Cammino tra le ombre
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Cammino tra le ombre

  1. 128 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Cammino tra le ombre

Informazioni su questo libro

«Queste pagine sono semplicemente ciò che è inevitabile dire, ciò che è impossibile tacere».Il progresso di un male senza cura è l'ineludibile pretesto per un confronto doloroso, serrato, a volte rabbioso, con sé stesso e con Dio.In questa dialettica prende forma un documento di alto valore letterario e al tempo stesso un testo quasi religioso, duro e necessario, dove la scrittura, scarna ed essenziale, tenta di trovare una giustificazione al dolore, acquietandosi da ultimo in una rassegnazione che non ha nulla della sconfitta.«Penso che queste pagine rappresentino il massimo che una persona possa spremere dal suo fato. Qualcosa che va addirittura oltre la felicità e l'infelicità. Anche per chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo, le parole di Giovanni saranno un dono, un talismano, un'immagine indelebile di tutto ciò che in noi è umano, e dunque veramente necessario». Dalla prefazione di Emanuele Trevi

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Informazioni

Editore
Quodlibet
Anno
2017
Print ISBN
9788874628773
2005
9 gennaio
Domine clamo te de profundis
Perché non riesco a uscire dal paradosso? Perché non riesco a vedere nient’altro?
… clamo te de profundis…
No. Non ti chiamo dal profondo delle tenebre, dell’oscurità.
Chiamo te nel profondo, nella tenebra della tua incredibilità. Siamo noi a vivere nella luce, in questa luce che a noi, a me, era sufficiente per essere. Dov’è la tua, di luce? Quale sarebbe la tua altezza, l’elevazione che ci renderebbe precipitati? Svelaci «più essere di così», chiamaci nell’abisso e noi… ancora una volta noi ne saremo fuori. Per noi «essere qui è molto». Noi ci siamo sempre dibattuti nell’essere. Il tuo non ti è mai stato rivelato, se non da noi. Noi siamo più «Dio» di te.
Io non ci sono più. Viola ha sciato. Viola è stata felice. Io sono ancora, per questo.
10 gennaio
Lo spagnolo: una lingua troppo bella in sé perché se ne possa scrivere alcunché di leggibile. Qualunque cosa si scriva in spagnolo, non si è fatto altro che scrivere in spagnolo.
20 gennaio
Ho sognato che vivevo in un albergo d’un posto sgradevole e non riuscivo a scappare. Voglio tornare a casa.
Non si può vivere senza speranza, non si può stare in un corpo mutante, la cosa più importante di tutte è la salute. La cosa peggiore di questa malattia è come la verità diventi banale e insopportabilmente kitsch.
23 gennaio
Il lusso di perdere tempo quando non c’è più tempo.
24 gennaio
Non c’è più posto, non c’è più tregua dal male.
Non so più dove nascondermi.
25 gennaio
Dio vigliacco e dispettoso, fammi morire da uomo.
27 gennaio
Dio ci annuncia di averci creati a sua immagine e somiglianza, come se fossimo «prossimi suoi». Poi ci intima di «amare il prossimo tuo come se fosse te stesso». Ma dov’è, QUI, l’amore di Dio per il prossimo suo, per l’umanità.
Forse la crudeltà del mondo è riflesso dello scarso amore che dio riserva a se stesso.
Avere mandato suo figlio a morire sulla croce non basta. È stato il suo un atto di com-passione, una manifestazione di prossimità: ma tutto questo non è ancora amore. Non vogliamo carezze. Non vogliamo comprensione. La pietas che ci serve è quella di Enea e Anchise. Chiediamo a Dio che ci prenda sulle spalle e ci conduca al di là della soglia del male.
Amore è «ora e subito». Quanto dobbiamo aspettare, Dio arido, supponente e distratto, perché tu ci liberi dal male? Dove, altrimenti, dovremmo trovare traccia del tuo amore?
Ci hai lasciato il male togliendoci il conforto del fato, del tempo ciclico degli dei greco-romani. Ci hai imposto un tempo lineare, in cui ti sei arrogato il diritto di intervenire in modo catastrofico e rivoluzionario. È dunque… così poco cristiano il tuo silenzio, la tua noncuranza, la tua indifferenza verso il nostro dolore. Se non interverrai presto, dio che hai voluto farti unico, trasgredirai te stesso. Così ti dimostri la prima prova a tuo carico, il primo indizio della tua assenza.
Se non sei capace «qui e ora», Dio lontano e sconfortante, negherai la ragione stessa del tuo «essere», e non avrai fatto altro che de-divinizzare il mondo. Gli dèi, i nostri vecchi dèi, erano nelle cose. Ci confortavano col disegno d’un tempo circolare e con quello d’un destino designato «a nostra immagine e somiglianza», uno a uno, a ognuno il suo. Altrove, grazie agli dèi, gli uomini potevano confidare sulla reincarnazione.
Hai distrutto tutto questo. Ti sei annunciato simile a noi per poi sparire subito dopo dal mondo (?). A cosa ti è servito? Puoi sentire quanto hai svilito la nostra tragedia in burla? Hai voluto, facendoti uomo, annunciarti vicino per diventare subito dopo lontano. Nessun dio è stato così lontano dagli uomini.
Come ci hai ingannato, quanto ci hai deluso. Hai inventato per noi il male facendo subito dopo te stesso «a sua immagine e somiglianza».
29 gennaio
Nel cuore della notte e della tenebra.
3 febbraio
Avevo creduto di assolvere a un compito obbligatorio per un uomo: quello di costruire una casa. Mi accorgo ora che in realtà ero intento in un’opera altrettanto morale ma facoltativa: l’edificazione della mia tomba.
5 febbraio
«Ognuno muore prima di dissipare qualche menzogna.»
Claudio Magris
Ero così vicino?
Sempre più le mie notti ballano incantate e prigioniere della fisarmonica del dolore.
6 febbraio
«Chiunque ha diritto a un episodio psicotico nella vita.»
Woody Allen
La morte può essere considerata come un episodio psicotico? Già. La morte è un episodio psicotico.
7 febbraio
La vita è semplice. Ho passato parte della serata a cercare di convincere una donna a non abortire.
P.S. La vita è strana: il giorno dopo ha perso il bambino naturalmente.
11 febbraio
La realtà non è la verità. Ma è tutto ciò di cui disponiamo.
«Noi cerchiamo sempre l’assoluto e troviamo sempre e comunque le cose.»
La realtà sono le cose come oggetti (ciò che ci ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Il libro
  3. L'autore
  4. Prefazione di Emanuele Trevi
  5. Cammino tra le ombre
  6. 2003
  7. 2004
  8. 2005
  9. 2006
  10. Per Giovanni di Matteo Maria Zuppi