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I Fantaltri 1
Informazioni su questo libro
Primo volume della collana Stellaria Ebooks, questa raccolta di racconti di Natale Figura, Ufficiale dell'Aereonautica Militare in congedo, è un insieme di storie di fantascienza "leggera" che permettono al lettore di evadere senza doversi addentrare in mondi ipotetici troppo complessi. Lo stile colloquiale, con i preliminari che introducono ogni racconto, le trame avvicenti ed i riferimenti ad un immaginario condiviso ne fanno una lettura d'evasione perfetta.
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Informazioni
eBook ISBN
9788895994376Stellaria eBooks - Â 1

Questo titolo inaugura una nuova nuova collana di pubblicazioni elettroniche, in formato ePub, dedicata alla fantascienza, alla letteratura fantastica, alla fantasia in generale.Â
La collana intende pubblicare racconti brevi, raccolte di racconti e romanzi che ruotano intorno a questo variegato universo.Â
Per maggiori informazioni visitate il sito www.ledizioni.it/libri.Â
Buon viaggio nel mondo della fantascienza in eBook!
Natale FiguraÂ
I Fantaltri 1
Roma, 2009
Prefazione
 Natale Figura
Questo mio primo libro "I Fantaltri 1" (seguito poi da "I Fantaltri 2") apre la mia sperimentazione letteraria relativa a racconti di Fantascienza e comprende tutta la mia produzione dal luglio e fino a tutto dicembre del 2008.Â
Ho fatto precedere i racconti da un breve 'Preliminare a...' che può essere sostanziale per il racconto che segue, perciò NON saltatelo come si fa di solito: può risultare prezioso per la lettura successiva. Questo libro consta di tre racconti di media lunghezza e di altri tre brevi, posti nel libro nella sequenza temporale in cui li ho scritti, che hanno in comune uno stesso scopo: quello di farvi divertire nel leggerli allo stesso modo che hanno divertito me man mano che li scrivevo. Spero di esservi riuscito... Se però così non fosse, provate a leggere anche i tre racconti 'lunghi' che costituiscono il secondo volume che ho dianzi citato; forse vi piaceranno di più. Anzi, lo spero.Â
Preliminare a La pietra celesteÂ
Questo racconto medio-lungo, inizialmente intitolato "Stannato di Cobalto ", che è il colore che ho scelto perché mi piace di più, nasce dal desiderio di cimentarmi in una storia di fantascienza-fantasy, un genere di letteratura cui mi sono appassionato sin da quando mi è capitato di leggere la universalmente famosa "Trilogia Galattica " del grandissimo Scrittore americano Isaac Asimov.
Ovviamente il mio è un racconto 'leggero ' e non si può nemmeno lontanamente paragonare a quella pietra miliare della Grande Fantascienza Asimoviana, e non mi permetterei neppure di pensarlo. Però devo dire che nello scriverlo e nel trovare poi un finale accettabile mi sono divertito abbastanza.
Uno spunto l'ho avuto anche dal secondo racconto dell'ottimo volume "Ninnananna Anestesista " di mio cugino Salvo Figura.
Adesso tocca a voi leggere questo mio e vedere se vi riesce gradito.Â
La pietra celeste
(Stannato di cobalto)
I
Rotolando pigra all'interno del sistema solare, proveniente dallo spazio profondo, ben al di là della costellazione di Orione, la pietra sferica, grossa come un pallone di calcio, tutta traforata e coperta da chiazze di materiale organico di un 'celeste brillante' venne catturata dalla massa infinitamente più grande di Giove e deviata in direzione del terzo pianeta, che avrebbe raggiunto in un periodo di tempo di quasi due anni terrestri.
A metà percorso iniziò a decelerare come se fosse dotata di autonoma capacità decisionale e, attratta dalla massa terrestre, cominciò un avvicinamento a spirale che la immise nell'atmosfera a velocità ridotta.
Non poteva essere avvistata dagli imprecisi strumenti terrestri, date le sue minime dimensioni per cui, quando arrivò sopra il cielo di Napoli, si confuse con i razzi e le stelle filanti che lo solcavano per la grande festa annuale di Piedigrotta.
Scese con un moto abbastanza lento da non bruciare nell'atmosfera, rallentato anche da una serie di piccoli aerofreni ellittici di un metallo sconosciuto, ma ugualmente si incendiò nella parte finale della sua caduta, all'interno del vasto cratere fumigante della Solfatara di Pozzuoli.
Colpì il terreno tiepido della Solfatara provocando un'esplosione sorda, come quella di una bomba carta del tipo 'Maradona' e si frantumò in migliaia di piccoli pezzi che si sparsero tutt'intorno per un raggio di circa trecento metri e che colpirono rocce, piante, zone erbose e pozze di melma sobbollenti di fumi sulfurei.
Qua e là comparvero chiazze azzurrognole lievemente luminescenti che, nella calma notte, davano al fondo del cratere un aspetto lunare ed inquietante.
Il silenzio che subentrò all'esplosione era davvero impressionante: non un suono né un rumore attraversavano ora l'atmosfera sopra il cratere e nessun animale o insetto si muoveva nello spazio dell'impatto. La vita, come la conosciamo, in quella superficie ristretta ove i frammenti si erano sparsi, era del tutto scomparsa. Solo la lieve luminescenza azzurrina indicava che lì era appena avvenuto qualcosa di fuori dell'ordinario.
II
Pasquale Capasso, anzi bisognerebbe dire il 'dottor P.C.', come veniva chiamato dai suoi scherzosi superiori e colleghi dell'Osservatorio Astronomico del Vesuvio, si era reso conto in forma subliminale che una qualche anomalia, a malapena registrata dal sismografo, aveva inciso la striscia di carta, segnalando la caduta probabile di un meteorite di mediocri dimensioni nella zona dei Campi Flegrei o subito vicino.
Era curioso per natura, Pasquale, e la sua attività professionale di Ricercatore del CNR assecondava questa sua inclinazione.
Consapevole di cercare un ago in un vastissimo pagliaio, fece tuttavia un punto di situazione circoscrivendo, sulla carta geografica 1:100.000 della zona flegrea, un'area di approssimazione del possibile impatto di un meteorite, sia pure di piccole proporzioni.
Le zone che aveva circoscritte comprendevano l'area di Bagnoli, l'isola di Nisida, il cocuzzolo dell'Accademia Aeronautica Militare ed il cratere della Solfatara di Pozzuoli, oltre a varie altre piccole aree limitrofe, fino al circuito ippico di Agnano.
Non poteva saperlo con certezza finché non lo avesse verificato, ma era intimamente convinto che proprio lì avrebbe potuto trovare tracce dell'evento siderale che aveva interessato il sensibilissimo sismografo di pianura. Perciò alzò deciso la cornetta del telefono e chiamò il suo Capo.
III
Santino Cacace era un giovane camorrista rampante che un po' per fare carriera, un po' perché tutto sommato gli piaceva, si era fidanzato con Annetta Russo, figlia quindicenne del boss latitante Francesco Russo (inevitabilmente soprannominato 'Ciccio', cosa che in fondo corrispondeva alla sua stazza). Santino naturalmente mangiava, beveva, dormiva e tutto il resto, in casa del promesso suocero, il cui motto era "meglie aa casa che in macchina...".
E 'tutto il resto' Santino lo eseguiva diligentemente ogni notte e qualche volta anche di giorno, convinto com'era che una femmina soddisfatta non andava in cerca di alternative. E Annetta pure ne conveniva, per reciprocità , partecipando gioiosamente, come aveva fatto già fin dai tredici anni, e non solo con lui (guai se l'avesse saputo).
Santino perciò cresceva nella camorraggine e negli affetti sicuro e protetto.
Nella sua attività , diciamo, professionale, il giovane aveva avuto l'impegno di fare il giro settimanale dei 'clienti' del suo boss, i quali anelavano di offrire un volontario contributo economico, variabile a seconda dei casi, in cambio di protezione ed assistenza, ove fosse necessario.
Questo almeno pensava dentro la sua testa.
Quel venerdì doveva visitare la zona di Pozzuoli, dove mai nessuno si era azzardato a rifiutare l'aiuto e la tutela del clan di Ciccio Russo.
IV
Marisa e Ciro Veglianti, proprietari e rispettivamente cuoca e cameriere del loro ristorantino casalingo, posto all'interno del cratere della Solfatara di Pozzuoli, si svegliarono quello stesso venerdì mattina, consci che tra poco avrebbero dovuto sostenere il salasso settimanale della 'protezione' che da tempo impediva alla loro attività di decollare, poiché incideva molto sui loro sudati guadagni.
Erano entrambi nervosi, e poi qualche idiota durante la notte aveva fatto esplodere lì vicino, verso la Casamatta della Solfatara, una bomba carta, o quello che era stato, pensavano.
Marisa iniziò a spicciare la camera e Ciro uscì per ispezionare il locale, timoroso che ci fossero stati danni alla struttura.
Tutto pareva normale, solo che le polle di fango caldo, ad un centinaio di metri, parevano aver intensificato la loro attività sulfurea e l'odore arrivava più forte portato dal venticello della mattina. Meglio così: ai turisti stranieri in effetti 'ci piaceva' così; gli avrebbe ricordato di più che camminavano sopra un inferno di lava ardente.
Soddisfatto che 'quei delinquenti teppisti non avessero danneggiato le mura con quella che riteneva fosse stata una bomba carta, Ciro ispezionò con cura gli spazi intorno al suo ristorantino, meravigliandosi di non trovare né uccelli, né cani randagi, né gatti, né topi, come succedeva di solito.
Il suo sguardo fu attratto da una zona di terreno della parete scoscesa, verso il crinale nord, che presentava alcune chiazze celesti-cobalto appena sfumate.
Si avvicinò curioso ma non trovò altri segni oltre quella colorazione che non aveva mai visto prima, decisamente in contrasto con le pietre bianche bordate di giallo zolfo sparse qua e là . Tutta la parete, però, fumigava più del solito, proprio come quando le Guide comunali accendevano fogli di giornali per incrementare, a favore dei turisti forestieri, la normale attività fumigante di quel posto.
'Mmmm', pensò, 'ecco dove l'hanno tirato quel grosso petardo'. Ma cancellò subito dalla mente quella considerazione e chinandosi prese da terra un sasso, per metà giallo zolfo e per metà celeste, per portarlo a far vedere a Marisa.
Era curioso come una scimmia, Ciro, o meglio come può esserlo solo un napoletano curioso.
V
Il Direttore dell'Osservatorio Astronomico del Vesuvio, Capo di Pasquale (l'anzidetto dottor P.C.), lo aveva autorizzato ad effettuare una ricognizione 'breve, mi raccomando' nelle zone che lui aveva cerchiato. E perciò era partito con l'unica 'attrezzatissima' vettura Panda, che era stato costretto, per poterla utilizzare, di rifornire di carburante con 20 euro tratti dal suo magro stipendio mensile (di Ricercatore), che qualche volta tardava ad essergli versato.
Alla Stazione di superficie della Metrò di Campi Flegrei non aveva notato alcunché che avvalorasse la sua ipotesi di impatto di un corpo siderale, e nemmeno a Bagnoli dove il Comando NATO aveva già iniziato le sue principali e importanti attività mattutine: Alzabandiera, Cambio della Guardia, erogazione degli annacquati caffè all'americana nei cinque Bar e Circoli interni, riservati allo stanco personale militare U.S.A. della Base, approntamento delle Sale Bingo per il consueto impegno serale aperto alla cittadinanza napoletana, controlli dei locali degli Spacci (dove si poteva comperare, soltanto tramite il personale 'interno', un televisore a colori o una macchina fotografica alla metà di quanto veniva venduto fuori, con grande scorno e vive lamentele dei commercianti di Napoli, sempre inascoltate). Anche a Nisida, isoletta dell'ex- Accademia ora congiunta alla terraferma da un istmo artificiale, tutto appariva calmo e tranquillo e sul cocuzzolo dell'Accademia dell'Aeronautica Militare nessun movimento particolare attirava la sua attenzione, a parte gli Allievi che andavano su e giù di corsa per i piazzali, anche se non ce n'era particolare bisogno.
Restava da visitare la Solfatara di Pozzuoli ed infine il tratto di strada che conduceva all'inizio della Tangenziale di Napoli ed al circuito ippico di Agnano. Veniva di mano, dopo l'Accademia, lo stradello d'ingresso a destra della Solfatara e perciò condusse la Panda in quella direzione, avendo cura di non sballottare troppo la delicata strumentazione di cui era dotata: una piccozza da VVF, un casco di plastica gialla, due contenitori di plastica bianchi per i campioni solidi con coperchio trasparente per vedere che cosa contenevano, due bottiglie di plastica trasparente per i campioni liquidi, un paio di stivali di gomma taglia 46, una scatola di guanti di lattice taglia universale, una confezione di sei pacchetti di fazzolettini di carta, due blocchetti notes di carta quadrettata e due penne biro, una rossa ed una nera.
Questo passava il convento, pensava P.C., facendo mentalmente l'inventario di tutto quel materiale 'pregiato' di cui ora era responsabile verso il CNR.
VI
Ciro aveva mostrato il sasso bicolore a Marisa, che non si era interessata più di tanto, ma che anzi aveva brontolato perché il marito si era sporcato le scarpe di quella fanghiglia celeste che poi lei e soltanto lei avrebbe dovuto ripulire, non lui, quello zozzone, che non guardava dove metteva i piedi. E aveva sporcato anche lo zerbino e il pavimento? Sicuramente!, no? Che si credeva lui, che lei era la serva? E buttasse via quel sasso del cavolo, ché lei non lo voleva in casa 'corpo di Bacco' (l'espressione vera era decisamente più colorita).
Ciro si ammosciò subito e il suo interesse per quella anomalia bicolore decrebbe al punto che uscì fuori casa, con una solida bestemmia, e tirò il sasso lontano dalla sua porta, verso la guardiola delle Guide. A proposito, dove erano? Avrebbero già dovuto essere presenti, almeno una sulle tre previste giornalmente (ma un paio erano di sicuro 'in malat...
Indice dei contenuti
- Copyright:
- Stellaria eBooks - 1
- Prefazione
- Preliminare a La pietra celeste
- La pietra celeste
- (Stannato di cobalto)
- Amico, amico.
- Preliminare a
- Missione San Piovanante
- Missione San Piovanante
- Preliminare a Il Viaggio
- Il viaggio
- Preliminare a Tesina-discorso di laurea di Eugenio
- Tesina-discorso di Laurea di Eugenio
- Preliminare a Caia Legio XII
- Caia Legio XII