Millard Meiss
eBook - ePub

Millard Meiss

Tra Connoisseurship, iconologia e Kulturgeschichte

  1. 369 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Millard Meiss

Tra Connoisseurship, iconologia e Kulturgeschichte

Informazioni su questo libro

Membro di quella prima generazione formatasi nell'età dell'oro della storia dell'arte americana tra gli anni Venti e Trenta, Millard Meiss (1904-1975) elaborò un originale e multiforme approccio metodologico. Da un lato, la scienza del conoscitore del primo maestro, Richard Offner, trovò applicazione nei saggi sul Trecento toscano, da FrancescoTraini al Camposanto di Pisa, alle contese tra Duccio e Cimabue, alla questione assisiate. Dall'altro, lo studio dei rapporti tra Italia e Fiandra e il loro incrocio nella miniatura francese fu, invece, stimolato dall'incontro con Panofsky, insieme a una riformulazione del proprio metodo ora orientato all'indagine del significato dell'opera. Un percorso che condusse Meiss ad approfondire le influenze del clima filosofico-religioso sulla produzione artistica nel celebre Pittura a Firenze e Siena dopo la Morte Nera, la cui problematica ricezione tra côté anglosassone e italiano offre lo spunto per una discussione sulla storia sociale dell'arte. A ciò si aggiunse una sensibilità per lo studio delle tecniche artistiche e i problemi di restauro tradotta nel diretto impegno di Meiss nei comitati per il recupero delle opere danneggiate dalla guerra (ACRIM) e, nuovamente, a soccorso del patrimonio fiorentino e veneziano dopo l'alluvione del 1966 (CRIA). Alcuni elementi utili per una riflessione sulla fortuna critica dello studioso, infine, emergono dalla ricostruzione dei suoi rapporti con gli storici dell'arte italiani, nel quadro dell'altrettanto difficile affermazione dell'iconologia in Italia.

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Informazioni

Editore
Ledizioni
Anno
2016
Print ISBN
9788867053704
eBook ISBN
9788867055678
Argomento
Arte
Categoria
Arte generale

Capitolo I

Due generazioni di Kennerschaft americana

1.1. Richard Offner: profilo di un conoscitore sui generis


«Dietro la scrivania ingombra di carte e di riproduzioni fotografiche, nel suo studio a New York dove andai a trovarlo il giorno dopo, Offner piccolo, secco, tra biondo e bianco, i baffi corti, la pipetta tra i denti, gli occhi scintillanti, elegante, nervoso, gentile, mi apparve come il genietto del mio destino. […] Col suo inglese cattivo e affascinante di ebreo, austriaco o alsaziano, dove comunque c’erano e gutturali germaniche e la erre francese, il piccolo vecchio magro mi caricò allora di commissioni personali»1.

Richard Offner, evocato nel ricordo letterario di Mario Soldati, nacque a Vienna da una famiglia ebrea e si trasferì a New York nel 18912. Dopo aver studiato a Harvard (1909-1912), trascorse un periodo a Roma come borsista presso l’American Academy e nel 1914 completò il dottorato a Vienna accanto a Max Dvořák3 nello stesso periodo in cui si addottorò anche Frederick Antal4. Non fu tanto l’idea di storia dell’arte come storia dello spirito che Offner condivise con il proprio maestro, quanto i suoi studi sul Rätsel attributivo dei fratelli van Eyck che avrebbero stimolato in lui l’interesse per i problemi di Kennerschaft5. Poco tempo dopo, Offner iniziò la propria carriera universitaria, prima a Chicago dal 1915 al 1920 e poi Harvard, quindi nel 1923 entrò all’Institute of Fine Arts di New York, dove insegnò sino al 1961. In parallelo alla sua attività di docenza procedette negli studi scrivendo principalmente recensioni e articoli brevi6, fatta eccezione per il volume sui primitivi italiani nelle collezioni dell’Università di Yale e la raccolta di saggi Studies in Florentine Painting, entrambi usciti nel 1927. Nel 1939, sollecitato dalla mostra fiorentina su Giotto, scrisse l’articolo Giotto, Non-Giotto, con il quale riaprì una lunga diatriba attributiva sull’autografia giottesca del ciclo di Assisi, rispetto alla quale assunse una posizione negazionista in linea con la maggior parte della critica anglosassone7. Dal 1925 intraprese brevi ma frequenti soggiorni a Firenze, dove finì per stabilirsi definitivamente per essere a contatto con le opere che stava studiando per il Corpus of Florentine Painting, cui lavorò dal 1931 fino alla morte. Questo monumentale tributo alla connoisseurship applicata allo studio dei primitivi fiorentini, originariamente previsto in trenta tomi, di cui Offner riuscì a supervisionare la pubblicazione dei primi undici, costituisce il suo maggior contributo8; nonostante il conoscitore di origine viennese avesse preannunciato di voler scrivere ancora su Giotto, dopo la guerra si tenne lontano dalle dispute attribuzionistiche, forse perché, come ha suggerito Ladis, negli anni Cinquanta la connoisseurship negli Stati Uniti aveva lasciato il campo a una linea metodologica più “accessibile” rappresentata da Panofsky, Meiss e Pope-Hennessy9.
Fu dunque all’Institute of Fine Arts di New York, nel momento in cui stava per diventare il fronte più innovativo della storia dell’arte europea e americana, che Meiss completò la propria formazione dal 1929, conseguendo nel 1931, sotto la guida di Offner, il Master of Arts con una tesi su Ugolino Lorenzetti e nel 1933 il dottorato con una ricerca su Francesco Traini e gli affreschi del Camposanto di Pisa10.


1.2. Offner e Berenson, i due cartografi

Bruce Cole definì i celebri connoisseurs americani Richard Offner e Bernard Berenson due «cartographers» che mapparono territori inesplorati, il primo ricostruendo lo stile e il corpus di artisti sconosciuti del Trecento e il secondo distinguendo le personalità artistiche del Quattro e Cinquecento11. Entrambi alumni di Harvard, l’«artbishop» di Firenze – come Panofsky lo aveva soprannominato12 – si era laureato con Charles E. Norton nel 1887, ma non ricoprì, al contrario di Offner, cariche accademiche, preferendo lavorare per i collezionisti e il mercato e coltivare i propri studi nella residenza fiorentina de I Tatti, che divenne un cenacolo culturale frequentato da studiosi e letterati, per essere poi legata, com’è noto, alla propria alma mater dopo la morte13.
Se negli anni Venti Offner fu un assiduo frequentatore della Villa I Tatti e tra i due studiosi non mancò una sodale collaborazione, il clima mutò quando l’austriaco contestò apertamente alcune attribuzioni del collega14. Offner, infatti, sconfessò le identificazioni di alcune opere di primitivi italiani di collezioni americane esposte nel 1924 nella galleria newyorkese di Joseph Duveen, partner in affari di Berenson15. Un Cimabue era stato ridotto a “scuola di”, un Bernardo Daddi respinto ad “anonimo giottesco” e veniva denunciato un «inadmissible» Fra Angelico16. Inoltre, una Vergine e Bambino da Berenson definita «l’opera più emozionate di Verrocchio, al cui cospetto mi sento come se guardassi i Colossi d’Egitto»17 si era rivelata essere un falso, dopo che Offner aveva pubblicato un quadro pressoché identico conservato al Kaiser Friedrich Museum di Berlino18. Benché Berenson in seguito convenisse con Offner sulla Madonna verrochiesca19, questo episodo decretò la fine dell’amicizia tra i due studiosi, nonostante le «handsome amends» fatte dall’austriaco in Studies in Florentine Painting20. Come testimoniato da John Pope-Hennessy, Berenson nutrì un forte risentimento per oltre due decenni, a tal punto da rendere difficile il mantenere rapporti con entrambi i conoscitori21. Negli anni Cinquanta tuttavia ogni dissapore sembrava appianato e il biografo di Berenson, Samuels, ricordò la presenza di Offner alla biblioteca de I Tatti nel 195422; ancora, Pope-Hennessy raccontò che nel 1957 i due si incontrarono e Offner gli fece i complimenti per il libro su Lotto, che ‘BB’ ricambiò congratulandosi per la scoperta del Maestro di San Martino della Palma e sentenziando, con la sua tipica ironia, «s’invecchia male»23. D’altronde quegli anni dovettero costitui...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Indice
  3. Introduzione
  4. Ringraziamenti
  5. Abbreviazioni
  6. 1. Due generazioni di Kennerschaft americana
  7. 2. L’altra faccia della luna: l’iconologia di Erwin Panofsky
  8. 3. Kulturgeschichte o storia sociale dell’arte?
  9. 4. Tutela, restauro e studio delle tecniche
  10. 5. ‘Meiss-fortunes’ italiane
  11. Regesto bibliografico di Millard Meiss
  12. Bibliografia generale
  13. Indice dei nomi