Modalità di gestione del fenomeno multiculturale nella scuola italiana: brevi riflessioni e alcune proposte
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Modalità di gestione del fenomeno multiculturale nella scuola italiana: brevi riflessioni e alcune proposte

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Modalità di gestione del fenomeno multiculturale nella scuola italiana: brevi riflessioni e alcune proposte

Informazioni su questo libro

Saggio tratto dal volume 2 de "Quaderni del Master in Immigrazione, genere, modelli familiari e strategie di integrazione". In esso, l'autrice indaga sulle diverse declinazioni del concetto di cultura e su come la scuola debba affrontare il multiculturalismo della società odierna.

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Informazioni

Modalità di gestione del fenomeno multiculturale nella scuola italiana:
brevi riflessioni e alcune proposte
di Claudia Bianca Ceffa

Introduzione

Nel corso del ventesimo secolo la composizione della società italiana ha conosciuto importanti mutazioni: da una condizione di generale impoverimento numerico della popolazione autoctona dovuto ai conflitti mondiali e al processo di emigrazione verso nazioni più promettenti da un punto di vista lavorativo, si è passati a partire dagli anni ‘70 del secolo scorso ed in conseguenza del boom economico di quel periodo, ad un notevole incremento demografico dovuto anche all’arrivo di un sempre crescente numero di stranieri spinti da motivazioni occupazionali, provenienti dai Paesi delle sponde del Sud Mediterraneo e dall’Europa dell’Est.
Contrariamente quindi a quanto verificatosi fino alla prima metà del secolo scorso, l’Italia insieme agli Stati di Grecia e Spagna è diventata terra privilegiata per l’immigrazione di soggetti desiderosi in un primo momento solo di trovare un impiego temporaneo e sufficientemente remunerativo da consentire in tempi brevi un ritorno alla patria d’origine mentre, in un secondo tempo di mettere stabilmente radici attraverso i ricongiungimenti e la creazione di nuovi nuclei familiari.
Nell’arco di una trentina d’anni la trama del tessuto sociale italiano ha subìto un profondo ed irreversibile cambiamento, reso ancora più evidente dalla comparsa di seconde e terze generazioni di immigrati i quali, portatori di proprie tradizioni e culture, considerano il nostro Paese come il solo ed unico contesto di vita, rivolgendo dunque il proprio interesse alla conquista di un riconoscimento ufficiale del loro modus vivendi.
Lo stabilizzarsi dell’immigrazione, il ricongiungersi delle famiglie, la costituzione di aggregazioni comunitarie e la riorganizzazione territoriale della convivenza sono tutti fenomeni che, nell’insieme, hanno determinato negli immigrati «precise richieste di riconoscimento giuridico di esigenze riconducibili alla propria identità culturale e religiosa, quali elementi di visibilità della loro presenza nella comunità e nella cultura di origine»1: non stupisce quindi che a fare da contraltare al processo di globalizzazione sia stata una vera e propria lotta per la rivendicazione delle propria diversità che raggiunge il picco, molto spesso, sul piano religioso e culturale.
Il fenomeno migratorio mostra con evidenza il suo carattere permanente e non riassorbibile, presentandosi come una nuova dimensione della realtà «destinata a pesare sulle forme della convivenza e sulla produzione delle regole di organizzazione»2.
Il meccanismo di immigrazione ed insediamento così descritto ha portato le istituzioni a porsi seriamente l’interrogativo sul come garantire un reale processo di inclusione delle comunità immigrate nel tessuto sociale e di come condurre tale operazione mediante i criteri della tolleranza e della laicità intesa, oltre che naturalmente come principio cardine sul quale si è costruito l’intero ordinamento giuridico italiano, come diritto alla differenza.
Trattando delle difficoltà incontrate nell’epoca contemporanea dalle istituzioni politiche e dai tecnici del diritto nella ricerca di un equilibrio orientato ad una corretta sintesi delle istanze della collettività, è impossibile non far riferimento al ritorno delle religioni nella sfera pubblica, tratto caratteristico di quel ben più grande e noto fenomeno conosciuto con il nome di “post-secolarismo”.
Con questa espressione si intende comunemente indicare un ritorno in termini di valore dei sentimenti religiosi della società come principale conseguenza non solo di quelle esigenze identitarie di carattere collettivo appena indicate, ma anche delle più sentite questioni morali collegate alle problematiche bioetiche proprie del nostro tempo, le quali fanno apparire la religione come un rimedio sempre più efficace alla crisi etica.
Come osservato dal filosofo Jürgen Habermas «la coscienza pubblica europea può essere descritta come una società post secolare in quanto, almeno per il momento, essa accetta il persistere di comunità religiose entro un orizzonte sempre più secolarizzato»3.
Nonostante le chiese e le comunità confessionali a causa del progressivo differenziarsi dei sistemi sociali abbiano sofferto una privatizzazione ed una individualizzazione della pratica religiosa, riducendosi alla loro funzione pastorale, le religioni appaiono ultimamente avere all’interno della sfera pubblica statale una sempre crescente influenza.
Come notato ancora da Habermas, in una società così ideologicamente plurale e sempre più divisa da conflitti valoriali che richiedono soluzioni legislative, le comunità religiose assumono nella vita politica un ruolo di intermediazione e di interpretazione delle esigenze delle popolazioni che ad esse fanno riferimento, rappresentando un’eccezionale strumento di incanalamento dell’opinione pubblica.
In tutti in Paesi europei le strutture statali e le società civili secolarizzate sono confrontate con una sempre crescente convivenza pluralistica di più confessioni religiose e la politica, nello sforzo finalizzato alla ricerca di un ordine teso al bene comune, oscilla fra due distinte soluzioni giuridiche.
Da un lato un primo approccio multiculturale che, dando luogo ad una politica identitaria, tende ad adeguare il sistema giuridico alle pretese di uguale trattamento avanzate dalle minoranze religiose; dall’altro un approccio secolarista, teso verso un’inclusione cultur-blind4 (culturalmente daltonica) di tutti i cittadini, nella prospettiva di una politica che rifiuta la creazione di quei diritti culturali, inquadrati come i principali responsabili della formazione di società parallele, in cui viene fornita una tutela così specifica ai gruppi etnico-confessionali da mettere a repentaglio il diritto dei singoli membri di quegli stessi gruppi di scegliersi un proprio diverso modello di vita.
Nel solco della fondamentale domanda «se la tutela dell’identità culturale debba precedere le garanzie dell’inclusione civica o viceversa»5, si inserisce il tema della scuola e del settore dell’istruzione in generale, comunemente interpretati come contesti privilegiati di superamento e comprensione delle differenze etniche, culturali e religiose.
Se la cultura, (dal latino colere, coltivare) può comunemente essere inquadrata come la somma di determinate peculiarità che tratteggiano una comunità, quali ad esempio la lingua, la religione, la storia comune, allora l’identità culturale deve essere letta come il risultato soggettivo di una proiezione percettiva.
Nella nozione di identità culturale però convivono due diverse anime, quella dell’appartenenza e quella della distinzione: così, come in virtù di una data identità culturale, è possibile riconoscere un nostro simile, allo stesso modo lo è individuare l’estraneo con le sue differenze.

1. Multiculturalismo e rispetto dei diritti fondamentali

La società italiana, come più in generale quella europea, negli ultimi anni ha affrontato e continua ad affrontare importanti cambiamenti culturali in conseguenza degli imponenti fenomeni migratori che, da alcuni decenni e sempre con maggiore intensità, stanno interessando l’area geografica occidentale.
Queste migrazioni hanno dato inizio ad una radicale trasformazione dei contesti sociali ed istituzionali in cui quotidianamente si svolge la vita in comune, importando nuove religioni, culture ed abitudini delle quali la società europea aveva avuto fino a quel mome...

Indice dei contenuti

  1. Colophon
  2. Master in Immigrazione, genere, modelli familiari e strategie di integrazione
  3. Modalità di gestione del fenomeno multiculturale nella scuola italiana
  4. Presentazione del Master