Conoscenza tacita e conoscenza esplicita
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Conoscenza tacita e conoscenza esplicita

  1. 232 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Conoscenza tacita e conoscenza esplicita

Informazioni su questo libro

Questo libro sul rapporto tra conoscenza tacita e conoscenza esplicitata - che si inserisce in un programma di studio diretto da Alberto Marradi e ispirato al concetto di conoscenza tacita, valorizzato nella seconda metà del Novecento da Michael Polanyi - tende a evidenziare il fatto che l'uomo della strada non ha un'idea chiara e distinta nemmeno degli oggetti più elementari della sua vita quotidiana, o quanto meno non si mostra in grado di esplicitare la sua conoscenza a proposito di semplici oggetti sia tangibili (sedia e lampada) sia non tangibili (bugia). La conoscenza tacita che gli umani accumulano su questi semplici oggetti è assai più ricca e articolata di quanto essi non riescano ad esplicitare verbalmente.

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Informazioni

CAPITOLO 2
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COME SI È SVOLTA LA RICERCA

2.1. IL CAMPIONE
Ho intervistato un campione di 160 soggetti, stratificato rispetto alle proprietà sesso (80 maschi / 80 femmine), titolo di studio (80 istruiti / 80 non istruiti) e residenza (80 socializzati e abitanti in piccoli paesi della campagna maremmana22 / 80 socializzati e abitanti a Firenze). Per ‘non istruiti’ ho inteso soggetti con un titolo di studio pari o inferiore alla terza media, mentre ho considerato soggetti istruiti solo i laureati; ho quindi escluso la fascia intermedia dei diplomati al fine di differenziare nettamente i due gruppi. Inoltre ho cercato di differenziare al massimo gli intervistati quanto a età e condizione occupazionale.
Questa scelta permette di confrontare le diverse prestazioni di maschi / femmine; istruiti / non istruiti e individui residenti in paesi di campagna o grande città. Si possono inoltre operare confronti incrociati; ad esempio fra maschi istruiti maremmani e femmine istruite fiorentine o tra femmine non istruite fiorentine e maschi non istruiti maremmani.
Nella tabella 2.1 riporto le distribuzioni di frequenza di alcune variabili sociografiche fra i soggetti del mio campione.
Tabella. 2.1 - Alcune caratteristiche sociografiche degli intervistati: età e occupazione
fascia di etànumero di soggettioccupazionenumero di soggetti
21-29 26 dipendenti basso livello 35
30-39 51 dipendenti medio livello 31
40-49 37 semi-dipendenti medio livello 4
50-59 26 semi-dipendenti alto livello 21
60-7820indipendenti medio livello26
indipendenti alto livello23
casalinghe8
Studenti1
in attesa di prima occupazione5
pensionati6
2.2. LE SEDUTE COL FORMATO DEFINITIVO
I compiti di definizione, identificazione, classificazione e ri-definizione — differenziati per ciascun gruppo secondo la sequenza descritta nel paragrafo 1.5 — sono stati somministrati agli intervistati secondo un’alternanza congegnata al fine di evitare che la presentazione dei referenti secondo un ordine fisso (sedia poi lampada poi bugia) potesse influenzare le risposte. Ho quindi iniziato la fase di definizione (primo gruppo), di identificazione (terzo gruppo) e di classificazione (secondo e quarto gruppo) con le immagini di ‘sedie’ per un terzo dei soggetti, con le immagini di lampada per un terzo e con le frasi per il rimanente terzo 23 .
Ogni prova è stata accuratamente registrata e riascoltata in separata sede per rilevare i tempi di reazione, eventuali cambiamenti di opinione, commenti, ecc.
Per il primo e terzo gruppo24 , cui presentavo due volte le foto e leggevo due volte le frasi per le fasi di identificazione e/o classificazione, le interviste duravano in media 45 minuti. Invece le interviste del secondo e del quarto25 gruppo duravano mezz’ora circa, in quanto mancava in entrambi i casi la fase di identificazione.
Ogni intervista iniziava con qualche domanda relativa alle caratteristiche sociografiche del soggetto: nome e cognome (tutti eccetto un’intervistata fiorentina non istruita hanno acconsentito senza fare storie a dire e a far registrare il loro nome); titolo di studio; luogo di residenza (fino a 15 anni, dai 15 ai 25 anni e dai 25 anni al momento dell’intervista26); professione. Lo scopo, come già detto, era rilevare proprietà importanti (su cui si baserà il confronto delle diverse prestazioni) e mettere a proprio agio gli intervistati.
I soggetti dei primi due gruppi hanno affrontato la fase di definizione all’inizio della seduta (per gli altri gruppi questa fase non era prevista). Essa veniva introdotta con questa frase:
“Le chiedo di darmi una definizione di ‘sedia’ / ‘lampada’ / ‘bugia’ come potrebbe esserci in un vocabolario. Può usare carta e penna. Ha circa un minuto di tempo per pensare”.
Se il soggetto tendeva a dare una definizione fatta solo di esempi aggiungevo:
“Una definizione secca e precisa; senza esempi”
Nella fase di identificazione,in cui la risposta poteva solo essere un sì o un no (per una descrizione dettagliata vedi par. 1.4), se il soggetto si attardava lo invitavo a non pensarci troppo; in ogni caso ho rilevato solo la prima risposta.
La fase di classificazione prevedeva di presentare 11 fotografie di sedie27 ; 10 fotografie di lampade28 e 12 frasi29 .
Questa fase — ricordo che chiedevo agli intervistati di scegliere tra la gamma di alternative da me proposte (vedi par, 1.4) il nome che di solito usavano per chiamare ogni immagine raffigurata nelle foto e ogni frase udita — veniva introdotta così:
“Prima le chiedevo di dirmi se l’oggetto era o non era una sedia / lampada e se la frase era o non era una bugia. Adesso invece le lascio più libertà. Parlando con gli amici, come chiameresti l’oggetto ritratto nella foto e la frase che ti leggo?”.
Nella fase di ri-definizione chiedevo infine al soggetto di definire di nuovo il termine ‘sedia’, il termine ‘lampada’ e il termine ‘bugia’ alla luce del suo comportamento in fase di identificazione e/o classificazione, premettendo:
“Forse avrà notato che le capitava di chiamare ‘sedia’, ‘lampada’ e ‘bugia’ oggetti / frasi che invece non rientravano nella usa definizione e viceversa. Vorrei quindi che lei cercasse di ripensare la sua definizione alla luce degli oggetti / frasi che ha chiamato sedie / lampade / bugia. Può usare carta e matita. Ha circa un minuto di tempo”.
In questo modo inducevo gli intervistati a fare uso delle loro facoltà di elaborazione concettuale per dare la migliore immagine di sé.
2.3. IL COMPORTAMENTO DEI SOGGETTI DURANTE LA SEDUTA
La maggior parte dei soggetti residenti in Maremma da me intervistati erano persone conosciute o presentatemi da amici e conoscenti. I soggetti fiorentini erano amici; amici di amici; oppure persone fermate per strada a cui spiegavo chi ero, cosa stavo facendo e chiedevo di concedermi l’intervista, che si è svolta poi in luoghi tranquilli. Le risposte sono state quasi tutte positive, anche se è stato difficile trovare fiorentini (soprattutto le donne) con la sola licenza media e maremmani laureati.
In linea generale, la mia ricerca ha provocato reazioni di sorpresa, anche se le reazioni dei soggetti sono state differenti a seconda del livello culturale. Molti soggetti con un livello culturale basso mi hanno domandato a che serviva; alcuni hanno mostrato sufficienza, altri soggezione e timore di non essere in grado di rispondere. Li ho incoraggiati rassicurandoli e cercando di metterli a loro agio. I soggetti con un titolo di studio più alto, e fra questi in modo particolare le donne, sono invece stati per la maggior parte entusiasti del gioco. Non ho rilevato differenze nei tempi di reazione tra inte...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Copyright
  3. Indice
  4. Introduzione
  5. Conoscenza Tacita e Conoscenza Esplicita: Una Ricerca Cognitivista
  6. Come si è Svolta la Ricerca
  7. Varietà Delle Definizioni
  8. I Risultati Della Ricerca sul Concetto di Sedia
  9. I Risultati Della Ricerca sul Concetto di Lampada
  10. I Risultati Della Ricerca sul Concetto di Bugia
  11. Il Cuore del Problema
  12. Genere, Tipi di Comune di Residenza Elivello di Istruzione Fanno Differenza?
  13. Conclusioni
  14. Bibliografia
  15. Indice Delle Tabelle