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L'acqua, come ogni cosa, è una risorsa scarsa. Come fare perché se ne sprechi il meno possibile, e chi ne ha davvero bisogno possa averla a disposizione?

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Informazioni

Editore
IBL Libri
Anno
2011
eBook ISBN
9788864400488
Capitolo 1 – Una introduzione
 
Milagros Quirino e Fely Griarte vivono in una zona povera di Manila, la capitale delle Filippine. La mancanza di acqua pulita e potabile ha rappresentato un problema importante per gran parte della loro vita: dovevano accontentarsi di pochi litri al giorno. Spesso la compravano da una famiglia vicina che aveva un pozzo profondo. Erano circa tremila le famiglie della zona che si dividevano tre pozzi di questo tipo. Fely ha raccontato: «Spesso dovevamo alzarci alle tre del mattino per prendere l’acqua senza problemi, ma se andava via la luce o non funzionava la pompa dell’acqua dovevamo aspettare un giorno in più». La qualità di quest’acqua era pessima e bisognava bollirla prima di utilizzarla.{2}
La situazione di Milagros e Fely, come altre ancora peggiori, è una cosa all’ordine del giorno per molte persone. Nel mondo, 1,1 miliardi di persone non hanno accesso a una fonte di acqua pulita e potabile, e la cifra è costante da anni. La maggior parte di questa gente vive in paesi poveri. Le terribili conseguenze della mancanza d’acqua si manifestano attraverso povertà, malattie e morte. Il 97 per cento della distribuzione totale dell’acqua nei paesi poveri è a carico di società statali, responsabili della carenza di cui soffre più di un miliardo di abitanti. Per risolvere questo problema, alcuni governi di nazioni povere si sono rivolti al settore privato, in generale con buoni risultati.
Gli abitanti di quei paesi poveri che hanno aperto agli investimenti privati nel settore idrico hanno potuto godere di un miglior accesso rispetto a quelli residenti in paesi che non si sono affidati a questo tipo di soluzione. Inoltre, abbiamo molti esempi dei miglioramenti conseguiti in questi luoghi: milioni di persone che prima non avevano una conduttura idrica in prossimità delle loro abitazioni, oggi hanno acqua pulita e potabile a una distanza conveniente, e non devono subire più i disagi impliciti dovuti alla mancanza di acqua.
Milagros e Fely sono fra questi pochi fortunati, poiché vivono in una città in cui sono state intraprese le riforme necessarie: due società private si sono fatte carico della distribuzione dell’acqua, il che ha beneficiato quei milioni di residenti che non erano raggiunti dal servizio pubblico. In precedenza, non era possibile collegarsi al sistema di approvvigionamento idrico senza un titolo di proprietà. Per questo motivo, gli abitanti accolsero a braccia aperte il personale di una di queste società, la Water Manila, quando nel 2000 presentò un progetto speciale rivolto ai quartieri più poveri. Ora, non solo hanno accesso a una fornitura di acqua pulita 24 ore su 24, ma questo accesso è anche più conveniente. A differenza dei 100 pesos a metro cubo che erano soliti pagare, l’attuale costo è di 15 pesos, 7 dei quali per la manutenzione e la gestione del servizio. La situazione di Milagros e Fely, come quella dei milioni di residenti di Manila, è migliorata moltissimo.
Eppure, nonostante questo, la “privatizzazione” dell’acqua ha destato molte polemiche ed è stata avversata in molte parti del mondo. Se si effettua una ricerca digitando i termini water privatization, privatizzazione dell’acqua, su Google, si ottiene come risultato 1.750.000 pagine, molte delle quali esprimono un qualche tipo di opposizione o contrarietà alla partecipazione di interessi economici privati nella fornitura dell’acqua. Per di più, in tutto il mondo si registrano proteste e manifestazioni violente contro questo tipo di privatizzazione, come, per esempio, in occasione del vertice del G8 del giugno 2003, il quale, ironia della sorte, si tenne a Evian, città francese famosa per la sua acqua minerale.
L’approvvigionamento idrico è stato il tema centrale di una serie di azioni delle alte sfere della politica internazionale. Se ne sono occupate le Nazioni Unite, e diverse agenzie dell’ONU lavorano attivamente per contrastare il problema della sete nei paesi poveri. Uno degli Obiettivi del Millennio è quello di dimezzare il numero di persone che non hanno la possibilità di accedere a una fonte di acqua potabile. Sono state organizzate tre edizioni del Forum Mondiale dell’Acqua a tale proposito, tutte svoltesi fra le proteste e le manifestazioni di contrarietà, e alcune addirittura quasi sabotate da coloro i quali si oppongono alla privatizzazione “senza se e senza ma”. L’attività internazionale collegata alle riserve mondiali d’acqua è frenetica, soprattutto nei paesi poveri, e c’è un acceso dibattito sul ruolo che le imprese private e il mercato devono svolgere in tale contesto.
Gli oppositori della privatizzazione non accettano l’idea che qualcuno possa trarre un guadagno da un bisogno umano, e temono che ciò implichi l’impossibilità di soddisfare tale bisogno primario in mancanza di denaro sufficiente. L’acqua, dicono, è un diritto di tutti, e il settore pubblico ha l’obbligo di fornirla alla popolazione. Claude Généreux, vicepresidente della Canadian Union of Public Employees, ha espresso questo punto con poche parole: «L’acqua è un diritto fondamentale degli esseri umani, non un prodotto che si possa acquistare, vendere o negoziare».{3} Altri ricorrono a slogan quali, «La gente non beve denaro, beve acqua», oppure «Non cercate profitto nell’acqua»,{4} o ancora «L’acqua non si vende», come nel caso del Forum italiano dei movimenti per l’acqua.{5} Questo tipo di argomentazioni semplicistiche non offre nessuna soluzione alternativa al problema, e non si basa sui fatti, ma su convinzioni ideologiche.
Molti dei protagonisti attivi in questo dibattito sono gli stessi individui e organizzazioni non governative (ONG) del movimento no global che facevano campagne per imporre restrizioni al commercio internazionale. Avendo sostanzialmente perso la battaglia sul libero scambio, ora pretendono di attaccare nuovi avversari e nuove istanze del commercio internazionale. Un altro gruppo di oppositori è quello formato dai sindacati dei lavoratori del settore pubblico e da altre organizzazioni con forti interessi nell’approvvigionamento idrico pubblico. Un terzo gruppo è costituito dai media, che hanno dato a tale questione una copertura ampia ma faziosa. In generale, nei paesi sviluppati questi tre gruppi si uniscono. Il quarto, le organizzazioni di attivisti dei paesi in via di sviluppo, è più limitato. Come introduzione all’argomento, possiamo analizzare ognuno di questi gruppi.
È difficile comprendere la posizione e le azioni degli attivisti se si tiene conto del fallimento assoluto del settore pubblico nella distribuzione dell’acqua potabile ai più bisognosi. Alla luce delle prove schiaccianti, è logico concludere che costoro sono motivati da un rifiuto ideologico nei confronti delle imprese e dalla paura, generata da interessi acquisiti, di perdere i propri privilegi. Sono convinti che solo il pubblico possa dare ai cittadini ciò che vogliono, e hanno un atteggiamento sospettoso nei confronti dell’economia di mercato, delle imprese in generale e dei giganti commerciali dell’Occidente in particolare.
La filiale americana di CorpWatch afferma che gli interessi commerciali stanno portando avanti una forte campagna per il controllo delle riserve mondiali d’acqua. Public Citizen, da parte sua, con il titolo ingegnoso «Resistete all’inondazione di imprese», sostiene che «le multinazionali vogliono controllare la discussione sulle riserve idriche del mondo al fine di privatizzare ogni aspetto della nostra comunità globale». Un attivista sindacale afferma che «il denaro dovrebbe essere destinato a migliorare le infrastrutture del sistema idrico nei villaggi più poveri e non a riempire le tasche delle multinazionali».{6} E questo è il tipo di argomentazione e di retorica su cui si concentra il dibattito.
Ciò nonostante, ci sono delle parti coinvolte che adottano un approccio totalmente pragmatico per risolvere il problema. Ronald Kasrils, ministro delle Risorse idriche e forestali del Sudafrica tra il 1999 e il 2004, è un marxista di vecchia data che pure ha adottato un atteggiamento molto aperto rispetto alla partecipazione delle imprese nella distribuzione dell’acqua. Egli ritiene che, dato il numero di sudafricani che non hanno accesso all’acqua e l’enorme quantità di risorse necessarie per soddisfare tutti, divenga inevitabile ricorrere al settore privato:
 
La partecipazione del settore privato nella fornitura di servizi alla popolazione del Sudafrica non deve essere decisa sulla base di principi ideologici, ma di alcuni aspetti pratici.{7}
 
Questa dichiarazione si pone in netto contrasto con il dogmatismo degli avversari citati; per Kasrils, l’approvvigionamento idrico viene prima dell’ideologia.
Eppure, nonostante tutto, le proteste e le manifestazioni hanno lasciato il segno. La privatizzazione ha subito dei rallentamenti, e la Banca Mondiale, che era uno dei principali promotori dell’ingresso delle imprese private nel settore, ha assunto una posizione difensiva. Pertanto, vi è il rischio che si rallentino, o addirittura sfocino in nulla, tutti i progressi compiuti finora per dare più spazio al mercato e alle imprese. Anche le società internazionali che si occupano di acqua iniziano a dubitare e a cedere alle pressioni popolari provenienti da molte direzioni. David Boys, membro dell’ISP, l’Internazionale dei Servizi Pubblici (un sindacato internazionale che rappresenta i lavoratori del settore pubblico) e uno dei più ferventi oppositori della privatizzazione, ha dichiarato:
 
Esistono delle prove che indicano come le aziende si stiano già ritirando dai paesi in via di sviluppo a causa della forte pressione esercitata dalla società.{8}
 
Per questo motivo, è fondamentale che il dibattito sul tema della privatizzazione dell’acqua nei paesi poveri si basi sui fatti e su analisi serie, e non venga ridotto a una questione di dogmi, semplificazioni e mezze verità, soprattutto affinché le persone che attualmente sono prive di questa risorsa possano accedervi. Ci sono molte argomentazioni valide a sostegno della presenza delle imprese e del mercato nel settore della fornitura idrica nei paesi poveri. Sarebbe una tragedia, oltre che una follia, se milioni di persone fossero costrette a patire la fame, a soffrire per molte malattie e a morire per la mancanza d’acqua causata dall’assordante propaganda dei gruppi di interesse e dei movimenti fortemente ideologici che hanno obiettivi assolutamente diversi.
Molti pensano, automaticamente, che sia sbagliato a prescindere dire che le multinazionali occidentali sono meglio attrezzate per fornire l’acqua ai poveri. E fra questi molti ci sono anche persone che in generale hanno delle opinioni favorevoli al mercato, ma che nel caso dell’acqua credono che sia pericoloso delegarne la fornitura a società che hanno come scopo il profitto. Uno degli obiettivi di questo libro è dimostrare che non è necessario essere dei liberisti selvaggi per riconoscere l’importanza di una maggiore partecipazione del mercato e delle imprese nella fornitura dell’acqua nei paesi in via di sviluppo. Bisogna solamente essere pragmatici e capire quali sono le misure che danno i migliori risultati. E le evidenze non potrebbero essere più eloquenti.
Pertanto, nel far ciò, lasceremo da parte il dogmatismo e l’ideologia, per discutere del motivo per cui la distribuzione dell’acqua nei paesi poveri sia così inefficiente, di ciò che è stato fatto a proposito, e di quello che si potrebbe fare.
 
Capitolo 2 – Acqua vitae
L’acqua è fondamentale per la vita. Dal 60 al 70 per cento del nostro corpo è composto d’acqua, e in totale abbiamo bisogno di bere dai 3 ai 4 litri al giorno. Se perdiamo anche solo l’1 per cento di questo elemento, abbiamo sete, e se la perdita arriva fino al 10 per cento la nostra vita è in pericolo. Possiamo sopravvivere senz’acqua solamente pochi giorni. Oltre a essere utilizzata per regolarizzare l’equilibrio dei fluidi corporei, l’acqua è presente in ogni cosa: dalla cucina alla pulizia, dall’irrigazione all’attività industriale. L’acqua è necessaria alla sopravvivenza. È la base di tutta la vita.
Per questa ragione, una crisi delle riserve mondiali d’acqua è pericolosissima. La situazione più grave si presenta nelle grandi città del terzo mondo. Per esempio, a Bandung (Indonesia) il 62 per cento della popolazione non ha accesso alla rete idrica principale. Una pari percentuale di popolazione di Maputo (Mozambico) e il 50 per cento di quella di Madras (India) soffrono per lo stesso problema.{9} La situazione dei sistemi fognari è ancora peggiore: circa 2,4 miliardi di persone – più di un terzo della popolazione mondiale – non possono contare su impianti igienico-sanitari adeguati. La mancanza d’acqua e di fognature ha delle conseguenze spaventose per la vita.
Anno dopo anno, più di un miliardo di persone contraggono malattie in qualche modo collegate all’acqua. In questo preciso momento, circa la metà della popolazione urbana dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina è vittima di una o più delle principali malattie dovute alla mancanza di acqua o di servizi fognari. Ogni quattro casi di malattia registrati nel Bangladesh, tre sono legati alla contaminazione dell’acqua o all’inadeguatezza delle condizioni sanitarie. La mancanza di acqua causa 12 milioni di morti l’anno. In altre parole, la mancanza di acqua uccide 22 persone al minuto. È probabile che, nel 2003, siano morte più persone per mancanza d’acqua pulita che per conflitti armati.{10}
Come purtroppo accade spesso, a soffrire maggiormente sono i bambini: ogni anno, muoiono tre milioni di bambini a causa delle malattie provocate dall’acqua, come il colera e altre patologie intestinali; ogni 10 secondi muore un bambino a causa di una malattia legata all’acqua e assolutamente prevenibile.{11}
L’accesso a una fonte di acqua potabile e a impianti sanitari adeguati può salvare molte vite. Diversi studi dimostrano che la m...

Indice dei contenuti

  1. Titolo pagina
  2. Prefazione all’edizione italiana
  3. Prefazione
  4. Ringraziamenti
  5. Capitolo 1 - Una introduzione
  6. Capitolo 2 - Acqua vitae
  7. Capitolo 3 - A mancare non è l’acqua, ma le buone politiche
  8. Capitolo 4 - I diritti idrici: la soluzione a molti problemi
  9. Capitolo 5 - Mercati e conflitti
  10. Capitolo 6 - Il prezzo dell’acqua
  11. Capitolo 7 - Le opportunità della privatizzazione
  12. Capitolo 8 - I pericoli della privatizzazione
  13. Capitolo 9 - I poveri hanno bisogno di acqua, non di ideologie