Recuperanti di ieri e di oggi
eBook - ePub

Recuperanti di ieri e di oggi

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Recuperanti di ieri e di oggi

Informazioni su questo libro

Nel 1919 non si era ancora spenta l'eco delle esplosioni che già un nuovo contingente, senza uniformi, prendeva possesso di trincee e baraccamenti abbandonati dal nemico in ritirata. I protagonisti degli assalti e contrattacchi all'arma bianca non c'erano più, smobilitati quasi tutti, costretti ora a curarsi le ferite o scioperare lungo le vie cittadine. Bisognava inventarsi lavori nuovi, magari scomodi e pericolosi, purché adatti a superare le ristrettezze della recessione economica. Nasceva così nelle province in prossimità del'ex fronte la figura del Recuperante fatta di temerari, di esperti in disinnesco, profondi conoscitori di fatti bellici legati ad un territorio, quello di Alpi e Prealpi, dallo Stelvio al mare, che ancor oggi mostra le tragiche ferite della Grande Guerra.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Recuperanti di ieri e di oggi di Alessandro Gualtieri,Giovanni Dalle Fusine in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Storia e Prima guerra mondiale. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Ledizioni
Anno
2012
eBook ISBN
9788867050352
Argomento
Storia

Appendice 1

La Bonifica dei Campi Minati oggi

A cura del Brigadier Generale
Antonio Torregrossa
già Capo Sezione B.C.M. della
6a Direzione Genio Militare

Appunto sull’attività illecita dei «recuperanti» degli ordigni esplosivi residuati bellici

È ancora abbastanza frequente il rinvenimento dei più disparati ordigni bellici sganciati da aerei, lanciati con i mezzi più diversi, oppure abbandonati dai belligeranti in attacchi e ripiegamenti avvenuti durante il secolo scorso, buona parte di quelli tuttora inesplosi risultano sempre pronti a manifestare lo scopo perverso per cui furono costruiti. Queste trappole, nonostante migliaia d’interventi, ancora giacciono negli alvei dei fiumi, sui fondali dei laghi e del mare ed ancora infestano i terreni dei fronti a varie profondità.
Oggi, in Italia sono casi che si concludono, di norma, positivamente, anche se mi è difficile dimenticare l’incidente occorso a tre colleghi artiglieri di Piacenza che, coinvolti nello scoppio di un ordigno in via di disattivazione, trovarono la morte il 2 giugno 1995, festa della Repubblica.
Dopo più di mezzo secolo siamo quindi tuttora testimoni di fatti che, pur meritando la massima attenzione da parte dei media, vengono di solito appena accennati sulla stampa locale e, se qualche volta si concludono con la perdita di vite umane, allora passa un flash al telegiornale. Di norma l’evento «merita» qualche commento, più per lo scalpore destato dalla necessità di sgomberare una vasta area con l’intervento in forze degli organi preposti e soprattutto dei politici pronti a rilasciare interviste sui tempi necessari perché tutto torni alla normalità: il tutto ricorda una sagra paesana.
Questi ordigni si ritrovano ancora sparsi senza alcuna disposizione logica se si costruiscono strade, ferrovie ed edifici pubblici e privati; di solito però sono rinvenute da «collezionisti». É mia intenzione proferire un breve ragionamento sull’attività di questi «appassionati» che genericamente si possono definire: «recuperanti». Essi, in possesso di un apparato di ricerca detenuto legittimamente, vantano un’indiscussa capacità nel ricercare e rinvenire «ricordi» bellici di ogni genere e tipo; molti collezionano elmetti, piastrine, medaglie ed altri oggetti comunque usati dai militari delle diverse nazionalità che hanno percorso l’Italia, facendone, a volte, anche commercio. La maggioranza, rinvenuta la massa ferrosa, scava con la massima cautela, si accerta della natura dell’oggetto e, qualora anche solo supponga che possa trattarsi di un ordigno esplosivo, avverte le Autorità di Polizia Giudiziaria che attivano gli organi dell’Esercito preposti alla bonifica. Esistono quindi delle Associazioni benemerite che, pur coltivando l’hobby della ricerca, sono formate da soci molto sensibilizzati sull’argomento, che hanno frequentato ed ascoltato del personale esperto ed abilitato. Le conoscenze che vantano su questi oggetti, servono a riconoscerli con facilità contribuendo con la loro attività, alla segnalazione di queste presenze all’Autorità competente.
Di contro e sempre più di frequente, nonostante i numerosi incidenti, esistono appassionati che, millantando profonde conoscenze spesso inesistenti di manufatti esplosivi, raccolgono ogni cosa, animati dalle più singolari motivazioni tra le quali spicca quella di creare «musei anche nel garage di casa», che diventano dei veri «depositi artigianali». Per fare ciò, maneggiano, raccolgono e trasportano i reperti, controllano l’esistenza delle spolette che servono a procurare lo scoppio, li puliscono, li aprono e li svuotano. In realtà non rischiano solo di persona, ma mettono a repentaglio la vita dei vicini e, il tutto, in barba alle leggi vigenti e a quella logica che dovrebbe far parte delle conoscenze di qualsiasi maggiorenne in possesso di scheda elettorale.
Il Legislatore aveva previsto tutto ciò e ritenendo assolutamente inopportuno lasciare ai privati cittadini la facoltà di detenere dei residuati bellici rinvenuti, disciplinò la materia ed emanò precise disposizioni e diverse Leggi sull’argomento: la n. 497 del 14 ottobre 1974; la n. 110 del 15 aprile 1975 (G.U. n. 105 del 21.04.1975). Giova ricordare che la sopraccitata 497 ha modificato molti articoli della precedente Legge n. 895 del 2 ottobre 1967 e che l’articolo 9 della medesima, integralmente recita: Chiunque illegalmente detiene a qualsiasi titolo le armi o parti di esse, le munizioni, gli esplosivi, gli aggressivi chimici e i congegni indicati nell’articolo precedente (chiunque senza licenza dell’Autorità detenga armi da guerra o tipo guerra, o parti di esse, atte all’impiego, munizioni da guerra, esplosivi d’ogni genere, aggressivi chimici o altri congegni micidiali, ovvero ne fa raccolta...) é punito con la reclusione e con sanzioni amministrative. Legge di norma disattesa che, come mi disse un «cercante» interessato, non può senz'altro comprendere bossoli, proiettili vecchi ed ammuffiti (!), bombe a mano senza linguetta, materiale arrugginito ed inutilizzabile per l’impiego bellico; solo involucri insomma!
image
Alta Val di Sole - Cima Cocchiole. Imprudente maneggiamento di un proiettile d’artiglieria ad opera di alcuni escursionisti in alta montagna. I movimenti del terreno dovuti a frane e slavine spesso riportano alla luce le vestigia della Grande Guerra, tutto bene finché ci si limita a documentare l’evento con una foto ricordo, tuttavia è bene aver presente l’alto rischio che questi oggetti racchiudono in sé a tanti anni dal loro impiego sul fronte. L’instabilità dell’esplosivo contenuto all’interno dello spesso involucro e gli sbalzi termici rilevabili a queste altitudini consigliano di guardarsi bene dal toccare i materiali abbandonati sul terreno.
image
Adamello, ghiacciaio Pian di Neve. Granate in calibro 75 mm. rinvenute vicino al rifugio Caduti dell'Adamello.
Si noti la presenza dei resti delle casse in legno con cui le munizioni per i cannoni venivano inviate alle batteria per mezzo di ardite teleferiche. Nonostante anche questa zona sia stata battuta dai recuperanti, tanto tra le guerre quando dai cercatori moderni, gli ordigni risultano ancora abbandonati e facilmente reperibili sul terreno, ciò è da imputarsi alle difficoltà di un loro trasporto a valle e dal fatto che ad ogni estate il ritiro del ghiacciaio riporta alla luce tonnellate di materiale utilizzato in lunghi mesi di battaglie.
Gli Organi di P.G., preposti a reprimere e contenere questo fenomeno, sono incappati in «specialisti» che hanno cercato di dimostrare l’innocuità degli oggetti rinvenuti asserendo che avevano esaurito negli anni, la loro capacità offensiva che, in ultima analisi, si trattava di un’attività di svago all’aria aperta effettuato nelle ore dedicate al tempo libero.
Ecco perché la mia voce, la voce di un «bonificatore» che ha rischiato per anni la sua integrità fisica per salvaguardare la conservazione delle cose e l’incolumità delle persone, fa appello a tutte le persone di buon senso.
Tutti gli ordigni residuati bellici, anche risalenti alla 1a Guerra Mondiale, presentano una più elevata pericolosità proprio perché sembrano vecchi, arrugginiti, degradati; infatti, il tempo e gli agenti naturali ne hanno potenziato la sensibilità elevandone l’instabilità chimica, fisica e meccanica. L’esplosivo contenuto negli involucri é di norma tritolo che è definito «sordo» per sua natura, perché necessita di un detonatore molto sensibile che, se presente e manipolato imprudentemente, innesca l’inevitabile esplosione con tragiche conseguenze.
Esistono anche «sostanze» che possono creare incidenti autonomamente. Ricordiamo, fra gli altri, il «Fulminato di mercurio»o gli effetti dell’acido picrico al quale è sufficiente una scintilla provocata dallo sfregamento di oggetto ferroso per farlo esplodere, oppure il fosforo che, al contatto con l’aria, brucia fino alla consunzione; personalmente ne ho visto cadere una goccia che, perforata la scarpa di un operatore, gli ha trapassato il piede e scavato la suola.
Gli «eventi imprevisti ed imprevedibili»: questa definizione, nata stranamente nel momento in cui si sono approfondite e puntualizzate le norme sulla sicurezza, ha fatto si che, di fatto, fosse considerata «caducata» per vetustà la norma di legge che é ancora in vigore e che riguarda la bonifica dei campi minati intendendo con questa dizione la «bonifica» di ogni tipo di ordigno bellico interrato che è, ad ogni effetto, simile ad una mina (involucro, esplosivo, innesco, detonatore, etc.).

Perché evento imprevisto ed imprevedibile?

Si conoscono con precisione tutte le zone che hanno subito i nefasti effetti dell’ultimo conflitto mondiale, per i bombardamenti aerei, navali, la presenza di campi minati, le aree in corrispondenza delle linee ove il fronte si é fermato, le battaglie dei fiumi e quelle avvenute in ogni luogo che offriva una valida linea di difesa e resistenza alle truppe in ritirata: i ponti e le strade minati e nelle quali ancora si possono trovare i cosiddetti «fornelli da mina». Chiaramente queste zone sono ancora ad alto rischio, perché alla fine della guerra e negli anni successivi, nonostante le perdite di vite umane tra gli addetti alla bonifica ed i milioni di reperti rinvenuti, non esistevano le strumentazioni sofisticate e tecnicamente valide che oggi l’industria può fornire agli operatori.
Potrebbe quindi catalogarsi come evento imprevisto ed imprevedibile il rinvenimento di reperti esplosivi in luoghi che pur non essendo stati interessati direttamente dagli eventi bellici, hanno subito gli effetti nefasti derivanti dal passaggio delle opposte fazioni belligeranti. In sintesi, confermata l’attuale validità del D. L. Lgt 320/46, é evidente che la bonifica é un compito istituzionale per le Forze Armate. Ciò deriva da alcuni principi che dovrebbero forse trovare chiarimento e conforto da parte di chi ha il potere di decidere.
In termini semplici e brevemente si tratta di questo: l’infestazione bellica é conseguente alla formale dichiarazione di guerra che il governo legittimo ha dichiarato; l’allora nemico, legittimamente, ha colpito il territorio nazionale con ogni tipo di ordigno bellico e quindi la responsabilità di tali presenze é dello Stato che ha dichiarato la guerra e che ha legittimato il nemico ad usare le armi sul nostro Paese, per cui la responsabilità dell’inquinamento bellico é da ascrivere allo Stato Italiano ed a lui e, solo a lui, compete l’eliminazione di tali presenze ed il risarcimento dei danni prodotti (i famosi danni di guerra).
Lo Stato ha dato mandato di provvedere per suo conto all’organismo che istituzionalmente è, o almeno era, l’unico che poteva maneggiare, detenere, trattare, eliminare, esplosivi bellici di qualsiasi tipo. Da ciò si evince che tutti gli esplosivi residuati bellici presenti sul territorio nazionale sono da considerarsi proprietà delle Forze Armate. Basterebbe questo per frenare l’attività, a questo punto chiaramente illegittima, dei cosiddetti «recuperanti». Mi pare un buon punto di partenza sul quale ancora argomentare!

L’infestazione delle mine e degli altri ordigni bellici esplosivi

a cura del Brigadier Generale
Antonio Torregrossa
già Capo Sezione B.C.M. della 6a Direzione Genio Militare
Cessati i combattimenti, il principale dei problemi da risolvere fu quello rappresentato dalle mine, dagli ordigni, da esplosivi ed altri residuati bellici. Questi, disposti nelle maniere più impensate e per le ragioni più disparate erano, in ogni modo, in grado di scoppiare al minimo urto e di distruggere tutto ciò che era nel loro raggio d'azione. Le bombe d'aereo inesplose, forse per la loro notevole dimensione, erano quelle che più prudentemente gli inesperti evitavano. Le granate ed i proietti il più delle volte, per il loro aspetto che ne indicava chiaramente la natura, erano trattate analogamente con prudente timore.
Le mine invece costituivano l'insidia più diretta e nociva perché, caparbiamente occultate e distribuite specialmente nei punti di più facile passaggio e percorrenza, distruggevano sia mezzi, sia macchine, sia uomini. La prevalenza delle persone umane che più soffriva per questo stato di cose, erano proprio i bambini e gli adolescenti i quali, per loro naturale curiosità ed innocenza, prima d'ogni altro ne restavano vittime; le mine, sovente, erano «organizzate» in campi minati, con trappole che, funzionando, distruggevano tutto. Per queste ragioni la situazione dei campi minati era tale da richiedere un'organizzazione di bonifica vasta ed urgente. L'impiego delle mine era stato largamente usato quale ostacolo attivo laddove si erano temuti sbarchi o si svolgevano azioni di resistenza con conseguente sosta, più o meno prolungata, da parte delle truppe operanti. Agli sbarramenti delle coste della Sicilia seguirono quelli della costa Calabra, delle teste di sbarco di Salerno e di Anzio, della linea «Gustav» sul Volturno e Garigliano, della linea «Hitler» a Cassino, quelli della Toscana e dell'Umbria e quelli della linea «Gotica» nelle Marche, nell'Emilia-Romagna, in Toscana ed in Liguria. A tal...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Titolo
  3. Colofon
  4. Indice capitoli
  5. Dedication
  6. Intervista - prefazione a Mario Rigoni Stern
  7. Introduzione
  8. Una guerra fatta di uomini e materiali
  9. Le armi della Grande Guerra
  10. Il cercametalli cos’è
  11. I recuperanti
  12. Recupero e commercio di materiale bellico
  13. Recuperanti di ieri
  14. Recuperanti di oggi
  15. Residuati bellici
  16. Appendice 1
  17. Appendice 2
  18. Conclusioni
  19. Fonti e bibliografia essenziale