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Educatori senza frontiere
Diari di esperienze erranti.
- Italian
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- Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro
C'è chi vive l'educazione sulla propria pelle, rifuggendo le strade consuete, i tecnicismi, i progetti asettici, l'illusione e la vanità di avere tutto sotto controllo e la verità in tasca. Sono educatori che si alzano e si mettono in cammino, in atteggiamento di ascolto e rispetto per la realtà , per le persone che incontrano e per se stessi, animati da una forte tensione morale che diventa impegno appassionato. Il viaggio è la dimensione metaforica ed esistenziale che condensa questi ideali e la pedagogia itinerante è la loro declinazione educativa. Chi viaggia si muove tra spaesamento, curiosità , paradossi, continua ricerca di senso e di orientamento, condivisione, riconoscimento delle proprie debolezze e slancio verso il proprio dover essere. Il viaggio vero è spinta verso una realtà altra, che viene riscoperta non solo fuori, ma anche dentro di sé.
Il libro nasce dall'esperienza di Educatori senza Frontiere, associazione fondata da don Antonio Mazzi, impegnata da anni in progetti di volontariato internazionale in Africa e Sudamerica. Getta uno sguardo sull'avventura degli educatori erranti, ripercorsa attraverso lo strumento della scrittura. Il diario assolve, qui, le molteplici funzioni del fissare l'esperienza nella memoria, approfondirla, darle un senso con la parola, ma anche, e soprattutto, quella del raccoglimento come prendersi cura di sé e di testimonianza forte e partecipata di quanto visto e vissuto. Perché, come dice Terzani, «la storia esiste solo se qualcuno la racconta».
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Informazioni
Argomento
DidatticaCategoria
Biografie in ambito educativoParte prima
Storie di un metodo folle
Capitolo primo
Camminare il viaggio
Cristina Mazza
È una grande responsabilità quella di introdurre alla lettura di un libro scritto a «otto mani», con stili e pensieri così diversi tra loro, cercando di far comprendere al lettore che sapore ha l’esperienza che sta affrontando.
Non è sempre facile raccontare e raccontarsi, mettere su carta quello che si vuole comunicare senza cadere nella banalità . È un tentativo un po’ rischioso che spero porti positivi risultati, ma che, soprattutto, lasci quella sensazione di ricerca che non si conclude con la parola «fine» scritta all’ultima pagina.
Dall’idea, al sogno, all’avventura
Dal momento della sua costituzione (25 febbraio 2005) il lavoro di Educatori senza Frontiere-ESF si è basato sull’idea secondo la quale l’educazione è il potenziale irrinunciabile di ogni uomo e di ogni comunità . L’educazione è patrimonio spirituale e culturale di ogni popolo, è il talento che ogni uomo deve far fruttare nella consapevolezza di una ricchezza potenziale da spartire con gli altri. Non esiste e non può esistere una superiorità di alcuni uomini o di alcuni popoli su altri, soprattutto in campo educativo. Questo contrasterebbe con la natura stessa dell’evento educativo. ESF parte da una idea forte di uomo, di educazione e delle possibilità di quest’ultima. Si esprime in un movimento educativo, studia le problematiche pedagogiche dei «senza frontiere», interpreta i bisogni, le urgenze e le emergenze, interviene nello spirito di un’educazione che privilegia sempre la persona, la comunità , la cultura e le forme di educazione del luogo in cui opera. Gli educatori senza frontiere seminano ma non costruiscono.
Lo studio delle problematiche di ESF, l’interpretazione delle potenzialità degli educatori, la riflessione sui criteri di ulteriore arricchimento del movimento, le esperienze comuni di conoscenza delle realtà oggetto dell’intervento e la competenza nella elaborazione di progetti mirati sono le condizioni essenziali per contribuire alla identità di ESF, alla sua crescita e progressiva articolazione culturale e progettuale. La motivazione principale di ogni educatore ESF è quella di entrare nello spirito del movimento e di contribuire alla sua crescita culturale, interculturale e pedagogica.
ESF, nello spirito dell’educazione «senza frontiere», valorizza l’educazione esistente, all’interno della quale intende entrare con attenzione, con intenti di interpretazione e di comprensione per portarne alla luce la nota peculiare.
L’orizzonte di riferimento
Lo statuto di ESF stabilisce che l’associazione:
- promuove l’attenzione e la riflessione sui problemi dell’educazione dell’uomo, senza distinzione alcuna, per contribuire a favorirne il maggior sviluppo possibile;
- elabora idee e strategie per conoscere le realtà e le loro problematiche, le diversità e i loro valori, aiutando gli uomini e il loro ambiente a essere protagonisti dell’educazione e dello sviluppo;
- mira alla formazione di educatori disponibili e competenti a condividere i problemi in situazioni difficili e individua nell’educazione e nella promozione dell’uomo il fine e lo strumento dell’emancipazione e del riscatto;
- interviene in situazioni di emergenza, nelle quali l’educazione deve essere vitalizzata e impostata come ideale-criterio trainante dei progetti finalizzati a rendere persone e contesti protagonisti del loro sviluppo;
- promuove forme differenziate di intervento per favorire istruzione, formazione professionale, educazione all’identità e alla mondialità soprattutto nelle nuove generazioni;
- elabora strategie per la formazione di educatori nello spirito dei «senza frontiere»;
- collabora alla elaborazione di progetti improntati agli ideali di giustizia, solidarietà e sussidiarietà tra le persone e i popoli;
- valorizza l’esistente e, cogliendone le varie peculiarità , ne promuove le potenzialità educative nella consapevolezza che lo spirito dell’educazione senza frontiere è alla base di una sempre maggiore umanizzazione dei popoli e tra i popoli;
- non ha pedagogie da proporre, si pone al servizio degli altri per individuare nuove prospettive di sviluppo umano, sociale, civile e culturale e vede nello studio e nella cooperazione le condizioni della promozione della pace e della giustizia fra i popoli;
- fonda la propria testimonianza sulla partecipazione volontaria e sulla condivisione di ideali e progetti finalizzati al servizio degli altri.
Questi punti sono una sintesi di quanto elaborato in questi anni. Sono un orizzonte da interpretare e da innovare con l’esperienza, ma mai con la consapevolezza che l’esperienza sia scontata, fine a se stessa, qualcosa che si può ripetere in modo uguale.
Gli spazi e i tempi di intervento di educatori senza frontiere non sono necessariamente dettati dall’urgenza o dall’emergenza. Si privilegia l’intervento in situazioni nelle quali è stato avviato un attento studio, una conoscenza preliminare e una progettazione articolata delle varie azioni in una dimensione di globalità . Vengono elaborati progetti di intervento in campo nazionale e internazionale dove è richiesto il contributo di educatori che entrino in relazione con istituzioni, in rete con progetti in corso, scambiando esperienze, promuovendo, diffondendo e condividendo idee in una logica di condivisione.
Questo orizzonte costituisce alimento per gli educatori senza frontiere, i quali agiscono con fiducia ferma nell’educazione come un evento sinergico di mente-mano-cuore dal quale trarre forza e competenza per valorizzare le potenzialità educative dei singoli, delle comunità e dei gruppi. Quindi si interviene perché si crede nella possibilità dell’educazione integrale di tutti gli uomini e di ciascun uomo, cogliendo il problema e traducendolo in possibile evento educativo.
È importante sottolineare che solo attraverso un sinergico intervento di forze culturali, politiche, economiche, scientifiche e educative si possono aprire nuove vie per un cammino di impegno e di progetti mirati. La progettazione dell’intervento è strettamente connessa alla formazione, all’aggiornamento costante degli educatori e alla verifica dei loro interventi, che trovano il loro naturale contesto nell’approfondimento della filosofia di ESF, nello spirito di comunione degli educatori e nello spirito di collaborazione e di servizio che deve unire ESF alle persone e alle istituzioni con le quali entra in relazione, con l’obiettivo di diffondere e difendere la dignità degli esseri umani e dei popoli, la giustizia e la solidarietà .
Fondamentalmente «partire, permanere e ritornare» non sono solo le dimensioni del viaggio, ma incarnano anche la progettazione ESF a livello individuale: con il passare del tempo, facendo esperienze all’estero, la progettazione non diventa un automatismo, ma, sicuramente, si sviluppa una sorta di abitudine. Ragionando su queste dimensioni diventa naturale, quando si arriva in un qualsiasi posto, pensare che si deve attraversare una fase iniziale (di studio del contesto ambientale e culturale), una fase intermedia (di progettazione) e una fase di realizzazione.
Si parte, si permane e si ritorna
È arduo e difficile agire senza convivere nello spazio e nel tempo con le realtà con le quali si entra in contatto. Gli educatori sanno di vivere esperienze senza frontiere in terre straniere come stranieri e come persone che entrano nella dinamica tra chi arriva e chi accoglie, tra ospitato e ospitante, tra straniero e gente del luogo, tra chi viaggia e arriva con un progetto e chi attende o si trova davanti qualcuno con il quale salire su un nuovo treno e dare inizio a una nuova avventura.
La formazione va concepita in stretta relazione con le finalità , i contesti, i tempi, le strategie di intervento, le problematiche emergenti, l’urgenza di intervenire, l’opportunità di accostare argomenti e realtà nuovi. La sensibilizzazione è azione costante e trasversale a tutta l’attività formativa ed è centrata sulla pedagogia della testimonianza. Ciascun educatore è testimone e matura con il tempo la capacità di affermare, sostenere e farsi portavoce di ideali, progetti educativi ed esperienze vissute. La permanenza e l’erranza educativa sono anche l’occasione per scoprire qual è il livello formativo raggiunto: la formazione, elemento fondamentale, non è stanziale e non deve neanche essere un semplice susseguirsi di incontri, ma deve essere permanente e ricorrente, in grado di far emergere competenze, abilità e attitudini.
Attraverso la formazione si ritorna a ciò che si è, che si era e si scoprono le dimensioni del proprio «dover essere»: noi dobbiamo essere co-educatori, persone pronte sempre a rinnovarsi.
Anche se fisicamente si è fermi in un luogo, la nostra intenzionalità deve continuare a scavare e rimuovere intorno alla nostra educabilità e alla nostra povertà educativa, al fine di arricchirla sempre più. Le competenze, le abilità e le attitudini rappresentano un utile strumento da utilizzare per iniziare un lavoro che ha origine dentro di noi e tra di noi, per creare quella base di umiltà e discrezione che ci predispone all’ascolto. Educatori senza Frontiere non si può esimere dal formare i formatori, i quali potranno agire in Italia o all’estero, ma, in ogni caso, saranno diventati formatori di se stessi e degli altri.
Ogni esperienza nuova è una frontiera che cade.
Pulirsi le scarpe prima di entrare: la sacralità dell’altro
«Educare significa, allora, non fare più i conti con la realtà pur sublimata e dipinta con colori rasserenanti, bensì assumere l’evento possibile, e gradualmente inevitabile, di camminare con gli altri e per gli altri e di cogliersi parte costitutiva del sistema-evento e dell’opera di analisi e di sintesi» (Vico, 2005, p. 12).
Educare significa innanzitutto partire dalla persona e «la persona è relazione e quest’ultima non si accresce se l’interiorità di educatore e educando non vanno erranti per il mondo a cercarsi terreni sui quali rischiare, lottare, amare, condividere, con un ritorno creativo all’interiorità e con un arricchimento personalizzante per tutti» (Vico, don Mazzi e Ballarini, 2011, pp. 24-25).
Pulirsi le scarpe prima di entrare. L’altro è un luogo sacro, un santuario, un tabernacolo da non violare ma da rispettare. È necessario scuotere la polvere prima di entrare per non «insozzare» il luogo altrui, con molto rispetto e devozione. Bussando piano piano, chiedendo il permesso.
È importante prestare attenzione quando si introduce il concetto di persona e l’utilizzo non deve essere così scontato. Va continuamente ripescato, ripreso. Accompagna continuamente l’educatore nel corso del suo percorso, negli itinerari che si trova a vivere. Dal punto di vista dell’agire educativo, cosa può significare relazionarsi al soggetto educando inteso come persona?
Proponiamo quattro modalità che possono essere valide in ogni contesto educativo.
- L’essere persona si relaziona come essere in relazione con l’altro. L’essere che ho di fronte è una persona e va considerato in quanto tale, si relaziona con sé e con l’altro, in relazione all’altro e insieme all’altro.
- L’essere persona si relaziona come essere in sé. L’essere in sé caratterizza la persona come soggetto assolutamente distinto e singolare, fonte e sorgente di tutti i propri dinamismi. La persona, quindi, si appartiene: appartiene a se stessa e gestisce se stessa. Ciò permette di riconoscere al soggetto in quanto persona la sua specificità e interiorità .
- L’essere persona si relaziona in quanto essere per sé: si relaziona, cioè, rispetto a una realtà esterna, oggettiva. È una soggettività che si rapporta con una oggettività esterna e in questo relazionarsi non rimane chiusa in se stessa ma cerca un contatto con l’esterno.
- L’essere persona si relaziona «con». Questa connotazione dell’essere co...
Indice dei contenuti
- Gli autori
- Prefazione: Educare è allontanarsi dal consueto
- Parte prima: Storie di un metodo folle
- Bibliografia
- Seconda parte: Diario delle possibilitÃ