La Marina Militare iltaliana da Lissa a oggi
eBook - ePub

La Marina Militare iltaliana da Lissa a oggi

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

La Marina Militare iltaliana da Lissa a oggi

Informazioni su questo libro

La Marina Militare è una istituzione che attraversa tutta la storia del nostro paese: ripercorrerne lo sviluppo significa rileggere tutte le vicende, le scelte politiche e le condizioni economiche della nostra storia. Le navi da guerra infatti sono sempre state un concentrato della miglior tecnologia disponibile in un certo paese, e permettono quindi di ripercorrerne la storia industriale e finanziaria. Inoltre lo sviluppo di una Marina è sempre condizionato dalle scelte di politica estera, e anche in questo caso studiare la storia di una flotta permette di osservare in controluce la politica di un paese. Ci proponiamo dunque di considerare la Marina Militare italiana come il punto di intersezione di problematiche tecnologiche, politiche, sociali, oltre che naturalmente militari, legate alla storia del nostro paese.La Marina Militare Italiana nacque ufficialmente il 17 marzo 1861, insieme allo Stato italiano. In tutto comprendeva un vascello, undici fregate, ventisei corvette, dieci avvisi, nove cannoniere, sei brigantini, due golette e altre unità minori. Si trattava di una squadra del tutto eterogenea, nata dalla semplice somma delle flotte preunitarie. Parte assolutamente preponderante avevano la unità che avevano servito nella marina piemontese e in quella napoletana. Tutte le navi erano ancora in legno e solo la metà disponeva di macchine a vapore, per lo più solo ausiliarie dal momento che tutte le unità avevano ancora alberi e vele. Di per sé, il nucleo della flotta, composto dalle fregate sarde, non era particolarmente vecchio o arretrato. Sfortunatamente per il neonato Stato, proprio in quegli anni la tecnologia navale stava facendo il primo grande balzo in avanti dopo secoli di immobilità quasi completa. Durante la guerra russo-turca e poi durante la guerra di Crimea (1853-56) erano stati sperimentati i proiettili esplosivi e le prime rozze corazzature sulle navi. Nel 1859 la Francia aveva varato la prima vera corazzata, la famosa Gloire, e subito dopo gli inglesi avevano replicato con la Warrior, la prima nave da guerra al mondo completamente in ferro.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a La Marina Militare iltaliana da Lissa a oggi di Martino Sacchi in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Storia e Storia militare e marittima. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

LA SECONDA GUERRA MONDIALE
La Regia Marina arrivava quindi alla seconda guerra mondiale con un potenziale notevole, almeno sulla carta. Da tempo, ossia dall'avvento del fascismo, la Marina aveva nuovamente individuato come possibili avversarie le flotte della Francia e dell’Inghilterra, che, alleate, avrebbero goduto di una schiacciante superiorità minacciando sia le lunghe coste della penisola sia i collegamenti con le colonie. In effetti la Mediterrean Fleet e la Marine Nationale, congiunte, schieravano allo scoppio della guerra dieci corazzate, due portaerei e ventiquattro incrociatori contro due corazzate e 19 incrociatori italiani. La marina aveva avuto l’occasione di una “prova generale” in occasione della guerra di Spagna, in cui aveva operato a favore delle forze franchiste, e della guerra d’Etiopia, quando fu messa in stato di massima allerta per prevenire un possibile intervento britannico contro i convogli italiani. In questa occasione si rese evidente che la marina inglese avrebbe potuto interrompere con facilità i collegamenti tra le colonie italiane e la madrepatria e che dunque difesa del litorale e difesa del traffico con la Libia sarebbero dovute essere le priorità strategiche della Marina, dal momento che era considerato irrealistico sperare di ottenere il completo controllo del Mediterraneo.
Questa situazione venne riconosciuta in teoria, ma senza che ne discendessero decisioni coerenti. In effetti, i pesanti impegni della flotta negli anni immediatamente precedenti al conflitto avevano usurato il materiale, che l’industria cantieristica italiana non poteva sostituire con la dovuta necessità, e distolto risorse che forse si sarebbero potute impiegare nello sviluppo di settori strategici. Per esempio non si approfondirono le possibilità tecniche del radar, note in teoria già dal 1935; non si progettarono mezzi da sbarco; non si affrontò il tema del munizionamento notturno con relativo addestramento; non si risolse il problema della dispersione delle salve di tiro; non si migliorarono i tempi di immersione dei pur numerosi sommergibili; non si affrontò il problema dello sminamento. Complessivamente quindi la Marina affrontò il conflitto in condizioni di inferiorità tecnologica, aggravate dalla strutturale debolezza industriale del paese, che rendeva impossibile recuperare in tempi brevi questo gap. Le conseguenze di alcuni di tali deficit sono evidenziate da considerazioni statistiche: nel corso tutta la guerra le maggiori navi italiane di superficie affondarono, con i cannoni, due motosiluranti e, con i siluri, due cacciatorpediniere. Tutte gli altri affondamenti furono dovuti a sommergibili, MAS, mine, incursori, aerosiluranti. A tutto questo si aggiungano le difficoltà di approvvigionamento di combustibile: la flotta iniziò il conflitto con scorte pari a 1.800.000 tonnellate, di fronte a un fabbisogno previsto di 200.000 tonnellate mensili. Le riserve sarebbero quindi bastate per circa nove mesi di guerra. Il governo italiano tuttavia prevedeva una durata del conflitto di gran lunga inferiore (circa tre mesi) e ritenne quindi più che sufficiente la scorta di nafta. Per lo stesso motivo, ovvero la breve durata prevista del conflitto, si ritenne che la Libia sarebbe stata autosufficiente e che quindi non sarebbe stato necessario organizzare convogli né tantomeno occupare immediatamente Malta. L’errata percezione politica del conflitto da parte del governo portò a una situazione militarmente insostenibile per la marina italiana. Una prima, grave conseguenza di tale errata percezione fu che non si richiamarono in tempo i mercantili italiani in viaggio fuori del Mediterraneo: allo scoppio della guerra si persero così in un colpo solo 212 navi (per 1.121.000 tonnellate di stazza circa).
Da tutto quanto detto scaturiva l’opzione dello Stato Maggiore della Marina per una «ponderata difensiva», secondo l’espressione dello storico Marcantonio Bragadin, anche se attenta a cogliere tutte le possibilità offensive (in effetti soprattutto all’inizio, la conduzione tattica delle unità italiane fu spesso fin troppo aggressiva, portando i comandanti a impegnarsi anche in condizioni di inferiorità con la conseguente perdita della nave). Di conseguenza al momento dello scoppio del conflitto le unità disponibili vennero schierate al centro dello scacchiere mediterraneo, tra Napoli e Taranto. perché La Spezia era considerata esposta ad attacchi di sorpresa francesi. Non è un caso perciò che l’unica azione offensiva francese nei quindici giorni di conflitto con questo paese avvenne proprio nel Tirreno settentrionale, quando il 14 giugno un gruppo di cinque incrociatori e 11 caccia attaccò di sorpresa Genova, trovando risposta solo in un’azione di MAS. Ma il destino della Francia era segnato e il 25 giugno si ebbe l’armistizio. Le condizioni vennero imposte da Hitler, che considerava il Mediterraneo un teatro secondario, e d’altra parte il governo italiano, sempre convinto di avere di fronte una guerra di breve durata, non si impegnò a fondo per ottenere condizioni realmente vantaggiose: per esempio non si occupò la Tunisia (mossa che avrebbe chiuso il canale di Sicilia agli inglesi) né l’Algeria (in modo da poter bombardare Gibilterra).
La guerra intanto continuava con gli inglesi, assumendo rapidamente le caratteristiche che l’avrebbero contraddistinta fino alla fine: una lotta per il controllo strategico della via di trasporto rappresentata dal Mediterraneo, in cui dovevano passare i rifornimenti italiani per la Libia e quelli inglesi per l’Egitto e per Malta. Il non aver conquistato subito quest’isola si rivelò sempre più per l’Italia un errore strategico decisivo, perché da Malta partivano aerei, navi e sommergibili che attaccavano i convogli diretti in Africa. A luglio si ebbe la battaglia di punta Stilo, primo vero scontro tra le due flotte. La squadra italiana (due corazzate, sei incrociatori pesanti, alcuni incrociatori leggeri) aveva accompagnato un importante convoglio fino a Bengasi in Libia e sulla via del ritorno aveva tentato di cogliere di sorpresa la squadra inglese di Alessandria (tre corazzate, una portaerei, cinque incrociatori e 16 cacciatorpediniere) che stava compiendo una puntata offensiva lungo le coste italiane. L’ammiraglio Campioni, comandante della flotta italiana, contava sull’intervento dell’aviazione per ridurre l’inferiorità numerica, ma gli aerei intervennero solo a scontro finito. Alle 1500 del 9 luglio avvenne l’avvistamento tra i rispettivi gruppi di incrociatori leggeri, che aprirono il fuoco da 25.000 metri. Circa un’ora dopo anche le corazzate arrivarono a tiro e da 26.000 metri aprirono anch’esse il fuoco. L’ammiraglio inglese Cunningham aveva fatto partire un attacco di aerosiluranti, sfruttando la presenza della sua portaerei, senza però avere alcun risultato. Dopo un’ora di combattimento un colpo a bordo della Cesare, l’ammiraglia italiana, convinse Campioni a interrompere il contatto. Lo scontro si concluse così con una sostanziale parità.
Nei mesi successivi le esigenze di protezione al traffico per la Libia crebbero continuamente, tanto che ad esso si trovò destinato circa un terzo delle unità di scorta disponibili in totale. Tuttavia la situazione complessiva si aggravò veramente solo quando, nell’ottobre del 1940, il governo italiano decise di entrare in guerra con la Grecia: le forze italiane, comprese quelle navali, venivano disperse invece che essere concentrate contro gli inglesi. L’ammiraglio Cunningham a questo punto progettò una delle più audaci e riuscite incursioni di tutta la guerra contro la flotta italiana, che con l’entrata in servizio delle moderne Littorio e Vittorio Veneto aveva acquisito la superiorità sulla flotta di Alessandria: la notte dell’11 novembre la portaerei Illustrious si avvicinò fino a 170 miglia da Taranto (circa 300 km, il limite massimo di autonomia degli aerei inglesi) e lanciò un attacco di aerosiluranti contro le navi all’ancora. La sorpresa fu totale perché durante la fase di avvicinamento gli aerei da caccia inglesi, guidati dai radar della portaerei, abbatterono tutti i ricognitori italiani prima che potessero avvistare la squadra in avvicinamento. I venti aerosiluranti sganciarono da bassissima quota le loro armi che esplosero contro le corazzate Littorio, Duilio e Cavour: le unità si appoggiarono sul fondo e furono tutte recuperate, ma per mesi (Littorio e Duilio) o addirittura anni (la Cavour, che non fu più operativa) furono inutilizzabili, condannando la flotta italiana a operare di nuovo in condizioni di inferiorità. Quando però quindici giorni dopo gli inglesi cercarono di sfruttare la situazione per far passare un convoglio di tre trasporti attraverso tutto il Mediterraneo, dovettero comunque mobilitare al completo le squadre di Gibilterra e di Alessandria perché da parte italiana si reagì con tutte le unità ancora disponibili (due corazzate, 6 incrociatori e 14 caccia): ne scaturì la inconcludente battaglia di capo Teulada (25 novembre 1940).
Intanto la situazione in Grecia continuava a peggiorare, tanto che il governo italiano dovette rassegnarsi a chiedere l’aiuto tedesco per la primavera del 1941. Gli alleati tedeschi pretesero che la marina italiana compisse una incursione in forze a sud di Creta per intercettare i convogli inglesi. Supermarina, secondo la testimonianza di Bragadin, accettò malvolentieri e solo per evitare attriti di ordine politico. Il 26 marzo salparono agli ordini dell’ammiraglio Iachino una corazzata (la Vittorio Veneto), cinque incrociatori pesanti e 13 cacciatorpediniere che nonostante fossero state subito avvistati dalla ricognizione inglese non vennero richiamati. A insaputa degli italiani, era uscita intanto in mare la flotta di Alessandria (una portaerei, tre corazzate, quattro incrociatori e numerosi cacciatorpediniere). La mattina del 28 marzo gli incrociatori inglesi vennero a contatto con la squad...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Title
  3. Copyright
  4. Indice
  5. STORIA DELLA MARINA MILITARE ITALIANA
  6. LISSA
  7. LA RICOSTRUZIONE DELLA FLOTTA E LA TERNI
  8. IMPERIALISMO ITALIANO
  9. LA PRIMA GUERRA MONDIALE
  10. IL PERIODO TRA LE DUE GUERRE
  11. LA SECONDA GUERRA MONDIALE
  12. IL DOPOGUERRA