1984
1984 (romanzo, 1948) di George Orwell. Traduzione Gabriele Baldini. Mondadori, Milano 1989
Le vicende del romanzo sono ambientate nel 1984, numero ottenuto scambiando tra loro le ultime due cifre di 1948, anno in cui Orwell scrive il romanzo. Le vicende narrate sono quindi collocate in un futuro non troppo lontano rispetto all’epoca in cui Orwell scrive. Aldous Huxley era stato il professore di francese di Orwell quando questi studiava a Eton. Orwell, che ha sempre riconosciuto l’influenza esercitata su di lui da Huxley, gli aveva mandato una copia del romanzo, che Huxley aveva immediatamente recensito. In quella recensione Huxley affermava: «Penso che l’incubo descritto in 1984 sia destinato a evolversi in quello descritto in Il Mondo Nuovo, se non altro come esito di una necessità di maggiore efficienza». Huxley aveva scritto il Mondo Nuovo ispirandosi a Noi di Zamjatin, immaginando che il potere avrebbe potuto essere esercitato sui cittadini in forma non violenta ma persuasiva. Per Huxley, il metodo persuasivo (ipnopedia) avrebbe dovuto essere al vertice dell’evoluzione del metodo di esercizio del potere. I metodi coercitivi, quelli descritti in Noi e anche quelli descritti in 1984 appartenevano, secondo Huxley, a un autoritarismo immaturo non del tutto evoluto .
La vicenda narra (come in Noi) di una società in cui non esiste alcuna forma di libertà individuale o di riservatezza. Mentre in Noi il controllo era esercitato dalla trasparenza della città di vetro, in 1984 il controllo è esercitato dalla presenza pervasiva di telecamere che vigilano costantemente su tutto e su tutti. Il controllore, che nessuno conosce, è chiamato Grande Fratello.
Il Grande Fratello vi guarda.
Il volume dell’apparecchio (si chiamava teleschermo) poteva essere abbassato, ma non vi era modo di spegnerlo... Il teleschermo riceveva e trasmetteva contemporaneamente...
Chiunque venga colto in atteggiamenti sospetti o venga solo sospettato di pensare in modo non ortodosso viene arrestato dalla psicopolizia, interrogato, torturato e, infine, vaporizzato. Di lui viene rimossa ogni traccia e ogni ricordo individuale o collettivo. Al telecontrollo quale mezzo coercitivo si aggiunge il mezzo persuasivo esercitato mediante una propaganda martellante a suon di slogan:
La libertà è schiavitù. L’ignoranza è la forza.
La società di 1984 è suddivisa in strati. I funzionari del partito appartengono alla classe più alta. La classe più bassa è costituita dai “prolet”. Il controllo del Grande Fratello e la propaganda a suon di slogan vale per entrambe le classi ma i prolet godono di ben scarsa considerazione da parte del Partito che li considera alla stregua di animali domestici (i prolet assomigliano molto alla rappresentazione della classe operaia sotterranea descritta in Metropolis).
Il Partito insegnava che i prolet erano esseri inferiori per natura e che, come gli animali, dovevano essere tenuti in soggezione mediante l’applicazione di poche e semplici regole... Come diceva il motto del Partito: “I prolet e gli animali sono liberi”.
Vi erano milioni di prolet per i quali la Lotteria costituiva la principale, se non unica, ragione di vita. Per loro era una delizia, una felice follia, un conforto, uno stimolante ...
Uno degli strumenti della manipolazione delle menti da parte del Partito è la “Neolingua”, un linguaggio continuamente aggiornato da un nucleo di tecnici addestrati a produrre un glossario semplificato i cui termini non possano in alcun modo essere interpretati diversamente da quanto indicato dal Partito. L’idea è quella di eliminare ogni possibilità di libero pensiero individuale eliminando dalla lingua tutti i termini sgraditi al Partito (per esempio “democrazia”) e i termini che possano essere utilizzati per articolare pensieri complessi o, ancora più semplicemente, per pensare.
Ortodossia significa non pensare, non avere bisogno di pensare.
Qui la parola chiave è nerobianco. Come tante altre parole in neolingua, questa parola abbraccia due significati che si negano a vicenda. Applicata a un qualsiasi termine di confronto, sottolinea l’abitudine di affermare, con la massima impudenza e a dispetto dell’evidenza, che il nero è bianco.
Poiché il pensiero è di per sé pericoloso, il Partito ammette un’unica forma di pensiero che nella neolingua si chiama il bipensiero, Questo consente di affermare una cosa ma anche il suo contrario. Ciò consente, soprattutto al Partito, di poter affermare di dire sempre la verità e di essere sempre nel giusto
Il bipensiero implica la capacità di accogliere simultaneamente nella propria mente due opinioni tra loro contrastanti, accettandole entrambe... Nel farne uso, si ammette di manipolare la realtà, ma con un novello colpo di bipensiero si cancella questa consapevolezza, e così via, all’infinito, con la menzogna in costante posizione di vantaggio rispetto alla verità.
Queste le principali caratteristiche della società descritta il 1984. In questa società si muove il personaggio principale della storia. Si tratta di Winston, un funzionario del partito che si occupa della continua revisione delle notizie riportate sui giornali, cambiandole di volta in volta secondo le necessità per fare in modo che in ogni momento il comportamento del partito risulti perfettamente adeguato alle necessità.
Chi controlla il passato – diceva lo slogan del Partito – controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato.
Giorno dopo giorno, anzi quasi minuto dopo minuto, il passato veniva aggiornato...
Quello di Winston è un lavoro duro, difficile, stressante e anche pericoloso. Si tratta di intervenire sulla lingua e sulle notizie per ridurre la possibilità di pensare, di criticare e di conoscere la realtà. Questo lavoro ti rende complice consapevole della manipolazione e il fatto stesso di conoscere, almeno in parte, la verità sulla manipolazione ti mette in serio pericolo. Syme, un intellettuale collega di Winston, si trova precisamente in questa situazione.
Syme era di un’ortodossia maligna, come sanno esserlo soltanto gli intellettuali... «Tu credi, immagino, che il nostro compito principale consista nell’inventare nuove parole. Neanche per idea! Noi le parole le distruggiamo, a dozzine, a centinaia. Giorno per giorno, stiamo riducendo il linguaggio all’osso... Nel tuo cuore preferiresti ancora l’archelingua, con tutta la sua imprecisione e le sue inutili sfumature di senso. Non riesci a cogliere la bellezza insita nella distruzione delle parole. Lo sapevi che la neolingua è l’unico linguaggio al mondo il cui vocabolario si riduce giorno per giorno?... Si potrà mai avere uno slogan come “La libertà è schiavitù”, quando il concetto stesso di libertà sarà stato abolito? Sarà diverso anc...