Eredi di Mao
eBook - ePub

Eredi di Mao

Economia, società, politica nella Cina di Xi Jinping

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Eredi di Mao

Economia, società, politica nella Cina di Xi Jinping

Informazioni su questo libro

«L'intrecciarsi di aspetti positivi e negativi nello sviluppo della Cina rende difficile prevedere con sicurezza l'evoluzione che avrà il paese nei prossimi anni. Quello che è certo è che il peso e il ruolo economico ormai assunto dalla Cina sulla scena internazionale non rendono auspicabile un suo fallimento, perché questo comporterebbe conseguenze disastrose per l'intera economia mondiale».La Cina è ormai la prima economia del mondo, scavalcando in termini di Pil perfino gli Stati Uniti. L'economia e la società cinesi continuano a trasformarsi con un'intensità e una rapidità mai sperimentate nella storia: siamo di fronte a un paese il cui ruolo internazionale sta diventando sempre più forte, sotto il profilo economico, ma anche politico. Dal 2012 la leadership è saldamente nelle mani di Xi Jinping, da più parti equiparato a Mao Zedong per influenza, carisma e potere. Pur con tutti i limiti di un approccio fortemente autoritario, non esistono oggi al mondo progetti politici in grado di comprendere non solo l'aspetto economico, ma anche istituzionale, sociale e culturale che abbiano il vasto respiro di quello attuato da Xi Jinping, soprattutto per quanto riguarda il ruolo della Cina nella realtà internazionale. Tuttavia, l'ascesa della Cina nel mondo trova ostacoli nella guerra dei dazi con gli Stati Uniti e nelle crescenti tensioni legate all'affermarsi del paese nel campo delle tecnologie digitali. In un mondo in cui sta venendo meno la coesione, e quindi la centralità, dell'Occidente, l'emergere dell'Asia, e di un ruolo prevalente della Cina nel continente, sulla scena geopolitica appare inevitabile. In questo quadro intricato l'Europa appare disorientata: se non sarà capace di superare la frammentarietà al suo interno, la sua forza economica non riuscirà a contrastare l'inesorabile avanzata egemonica della Cina, e finirà per essere compromessa. Con rigore e semplicità Ignazio Musu ripercorre la recente storia della Cina a partire dal trentennio di riforme economiche che hanno caratterizzato l'era postmaoista fino ai cambiamenti economici, politici e sociali che hanno portato la Cina di Xi Jinping a diventare la potenza complessa che è oggi, facendo emergere le tante contraddizioni del paese non solo sotto l'aspetto economico, ma anche sotto il profilo delle disuguaglianze sociali, dell'autoritarismo politico e dei persistenti squilibri territoriali e ambientali. Come scrive Romani Prodi nella prefazione al volume, «la lettura delle pagine di questo prezioso libro ci insegna che, anche per la Cina, gli esami non finiscono mai. Ci insegna però anche che sarebbe molto utile che cinesi, europei e americani imparassero a prepararsi agli esami studiando un poco insieme. Sarebbe un bene per tutti».

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Eredi di Mao di Ignazio Musu in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Storia e Storia mondiale. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Argomento
Storia

VI. Xi Jinping, la Cina e il mondo

1. La Nuova via della seta.

Negli ultimi anni il peso della Cina sulla scena internazionale è molto aumentato, e, come si è affermato più volte nelle pagine precedenti, Xi Jinping sta decisamente muovendosi nella prospettiva di rafforzarlo soprattutto, ma non solo, a livello economico.
Significative di questo maggiore impegno sono due importanti iniziative nate con Xi Jinping: l’Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib) costituita nel 2014, ma soprattutto la One Belt, One Road Initiative (d’ora in avanti B&R Initiative), lanciata da Xi Jinping sulle orme dell’antica Via della seta.
La Aiib ha suscitato molte opposizioni in particolare da parte degli Stati Uniti e del Giappone, che hanno visto in questa iniziativa una sorta di contraltare a guida cinese rispetto alla Banca mondiale, e non hanno voluto entrarvi. In realtà la Cina è riuscita a coinvolgere nell’iniziativa molti paesi avanzati, come l’Australia, vari paesi europei compresa la Gran Bretagna, e il Canada.
Il presidente della Aiib, Jin Liqun, ha sempre negato che questa banca internazionale sia espressione di un disegno egemonico della Cina, e ha sostenuto che tale accusa è smentita proprio dall’impegno che la Cina ha posto nel coinvolgimento dei paesi occidentali nel progetto di sostenere lo sviluppo delle infrastrutture nei paesi in via di sviluppo come premessa per mettere questi paesi sul cammino del decollo verso una crescita autosostenuta. Non si può negare che il coinvolgimento di così tanti paesi nella Aiib limita l’influenza della Cina nelle scelte degli investimenti da finanziare e nella raccolta dei fondi destinati a tali progetti; è probabile inoltre che l’Aiib sarà più esigente della Cina per quanto riguarda le condizioni poste ai paesi destinatari dei fondi in merito ad aspetti come la tutela dei diritti umani, proprio per la presenza di un maggior numero di paesi finanziatori sensibili a questo tema.
Ma tra le due iniziative, la Aiib e la B&R Initiative, questa seconda è certamente quella di maggior rilievo. La B&R Initiative, nota anche come Nuova via della seta, si ispira all’antica Via della seta, quella rete di comunicazioni tra Asia e Europa che è rimasta attiva dalla nascita dell’Impero cinese nel 200 a.C. fino alla caduta dell’Impero romano d’Oriente nel 1453 ad opera dell’Impero ottomano.
L’antica Via della seta si articolava in una via terrestre che passava a nord dell’altopiano del Tibet, e in una via marittima che collegava la Cina all’Arabia oltrepassando la Penisola indiana. Queste due reti, terrestre e marittima, costituiscono anche lo scheletro fondamentale della B&R Initiative.
Per circa diciassette secoli la Via della seta ha caratterizzato attraverso il commercio le relazioni tra grandi civiltà che hanno fatto del continente eurasiatico il centro di riferimento della fase iniziale della globalizzazione, prima che questa avesse come centro di riferimento il rapporto tra Europa e America. Una vivida descrizione della Via della seta sia nella sua parte terrestre sia nella sua parte marittima ci è data da Marco Polo nel suo Milione.
Nel Milione si legge che Marco Polo visitò la Cina quando era dominata dagli imperatori della dinastia Yuan, alla quale avevano dato vita i conquistatori mongoli guidati da Gengis Khan. Dalla lettura appare chiaro che la strategia dell’imperatore Kublai Khan fosse quella di essere al centro di un processo di connessione di un mondo multiculturale, l’Eurasia, attraverso il commercio (di gemme preziose, manufatti, tessuti, spezie) molto più che non attraverso le armi: un’esperienza storica il riferimento alla quale può molto aiutare a capire, in un contesto ovviamente del tutto diverso, la strategia che Xi Jinping si propone oggi con la B&R Initiative (Kaplan 2018).
La B&R Initiative è un tipico esempio dell’unicità e del grande respiro del disegno geopolitico di Xi Jinping al quale si è fatto riferimento nel secondo capitolo di questo libro. È comprensibile quindi che susciti grandi critiche e grandi speranze («The Economist» 2018b). Recentemente, per esempio, sono state avanzate critiche all’iniziativa da parte degli Stati Uniti e del Fondo monetario internazionale. Formalmente queste critiche sono state motivate con il rischio di un indebitamento eccessivo da parte dei vari paesi, in primo luogo ovviamente la Cina, coinvolti nell’iniziativa. Ma dietro le critiche, soprattutto statunitensi, ci sono certamente le preoccupazioni per il ruolo egemonico che la Cina di Xi Jinping con questa iniziativa si propone.
Per quanto riguarda le speranze, molti osservatori e molti politici occidentali, in particolare europei, guardano con favore alla B&R Initiative, soprattutto nell’ottica di un rilancio delle relazioni tra Cina e Europa; l’Europa viene vista come un possibile terminale sia della via di terra sia di quella di mare della Nuova via della seta. A parte il fatto che il possibile terminale è diverso a seconda del paese che lo propone, a dimostrazione di un’incapacità dell’Europa di esprimere un proprio atteggiamento unitario nel confronti della Cina (incapacità sulla quale si avrà modo di soffermarsi più avanti), questa è una visione riduttiva dell’iniziativa. L’ambizione della Cina è ben altra e non può essere intrappolata in una visione eurocentrica; è piuttosto quella di aumentare in modo sostanziale la propria leadership sui paesi in via di sviluppo e sui paesi asiatici, condizionando così, nel medio-lungo periodo, le sue relazioni economiche e politiche non solo con l’Europa, ma anche con gli altri paesi del mondo.
Per ora la reazione formale dei governi europei nei confronti della B&R Initiative appare cauta, come dimostra il fatto che i rappresentanti di questi governi presenti al summit convocato a Pechino nel maggio 2017 per determinare le linee guida del progetto non hanno sottoscritto un documento finale, affermando che in esso non erano contenute sufficienti garanzie sulla sostenibilità sociale e ambientale degli investimenti e sulla trasparenza nelle regole relative agli appalti sui lavori (Maçães 2018).
La B&R Initiative non consiste d’altra parte solo in un pur ambiziosissimo piano di infrastrutture fisiche, ma anche in un piano per una rete di connessione digitale (si parla a questo proposito di una «Digital Silk Road») con un ruolo determinante della Cina per quanto riguarda le infrastrutture necessarie per realizzare tale connessione. Vari paesi, soprattutto paesi in via di sviluppo, hanno già chiesto di poter utilizzare la rete di satelliti predisposta dalla Cina per sviluppare le connessioni online delle loro popolazioni e i relativi servizi, rete che la Cina intende espandere destinando a tale finalità massicce risorse finanziarie. Questo significa per la Cina anche un mercato in espansione per la vendita di prodotti collegati; così come significa potenzialmente una minore dipendenza di molti paesi in via di sviluppo dal sistema Gps degli Stati Uniti; ma significa anche un aumento delle possibilità di uso di una simile rete per utilizzo militare e nel cyber-spionaggio, aspetto quest’ultimo che preoccupa in modo particolare gli Stati Uniti e l’Occidente.
La Cina ha cominciato la costruzione di infrastrutture fisiche della B&R Initiative nella parte dell’Asia centrale della via eurasiatica terrestre dell’antica Via della seta; in quell’area gli Stati Uniti hanno un minore interesse strategico e una presenza praticamente irrilevante, e quindi sono meno in grado di esercitare pressioni sui paesi coinvolti.
Al centro degli investimenti della Cina nei paesi dell’Asia centrale è l’energia. Nel 2013 Xi Jinping ha firmato un accordo di 15 miliardi di dollari per la costruzione dell’oleodotto Kazakistan-Cina che garantisce alla Cina l’accesso alle enormi risorse petrolifere del Kazakistan. Xi Jinping ha anche firmato accordi per un gasdotto tra l’Asia centrale e la Cina che consente a quest’ultima l’accesso ai giacimenti di gas del Turkmenistan, i secondi per grandezza del mondo.
L’intervento in Asia centrale è anche un forte incentivo ai progetti cinesi di espansione della crescita economica interna verso la parte occidentale del paese, di cui sono espressione per esempio sia la linea ferroviaria ad alta velocità sia l’autostrada che attraversano fianco a fianco la provincia dello Xinjiang in direzione del Kazakistan. Questo intervento porterà alla Cina non solo notevoli benefici economici, ma anche, almeno nelle speranze cinesi, politici se riuscirà di aiuto al miglioramento delle relazioni con le popolazioni islamiche della regione, e quindi a una distensione delle relazioni etniche interne come quella con gli uiguri, con i quali i rapporti del governo cinese centrale sono stati recentemente molto difficili.
Passando alla parte marittima della B&R Inititive, l’India non vede di buon occhio l’iniziativa di Xi Jinping; invece di considerarla un’occasione per potenziare le sue infrastrutture e di collaborazione economica con la Cina, la vede come un tentativo di intrappolamento parte di quest’ultima. L’atteggiamento negativo dell’India spinge la Cina a puntare, per la via marittima della B&R, su paesi come il Bangladesh e lo Sri Lanka, ma soprattutto sul Pakistan con il quale la collaborazione economica è forte e che dell’iniziativa è un partner molto attivo (Brown 2017). I rapporti con l’islamico Pakistan contribuiranno anche a migliorare i rapporti interni con gli islamici dello Xinjiang: una prova è il progettato investimento cinese di quasi 50 miliardi di dollari per connettere il porto pakistano di Gwadar affacciato sul Mar Arabico, che è stato costruito dai cinesi, con lo Xinjiang con un’autostrada e una ferrovia ad alta velocità per più di duemila kilometri attraverso il deserto del Belucistan e le montagne del Karakorum (Kaplan 2018).
Sempre guardando alla parte marittima della B&R, questa rafforzerà i rapporti di collaborazione economica che la Cina mantiene con i paesi del Medio Oriente, e che sono legati soprattutto all’importazione di petrolio, dato che il 50% delle importazioni di petrolio della Cina proviene dal Medio Oriente. In quest’ottica la Cina ha anche spiegato la decisione, molto criticata in Occidente, di utilizzare il porto di Gibuti in Africa come base militare: servirebbe a proteggere dagli episodi di pirateria le sue petroliere che muovono dal Medio Oriente.
Con il proseguimento della promozione di investimenti infrastrutturali anche nella parte marittima dell’antica Via della seta, la Cina accrescerà le opportunità di trasferire non solo il suo capitale, ma soprattutto la sua tecnologia, e quindi di aumentare la sua influenza economica, a un numero di paesi emergenti e in via di sviluppo che, nelle ambizioni di Xi Jinping, dovrebbero arrivare a un centinaio.
Ma, come si vedrà più avanti, la Belt and Road Initiative è anche uno dei fattori che alimentano le tensioni che si manifestano nei rapporti della Cina con gli altri paesi.

2. La Cina investe all’estero.

Un aspetto importante della crescente presenza economica internazionale della Cina è costituito dall’aumento degli investimenti all’estero: nel 2015 questi hanno superato gli investimenti esteri in Cina, che sono stati determinanti nelle prime fasi delle riforme economiche e hanno continuato a crescere fino al 2013, ma che poi hanno cominciato a scendere, anche a causa di una certa reticenza cinese che, fin dal periodo di Hu Jintao, si è manifestata in una forte insistenza per un rilancio degli investimenti nazionali. Di fronte all’aumento degli investimenti esteri, tuttavia, il governo cinese, come si vedrà fra poco, ha avuto atteggiamenti differenziati.
Inizialmente gli investimenti cinesi all’estero sono stati dominati dalle imprese di Stato, hanno riguardato soprattutto il settore energetico e quello delle risorse naturali, e si sono diretti in particolare verso i paesi in via di sviluppo.
Gli investimenti in questi paesi durante gli anni ottanta e novanta hanno fatto parte della strategia della Cina di svolgere un ruolo di leader nei confronti dei paesi in via di sviluppo sul piano economico, a fianco di quello ideologico e di quello politico. Nel nuovo secolo la Cina ha invece accentuato il suo ruolo sul piano più strettamente economico, cercando di sfumare quello politico, anche a causa delle critiche delle quali è stata oggetto, in modo particolare a causa della sua presenza in Africa.
Queste critiche si sono accentuate nei primi anni duemila. Hanno riguardato, tra l’altro, il coinvolgimento della Cina nel Sudan, dove la leadership locale è stata accusata di genocidio; la vendita, poi bloccata, di armi allo Zimbabwe; il comportamento definito inumano nei confronti dei lavoratori locali, in particolare nelle miniere dello Zambia. Alcuni sono arrivati perfino a definire le Olimpiadi a Pechino del 2008 come «i giochi del genocidio» con riferimento al disprezzo dei diritti umani che il paese avrebbe tenuto nei suoi rapporti con alcuni regimi africani (Brown 2017). La Cina ha sempre reagito a queste accuse sostenendo che i paesi occidentali, dai quali le critiche sono per lo più arrivate, sono i meno indicati a dare lezioni in tema di sostegno dei diritti umani, dato il loro passato coloniale nei confronti dei paesi africani.
Xi Jinping ha comunque cercato di moderare l’atteggiamento di indifferenza, se non di sostegno, nei confronti dei regimi militari in Africa, e ha accentuato l’impegno in termini di investimenti per lo sviluppo dei paesi africani spostando l’attenzione dal mero sfruttamento delle risorse, soprattutto minerarie, alla costruzione di infrastrutture per il sostegno della crescita economica. In tema di investimenti in Africa per il sostegno dello sviluppo economico l’impegno della Cina è indiscutibile. Nonostante tutte le critiche sulle modalità con le quali la presenza cinese si manifesta, soprattutto in materia di rispetto nei confronti dei lavoratori locali, non si può negare un successo della strategia di sostegno al perseguimento del decollo di vari paesi africani, rispetto ai magri risultati ottenuti in questo campo dalla presenza occidentale; e questo anche se gli investimenti in Africa di paesi come gli Stati Uniti, la Francia e l’Inghilterra rimangono ancora molto superiori a quelli della Cina. Tanto da far ritenere non prive di fondamento posizioni secondo le quali è proprio grazie agli investimenti cinesi non solo nel campo delle infrastrutture di trasporto, ma anche di quelli nelle reti per la diffusione delle nuove tecnologie digitali, che il continente africano può oggi guardare con speranza alla prospettiva di entrare con un ruolo più attivo che nel passato nella globalizzazione economica.
Un’importante destinazione degli investimenti cinesi nei paesi in via di sviluppo è l’America Latina, dove gli investimenti si sono nel passato concentrati soprattutto nel campo dell’utilizzo delle risorse naturali e petrolifere. Tradizionalmente, fin dal periodo maoista, i rapporti della Cina sono stati forti soprattutto con Cuba. Ma negli anni del dopo-Mao le cose sono cambiate; con Xi Jinping le relazioni con vari paesi del continente latino-americano si sono molto rafforzate. Questo è testimoniato da ben tre visite effettuate da Xi Jinping in America Latina tra il 2013 e il 2016, e dal fatto che la Cina è diventata il secondo partner commerciale dopo gli Stati Uniti e il terzo più grande paese investitore nel continente sud-americano (Brown 2018).
La cosa più rilevante per quanto riguarda gli investimenti cinesi all’estero è però che sono molto aumentati quelli diretti nei paesi economicamente sviluppati e nei settori industriali e tecnologici avanzati, soprattutto ad opera di imprese private.
La strategia di Xi Jinping in materia appare differenziata: sembra quella di incoraggiare gli investimenti cinesi all’estero in settori produttivi e significativi per la presenza tecnologica della Cina a livello mondiale, mentre sembra più cauta, se non addirittura reticente, nei confronti di investimenti in settori che non sono considerati produttivi, come per esempio quello turistico, alberghiero o dell’intrattenimento, soprattutto se questi investimenti sono sostenuti con un indebitamento eccessivo delle imprese cinesi, e quindi rappresentano un rischio per la stabilità dell’economia.
Si spiegano probabilmente così alcuni fatti di recente avvenuti in Cina. Alla fine di gennaio 2018 il governo cinese ha di fatto nazionalizzato Anbang, inizialmente una modesta compagnia di assicurazioni di automobili diventata, grazie al suo fondatore Wu Xiaohui, un conglomerato che si è esteso a vari settori, tra i quali quello alberghiero: Anbang ha comprato infatti il Waldorf Astoria di New York e vari hotel del Blackstone Group.
Wu Xiaohui è stato arrestato per corruzione con l’accusa di aver effettuato operazioni illegali che hanno messo in discussione la solvibilità della società. Subito dopo questo arresto la Commissione per la regolazione delle assicurazioni ha proibito ad Anbang la vendita di polizze emesse per finanziare i suoi investimenti all’estero, polizze che si erano rivelate false, scatenando anche manifestazioni di protesta da parte di investitori che si erano sentiti truffati.
Un caso di un gruppo cinese che ha fatto consistenti investimenti all’estero in settori non produttivi e nei confronti del quali però la linea del governo non è arrivata a drastiche decisioni come quella presa nei confronti di Anbang, riguarda Hna, fondata nel 1993 come Hainan Air­lines (da cui l’acronimo) da Chen Feng, che ne è attualmente il presidente. Hna è riuscita a collocarsi al 107° posto della graduatoria delle grandi imprese di «Fortune» a livello mondiale con investimenti all’estero non solo nel settore aereo, ma anche in quelli alberghiero (Carlson, Hilton) e bancario (Deutsche Bank, della quale Hna è diventata il maggiore azionista).
Hna ha finanziato i propri investimenti all’estero in modo sempre più rischioso, indebitandosi eccessivamente, così il gruppo ha cominciato a ridurre gli investimenti per seguire le nuove direttive del governo, che sembra avere apprezzato, sebbene continui a mantenere il gruppo sotto stretto controllo.
Un altro gruppo all’attenzione del governo cinese che ha ricevuto un trattamento più favorevole rispetto ad Anbang è Dalian Wanda, fondata nel 1988 a Dalian nella provincia di Liaoning da Wang Jianlin, e diventata il gruppo cinese più importante nel campo della proprietà immobiliare, con investimenti all’estero nel settore alberghiero, in quello della vendita al dettaglio e in quello turistico e culturale. In quest’ultimo settore Dalian Wan­da ha acquisito la catena di teatri americana Amc Entertainment Holdings che poi ha a sua volta acquisito la catena di sale cinematografiche europea Odeon & Uci Cinemas Group, ed è diventata il maggiore operatore al mondo nel settore. Anche Dalian Wanda ha seguito le direttive governative riducendo l’indebitamento, liberandosi di varie attività all’estero e impegnandosi a focalizzare il suo impegno all’interno della Cina. E questo spiega la tolleranza mostrata dalle autorità cinesi nei confronti del gruppo.
C’è oggi però un nuovo problema che si apre per gli investimenti cinesi all’estero, soprattutto per quelli che puntano ad acquisizioni di società avanzate nel campo della tecnologia nei paesi sviluppati, e nasce dalla crescente tendenza di questi paesi a esercitare una maggiore severità nel valutare le acquisizioni delle proprie società da parte cinese; come si vedrà più avanti tale fenomeno è particolarmente evidente negli Stati Uniti, dove gli investimenti di origine cinese si sono notevolmente ridotti negli ultimi due anni, ma si manifestano altresì in alcuni paesi europei, soprattutto Gra...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Indice
  5. Prefazione
  6. Introduzione
  7. I. Prima di Xi Jinping
  8. II. La figura di Xi Jinping e la sua strategia politica
  9. III. Xi Jinping e l’economia
  10. IV. Xi Jinping e la società
  11. V. Xi Jinping e i rischi di instabilità
  12. VI. Xi Jinping e la Cina nel contesto internazionale
  13. Conclusioni
  14. Riferimenti bibliografici