessariamente essere condotto con una considerevole dose di disciplina di tipo formale. Per istruire e tener occupati i ragazzi occorre organizzare parate di tipo militare, corvées, ispezioni alle tende, appelli, bagni di gruppo sorvegliati e così via. Se non fosse per la vita all’aria buona e aperta, questo tipo di campo potrebbe quasi altrettanto bene essere condotto nelle caserme delle città; non insegna ai ragazzi nulla in fatto di formazione individuale, abitudine a sapersela cavare da soli, spirito di solidarietà, studio della natura, e molti piccoli (anche se in realtà importanti) aspetti della formazione del carattere per i quali il campo dell’uomo del bosco è la scuola migliore, se non addirittura l’unica.
Quest’ultimo tipo di campo, tuttavia, può essere condotto solo con un numero limitato di ragazzi: da trenta a quaranta è il massimo numero con il quale esso è possibile. E anche in tal caso solo se il sistema delle pattuglie è utilizzato realmente e a fondo.
Naturalmente, è facile per chi scrive da un campo ideale del tipo descritto immaginare che ognuno si trovi nella sua stesa situazione, ma non è questo che intendo fare. Mi rendo conto delle difficoltà che un Capo reparto deve affrontare oggi in Inghilterra; ma, a coloro che forse non hanno considerato il problema molto attentamente, e che, per abitudine o per gli esempi visti, tendono ad adottare il campo di tipo militare quale forma consueta e vantaggiosa per i ragazzi, desidero mostrare qual è l’ideale cui mirare. Ciascun Capo reparto può seguire tale ideale con la massima fedeltà permessagli dalle circostanze locali.
(“Headquarters Gazette”, settembre 1911)

Il concetto scout di “servizio”

Per “servizio” intendo la subordinazione del proprio Io all’impegno volontario di aiutare gli altri, senza il pensiero di essere ricambiati o ricompensati.
Il primo passo per educare al servizio deve essere di coltivare uno spirito di cortesia e buona volontà abituali verso il proprio prossimo; il secondo passo è poi di porre in pratica questo spirito mediante una disponibilità e cooperazione attiva verso gli altri. Questa buona volontà deve esistere verso tutti, chiunque sia o qualsiasi cosa sia ...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Collana
  3. Colophon
  4. Il metodo scout
  5. Prefazione | Goffredo Fofi
  6. Nota ai testi
  7. Capitolo 1 | Lo scautismo
  8. Capitolo 2 | Dimensione internazionale e pace
  9. Capitolo 3 | Il mondo di oggi
  10. Capitolo 4 | Pedagogia
  11. Capitolo 5 | Fondamenti etici e religiosi