La vita all'ombra del Jolly Roger
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La vita all'ombra del Jolly Roger

I pirati dell'epoca d'oro tra leggenda e realtà

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La vita all'ombra del Jolly Roger

I pirati dell'epoca d'oro tra leggenda e realtà

Informazioni su questo libro

L'enorme attenzione che i pirati hanno ricevuto negli ultimi anni non si limita al grande schermo o al reparto giocattoli dei grandi magazzini. Questi "malfattori" di trecento anni fa hanno impregnato a fondo l'immaginario contemporaneo, riuscendo a creare una mitologia tuttora vitale. Nonostante la loro epoca d'oro sia collocabile tra il 1690 e il 1725, ancora oggi studiosi, scrittori, sceneggiatori e appassionati si dividono in accanite diatribe tra chi vede in loro degli audaci ribelli sociali, capaci di realizzare le prime forme di democrazia diretta, e chi invece li considera dei briganti crudeli e sanguinari. E in effetti i pirati furono entrambe le cose: fuorilegge pronti a depredare chiunque incrociasse la loro rotta e uomini liberi che rifiutavano una società "legittima" oppressiva e altrettanto violenta. Passando da Nietzsche a Foucault, da Che Guevara a Hobsbawm, da Sahlins a Clastres, l'autore ci racconta la storia non convenzionale di queste comunità nomadi, descrivendo – sempre in bilico tra leggenda e realtà – la vita quotidiana all'ombra della bandiera nera pirata."Il diavolo si porti voi e la vostra coscienza, io sono un principe sovrano, con lo stesso diritto di far guerra al mondo intero che ha un monarca con cento navi in mare e un esercito di centomila uomini in campo; e me lo dice la mia coscienza; ma è inutile discutere con mocciosi come voi, che si lasciano prendere a calci dai superiori per tutto il ponte, e che prestano fede a un ruffiano di prete, che è una palla di sego che non crede né pratica ciò che mette in testa agli imbecilli cui tiene la predica".Saul Bellamy, capitano pirata.Gabriel Kuhn, austriaco di nascita, vive e lavora a Stoccolma. Studioso delle micro-società, ha scritto numerosi testi sulle dinamiche interne di queste comunità circoscritte.

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Informazioni

capitolo quarto
«Ni dieu, ni maître»
La pirateria dell’epoca d’oro e la politica
4.1. Dai «Fratelli della Costa» a un «commonwealth di fuorilegge»: il sistema organizzativo dei pirati
Sull’egualitarismo e il carattere democratico delle comunità di bucanieri e pirati caraibici – o «collettività ribelle, senza Stato, peripatetica»1 – è stato scritto molto. Anche gli storici non radicali ammettono che «le comunità di pirati erano […] democrazie. Un centinaio di anni prima della Rivoluzione francese, le compagnie pirata viaggiavano su binari in cui la libertà, l’uguaglianza e la fratellanza erano la regola piuttosto che l’eccezione»2. La società dei bucanieri è stata definita «l’istituzione più democratica del mondo nel diciassettesimo secolo»3 con un tipo di organizzazione «essenzialmente comunista»4. Metafore marinare come «democrazia fluttuante»5 o «repubblica galleggiante»6 sono state ampiamente utilizzate.
Secondo Jenifer G. Marx, «i bucanieri di Tortuga hanno cominciato a chiamarsi Fratelli della Costa attorno al 1640. Per diventare membro di questa confraternita democratica, un uomo giurava di sottoscrivere un corpo di norme rigide chiamato il Codice della Costa»7. Vale la pena citare per esteso la versione del codice resa da Exquemelin:
Essi [i bucanieri] approvano alcuni Articoli messi per iscritto e obbligatori che ciascuno di loro è tenuto a osservare e che tutti, o il capo, firmano. Nel documento si specifica in modo dettagliato la somma di denaro che ogni persona riceverà per il viaggio: l’unica fonte di pagamento è il ricavato complessivo del bottino raccolto da tutta la spedizione; essi infatti obbediscono alla stessa legge di tutti gli altri pirati: niente bottino, niente paga. Viene anzitutto stabilita la somma che il capitano dovrà ricevere per la sua nave. Si passa poi a fissare la paga del carpentiere o dell’operaio che ha carenato, riparato o armato la nave. La paga raggiunge di solito i cento o centocinquanta pezzi da otto, diminuita o aumentata, talora, a seconda degli accordi. Dal fondo comune vengono in seguito prelevati duecento pezzi da otto per i rifornimenti. Dopo è la volta del chirurgo e della sua cassa di medicamenti: per lui la paga è fissata generalmente in duecento o duecentocinquanta pezzi da otto. Per ultimo essi stipulano per iscritto l’indennità o la ricompensa che spetterà a ciascuno in caso di ferita, mutilazione o perdita di un arto durante la spedizione. Così la perdita del braccio destro viene valutata seicento pezzi da otto o sei schiavi; quella del braccio sinistro cinquecento pezzi da otto o cinque schiavi; la gamba destra cinquecento pezzi da otto o cinque schiavi; la gamba sinistra quattrocento pezzi da otto o quattro schiavi; un occhio cento pezzi da otto o uno schiavo; l’indennità per un dito della mano è identica a quella per un occhio. Tutte queste somme vengono prelevate, come ho già detto, dal fondo comune costituito con i risultati delle loro azioni piratesche. Di ciò che rimane viene fatta tra essi una ripartizione assolutamente precisa e uguale. In quell’operazione, tuttavia, vengono tenuti nel debito conto anche il grado e il ruolo. Al capitano, o comandante in capo, vengono assegnate cinque o sei parti in più rispetto a un marinaio semplice; al secondo solo due; e agli altri ufficiali in proporzione alle loro funzioni. Dopo di ciò vengono assegnate a tutti i marinai, dal primo all’ultimo, senza dimenticare i mozzi. Anche loro ricevono una mezza paga, giacché quando avviene che ci si impossessi di una nave migliore, spetta ai mozzi incendiare la nave o l’imbarcazione su cui si trovavano, e raggiungere poi la preda che è stata conquistata. Essi osservano da sé medesimi la disciplina più perfetta. È severamente proibito a chiunque di prendere per sé qualsiasi parte del bottino. Come ho già detto, tutto quello che viene preso è equamente diviso. C’è di più: con il vincolo del giuramento essi si impegnano l’un l’altro a non trafugare o nascondere un qualsiasi oggetto, anche il più piccolo, trovato nel bottino. Chi manca alla parola data viene, non appena scoperto, messo in quarantena ed espulso dalla compagnia8.
Gli aspetti più rilevanti di questo resoconto sembrano essere: a) il carattere collettivo ed egualitario della stesura e dell’accettazione degli Articoli; b) la relativa uguaglianza delle quote di bottino; c) la gestione collettiva delle vettovaglie; d) il risarcimento dei danni; e) l’alto valore conferito all’onestà e alla giustizia; f) la pena per esclusione; g) il riferimento agli schiavi come moneta.
Gli aspetti che distinguono gli Articoli dei bucanieri da quelli dei pirati dell’epoca d’oro sono la divisione delle quote (che diventeranno più eque nel periodo d’oro) e il carattere temporaneo del contratto che è legato a una determinata spedizione e non a un’impresa a lungo termine. L’elencazione degli schiavi quale potenziale pagamento allude a un problema generale della società dei bucanieri (più tardi, anche se in circostanze diverse, riprodotto dai pirati dell’epoca d’oro): mentre la «fratellanza» e la solidarietà sono enfatizzate all’interno della comunità, chiunque ne sia al di fuori resta escluso dal suo universo morale. Questo, però, non cambia il fatto che «i vascelli bucanieri erano unità autonome operanti in un regime democratico»9, e che «non dovrebbe […] esserci alcun dubbio che, mentre un marinaio su una nave ‘normale’ era soggetto a un regime dispotico, tra i Fratelli della Costa era considerato un uomo tra pari con pieno diritto di voto nell’approvazione delle decisioni»10.
Molti dei principi validi tra i bucanieri più tardi erano stati tradotti negli Articoli dei pirati dell’epoca d’oro. Il capitano Johnson elenca tre serie dettagliate di Articoli: quelli delle compagnie del capitano Bartholomew Roberts, quelli del capitano George Lowther e quelli del capitano John Phillips. Joh...

Indice dei contenuti

  1. Titoli affini
  2. Titolo
  3. Colophon
  4. Indice
  5. Introduzione
  6. capitolo primo
  7. capitolo secondo
  8. capitolo terzo
  9. capitolo quarto
  10. Conclusioni
  11. Principali testi sui pirati