Parte III
La misura sbagliata di tutte le cose? Casi di studio
capitolo 7
College e università
Il nostro primo caso di studio è il settore dell’istruzione superiore, il punto di inizio delle mie ricerche sull’ossessione per i parametri. Poiché rappresentano settori importanti dell’economia nazionale, oltre a essere istituzioni fondamentali in tutte le società avanzate, i college e le università illustrano, oltre ad alcuni dei vantaggi della misurazione delle performance, gran parte dei suoi tipici difetti e delle sue conseguenze indesiderate.
un parametro gonfiato: tutti dovrebbero andare al college
Quando si è ossessionati dalle misure, si è facilmente spinti a credere che ciò che conta è la quantità.
Sempre più americani proseguono gli studi dopo il diploma di scuola superiore, spronati dai governi e dalle organizzazioni no profit. Secondo il dipartimento dell’Istruzione degli Stati Uniti, per esempio, “Al giorno d’oggi, il college non è un lusso per pochi americani; è una necessità economica, civile e personale di tutti gli americani”.
Una delle tante organizzazioni no profit portatrici dello stesso messaggio è la Lumina Foundation. Il suo scopo è quello di rendere più accessibile il conseguimento dei titoli di studio universitari, con l’obiettivo del 60 per cento degli americani con un diploma di college, un attestato o un’“altra qualifica di livello superiore alla scuola secondaria” entro il 2025. L’iniziativa Stronger Nation (“Una nazione più forte”), come dichiara la fondazione sul suo sito
è incentrata sulla registrazione di tutti fenomeni che riguardano questo tipo di formazione – quantificandola, monitorandola, individuando i luoghi in cui è presente e quelli in cui non esiste. […] Lumina, inoltre, sta lavorando di concerto con i centri decisionali di ogni Stato per fissare gli obiettivi da conseguire, e per sviluppare e implementare programmi per raggiungere tali obiettivi. Finora, 26 Stati – 15 soltanto nel corso dell’ultimo anno – hanno stabilito obiettivi rigorosi e impegnativi. La maggior parte di questi Stati ha adottato soluzioni concrete – come l’erogazione di finanziamenti sulla base dei risultati ottenuti, il miglioramento della formazione di sostegno all’istruzione superiore e l’impegno a renderela più accessibile economicamente – per aumentare il conseguimento di titoli e raggiungere gli obiettivi fissati.
La Lumina Foundation è praticamente intrisa di parametri e non perde occasione per promuoverli; sul suo sito è scritto: “Noi della Lumina Foundation, un’organizzazione per cui i risultati sono tutto, ci avvaliamo di una serie di parametri nazionali per fare un lavoro mirato, per misurare l’impatto delle nostre strategie e per monitorare i progressi della Nazione verso l’obiettivo del 2025”.
Le finalità della Lumina Foundation riflettono un’opinione molto diffusa sul ruolo dell’istruzione superiore nella società americana: bisogna incrementare ulteriormente il numero di iscritti al college, il cui aumento non solo accrescerà i loro stessi futuri redditi, ma sarà il motore della crescita economica nazionale.
troppi vincitori sminuiscono la vittoria
Questa professione di fede, e gli obiettivi di performance che prescrive, potrebbero benissimo essere sbagliati. Come ha fatto notare Alison Wolf, una specialista in Economia dell’istruzione alla University of London, è vero che chi ha una laurea di primo livello tende a guadagnare più di chi non ce l’ha. Quindi, a livello individuale, cercare di conseguire una laurea di primo livello può essere una scelta giusta dal punto di vista economico. Ma, a livello nazionale, l’idea che un maggior numero di laureati comporti una maggiore produttività è sbagliata.
Una spiegazione sta nel fatto che in linea di massima l’istruzione è un bene che garantisce un certo status – quanto meno sul mercato del lavoro. Per chi cerca personale, i titoli di studio sono una discriminante che accelera il processo di selezione dei candidati per una certa posizione. Chi ha portato a termine la scuola secondaria dimostra un certo livello culturale di base e alcune doti personali, come la perseveranza. Chi finisce il college, invece, dimostra un livello lievemente superiore in entrambi gli aspetti. In una società in cui una esigua minoranza porta a termine il college, avere una laurea di primo livello è la prova di un certo grado di superiorità. Ma più alta è la percentuale di laureati di primo livello, più basso è il valore che in fase di selezione viene dato a questo titolo. Quello che accade, quindi, è che i lavori che prima richiedevano solo un diploma di scuola superiore ora richiedono una laurea di primo livello. E il motivo non è che quei lavori sono diventati culturalmente più impegnativi, o che richiedono un livello superiore di competenze; piuttosto, i datori di lavoro possono permettersi di scegliere tra molti più candidati con una laurea di primo livello e di escludere tutti gli altri. Di conseguenza, i salari di coloro che non hanno una laurea diminuiscono, e, allo stesso tempo, molti laureati al college ottengono posti di lavoro che in realtà non permettono loro di esprimere gli aspetti specifici della formazione universitaria. Tutto ciò innesca una sorta di caccia al titolo di studio: se si sparge la voce che la laurea di primo livello è la chiave d’accesso anche ai lavori più umili, sempre più persone cercheranno di laurearsi.
Quindi, l’aumento del numero di persone che cercano di conseguire una laurea di primo livello è un fenomeno che ha a che fare con gli interessi personali. Al tempo stesso, gli enti pubblici e le organizzazioni private fissano standard di performance mirati a incrementare il numero degli iscritti e dei laureati al college.
abbassare gli standard per migliorare i risultati
Il fatto che più americani accedano al college non significa che siano preparati per farlo, o che tutti gli americani siano davvero in grado di conseguire una laurea di primo livello che abbia un qualche valore.
In effetti, non ci sono prove del fatto che un maggior numero di studenti esca dalle scuole superiori preparato all’impegno richiesto dal college. Un indicatore del livello di preparazione necessario ad affrontare il college è la performance degli studenti in test come il SAT e l’ACT, usati per valutare le possibilità di successo negli studi universitari (sono, in parte, test attitudinali). Per lo più, questi test sono riservati agli studenti delle superiori che hanno una qualche speranza di accedere agli studi universitari, anche se, nel tentativo di incrementare l’indice di preparazione, alcuni Stati hanno aumentato la quota di studenti ammessi ai test. (Probabilmente si tratta di una caso di causalità inversa. Gli studenti che si sottoponevano ai test erano quelli che tendenzialmente avevano un rendimento scolastico migliore. Quindi, e qui il ragionamento era sbagliato, se si aumentava la quota di studenti ammessi ai test, il rendimento scolastico complessivo sarebbe migliorato. L’errore sta nel fatto che gli studenti con il migliore rendimento scolastico probabilmente erano destinati a fare i test fin dall’inizio. In sostanza, chi ha gestito queste politiche ha confuso la causa con l’effetto.) Il test ACT prevede domande su quattro materie: inglese, matematica, lettura e scienze. L’ente che ha elaborato il test ha fissato i punteggi minimi per stabilire se lo studente ha una “solida preparazione per il programma di studi del college”. Dei soggetti che recentemente si sono sottoposti al test ACT, un terzo non ha raggiunto il punteggio minimo in nessuna delle quattro materie, e solo il 38 per cento ha raggiunto il minimo in almeno tre delle quattro materie. In poche parole, la maggior parte di coloro che aspirano a iscriversi al college ha dimostrato di non essere idonea.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti – anche se pochi sono disposti ad ammetterlo. Poiché più studenti accedono ai community college e ai junior college senza un’adeguata preparazione, molti di loro hanno bisogno di corsi di recupero. Ci sono corsi (adesso ribattezzati, per usare un eufemismo, corsi di “sviluppo”) che preparano gli studenti su ciò che avrebbero dovuto imparare alle superiori. Un terzo degli studenti che accedono ai community college viene inserito in corsi di sostegno di lettura e più del 59 per cento viene inserito nei corsi di sostegno di matematica. Gli studenti che non sono adeguatamente preparati per il college manifestano tutta una serie di bisogni in più a carico delle istituzioni che frequentano, facendo quindi aumentare i costi dell’istruzione universitaria: la nascita di centri di “eccellenza formativa” all’interno dei campus è l’eufemismo usato per definire la risposta all’aumentata necessità di corsi integrativi di lettura e di altre materie per gli studenti che non hanno i requisiti minimi di preparazione per accedere agli studi universitari.
I college, che siano pubblici o privati, sono in parte valutati e premiati in base al tasso di laureati, che è uno dei criteri usati per classificarli e, in certi casi, per finanziarli. (Basti pensare alla Lumina Foundation, che invita il Governo a erogare i “finanziamenti in base ai risultati”). Quello che accade, quindi, è che i finanziamenti diventano più importanti dei risultati. Facendo in modo che più studenti superino i test, un college dimostra in modo trasparente la sua accountability basata su parametri di performance eccellenti. Ciò che è decisamente meno trasparente è il fatto che i punteggi minimi per laurearsi si sono abbassati. Sempre più corsi richiedono requisiti minimi facili da soddisfare. Gli insegnanti sono obbligati – a volte in modo palese, altre per vie traverse – a essere di manica larga con i voti. Una parte sempre più consistente del corpo insegnanti è costituita da professor...