La nascita del teatro ebraico
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La nascita del teatro ebraico

Persone, testi e spettacoli dai primi esperimenti al 1948

  1. 272 pagine
  2. Italian
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La nascita del teatro ebraico

Persone, testi e spettacoli dai primi esperimenti al 1948

Informazioni su questo libro

Con questo volume dedicato al teatro ebraico dalle origini al 1948 si viene a colmare una grave lacuna della pubblicistica non solo italiana. Secondo un luogo comune assai diffuso, l'antropologia e la cultura ebraiche sarebbero caratterizzate da un interdetto assoluto nei confronti del teatro. Qui si dimostra ampiamente che un'attenzione nei confronti del teatro – o per meglio dire dell'espressione performativa – tanto intensa quanto peculiare abbia caratterizzato tutta la storia dell'ebraismo. Dall'episodio biblico di Ester alle rappresentazioni carnevalesche del Purim e poi, a partire dalla metà dell'Ottocento, al teatro yiddish, la cultura ebraica è stata costantemente in dialogo con le varie forme della teatralità, sia adattando ai propri scopi modelli delle culture nazionali sia elaborandone di propri.L'excursus di questo volume si ferma all'altezza del 1948, spartiacque di una storia diversa, quella del nuovo Stato d'Israele, uno dei più importanti "esperimenti di modernità" del XX e XXI secolo. Verso la fine di questa prima parte il teatro ebraico incrocia il proprio destino con quello del teatro yiddish. Qui si dà il caso singolare di una civiltà che si è espressa, al momento dell'ingresso nella modernità, in due sistemi teatrali molto differenti, a partire dalla lingua, e spesso in contrasto tra loro. Ed è proprio in questo momento che – nell'intreccio tra impresa sionista, recupero dell'antica lingua e costruzione identitaria dell'Ebreo Nuovo – prende vita il teatro nazionale di Israele.

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I. Teatri d’inchiostro:
drmmaturgia ebraica prima della rinascita

1. Dalla Bibbia ai purim-shpiln

«Un’idea fantastica che in nessun caso potrebbe divenire, qui e ora, realtà». Questo è il pensiero comune che Martin Buber si appresta a confutare quando, nel 1911, affronta le tre principali obiezioni mosse da chi ritiene improponibile l’idea di una scena teatrale ebraica: «1) Non abbiamo un pubblico. 2) Non abbiamo un repertorio. 3) Non abbiamo un capitale».1
Lo scetticismo, in quel momento, è tutt’altro che infondato; ma i risultati raggiunti nei decenni successivi proveranno che quell’idea fantastica poteva divenire realtà: già negli anni Venti il teatro ebraico è un fatto. Al momento della fondazione del moderno Stato d’Israele, nel 1948, è ormai una realtà consolidata che nessuno potrebbe più mettere in discussione: in quel momento, abbiamo un folto pubblico di parlanti ebraico, abbiamo un repertorio in ebraico composto sia da traduzioni che da testi originali, abbiamo compagnie professionali di attori che recitano in ebraico e diversi teatri che si apprestano a essere riconosciuti come istituzioni nazionali nel giovane Paese.
Gli sviluppi del teatro di Israele nel corso del XX secolo e il suo intreccio con la rinascita linguistica e nazionale verranno presentati più avanti. Prima è necessario intraprendere un breve viaggio alle origini del rapporto tra l’ebraico e il teatro per poi percorrere quattro secoli di scrittura drammatica in una lingua non parlata, illustrando una serie discontinua di tentativi nel contesto della storia ebraica in Europa.
Di teatro vero, vale a dire testi messi in scena da professionisti di fronte a un pubblico, in questa prima parte si vedrà poco o nulla. Com’è facilmente intuibile, prima del recupero dell’ebraico come lingua d’uso quotidiano e dell’affermazione dell’idea di Stato nazionale, semplicemente non esiste una scena ebraica. Pertanto, con poche eccezioni, gli autori presentati nei primi capitoli non sono persone di teatro: si tratta perlopiù di poeti e pensatori che occasionalmente si sono espressi attraverso la drammaturgia, producendo uno o più drammi concepiti come testi letterari piuttosto che per la rappresentazione. Un teatro, dunque, esistente solo sulla carta, ma nondimeno espressione di una tradizione letteraria mai del tutto abbandonata, tramandata fino al momento in cui la storia ha presentato le condizioni per la sua entrata in scena.

Ebraismo e teatro

Le possibilità di sviluppo di un teatro in ebraico erano drasticamente limitate, fino alla fine del XIX secolo, dall’assenza di un pubblico di parlanti: seppure conservato e tramandato per millenni come lingua liturgica, lingua di studio e lingua letteraria, l’ebraico – a differenza delle altre lingue giudaiche, prime fra tutte lo yiddish e il giudeo-spagnolo – non poteva contare su comunità di parlanti che lo usassero per la comunicazione quotidiana. Nella tarda antichità e lungo tutto il medioevo non si era mai smesso di scrivere, per diversi scopi, in ebraico; ma la sua condizione di lingua dormiente, se non morta, lo rendeva decisamente inadeguato alla composizione di opere in grado di descrivere la vita quotidiana e di esprimere in maniera naturale una visione della realtà. In altre parole, un autore avrebbe avuto serie difficoltà a scrivere per il teatro in un ebraico credibile; qualora vi fosse riuscito, avrebbe avuto difficoltà anche maggiori a trovare un pubblico, a meno che per pubblico non si intenda una cerchia ristretta di lettori.
Al problema della lingua va aggiunto un ulteriore fattore frenante: all’interno della società ebraica tradizionale, il sospetto nutrito dalle autorità religiose nei confronti del teatro ha avuto per lungo tempo l’effetto di scoraggiare non tanto la drammaturgia quanto la rappresentazione drammatica. La condanna era diretta in generale alla pratica della rappresentazione, per cui la stessa sorte toccava alle arti visive e al teatro, indipendentemente dalla lingua in cui fosse scritto; è per tale motivo che anche il teatro yiddish, che pure avrebbe potuto contare su un potenziale pubblico di milioni di parlanti, si afferma relativamente tardi. Un’importante eccezione, come si vedrà più avanti, era costituita dalla festa di Purim che, con i suoi elementi carnevaleschi, forniva l’occasione per rappresentazioni popolari.
Una certa avversione agli spettacoli può essere rintracciata nel Talmud, che disapprova fermamente la frequentazione di «teatri e circhi dei gentili» (‘Avodah zarah 18b), osteggiati per varie ragioni, non ultima la connessione fra rituali pagani e manifestazioni tipiche di culture straniere. Il teatro viene qui assimilato alle altre forme di intrattenimento tipicamente romane, come le gare nel circo e i combattimenti nell’anfiteatro. Particolare attenzione viene riservata agli spettacoli cruenti, stabilendo che a un ebreo è permesso assistervi solo per gridare affinché sia risparmiata la vita al gladiatore sconfitto; altrove (Shabat 150a) si stabilisce che è permesso recarsi di sabato in teatri, circhi e basiliche per questioni di pubblico interesse. Un ulteriore freno alla rappresentazione teatrale era costituito dall’ingiunzione biblica (Deuteronomio 22:5) che proibisce a un uomo di indossare abiti femminili; il divieto ha particolare rilevanza se si considera che nel teatro europeo la presenza della donna sulla scena comincia a imporsi solo dal XVII secolo e che precedentemente i ruoli femminili erano comunemente interpretati da attori maschi.
Ma l’esistenza di divieti offre soltanto una spiegazione parziale all’assenza del teatro nella tradizione ebraica. In primo luogo, censura e condanna implicano l’esistenza di un fenomeno: in effetti il mondo ebraico dell’antichità presenta una pluralità di atteggiamenti nei confronti del teatro a seconda delle epoche e dei luoghi, men...

Indice dei contenuti

  1. Prefazione - Antonio Attisani
  2. Introduzione
  3. I. Teatri d’inchiostro: drmmaturgia ebraica prima della rinascita
  4. 2. Primi passi tra Italia e Olanda
  5. 3. Teatro senza teatri da Luzzatto alla Haskalah
  6. 4. Rinascita linguistica e nazionale
  7. II. Teatri erranti. spettacoli in ebraico tra Mosca, Berlino e Tel Aviv
  8. 5. Un pulpito al Teatro d’Arte di Mosca
  9. 6. Primiesperimenti tra Gerusalemme e Giaffa
  10. 7. A Berlino e ritorno
  11. 8. Dal kibbutz delle arti al cabaret satirico
  12. III. Teatri nazionali: la scena ebraica in Terra d’Israele e la nascita dello Stato
  13. 10. Qualcosa di originale: generi, autori e testi in ebraico
  14. 11. Teatri e produzioni alle soglie dell’Indipendenza
  15. 12. Verso il teatro israeliano
  16. Appendici e bibliografia
  17. Elenco delle produzioni
  18. Glossario